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¡España es de cine! (II). Gli anni '90. Pedro, Álex, Santiago e gli altri ragazzacci del gruppone.
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Dalla morte di Francisco Franco, nel 1975, fino al 1982, anno della II legislatura della Spagna democratica, con al governo il Partito Socialista Operaio Spagnolo, si è soliti indicare il periodo conosciuto come Transición. Questa periodizzazione non è condivisa da tutti gli storici, benché sia quella che gode di maggiori consensi. C’è chi la anticipa al 1973, anno dell’attentato ETA ai danni dell’allora Presidente del Consiglio, Carrero Blanco – momento storico che viene narrato anche in Balada triste de trompeta (2010) di Álex de la iglesia; e c’è chi individua la fine del periodo politico della transizione nelle prime elezioni democratiche del 1977 o nella nuova Costituzione del 1978 o addirittura nel 1986, quando la Spagna entra nella Comunità Economica Europea. Anche quest’ultima data, in corrispondenza con la fine dell’era Miró come Directora General de Cinematografía e l’istituzione dei premi Goya nel 1987, sembra abbracciare un periodo abbastanza lungo perché si possa percepire il processo di cambiamento.

Con Pedro Almodóvar la Spagna della transizione trova il suo cantore più esplicito. I suoi primi titoli, Pepi, Luci, Bom y otras chicas del montón (1981), Laberinto de pasiones (1982), Entre tinieblas (1983) e ¿Qué he hecho yo para merecer esto? (1984) raccontano con disinvoltura la Madrid di quell’epoca appiccicandole addosso un’estetica che ne diventerà il simbolo e il decodificante barocco. Il 1983 è anche l’anno dell’Oscar a Volver a empezar, pellicola del 1981 di José Luis Garci, che permette alla Spagna di farsi conoscere con abiti nuovi. Nel 1987 arrivano i Goya, nell’88 il grande successo di Donne sull’orlo di una crisi di nervi e infine il 1992: l’anno di Sevilla città dell’Expo, delle Olimpiadi di Barcellona e del secondo Oscar alla Spagna con Belle Époque di Fernando Trueba. Ecco perché considero gli anni novanta della Spagna democratica un decennio interlocutore.

Il cinema che già negli ottanta stava dimostrando di essere un prometeo liberato dal supplizio dell’aquila – giusto per citare Unamuno – diventa un “luogo” di crescita culturale, di ribellione estetica e di riformulazione linguistica. Se il cinema scollacciato del destape era provocatorio e leggero, i nudi e le tematiche sessuali degli anni ’90 diventano un’esibizione del corpo politico e ribelle che si riappropria della libertà dopo quarant’anni di dittatura nazional-cattolica – il concordato del 1953 tra lo Stato spagnolo e il Vaticano è inquietante.

Registi di spessore, nati artisticamente tra i ‘70 e gli ’80, come Bigas Luna (Tatuaje, 1976), Imanol Uribe (El proceso de Burgos, 1979), José Luis García Sánchez (Las truchas, 1979, Orso d’oro a Berlino), Montxo Armendáriz (Tasio, 1984), Josè Luis Cuerda (El bosque animado, 1987) e lo stesso Almodóvar continuano le loro traiettorie artistiche tra alti e bassi. Si distingue soprattutto il basco Montxo Armendáriz. Poche pellicole, ma incisive e imprescindibili: con Las cartas de Alou (1990), film sull’immigrazione clandestina in Spagna, vince il Goya come Miglior film; segue Historias del Kronen (1994), tratto dal romanzo culto di José Ángel Mañas, dove l’espediente linguistico e formale diventava la nuova estetica argotica e brutale con cui rappresentare e interpretare i giovani di fine millennio; Secretos del corazón (1997), storia di misteri, segreti e scoperte tra infanzia e adolescenza, oltre ad essere nominato agli Oscar, vince come Miglior film europeo alla berlinale e conquista altri vari premi tra cui quattro premi Goya – suono, direzione artistica, Andori Erburu come miglior attore rivelazione e Charo López come miglior attrice non protagonista.

Sono però i nuovi registi degli anni ’90 a “transitare” il cinema spagnolo da un decennio di rinascita, di sbeffo, di goliardia e rivalsa politica verso un’epoca di consolidamento delle forme, dei generi e delle tematiche. Su tutti svettano Almodóvar da ¡Átame! (1991) a Todo sobre mi madre (1999, Oscar come Miglior film straniero) e Álex de la Iglesia, che esordisce al cinema con Acción mutante (1993) e che con il successivo El día de la Bestia (1995) diventa autore di culto per un’intera generazione e mio personale regista spagnolo di riferimento – che non me ne abbiano gli almodovariani o i sauriani, che detti così sembrano una storica tribù araba i primi, e un popolo rettiliano i secondi.

