La storia riprende la forma di pseudo-road movie del film del 1995 con una differenza cruciale: questa volta a dover essere ritrovato non è Buzz ma Woody.
Oltre alla grafica leggermente superiore rispetto a Toy Story 2 - Woody e Buzz alla riscossa presenta netti miglioramenti nella caratterizzazione dei personaggi, ed è proprio per questo che il lungometraggio si può definire universalmente come un sequel del tutto riuscito. I rapporti tra i personaggi presenti nel primo e nel secondo capitolo sono ricuciti e rafforzati da un legame profondo, un senso di rispetto verso la propria comunità di "giocattoli di Andy" veramente invidiabile. Rex e Mr. Potato si presentano ancora più spassosi, grazie anche alla presenza della apprensiva Mrs. Potato, Slinky trova più spazio in questo film per esprimere tutte le sue sfaccettature caratteriali e le sue capacità di cane-molla, Hamm dà qui il tutto per tutto e, in generale, ognuno degli altri personaggi di contorno fa sempre la sua buonissima figura, da Bo Peep a Lenny, da Linea Rama al mitico Sergente. Ma la vera differenza la fanno i nuovi personaggi, quelli che delineano tutti i sottotesti di Toy Story 2: Jessy, la atletica ed estroversa cowgirl, Bullseye, il coraggioso e affidabile cavallo di Woody, Wheezy, il pinguino asmatico di assoluta rilevanza per l'avvio della trama, Stincky Peet, l'anziano e nostalgico cercatore d'oro e infine lui, l'inimitabile, l'assoluto, il sommo Imperatore Zurg. Toy Story 2, grazie alle relazioni che si instaurano tra Woody ed i novelli personaggi [Zurg a parte], riflette su temi per niente banali, scontati e/o retorici: la ricerca delle proprie origini, lo sviluppo del senso di appartenenza e l'importanza di sentirsi amati, di sentirsi "a casa", dovunque essa sia, per vivere senza distacco, per godersi appieno i momenti più semplici e importanti dell'esistenza perché nulla è eterno [e questo i giocattoli lo sanno molto bene, infatti reputo Toy Story 3 il miglior film della saga proprio perché è, in un certo senso, la sublimazione di tutti gli stati d'animo che i personaggi provano nel corso dei capitoli precedenti]. Se, quindi, da una parte si assiste a vicende dal profondo significato, dall'altra l'opera propone sequenze goliardiche e di assulta estasi emozionale: il personaggio di Zurg viene inserito per non lasciare in disparte Buzz [trovata stupenda!] ed, insieme a Rex, si rende protagonista di citazioni riuscite al 100% [da Jurassic Park a Star Wars]. Dunque Toy Story 2 è anche decisamente spassoso e tecnicamente ottimo, soprattutto grazie al lavoro di Lasseter alla regia che qui tocca vette di grande cinema: una su tutte la sequenza dove Woody viene riparato da - palesemente - Gary del corto Il gioco di Gary [1997].
Il perché non reputi alcun Toy Story un capo d'opera [****] è dato da due aspetti:
♦La grafica computerizzata, per quanto realizzata ottimamente per gli anni di produzione dei film, non è certamente comparabile con quella delle opere Pixar che hanno davvero rivoluzionato i sistemi tecnici e grafici dell'animazione in digitale (Monster&Co, Alla Ricerca di Nemo, Wall-E). I primi due Toy Story sono ancora da considerare dei banchi di prova in cui gli animatori della Pixar sperimentavano texture, sistemi di rendering, profondità di campo digitali e altri aspetti tecnici che verranno rivoluzionati anni dopo; non sono un punto di arrivo per l'animazione, bensì sono ancora nel mezzo del processo di evoluzione grafica. Il passaggio da animazione tradizionale ad animazione computerizzata non è così netto come si pensa. Non esiste, perciò, il film che ha del tutto cambiato i connotati del genere animato trasformandolo da analogico a digitale.
♦Le trame, per quanto intelligenti, rimangono pur sempre lineari e si sviluppano in maniera del tutto prevedibile. I Toy Story sono lungometraggi indirizzati perlopiù ad un pubblico giovan(il)e - non per forza infantile - e, anche per questo, perdono di originalità nel momento in cui Lasseter inserisce una mole considerevole di citazioni all'interno delle storie principali. Tale modus operandi scredita in parte anche A Bug's Life, che basa la propria struttura narrativa su classici della settima arte quali I Sette Samurai di Kurosawa e 8½ di Fellini. Altre opere minori di Lasseter sono costellate di citazioni, motivo per cui il suo cinema risulta una grande ovazione verso la settima arte e non un prodotto del tutto originale. Per alcuni questo non sarebbe un problema, tuttavia per me è un enorme limite.
Co-registi: Lee Unkrich [Toy Story 3, Monster&Co, Alla ricerca di Nemo] e Ash Brannon [Surf's Up, Rock Dog]
Voto : ***
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