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L'ammutinamento del Caine

Regia di Edward Dmytryk vedi scheda film

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Neve Che Vola

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ammutinamento del Caine

di Neve Che Vola
10 stelle

Non c'è mai stato un ammutinamento su una nave della Marina Americana. Le verità di questo film non sono da ricercarsi negli avvenimenti che narra, ma nella maniera in cui alcuni uomini affrontano i momenti difficili delle loro vite. L'epoca: la seconda guerra mondiale.

Rivisto per... sarà la settima o l'ottava volta, mi è parso che le premesse della scritta introduttiva siano state mantenute. La nave, il contesto, forniscono il teatro in cui avvengono le vicende, una specie di riflessione sulle gerarchie di potere ed il funzionamento delle stesse. Forse un film sul rispetto 8e comprensione) dei ruoli.
La scelta di ambientare la storia in ambito militare è quasi obbligata, visto che la disciplina delle forze armate è una rappresentazione estremizzata e chiara di questi rapporti. Appare piuttosto evidente, in tale contesto, il contrasto tra l'obbedienza richiesta da tale gerarchia e la ribellione dell'individualità.

Nelle prima parte c'è la descrizione del rapporto tra il novellino fresco di accademia Keith (Robert Francis) e il primo comandante del Caine DeVriess (Tom Tully), desideroso di farsi sostituire il prima possibile, che suscita nel giovane sottufficiale un senso di delusione che viene confessata apertamente.
Elementi importanti di questa prima descrizione di funzionamento di una gerarchia sono naturalmente gli ufficiali Maryk (un Van Johnson in uno dei suoi ruoli migliori) e Keefer (Fred MacMurray), scrittore e fine dispregiatore della vita militare.
Il comandante testa Keith a modo suo, si riferisce a lui - davanti agli altri ufficiali - come a un "raccomandato", visto che arriva immediatamente una lettera dall'alto che permetterebbe a Keith di lasciare il Caine:

- Vero è....che io non ho le maniglie del signor Keith 
Keith: Non capisco, comandante.

E lo costringe a scegliere:

Preferisce il paradiso dello Stato Maggiore o l'inferno del Caine?

Messo alle strette, Keith sceglie il Caine.

Diversi modi di concepire il comando, di rapportarsi. Questo modo semplice e diretto non soddisfa Keith, che concepisce la Marina con maggior rigore, il Caine assomiglia ad una banda di squinternati, quindi la colpa viene attribuita al comandante incapace (o fin troppo psicologo) di farla rispettare.
Keith commette un grave errore, si dimentica di far decifrare un messaggio, la lavata di testa che ne segue è piuttosto paternalistica, il che probabilmente contribuisce a rendere DeVriess ancora meno degno di stima agli occhi dello stesso rimproverato che tutto sommato pare ammirare il rapporto di potere. Il comandante gli concede di dire la sua, dopo tutto perchè rimproverar solo lui?

- Qui fanno tutti il comodo loro, questa è una gabbia di matti. I marinai sembrano dei banditi e la coperta pare un mercato
- Quindi devo pensare che nemmeno io le vado a genio, vero Keith? Avanti, coraggio, parli...
- Comandante, non spetta certo a me giudicarla, ma io concepisco il comandante in modo diverso da lei.
- Come lei può vedere, Keith, io sbarco da questa nave [gli mostra il foglietto di congedo]. E così, fra pochi giorni, lei avrà un altro comandate, il Capitano di Corvetta Philip Francis Queeg. Contento?
Si comandante.


La scena dell'orologio regalato definisce ancor meglio il tipo di rapporto stabilitosi tra il comandate e la ciurma, aumentando il contrasto con quello che sta per formarsi di lì a poco con il nuovo arrivato.
E il comandante Queeg (uno straordinario Humphrey Bogart) si presenta:

Come vi dirà chiunque mi abbia conosciuto io vado avanti a base di regolamento (...) A bordo della mia nave 'eccellente' significa 'normale', 'normale' significa 'mediocre' e 'mediocre' è un aggettivo che non esiste.

Maryk gli fa osservare che è molto tempo che il regolamento non viene osservato.

Esistono quattro modi di fare tutte le cose: quello giusto, quello sbagliato, quello navale e quello mio. Ebbene, qui si farà a modo mio.

Keith, che osserva ammirato il fare autoritario  di Queeg ("Questo si che è un comandante!") viene nominato Ufficiale al Contegno, nessuna camicia fuori dai pantaloni o aspetto trasandato.

Ma Queeg becca un marinaio con il camisaccio fuori dai pantaloni, e rimprovera Keith aspramente. Poco dopo, però, alleggerisce i rimproveri a tu per tu con Keith.

Nell'originale Queeg gli dice:
Il comandante è un uomo solo. E può essere facilmente frainteso

Queeg copre un proprio errore, viene chiamato dagli alti ufficiali e Keefer da quasi per scontato che sia per destituirlo a causa dell'errore commesso.

Segue un lungo intermezzo in cui Keith passa due giorni con la propria ragazza (c'è una storia ai margini del film che è incentrata sull'amore per May Wynn e sulla sua dipendenza dalla madre).