Con loro esordiscono, e soprattutto convincono, anche altri registi molto personali e indipendenti di quel decennio. Dal Cile di Allende arriva ancora in fasce Alejandro Amenábar che scampa così alla dittatura di Pinochet e nel 1996 stravolge il pubblico e la critica europei con il suo Tesis, mentre il seguente Abre los ojos (1997), con Penélope Cruz ed Eduardo Noriega, viene addirittura comprato dagli Usa e diventa Vanilla Sky (2001), sempre con la Cruz, ma con Tom Cruise al posto dell’attore orginale. Dai Paesi Baschi invece arriva l’onda d’urto di Juanma Bajo Ulloa che con Airbag (1997), pellicola “mascalzona, svergognata e teppista” fatta di eccessi e immoralità, è ancora oggi il film spagnolo campione d’incassi. Mentre la barcellonese Isabel Coixet, dopo l’esordio flop con Demasiado viejo para morir joven (1989), trova oltreoceano, con Cosas que nunca te dije – Things I Never Told You (1996), la sua dimensione artistica internazionale.

Come non parlare poi di Santiago Segura, attore feticcio di Álex de la Iglesia, che dal 1997 terrorizza pubblico e critica con le tragicomiche avventure del Commissario Torrente, “el brazo tonto de la ley” (1), come titola il primo episodio. Un uomo riprovevole, inconsapevolmente franchista dentro, un porco, laido, zozzone, protagonista di battute di cattivo gusto e di un umorismo grossolano fatto di rutti e scorregge, che diventa subito la caricatura dello spagnolo di oggi. Uno dei più importanti registi spagnoli di sempre, Luis García Berlanga, padre spirituale guarda un po’ proprio di Santiago Segura e Álex de la Iglesia, disse di Torrente: «Il film contiene una gag geniale che definisce alla perfezione il carattere spagnolo: poggiato con i gomiti sul bancone del bar, Torrente si pulisce i denti con uno stecchino… che dopo rimette al suo posto».

Gli anni ’90 si chiudono così col botto. Dal 1997 si susseguono diversi titoli non solo di grande richiamo per il botteghino, ma che sanno mettere d’accordo anche la critica. Film che fanno del grottesco e dell’esperpento, lo stile tipicamente spagnolo, l’estetica del famoso desengaño, il disinganno, la disillusione; e che fanno del genere nero, horror o thriller che sia, il territorio più adatto per raccontare la Spagna di oggi che dalla transizione transita nel terzo millennio (2).

Note:

(1) Una curiosità molto strana. Il sottotitolo spagnolo “el brazo tonto de la ley” non arriva da una parodizzazione de Il braccio violento della legge di William Friedkin (1972), distribuito in Spagna come Contra el imperio de la droga, bensì da Cobra, el brazo fuerte de la ley con cui nel 1986 veniva distribuito in Spagna Cobra con Sylvester Stallone. Questa espressione “il braccio violento o duro o forte della legge o della polizia” da dove arriva?

(2) Per completezza va detto che il cinema spagnolo degli anni novanta contava anche della presenza di nomi che arrivavano da lontano come Luis García Berlanga, Gonzalo Suárez, Imanol Uribe, José Luis García Sánchez, José Luis Cuerda e Julio Medem, registi presenti sulla scena fin dagli anni ’60 o ’70.

L'immagine emblematica del decennio può ben essere questa: Juan Diego Botto e Jordi Mollà sospesi sul e nel vuoto in Historias del Kronen.

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//www.filmtv.it/post/31492/espana-es-de-cine-iii-autori-e-tendenze-del-terzo-millennio

Link utili e di approfondimento:

//www.filmtv.it/post/29194/son-espanoles-la-generacion-del-9

//www.filmtv.it/post/21962/yon-gonzalez-l-attore-alfa

//www.filmtv.it/post/31374/miguel-angel-silvestre-l-attore-taurino

//www.filmtv.it/post/30601/non-chiamatelo-romeo-martino-rivas-l-attore-no-romantico

//www.filmtv.it/film/67368/marshland/recensioni/822057

Filmografia Anni ’90.

 

1990 Las edades de Lulú

1991 Amantes

1991 Alas de mariposa

1992 Belle Époque

1992 Jamón! Jamón!

1992 Vacas

1993 Acción mutante

1993 Huevos de oro

1993 La madre muerta

1994 Amador

1994 La teta y la luna

1994 Nacho Cerdá’s Aftermath

1995 El día de la bestia

1995 Historias del Kronen

1995 Salto al vacío

1996 Como un relámpago

1996 Familia

1996 Malena es un nombre de tango

1996 Más que amor, frenesí

1996 Pasajes

1996 Tesis

1996 Tierra

1997 A ciegas

1997 Abre los ojos

1997 Airbag

1997 Al limite!

1997 Carne tremula

1997 La camarera del Titanic

1997 La pistola de mi hermano

1997 Perdita Durango

1997 Secretos del Corazón

1997 Territorio Comanche

1998 Barrio

1998 La niña de tus ojos

1998 Los amantes del circulo polar

1998 Torrente: El brazo tonto de la ley

1999 Besos para todos

1999 Nadie conoce a nadie

1999 Plenilunio

1999 La lengua de las mariposas

1999 Todo sobre mi madre

 

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