Molta fantascienza in questa tornata dei Film Preferiti dai Migliori Registi. Anche dove meno te l'aspetti: come nel Sorrentino che elogia la sensualità aliena di MARS ATTACKS, o nel Soderbergh afflitto e indignato dalla tiepida accoglienza riservata ad UNDER THE SKIN. E che dire di Spielberg che trova innovativo GUARDIANI DELLA GALASSIA?...Avete ragione, ma del resto, se chi ha firmato (a suo dire) due dei migliori cinque film di fantascienza della storia va matto per LE NOZZE DI MURIEL e il vero padre di Indiana Jones si rivela essere non Sean Connery bensì un ostracizzato e oscurato Charlton Heston, allora non si sa proprio più a chi credere. E non vi aiuterà certo quel senzadio di Ulrich Seidl coi suoi esperimenti d'ibridazione tra finti documentari e vera docu-fiction. Not a chance. (Niente ciance)
Con John Mills, Valerie Hobson, Finlay Currie, Tony Wager, Jean Simmons, Bernard Miles
consigliato daRIDLEY SCOTT
"La persona che probabilmente più mi sorprese da bambino – perché già mi piaceva andare al cinema – fu David Lean con GRANDI SPERANZE. Pensai che ogni cosa fosse in qualche modo migliore rispetto alla maggior parte degli altri film in termini di come sembrava – com'era sceneggiato e com'era fotografato. Infatti era dettagliato in ogni minimo particolare e questo è ciò che ho appreso con John Ford e poi Kurosawa, Carol Reed, Michael Powell – quelli erano i personaggi fondamentali a quel tempo – e Orson Welles ovviamente. C'erano anche i francesi, chiaramente, ma io non ero aperto al cinema francese a quel punto, quindi si trattava solo di registi americani e inglesi. Quelle erano le influenze." ~ Ridley Scott
Con Sarah Silverman, Josh Charles, Thomas Sadoski, Mia Barron, Skylar Gaertner
consigliato daRIDLEY SCOTT
INTERVISTATORE: "Qual è l'ultimo grande film che hai visto?"
RIDLEY SCOTT: "Ho visto un film molto, molto bello l'altra sera con un'attrice che viene dalla comicità, Sarah Silverman...I SMILE BACK. Tutto sto gran casino e sti film sfarzosi con un mucchio di effetti digitali e roba del genere, e poi è questo film a spingersi oltre i limiti... Quando guardi quel che avevamo 2 o 3 anni fa, è deprimente. Mi sento leggermente depresso riguardo alla qualità generale dei film."
Classifica dei migliori film di fantascienza secondo Ridley Scott: 1°= 2001, Odissea nello spazio; 2°= GUERRE STELLARI; 3°= ALIEN; 4°= BLADE RUNNER; 5°= L'ULTIMA SPIAGGIA: "I film distopici cominciavano ad essere fatti quando ero adolescente. Un film veramente bello è L'ULTIMA SPIAGGIA – più che altro un film sulla guerra fredda – con Gregory Peck e Ava Gardner. È la fine della guerra atomica e l'unica area rimasta libera, ironicamente, è l'Australia. Davvero un bel film. Ha una bellissima fotografia in bianco e nero." ~ Ridley Scott
"La cosa di cui ero completamente innamorato erano i western. Credo di aver visto tutti i western esistenti e ancor'oggi uno dei miei preferiti è SENTIERI SELVAGGI, di cui tutti diranno: «Beh, in realtà SENTIERI SELVAGGI è incredibilmente sbagliato da ogni punto di vista storico, tanto per cominciare gli indiani non indossano i copricapi da guerra...» E io dirò: «Non me ne frega un cazzo.» (...) Ricordo che SENTIERI SELVAGGI mi sconvolse. Amo i western. Un giorno voglio fare un western. Credo che nessun altro abbia mai catturato il west come ha fatto John Ford. Ho soggiornato nell'hotel della Monument Valley dove stava di solito. Lì hanno la "Stanza John Ford", con le foto di produzione fatte da lui. Vedute, foto panoramiche, quel genere di cose. Sono fotografie assolutamente straordinarie..." ~ Ridley Scott
"Quando finii BLADE RUNNER pensai che fosse un disastro. E i miei investitori, che mi stavano mettendo molta pressione, dissero: «Dobbiamo testarlo con un finale positivo.» Perché sempre un finale positivo?... «Va bene. Lo farò.» Al tempo avevo già parlato con Stanley Kubrick un paio di volte. Lo chiamai e gli dissi: «Senti, so che hai fatto un mucchio di riprese per SHINING e che hai ore di riprese dall'elicottero. Posso avere un po' di quella roba?» Il giorno dopo avevo 17 ore di filmato fatto da un elicottero. Quindi la fine di BLADE RUNNER è filmata da Stanley Kubrick." ~ Ridley Scott
INTERVISTATORE: "Chi è il più grande rompiballe con cui hai lavorato?"
RIDLEY SCOTT: "Lui mi perdonerà perché ora andiamo d'accordo – ma devo dire Harrison (Ford). Sa troppe cose, è questo il problema. Quando abbiamo lavorato insieme era il mio primo grosso film ed ero io quello nuovo nel giro. Ma abbiamo fatto un buon film."