Tornato sul Caine, ritrova Queeg che se l'è cavata. E che continua a commettere errori che insiste a non riconoscere, addirittura da prova di vigliaccheria (la macchia gialla che lo farà soprannominare in modo omonimo) e distacco dalla realtà. Ma ci sono momenti in cui pare rendersi conto di sè:

Oggi c'è stato un inconveniente, bè, come vi ho già detto fare il comandante è difficile (nell'originale: il comandante è un uomo solo ) , non è semplice prendere delle decisioni. ed è perciò che un comandante ha bisogno di aiuto, vale a dire di una leale collaborazione (...) l'aiuto reciproco non deve mai mancare (...) è il bene della famiglia che lo esige (nell'originale:se solo ci fosse il modo di aiutarsi reciprocamente) (...) da parte mia, se avete qualcosa da dire, sarò ben lieto di ascoltarvi.

Nessuno parla, salvo lo scrittore fornire una descrizione dei fatti piuttosto tendenziosa dopo che il comandante si è allontanato.

Questa, in letteratura, si chiamerebbe "la scena madre".
Maryk: Per me ha detto delle cose giuste. Non erano proprio delle scuse, ma qualcosa di molto simile. Potevamo parlare.
Keith: Che dovevamo dirgli? S'è dimostrato vile al primo combattimento.

Maryk: Senta Keith, lei non aveva capito il comandante DeVriess e non ha capito nemmeno questo. Questo qui è un uomo stanco, si vede. Chiunque può perdere per un momento il controllo dopo averne passate tante.
Keefer: spiegazione molto benevola, però non regge.


Insinua l'ipotesi del probabile squilibrio psichico di Queeg.

Maryk: Ci vieni con me dal Capo Servizio Sanitario a ripetere tutto quello che hai detto?

Keefer spiega, da perfetto padrone del linguaggio, che non può prendersene lui tutta la responsabilità.
 
Particolarmente significativa a mio avviso è la scena in cui Queeg rimprovera l'equipaggio di non aver indossato cintura ed elmetti. Lo comunica alla nave intera, e quindi tutti - per paura del castigo - indossano di fretta l'equipaggiamento che avrebbero già dovuto indossare, e qui Queeg viene per davvero preso in giro, nè può provare di aver torto, perchè indica alcuni "colpevoli" senza poterlo dimostrare visto che i "testimoni" cui si rivolge arrivano in ritardo, l'equipaggiamento è stato ormai messo.

Voi credete di essere furbi ma a me non me la fate!

L'episodio in cui Queeg mette in atto le sue facoltà deduttive per scovare l'autore del furto delle ciliegie sciroppate, con tanto di commissione eletta seduta stante, è la goccia che fa traboccare il vaso.
Keefer insiste ad insinuare il dubbio (ragionevole) della pazzia del comandante in Maryk:

Sta rivivendo il grande trionfo della sua carriera: l'operazione 'formaggio'.

che si convince, ma quando, accompagnati da Keith, stanno per entrare nella sala in cui sono attesi dall'ammiraglio, Keefer trova delle scuse comunque ragionevoli.

In mezzo ad una tempesta, ed ormai preda delle sue manie di persecuzioni e di grandiosità, Queeg sbraita

Ma non c'è nessuno qui che esegua gli ordini senza parlare!

Johnson prende su di sè la responsabilità dell'ammutinamento, spalleggiato da Keith ma non dall'esitante Keefer e riesce ad evitare il possibile naufragio che Queeg sta per causare.

L'avvocato Greenwald (Josè Ferrer) accetta di difendere i due ammutinati perchè intuisce al volo come sono andate le cose, tant'è che Keefer al processo mentisce per salvarsi.
Queeg risulta chiaramente malato e i due vengono scagionati, ma l'avvocato vuole dire davanti agli altri ufficiali che stanno festeggiando i due per lo scampato pericolo di essere condannati all'impiccagione, quello che secondo lui è successo in realtà. Alla festa arriva anche Keefer.

Maryk: Non credevo cge tu avessi il fegato di venire.
Keefer: Ce ne voleva più a non venire


Arriva appunto Greenwald, ubriaco, a chiedere chi è che pensava a combattere mentre loro ufficiali erano solo dei ragazzini:

Chi si fotteva sul mare? il comandante Queeg, insieme a tanti altri, che non sono crollati solo perchè erano un pò più forti.
- Ma rimane il fatto che il comandante Queeg ha messo in pericolo la nave e l'equipaggio
- Non è stato lui a metterla in pericolo, ma tutti voi.
- Ma era lui il comandante, no?
Greenwald: Ha fatto bene a dirmelo, Painter, perchè è proprio questo il punto. (...) Dite un pò, dopo l'affare 'macchia gialla', quando vi ha chiesto aiuto, voi l'avete mollato, vero?
Maryk: Si, è così.

