Il gigante di ferro
- Animazione
- USA
- durata 86'
Titolo originale The Iron Giant
Regia di Brad Bird
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vedi tuttiIl Gigante di Ferro di Brad Bird - tratto dal romanzo L'Uomo di Ferro di Ted Hughes, 1968 - è un racconto di formazione denso di riflessioni verso la moralità, la paura dell'ignoto, la superficialità, l'apparenza, la guerra e le armi, l'amicizia e la responsabilità.
Ogni personaggio incorpora un'idea di pensiero, un'idea di uomo diversa, dall'esempio espresso da Kent Mansley di persona chiusa, impaurita, penosa e avventata, a quello espresso dal giovane protagonista Hogarth Hughes di mente aperta, curiosa, determinata ad andare oltre, a indagare sul perché e sulla natura delle cose.
L'opera di Bird è ambientata nel 1957, nel Maine, Stato nord-orientale degli Stati Uniti d'America. La Guerra Fredda diviene dunque il mezzo per contestualizzare tutta la struttura delle circostanze che si susseguono, le paure dei personaggi, le caotiche e decisamente poco ponderate situazioni di allarme dichiarate dai militari e dagli agenti governativi. Un ragazzino, sua madre, un neonato metallico e ingombrante e un proprietario "caffeinomane" di uno sfascia-carrozze devono combattere un'intera Nazione, la quale vede una minaccia che è tale solo se spaventata e spinta al limite della sopportazione. Le atmosfere noir che tanto aveva cercato di portare sul grande schermo Bird le può finalmente adoperare, creando ambientazioni che, sotto il costante scroscio della pioggia battente, vengono calpestate sia dai poderosi passi del gigante sia dalla miopia dei potenti, i quali inesorabilmente diventano ciechi di fronte all'imprevisto e alla possibilità di essere attaccati.
Nella scena più importante del film viene affrontato il tema della morte. Un cervo ucciso non è solo un vile atto di "caccia sportiva" ma, visto dal gigante, lo spegnere una vita - che poi spiegherà Hogarth essere solamente un momento d'attesa per l'anima - viene recepito come un crimine universale. Il gigante, creato per sterminare, inconsciamente, da quel momento denigra il suo scopo primario. Ormai la fortissima scossa elettrica ricevuta ad inizio pellicola non può bastare per dare una risposta sui suoi comportamenti così infantili e pacifici. Qualcosa, un'emozione, lo ha cambiato per sempre. Hogarth ne è il responsabile. Hogarth è suo padre e il suo maestro di vita. Adesso il gigante è pronto a vivere, e nemmeno una bomba atomica potrà fermarlo!
Voto: ****
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Interessante retrospettiva su un regista di cui conosco soltanto le opere d'animazione che mi avevano letteralmente stregato da piccolo. Mi mancano oltre i live action (che non intendo recuperare), il sequel degli Incredibili che già nel 2004 rimasi amareggiato perché pensavo continuasse ancora altre due ore (volate le prime due).
Forse la sua opera migliore è il Gigante di Ferro (citato in Ready Player One di Spielberg) in termini di sottotesti e originalità, però anche l'esperienza Pixar non è da sottovalutare, di sicuro ha creato due dei tanti capolavori dello studios americano.
Interessante questa tua rubrica-monografie su registi del cinema d'animazione, col tempo me li leggerò tutti quando avrò visto la maggior parte dei titoli.
A presto Genga!
grazie :) anche secondo me il gigante di ferro è la sua miglior opera in termini di sceneggiatura. il termini tecnici e di regia gli incredibili rappresenta, tuttavia, il suo apice artistico. ho adorato anche il sequel, sebbene non regga il confronto col primo capitolo per tutta la sua durata.
Ciao Genga, ho rivisto il primo e guardato il secondo "Gli Incredibili", devo dire che non riesco a decretare quale sia il migliore perché entrambi sono belli a loro modo, il secondo è più introspettivo mentre il primo più politico. Per i villain ho apprezzato di più il secondo in quanto più sfaccettato e geniale, però a livello visivo Sindrome non si batte. Ho notato inoltre con grande ammirazione l'evoluzione dell'animazione digitale che, mi dispiace dirlo, comincia ad invecchiare male col passare degli anni, una caratteristica tipica della CGI plasticosa ed innaturale. Per questo preferirò sempre il 2D, che è molto più artigianale e resistente all'evoluzione tecnologica.
Interessante anche il ribaltamento dei ruoli del papà e della mammà, dove nel primo era il padre a cacciarsi nei guai mentre nel secondo è la madre.
Ancora complimenti per il lavoro che porti su FilmTV, degno di essere utilitato e commentato. Alla prossima recensione Genga ;)
gli incredibili non credo soffra il passare del tempo, però ovviamente i salti in positivo che ha fatto la grafica computerizzata nel tempo sono innegabili. secondo me bisogna sempre contestualizzare un'opera in base all'anno di produzione, quindi Gli Incredibili resta per me di ottima fattura tecnica. se comparato al sequel di pochi anni fa, sicuramente il primo non regge il paragone, ma trattandosi di un film di 15-16 anni fa chapeaux ; )
Sì ma infatti la mia era giusto una sottigliezza per sottolineare che la CGI invecchia sempre "male" perché in costante mutamento (questo lo si può riscontare anche nei videogiochi e non loro sedicente "realismo" ossessivo). Il salto di qualità visiva si nota, ma questo non prescinde la qualità dell'opera, anche perché sono l'ultimo a sindacare sugli effetti speciali, anzi, privilegio la sostanza piuttosto che la forma quindi se la storia è buona e gli effetti speciali posticci, non ne faccio un grave difetto ;)
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