"Film come IL MOSTRO DELLA LAGUNA NERA e ASSALTO ALLA TERRA erano un gran bel divertimento e di solito mi spaventavano a morte da ragazzino, ed ora sono più o meno pezzi da collezione. Il primo film di fantascienza che ha fatto risuonare qualcosa in me è stato ULTIMATUM ALLA TERRA. Mi si è impresso quand'ero giovane e mi ha fatto pensare: «Hmm, questo è stato interessante.» " ~ Ridley Scott
INTERVISTATORE: "Se tu avessi avuto un'altra carriera, quale sarebbe stata?"
RIDLEY SCOTT: "Ho studiato al Royal College of Art con David Hockney. Francis Bacon veniva a farci lezione. La mia più grande battaglia è stata alla scuola d'arte provinciale (prima del college). Amavo dipingere motociclette, e litigavo continuamente con l'insegnante. «Perché dipingi motociclette?» E ora so che avrebbe dovuto lasciarmi dipingere moto – quella era la mia specialità. Avrei potuto essere il miglior pittore di motociclette di sempre. Così ho lasciato perdere per quella ragione, perché sono stato scoraggiato. Ho ricominciato a dipingere, cinque o sei anni fa. Faccio ritratti di me stesso o della mia vecchia. E continuo così."
Sul suo lavoro nella pubblicità : "Era già finita l'epoca di «Mad Men»... Stavamo veramente inventando la pubblicità moderna e la comunicazione moderna. Oggi la grande domanda quando faccio un film per me è sempre: «Sto comunicando?» E se non stai comunicando il tuo film non guadagnerà e il nostro lavoro riguarda il commercio, non l'arte. (...) Nel far questo, ho imparato ad affrontare la domanda più basilare: Sto comunicando o ti sto passando sopra la testa? E questo è ciò che affrontano tutti i registi. (...) Ci sono rimasto per 20 anni perché l'amavo. (...) Lavoravo con la pellicola, con la celluloide, lavoravo in fretta. Erano giorni molto competitivi. Oggi sei considerato pieno di lavoro se fai 12 pezzi all'anno; in quei giorni facevo personalmente 100 pubblicità all'anno, mediamente due alla settimana. Ed erano cose grosse. (...) Ero ossessionato dalle pubblicità. E quelle che facevamo 30 anni fa sono piuttosto buone anche oggi. Non invecchiano. Mi ossessionavano i dettagli, non solo chi fosse l'attore, o quanto fosse bella la modella. (...) Ma ho imparato anche il processo, che è tutto. (...) Puoi studiare come un pazzo in una scuola di cinema, o di teatro, ma non imparerai mai finché non vai a farlo. Puoi parlare di montagna fin che vuoi, ma fino a che non ci vai e cominci a scalare, non sai niente. (...) A quel tempo, influenzavamo il look dei film, e io venivo sempre criticato perché ero troppo visivo. (...) Dicevano che era tutto troppo bello, troppo orientato all'immagine. E io pensavo: «Ma che cazzo vuol dire?» Solo perché facevo riprese migliori della maggior parte delle persone – che è ciò che ha fatto di me un regista di pubblicità così ricercato – non significava che non fossi interessato alla storia. La penso ancora così. Non faccio un radiodramma, faccio film." ~ Ridley Scott
Titolo originale Auch Zwerge haben klein angefangen
Regia di Werner Herzog
Con Helmut Döring, Gerd Gickel, Gerhard Maerz, Erna Gschwendtner, Hertel Minkner
consigliato daULRICH SEIDL
"È interessante perché recentemente John Waters mi ha paragonato a Fassbinder (Waters, che ha segnalato PARADISE: LOVE e PARADISE: FAITH tra i suoi tre film preferiti del 2012, ha detto: «Fassbinder è morto, così Dio ci ha dato Ulrich Seidl.»), e certo a me piace Fassbinder e ho visto tutti i suoi film. Ma personalmente non sento che lui sia stato un'ispirazione per me, non come altri registi. Per esempio Werner Herzog, alcuni dei suoi primi film mi affascinarono completamente. Ma non sono consapevole della relazione con Fassbinder: non puoi essere conscio di tutte le tue influenze. Ci sono film che probabilmente mi influenzano senza che me ne accorga. I suoi film erano molto artificiali mentre per quanto mi riguarda fin dall'inizio sono stato interessato a fare film che fossero quanto più possibile realistici." ~ Ulrich Seidl
INTERVISTATORE: "Werner Herzog ha lodato il suo lavoro sostenendo che «mai prima al cinema ho potuto guardare direttamente dentro l'Inferno". È a suo agio con una simile percezione dei suoi film?"
ULRICH SEIDL: "Herzog ha avuto molto talento nel formulare una frase che è molto estrema. Ma ha ragione: mostro esseri umani che si costruiscono il proprio Inferno. Ma se non credessi che c'è una via d'uscita da questo Inferno non farei film. Devi aver fede negli esseri umani e nel fatto che la vita sia degna d'esser vissuta. Ma a volte quando ti guardi attorno non è quello che vedi."
Con Mae Murray, John Gilbert, Roy D'Arcy, Tully Marshall, George Fawcett
In streaming su Pluto TV
consigliato daULRICH SEIDL
INTERVISTATORE: "Ho sentito dire che è un grande ammiratore di Erich von Stroheim. Cosa la collega a lui?"
ULRICH SEIDL: "Anche se è un mondo totalmente differente, sono ancora affascinato dai suoi film. Aveva temi simili ai miei – desiderio, morte, e vita privata. Anche il suo perfezionismo probabilmente non è troppo diverso dal mio – anche se il suo forse era più radicale. Credo che Stroheim abbia anche creato questo artificio per se stesso, con la sua uniforme e il suo comportamento militare...Bisogna chiederlo ad altri se anche nelle mia persona ci sono tali artifici. Ma credo che probabilmente trovereste un paio di elementi del genere se voleste fare un film su di me."
