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Dune: Parte due

Regia di Denis Villeneuve vedi scheda film

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La recensione su Dune: Parte due

di mck
8 stelle

"This is our doing."

 

 

Tra i massonici esportatori di democrazia Bene Gesserit - “Questa è opera nostra!” - e i beduini fondamentalisti delle profezie autoavverantisi, meglio allora stare ai “margini” della Storia (salvo quando si è al centro della battaglia) sorvolata a bordo di un libelluloide ornitottero con Gurney Halleck? Bah. Io continuerei a preferire - “È lui o non è lui? Ma certo che è lui!” - il Muad’Dib, un mattoncino del world-building, il cangur-topo che beve la condensa del vapore acqueo suggendola dalle grandi orecchie termoregolatrici a sventola, ovvero la versione di Arrakis del gerboa dalle lunghe orecchie (Euchoreutes naso) del Gobi e del Takla-Makan, mica Timoteo Cialacoso, in arte Paul Muad’Dib Usul Atreides, l’epigenetico Kwisatz Haderach (Homo sapiens elohim).

 


Risolta la questione più importante a poco più di mezz’ora dall’inizio delle 2 ore e 40 minuti di durata totale di “Dune - Part Two” sceneggiate dal regista Denis Villeneuve con Jon Spaihts, dove eravamo rimasti? Beh: qui. E adesso possiamo cominciare.

 


Ricordandosi forse di quel che fecero al Bosco di Gioia il futuro pregiudicato Roberto Formigoni & C. a metà degli anni zero del primo secolo del terzo millennio dopo Cristo, estirpandolo col favore del buio, gli Harkonnen, più di 19.000 anni dopo, hanno sterminato gli Atreides di notte, senza preavviso né dichiarazione di guerra, e alle prime luci del mattino ad Arrakis era già tutto compiuto.

 


Non rimane che un sorso di Water of Life spremuta dai cuccioli delle sesquipedaliche lamprede di terra (o, meglio, della sabbia), e qualche miliardo di cadaveri.

 

 
Accanto a un immenso Dave Bautista compongono il cast, tra conferme e new entry, Timothée Chalamet, Zendaya Coleman, Rebecca Ferguson, Javier Bardem (in un ruolo memore dei Monty Python di "Life of Brian"), Josh Brolin, Austin Butler, Florence Pugh, Stellan Skarsgård, Christopher Walken, Léa Seydoux, Charlotte Rampling, Souheila Yacoub, Roger Yuan, Alison Halstead, Giusi Merli e il cameo di Anya Taylor-Joy (più le fulminee rentrée di repertorio di Babs Olusanmokun e Oscar Isaacs e i ruoli tagliati di Stephen McKinley Henderson e Tim Blake Nelson), mentre l’intero cast tecnico-artistico principale è confermato, dalla fotografia classicheggiante con inserti sperimentali alla “luce nera” di Greig Fraser e il montaggio poeticamente chirurgico di Joe Walker alle scenografie di Patrice Vermette e i costumi di Jacqueline West, passando per le potentissime musiche meccatronico-etnico-aliene di Hans Zimmer (con, tra gli altri, il duduk armeno del venezuelano Pedro Eustache), il magnifico sonoro di Richard King e gli effetti speciali di Paul Lambert e Brice Parker.

 


Dune - Part Two” (basato sulla seconda parte del “Dune” di Frank Herbert, ovvero the Prophet of Dune, pubblicata su Analog nella prima metà del 1965), il fulcro della prevista trilogia villeneuvesca di fantascienza epica, si destreggia molto bene tra la sua preponderante natura “didascalica” di sinossi riassuntiva di un’epopea e la sua vocazione mitopoietica di largo respiro narrativo, mentre il regista di…

 

-  (1996) “Le Technétium” (cortometraggio), in “Cosmos”  

-  (1998)  Un 32 Août sur Terre (7.00)
-  (2000)  Maelström  (7.25)

-  (2008)  Next Floor (cortometraggio) (7.50)
-  (2009)  Polytechnique  (8.50)
-  (2010)  Incendies  (9.25)
-  (2013)  Prisoners  (8.00)
-  (2013)  Enemy  (8.25)
-  (2015)  Sicario  (7.75)
-  (2016)  Arrival  (8.25)
-  (2017)  Blade Runner 2049  (7.75) 

-  (2021)  Dune: Part One (7.75) 

-  (2024)  Dune: Part Two (7.75) 


…dovrebbe terminare questa parte della sua carriera mettendo in scena l’Ecce Homo (pre-anti-Daenerys Targaryen) di Paul Atreides col (generale, non personale) lieto fine temporaneo (come lo sono tutti, i lieti fine) del “Dune Messiah” (Frank Herbert, 1969): per il contro-Jihad Butleriano dovrà essere interpellato o farsi avanti qualcun altro, magari un suo ghola made by Warner.

 


Intanto Chani chiama un uber-worm e se ne va, cazzuta, in attesa di un secondo Sole nel cielo.
(E ho come l’impressione che Irulan non avrà vita facile a corte, nonostante quel che narrano le Scritture, da lei stessa chiosate per interposto Autore.)

 

 
Poi verrà il tempo di Alia (un po’ Beth Harmon, un po’ Furiosa).

 


* * * ¾ - 7.5      

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