Greenwald: Non vi era piaciuta la sua condotta di ufficiale, non meritava la vostra lealtà, eh? E voi l'avete deriso (...) Se gli aveste dato l'aiuto che vi chiedeva, credete che sarebbe successo ciò che è successo? (...)
Keith: Ma allora siamo noi i colpevoli!
Greenwald: Ah, lei sta imparando qualcosa, e cioè che non si collabora con un comandante perchè ci è simpatico, si deve collaborare con lui per il solo fatto che è il comandate.


Il che mi trova perfettamente d'accordo. Il film non dice "si deve affondare con lui perchè è il comandante qualsiasi follia ordini", l'idea espressa, a mio parere, è che si deve collaborare con lui PRIMA che possano succedere casi come questo. Nessuno sa cosa sarebbe successo comunque, ma solo nel caso che Queeg si fosse dimostrato disturbato dopo aver ricevuto ogni sostegno, sarebbe stato giusto intervenire con un ammutinamento che nasce dal pensiero individuale - una valutazione dell'operato di un superiore fondata sulla ragione e non sull'obbedienza cieca.
Certo è molto difficile stabilire il confine tra cieca obbedienza e uso individuale delle proprie facoltà, visto che in un simile contesto militare proprio l'uso della ragione individuale viene scoraggiato. Tuttavia il film rimane onesto, a mio avviso, non traccia una linea di demarcazione netta tra la ragione dell'uno o dell'altro, ma sembra mantenersi in un difficilissimo equilibrio nella distribuzione delle responsabilità.
E' vero che lo champagne in faccia sembra dire che la colpa sia solo ed esclusivamnte del "vile" scrittore tutto parole, ma il film nella sua globalità mi pare smentire il pericolo di una visione manichea.

Ne condivido, e mi entuasiama - detto per inciso per me il film è un capolavoro - l'analisi degli avvenimenti.
La sfuriata finale di Ferrer, alla fine, serve ad equilibrare il fin troppo facile parteggiare per l'equipaggio. C'era bisogno di una scena perfino esagerata come contraltare.

Greenwald: Dovevate sentirlo testimoniare, lui non sapeva niente di niente. poverino (...) Il comandante Queeg era veramente ammalato, ma lei era in buona salute e non ci sono scuse alla sua viltà.
Keefer: io non ho mai sostenuo di essere un coraggioso.
Greenwald: Voglio fare un brindisi alla sua salute, signor Keefer (...). Maryk sarà sempre riordato come un ribelle (...) All'unico e vero autore dell'ammutinamento del Caine. Alla salute, signor Keefer!


e Keefer rimane immobile mentre lo spumante gli sgocciola dalla faccia.

Il non rispetto dei ruoli mi ha sempre angustiato, ricordo che passai un breve periodo in cui - con dodici anni più di loro - fui in una squadra di calcio amatoriale con alcuni diciottenni. Mi guardavano con aspettative, sentivo quali difficoltà comportasse essere visto un pò come un padre o comunque una figura autorevole. Ero davvero in difficoltà, e sperimentai alcune cose, soprattutto incoraggiai il mantenimento dei ruoli.
Quando lavorai per due anni in un negozio di dischi rimasi sorpreso dalla continua mancanza di rispetto verso il capo anche quando non c'era motivo. Gli dicevano di si, per poi fare quello che volevano. Io mi chiedo, se vieni assunto devi rispondere al tuo dovere verso chi ti ha assunto. Puoi benissimo essere in disaccordo con lui, ma allora glielo devi dire. Puoi anche licenziarti, se l'accordo non viene raggiunto. Ma il rapporto è semplice: il capo ti paga, ti spiega cosa dovrai fare, tu accetti o meno. A meno che lui non abbia mentito in fase di assunzione prospettando una situazione fasulla, si è tenuti a fare quello che dice, e la stima per lui non c'entra affatto. Ti paga, tu lo devi fare. Il capo sbaglia, ma tu devi collaborare, discuterne, anche criticarlo. Se non lo fai nemmeno quando te ne da la possibilità, sei responsabile almeno in parte della sua sfiducia nei tuoi confronti, salvo poi dar l'intera colpa a lui.

C'è ancor il tempo per chiudere il cerchio.
Keith sale sulla nave, c'è di nuovo il vecchio comandante, quello di cui si era lamentato apertamente.

- Keith...
- Comandi.
(lunga pausa)
- Manovri lei!


Devo dire che mi fa perfino venire le lacrime agli occhi quest'ultima notazione quasi umoristica, quando il comandante mostra di fidarsi di Keith, mentre la nave salpa e il giovane saluta May Wynn.

Sull'interpretazione di Humphrey Bogart
Una delle sue migliori interpretazioni.

Sull'interpretazione di Van Johnson
Perfetto.

Sull'interpretazione di Fred MacMurray
Perfetto.

Sull'interpretazione di Robert Francis
Perfetto.

Sulla colonna sonora
Davvero bella - opera di Max Steiner -, l'ho sempre amata, e ho saputo poi in seguito - non so se sia vero - che il tema è l'inno della Marina Americana.

Su Humphrey Bogart

Una delle sue migliori interpretazioni.

Su Van Johnson

Perfetto.

Su Fred MacMurray

Perfetto.

Su Robert Francis

Perfetto.

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