FAITS DIVERS(Raymond Depardon, 1983, Francia, Documentario) Al contempo fotografo, reporter e cineasta (è il cameraman dei suoi film), Raymond Depardon si colloca nella tradizione del «cinema direct» degli anni sessanta. FAITS DIVERS è un reportage senza commento sulle attività dei poliziotti del 5° «arrondissement» di Parigi. Senza giudicare nè interpretare, Depardon osserva il lavoro quotidiano degli uomini in uniforme filmando l'intenso fiume di dolore che irriga sotterraneamente una Parigi sconosciuta. Qui sono genitori che malmenano il figlio, là donne violentate, altrove nevropatici in preda a deliri di persecuzione, e poi i feriti, gravi o leggeri, le vittime di incidenti, i suicidi, e tutto il corteo di miserie umane. Dirà Depardon: "Non esitando a lasciarmi di nuovo rinchiudere in un soggetto-trappola, ho passato due mesi e mezzo accanto ai poliziotti, nel commissariato del mio quartiere. Le riprese sono state laboriose, ma in questo film ho potuto registrare le parole di individui che non hanno mai accesso ai media." È difficile vivere in una città come Parigi? O è una città in cui si può trovare aiuto? Esiste senza dubbio una violenza alla francese, e i poliziotti sono degli assistenti sociali mal preparati. ~ (film-documentaire.fr)
MES PETITES AMOUREUSES(Eustache, 1974, Francia) Daniel vive con sua nonna a Pessac, fuori Bordeaux, condividendo con gli amici un'infanzia ingenua ed allegra. Dopo un anno di scuola secodaria, Daniel deve andare a Narbonne a stare con la madre, che fa la sarta e convive in un piccolo appartamento col suo amante José, un bracciante agricolo sposato originario della Spagna. Daniel vorrebbe continuare a studiare. Tuttavia sua madre non può permetterselo e lo manda invece a lavorare come apprendista in un'officina che ripara motorini. Daniel apprende cose nuove sulle ragazze osservando gli altri al cinema, per strada, e dai consigli degli altri ragazzi di città. L'anno dopo, quando fa visita a sua nonna, è un ragazzo molto più maturo dei suoi vecchi amici. ~ (Wikipedia)
"È su un quattordicenne che viene obbligato a vivere con la nonna siccome sua madre non è ricca abbastanza. Va in città ma fatica a trovarsi una ragazza. Il film è così puro, sincero e toccante. L'ho visto in VHS e volevo interromperlo perché aveva un'andatura molto lenta ed era un po' scarno, ma qualcosa mi ha fermato e ha finito per essere come un vecchio amico. L'ho rivisto più e più volte ed è diventato forse il mio primo film preferito." ~ Michel Gondry
"Quando frequentavo la scuola di cinema mi ero avvicinato al lavoro di Jean Eustache. A quel tempo il Film Museum di Vienna organizzò una retrospettiva delle sue opere che m'interessò molto. Non tanto, in realtà, LA MAMAN ET LA PUTAIN, ma piuttosto i suoi film documentari. Avevo in mente un concetto formale per THE PROM che credo di aver derivato da Eustache, o quanto meno da lui ho tratto l'ispirazione. Decisi che avrei avuto sette diversi modi di filmare lo spazio nella sala da ballo. Avrei posto la cinepresa in sette luoghi specifici e girato solo da ognuno di quelli. Quindi sistemavo la cinepresa nella prima posizione e cominciavo a filmare qualsiasi cosa succedesse di fronte alla camera. Comunque il concetto, ovviamente, non funzionò affatto. Lo dovetti abbandonare." ~ Ulrich Seidl
NOTES FROM THE BASAMENT(Rainer Frimmel & Peter Haindl, 2000, Austria, Documentario) Il filmmaker Rainer Frimmel ha montato molte ore di filmati casalinghi girati tra il 1993 e il 1999 dall'infermiere viennese Peter Haindl, che si esibisce in un divertente e agghiacciante monologo in cui dipana la sua visione del mondo. Mentre assume svariate pose nel suo soggiorno, Haindl si rivolge a un pubblico futuro, dando libero corso ai suoi pregiudizi contro donne e stranieri. Le sue argomentazioni provocatorie e alimentate dall'ira traboccano di contraddizioni. Al tempo stesso anche lo spietato autoritratto di Haindl evoca sentimenti contraddittori, come rabbia subito seguita da ilarità. Inoltre questo brontolone sembra possedere una considerevole autoironia. La sua misantropica visione dell'umanità, della politica e di tutto il resto dell'orizzonte è stata definita uno «spogliarello psicologico», in cui il verboso Haindl denuda la gretta mentalità borghese. ~ (www.idfa.nl)
FIN DE SIGLO(Szymon Zaleski & Marilyn Watelet, 1994, Belgio, Documentario) «Fin de Siglo» (fine di secolo) è un ampio magazzino della capitale di Cuba, l'Havana. Nel suo squallore riflette il deplorevole stato in cui versa la società cubana. Nonostante l'edificio abbia diversi piani non c'è quasi nulla in vendita. La maggior parte dei prodotti è razionata e spesso la gente prende solo dei coupons in occasioni speciali. Per esempio, in alcuni piani possono acquistare solo i futuri sposi e chi lavora nella moda. Con coupons extra possono scegliere, ad esempio, un paio di scarpe o un asciugamano. Le commesse sono ben istruite. Nonostante la scarsità devono assicurarsi che i clienti vadano a casa soddisfatti. Se si comportano male vengono rampognate pubblicamente o vengono trasferite ad un reparto meno popolare. Alcune di loro accettano con gioia questo compito quasi impossibile come parte del loro dovere nella rivoluzione di Castro e sono anche preparate a lavorare durante le festività. Ma non tutti sono ugualmente motivati e c'è un alto tasso di assenteismo tra gli impiegati. Il salone di bellezza deve far fronte alla carenza d'acqua e sono anni che manca ogni tipo di shampoo. Ma la direzione rimane ottimista. Sostiene che è solo una flessione temporanea dovuta all'embargo americano. ~ (www.idfa.nl)
LAP ROUGE(Lodewijk Crijns, 1996, Olanda) Già con i suoi film KUTZOOI e LAP ROUGE, Lodewijk Crijns è riuscito a generare emozioni. Ha infatti consapevolmente provocato confusione strutturando questi due film come documentari e gradualmente aggiungendo elementi sempre più improbabili e assurdi. Questo fa di lui uno di quei registi che hanno giocato con l'eclettismo dei falsi documentari dalla metà degli anni '90. I personaggi centrali nel suo film di diploma pluripremiato LAP ROUGE ("straccio rosso") sono due eccentrici fratelli, un macellaio e un commerciante di rottami, che vivono in un borgo del sud della Francia con l'anziana, tirannica madre dal 1959. Crijns li segue nelle loro attività quotidiane (come ad esempio preservare feti nella formaldeide), ma li intervista anche. A volte sono infastiditi dalla cinepresa, ma si sentono anche lusingati e le confidano i loro segreti. Nel suo ritratto occasionalmente bizzarro, a volte straziante, Crijns, che si definisce un maestro falsario, non si sottrae al melodramma ed esplora i confini di uno spudorato voyeurismo, in anticipo sulla nascita dei “reality show”. ~ (www.idfa.nl)
SAN CLEMENTE(Raymond Depardon & Sophie Ristelhueber, 1982, Francia, Documentario) Sull'isola veneziana di San Clemente, un edificio dalla magnifica ubicazione è servito da clinica psichiatrica per 150 anni. Imitando il lavoro di Frederick Wiseman (TITICUT FOLLIES), il fotografo e filmmaker francese Raymond Depardon ha seguito un certo numero di infermieri, pazienti e loro familiari nel febbraio del 1980. Con l'agilità della sua cinepresa, lunghe riprese senza commento e un approccio quasi etnografico, ha filmato la prassi di tutti i giorni nello stile del cinéma vérité. In tal modo i pazienti sono stati ritratti come persone e non come pazzi oppressi. Cinque anni dopo, Depardon ha realizzato URGENCES, concentrandosi maggiormente sulle decisioni che gli infermieri psichiatrici devono prendere più che sulla vita dentro l'Istituto. La critica di Depardon alle istituzioni era parte di una corrente sotterranea che riformò la psichiatria a partire dagli anni '60. Questo vento di cambiamento portò all'abolizione dei periodi di lunga degenza e all'adozione di un approccio più umano con il collocamento dei pazienti in un contesto sociale. ~ (www.idfa.nl)
WITTSTOCK, WITTSTOCK(Volker Koepp, 1997, Germania, Documentario) Nel 1974 il regista Volker Koepp si reca per la prima volta a Wittstock, un'antica cittadina brandeburghese a nord-ovest di Berlino, e filma i cambiamenti portati dalla costruzione di un'enorme fabbrica tessile. Nel suo ritratto Koepp si focalizza su tre donne, Edith, Elsbeth e Renate, mentre affrontano problemi di lavoro, si sposano ed hanno figli. Negli anni '90 Koepp ritorna a Wittstock per vedere che ne è stato di loro. La fabbrica ora è chiusa e le tre donne sono state obbligate a voltare pagina. Elsbeth segue un corso di riqualificazione professionale dopo l'altro, Renate negli ultimi cinque anni ha lavorato come cameriera in un piccolo hotel ed Edith, un tempo ribelle, si è trasferita a Heilbronn e vive come una reclusa. Per tutto il documentario Koepp adotta un tono leggero, riuscendo così ad ottenere un equilibrio tra i lati tragici e quelli comici delle diverse storie. ~ (www.idfa.nl)
LISTA COMPLETA di SEIDL
- Andrei Rublev (Tarkovsky)
- Anche i nani hanno cominciato da piccoli (Herzog)
- Gertrud (Dreyer)
- Il Vangelo secondo Matteo (Pasolini)
- Mariti (Cassavetes)
- Mes petites amoureuses (Eustache)
- La vedova allegra (von Stroheim)
- Il silenzio (Bergman)
- Viridiana (Buñuel)
- Faits Divers (Depardon)
- A propos de Nice (Vigo)
- Fata Morgana (Herzog)
- Notizie da casa (Akerman)
- La Rosiere de Pessac (Eustache)
- Notes from the basement (Frimmel, Haindl)
- Fin de siglo (Zaleski, Watelet)
- Lap rouge (Crijns)
- San Clemente (Depardon, Ritselhueber)
- Wittstock, Wittstock (Koepp)
Fonti: Sight & Sound (2012); vice.com; film-documentaire.fr; telerama.fr; International Documentary Film Festival Amsterdam; acec.it
"Sono cresciuto in una famiglia molto cattolica. La mia infanzia è stata segnata dalla religione, ho frequentato un collegio cristiano, ho fatto il chierichetto: non mi ha disturbato all’epoca, ma poi da ragazzo mi sono ribellato con veemenza contro l’autorità della chiesa, della mia famiglia e di mio padre." ~ Ulrich Seidl
"Per quanto riguarda i film, probabilmente sono stato pesantemente influenzato da Jean Eustache, Luis Buñuel, P. P. Pasolini, Werner Herzog, John Cassavetes e anche Erich von Stroheim. Per la pittura potrei nominare Hieronymus Bosch, Francisco Goya, Alfred Kubin, lo scultore austriaco Fritz Wotruba e l'artista britannico David Hockney come influenze. Mentre parlando di fotografia, è soprattutto il lavoro di Diane Arbus che mi ha affascinato a lungo. (...) Il mio interesse primario è stata la pittura – per molto tempo ho desiderato diventare un pittore – dopodiché mi sono rivolto alla fotografia e ho cominciato a considerare l'idea di diventare regista. Oggi sono sorpreso che il mio stile visivo già si mostrasse nel mio primo cortometraggio, «Einsvierzig», che è stato girato nel periodo della scuola di cinema a Vienna." ~ Ulrich Seidl
"Tutto è messa in scena, anche il più puro dei documentari. Non appena prendi in mano una cinepresa e la accendi, decidi cosa e quanto catturerà, e quando la spegnerai di nuovo. Girare film è un continuo processo decisionale riguardo a qualcosa. Ma non concepisco i documentari come se non fossi presente; al contrario rinforzo le mie intenzioni. Malgrado l'aspetto del documentario, cerco consciamente di creare delle illustrazioni." ~ Ulrich Seidl
"Sono sempre stato accusato di pessimismo. Ma in sè non è peggio dell'essere un ottimista, la cui visione della vita è ugualmente non oggettiva e criticabile. Gli ottimisti vogliono disperatamente vedere le cose diversamente da come sono in realtà. E inoltre, c'è una visione dietro il mio pessimismo, una visione di dignità maggiore, di maggior libertà individuale; una visione di cambiamento." ~ Ulrich Seidl
"I film che faccio prendono una grande quantità di tempo per la produzione, per via dei parametri dei miei metodi di lavoro. Mi piace fare ricerche dettagliate e questo richiede molto tempo, come richiede molto tempo cercare le locations, e anche il casting è un processo molto lungo, così che io possa arrivare a conoscere le persone e loro possano conoscere me, per poter fare le scelte giuste per i miei protagonisti. Quando giro, provo a non girare in un singolo blocco. Prevedo delle interruzioni nelle riprese per poter pensare a quel che ho girato, poter fare correzioni, riorientare il mio lavoro. Non è mai una semplice questione di eseguire il lavoro ma di ripensarlo costantemente e di fare aggiustamenti, e per questa ragione di solito provo a girare lungo un periodo di un anno, come dicevo, con delle interruzioni. Il terzo aspetto è quello del montaggio. Di nuovo, non sono interessato a ricreare semplicemente ciò che ho scritto, ma piuttosto a ripensare il film, ristrutturarlo, e a ricavare il miglior risultato sulla base di ciò che ho ottenuto dalle riprese. (...) I miei script contengono scene descritte con precisione, ma nessun dialogo. Il dialogo è sempre il risultato dell'improvvisazione sul set con gli attori, sia professionisti che non. Ma il fatto è anche che io provo a girare il più possibile cronologicamente. Questo mi permette sempre di poter fare aggiustamenti, non semplicemente di eseguire uno script, ma piuttosto di vederlo come un processo e di vedere dove sta andando il progetto." ~ Ulrich Seidl
"IL PADRINO è il mio film preferito di tutti i tempi, quello che penso sia stato costruito meglio. È stata la perfetta confluenza di un materiale di partenza davvero intimo e sincero, un tema completamente organico, per nulla forzato. È intrinsecamente costruito sulla vita di queste persone. E ci sono rischi e minacce, e tutto è interno, il materiale di partenza aveva tutto questo...e poi la presenza di uno dei più grandi artisti della sua epoca qual'è Coppola, il genere di grande artista con lo sguardo al futuro, un leader – è anche stato una figura di culto per altri artisti che l'hanno seguito a lungo. Ho potuto incontrarlo un paio di volte ed ho avuto la stessa impressione, se fossi nato in quell'epoca di sicuro sarei stato tra i suoi seguaci. Le sue fondamenta artistiche sono talmente profonde che è quasi stato forzato a fare qualcosa con un po' più di struttura e più chance di stabilire legami di quanto normalmente avrebbe voluto. Ha usato tutti quegli strumenti artistici e l'introspezione e il mestiere... Ha un incredibile controllo di quel mondo e sa spingersi oltre il limite per dargli profondità e umanità, il che ne fa la perfetta combinazione di ogni elemento." ~ M. Night Shyamalan
"Il più grande tra gli autori “pragmatici” nella storia del cinema ha fatto un film in cui ha seppellito perfettamente la mano...in un mucchio dei suoi film la sua mano è sopra, e in questo è nascosta perfettamente dentro. È uno di quei casi in cui non sono sicuro di che genere sia e lo amo per questo. Fa paura? Non ne sono sicuro. È un dramma? Questo è certo. È una storia d'amore? Sì. E la adoro, è fatta in maniera così elegante, mi sono veramente innamorato di quei personaggi, le performance erano straordinarie. Il film è epico e inquietante, ed è una perfetta piccola gemma che non si riformerà mai più." ~ M. Night Shyamalan
Su OLTRE IL GIARDINO di Ashby: "È una commedia, un dramma, un fantasy? Non lo so. È incredibile. Ha uno dei miei finali preferiti nella storia del cinema, veramente incredibile. [SPOILER!] Quando l'ho visto camminare sull'acqua mi è caduta la mascella, sono impazzito, davvero impazzito...abbiamo riso di lui tutto il tempo, abbiamo pensato che fosse un idiota tutto il tempo, che fosse una specie di persona mentalmente handicappata, e che fosse tutto semplice. Le cose successe, e le persone che lo seguivano, e il suo potenziale futuro, tutto questo acquista un senso quando cambi in quel modo il punto di vista. Cinema audace, assolutamente audace che travalica i generi, e per me sarà sempre un faro di originalità." ~ M. Night Shyamalan
"Tra le mie letture preferite ci sono “La rivolta di Atlante” e “La fonte meravigliosa” di Ayn Rand, “Ragtime” di Doctorow, “Il mondo secondo Garp” e "Preghiera per un amico” di John Irving, ma mi sento soprattutto affine come artista, nella vita e nella carriera, ad Agatha Christie. Capisco da dove proveniva, facendo storie che si occupano di un punto di vista. Alla fine della giornata voglio che 50 o 60 storie siano uscite dalla mia testa. Alcune raggiungeranno il corso principale, altre no, ma tutte riguarderanno esseri umani, e l'analisi di esseri umani. Perciò lei è il mio eroe." ~ M. Night Shyamalan
INTERVISTATORE: "Qual è il tuo processo per scrivere una sceneggiatura?"
M. NIGHT SHYAMALAN: "Definisco la struttura. Spendo mesi a definire la struttura. E per mesi intendo che la delineo e poi mi faccio: «Ok, questo è il film. Riesci a proiettartelo in testa? Ok, così...così non è un granché» [ride]. Intanto stai facendo anche altre cose, come finire un film, e mentre lavori ti dici: «Diamo un'altra occhiata a quella struttura. Hmm, questa parte qui, posso sicuramente farla. E aggiungiamoci questo... Oh, mi è venuta una grande idea!» Allora di colpo pensi sempre a quel particolare soggetto. Tutto quel che leggi, tutto quel che vedi, tutto quel che fai, ti dà delle idee. E ti dici: «Oooh, questa è una buona battuta per quel personaggio.» Così arrivi ad avere quindici momenti. Ok, devi incorporarli nel successivo passaggio della struttura. Boom, la struttura cambia di nuovo. E poi, alla fine, ti devi impegnare. Leggi la tua struttura e ti dici: «Sì, posso impegnarmi a fare questo per i prossimi due anni della mia vita.» "
"Sia ne IL SESTO SENSO che in UNBREAKABLE ho preso il primo atto e ne ho fatto tre atti. Questo nella fase di scrittura, ma le strutture le avevo delineate in un modo più tradizionale, poi mi sono detto: «Odio il secondo e il terzo atto. Non sono per niente interessanti.» E il primo atto continuava a crescere e crescere sempre di più. Mi sono detto: «È questo quel che voglio che sia, che parli di un uomo che viene a patti con questo.» Ed è qualcosa di potente. Per me il primo ROCKY è fantastico perché è un crescendo verso un incontro. È di questo che si tratta. E si addentra nei dettagli. Altri lo metterebbero nel primo atto perché non hanno nulla da dire sulla maturazione. Ma ci sono cose che io voglio dire su un uomo comune che prende coscienza del suo potenziale." ~ M. Night Shyamalan
"Spielberg faceva quei suoi film esattamente negli anni in cui avevo l'età giusta, e mi hanno colpito proprio in mezzo agli occhi... E.T., I PREDATORI DELL'ARCA PERDUTA, POLTERGEIST. Sembrava portare una sensibilità che posso capire, il punto di vista del bambino perenne. Ma io non ragiono come lui. Lo so per certo. Ragiono come...capisco Hitchcock, perché muove la cinepresa; Kurosawa, perché c'è immobilità nei suoi film; o capisco Kubrick, istintivamente. Loro per me non possono sbagliare, ho la sensazione di sapere perché hanno preso certe decisioni. Ma Spielberg semplicemente lo guardo e lo ammiro per la fluidità del suo linguaggio. (...) La sua mente è così agile, è spaventoso. Credo che potrebbe fare qualsiasi cosa. È il migliore, per questo penso che a questo punto gli manchi un po' la determinazione a fare qualcosa che costituisca una sfida..." ~ M. Night Shyamalan
Con Tommy Rettig, Hans Conried, Mary Healy, Peter Lind Hayes
consigliato daSTEVEN SODERBERGH
"Ogni Natale a casa guardavamo lo stesso film, LE 5000 DITA DEL DR. T, che uscì nel '53 e fu un gigantesco flop. È un film cult. Mio padre lo noleggiava insieme a un proiettore – questa è un'indicazione di quanto lo interessassero i film. Hans Conried è incredibilmente divertente. È un film veramente intelligente e splendido e allucinatorio. Quando lo guardi oggi, pensi: «Questo era al cinema 60 anni fa?» È davvero stupefacente." ~ Steven Soderbergh
Con Julie Christie, George C. Scott, Richard Chamberlain, Arthur Hill
consigliato daSTEVEN SODERBERGH
"Richard Lester mi ha influenzato enormemente, e ancora mi influenza... Guarda 'sto tizio, a proposito di sottovalutati e non apprezzati : ha inventato i video rock con TUTTI PER UNO e HELP! Poi ha girato NON TUTTI CE L'HANNO, COME HO VINTO LA GUERRA, PETULIA che è un capolavoro, I TRE MOSCHETTIERI, film che erano divertenti e allegri, JUGGERNAUT, che è un grande film... È un grande regista, con un ampio ventaglio di film e generi. (...) Ha qualche importanza che Lester e gli sceneggiatori che hanno lavorato a PETULIA l'abbiano decostruito perché temevano che altrimenti sarebbe stato un terribile melodramma? No. Il punto è che è un grande film. Non importa solo come lo monti. Tutto quanto va nella direzione opposta a quella del terribile melodramma, dal casting alle performances fornite sul set a come è composto e montato. È per questo che funziona. Perché va controcorrente rispetto a ciò che è intrinseco nel materiale. A volte questo è un errore, ma questa volta certamente non lo è." ~ Steven Soderbergh
"Avendo fatto dei film che non credo siano stati interamente capiti o apprezzati alla loro uscita (o anche dopo), ho un debole per i film che hanno sofferto una sorte simile. In questo caso credo che Peter Hunt abbia fatto un grande Bond-movie che non fu considerato grande quando uscì. Per me non c'è dubbio che cinematograficamente AL SERVIZIO SEGRETO DI SUA MAESTÀ sia il miglior film di James Bond e l'unico che valga la pena di vedere ripetutamente per ragioni diverse dal puro intrattenimento (certamente è l'unico film di Bond che io guardo pensando: devo rubare 'sta roba). Inquadratura dopo inquadratura questo film è meraviglioso in un modo diverso da ogni altro 007 – le composizioni anamorfiche sono incredibili – e il montaggio nelle sequenze d'azione è assolutamente folle; è come se Peter Hunt (che aveva montato i primi cinque film di 007) avesse preso tutte le idee della Nouvelle Vague francese e le avesse mescolate ad Eisenstein per creare una grammatica che ancora oggi batte i piu veloci montaggi estetici, perché la differenza qui è che ogni ripresa, non importa quanto corta, è una vera ripresa, non viene da filmati addizionali, quindi c'è un'unificazione dell'estetica della prima e della seconda unità che non esiste in nessun altro film di 007. E parlando di azione, ci sono tante scene maestose e spettacolari in questo film quanto in ogni altro film di Bond, e se non bastasse, c'è una grande colonna sonora di John Barry, un lavoro davvero eccezionale sul suono, e cosa dire di Diana Rigg che non inizi con la parola «Wow»? E quindi quali sono i suoi difetti? George Lazenby, ma non per le ragioni che si potrebbe credere. In realtà a me lui piace – parecchio – e credo che sarebbe stato un Bond magnifico se avesse continuato (si dice che abbia deciso prima della fine delle riprese che avrebbe interpretato la parte solo una volta). Quello che a me sembra ovvio, però, è che nessuno lo ha aiutato durante le riprese o al montaggio (non gli lasciavano neanche finire una cazzo di frase sullo schermo...). Sembra quasi che tutti fossero così concentrati su cosa non era (Sean Connery) che non si sono presi il disturbo di capire che cos'era (un tipo dall'aspetto fico con una genuina presenza e una grande fisicità). Per esempio, avrebbero dovuto sapere che un mucchio delle battute ad effetto che funzionavano con Connery non funzionano con Lazenby. Non è perché sia pessimo, è perché con lui l'effetto generale è diverso, meno disinvolto. Questa, per me, è una mancanza di sensibilità e intuito da parte degli autori del film e non un difetto dell'attore protagonista, perché Lazenby ha una cosa che non puoi fingere, un certo tipo di gravitas. Ciononostante, non c'è alcun tentativo di farla uscire o amplificarla, il che è un'enorme possibilità sprecata. Inoltre Lazenby ha una vulnerabilità che Connery non ha mai avuto – ci sono scene in cui sembra effettivamente terrorizzato e altre in cui ci convince che è innamorato di Tracy (in particolare la scena finale), il che ci conduce ad un'altra ragione per cui questo film si distingue: è l'unico film di James Bond con un personaggio femminile che non sia un cartone animato, e l'unico film in cui Bond sia completamente frustrato dai suoi capi tanto da volere e tentare di mollare. (...) Un altro (seppur piccolo) problema per me è la qualità scadente dei trasparenti in tutte le sequenze d'azione, specialmente quelle sugli sci. Il montaggio come dicevo è impressionante, tanto che posso apprezzare quel che Hunt cercava di fare e sorvolare gli effetti visivi, ma sono davvero scadenti. Il terzo problema è che il film è troppo lungo, il più lungo 007 fino a CASINO ROYALE, quasi tre decenni dopo. (...) Ovviamente nessuno di questo cavilli pregiudica il mio amore per questo film, e sono lungi dall'essere la prima persona a sostenere i suoi molti meriti. Pensavo solo che fosse tempo di ricordare i miei sentimenti, tenuto conto del fatto che a casa ho una foto autografata di Lazenby nei panni di Bond." ~ Steven Soderbergh
Con Amy Seimetz, Shane Carruth, Andrew Sensenig, Thiago Martins, Juli Erickson, Ted Ferguson
consigliato daSTEVEN SODERBERGH
INTERVISTATORE: "Ci sono dei giovani filmmakers che ti eccitano?"
STEVEN SODERBERGH: "Shane Carruth. Ha girato il film PRIMER, ed ha portato un fantastico nuovo film al Sundance Film Festival: UPSTREAM COLOR."
"Carruth è il figlio illegittimo di David Lynch e James Cameron. (...) Se dirigessi una Casa di Produzione, prenderei uno Shane Carruth, un Barry Jenkins (MOONLIGHT) e una Amy Seimetz (THE GIRLFRIEND EXPERIENCE) e chiederei loro: «Cosa volete fare?» Non credo sia irragionevole aspettarsi che qualcuno che dirige un'impresa multimiliardaria sia in grado di identificare talenti..." ~ Steven Soderbergh
"Non credo che SESSO, BUGIE E VIDEOTAPE sia un film originale, è il mio rigurgito di CONOSCENZA CARNALE. (...) Non sono un originatore. Sono un sintetista. Almeno per i miei standards. Se non riesco a guardare un film come PERSONA e realizzare che Ingmar Bergman è un originatore e io un sintetista, allora non so quello che sto facendo. E questo non significa che non dovrei provare a migliorare le mie abilità, ma voglio dire...non posso fare i 100 metri ad ostacoli. Non c'è allenamento che me lo possa permettere. (...) Non credo di aver fatto qualcosa di cui chiunque mi abbia influenzato direbbe: «Oh mio Dio, non immaginavo che qualcuno l'avrebbe fatto.» Parlo di roba che sembri proprio nuova. Voglio dire, Jean-Luc Godard dice di aver visto HIROSHIMA MON AMOUR di Resnais e di aver pensato: «Non credevo letteralmente che fosse possibile. Non pensavo si potesse fare quello che lui ha fatto.» Sembra che ci sia un gruppo di filmmakers che hanno veramente portato delle innovazioni. Ed è frustrante cercare di capire come farlo. Cominci a confrontarti con il problema di cosa verrà accettato dalla gente. Il cinema è una forma d'arte molto pubblica. C'è un punto in cui diventi troppo astratto ed obliquo? Guardare film porta la gente ad avere un set di richieste narrative che tu puoi spingere solo fino a un certo punto ma non puoi andare oltre o si arrabbieranno. E questo per me è frustrante perché ho sempre avuto questa sensazione che ci sia un nuovo linguaggio e una nuova grammatica che non abbiamo ancora trovato." ~ Steven Soderbergh
"In termini di cinema e di film business gli autori sono ancora ai margini. Mettiamola così: c'è ancora gente che fa cinema là fuori? Certo che c'è. Ma quando dico che il cinema sta rimpicciolendo come concetto...perché UNDER THE SKIN non è stato un successo maggiore? È un film molto bello. È un pezzo di cinema. Assolutamente. Lo guardo e mi dico: «Perché non ha avuto più successo? Perché non ha avuto successo per niente?» Credo che negli anni '70 l'avrebbe avuto. O almeno sarebbe stato motivo di conversazione. Quel film è uscito e non se n'è neanche parlato. E io lo guardo e penso: «È davvero straordinario.» E non sono neanche riuscito a convincere i miei amici ad andarlo a vedere. Non c'è ragione perché UNDER THE SKIN non debba aver successo, e non c'è ragione perché non ne debbano parlare tutti. Questo per me è un esempio di ciò che è cambiato, di ciò che non c'è più." ~ Steven Soderbergh
"Ho svolto funzione di presentatore per il nuovo film di Godfrey Reggio, che è eccitante. Voglio dire...questo è un tizio che non costruisce un film basandolo su altre cose che ha visto, come faccio io. È una cosa tutta sua. (...) Avevo letto un articolo su Godfrey quando stava ragionando sul suo film precedente e ho fatto in modo che la compagnia che stava finanziando un mio film facesse lo stesso per lui. Ho semplicemente pensato: «Perché questo tipo ha così tanti problemi a finire la sua trilogia? È una pietra miliare della cultura – non dovrebbero esserci problemi del genere. Mi ci sono avvicinato quasi come un membro del pubblico. La premiere è stata molto emozionante. Ho visto il film svariate volte, e ne sono stato coinvolto più di un anno fa. Ne abbiamo parlato a lungo e vederlo prendere il volo è stato davvero eccitante. È stato fantastico vedere il pubblico trovare la propria strada, e far fatica in un certo senso, e poi riuscire a connettersi." ~ Steven Soderbergh
LISTA COMPLETA di SODERBERGH
- Tutti gli uomini del presidente (Pakula)
- Io e Annie (Allen)
- Quarto potere (Welles)
- La conversazione (Coppola)
- Le 5000 dita del Dr. T (Rowland)
- Il Padrino Parte I & II (Coppola)
- Apocalypse Now (Coppola)
- Lo Squalo (Spielberg)
- L'ultimo spettacolo (Bogdanovich)
- Viale del tramonto (Wilder)
- Il terzo uomo (Reed)
- Tutti per uno (Lester)
- Petulia (Lester)
- Non tutti ce l'hanno (Lester)
- Juggernaut (Lester)
- Hiroshima, mon amour (Resnais)
- L'anno scorso a Marienbad (Resnais)
- Senza un attimo di tregua (Boorman)
- Agente 007 – Al servizio segreto di sua maestà (Hunt)
- La febbre del sabato sera (Badham)
- La battaglia di Algeri (Pontecorvo)
- Z – L'orgia del potere (Costa-Gavras)
- Attrazione fatale (Lyne)
- Upstream color (Carruth)
- Visitors (Reggio)
- Koyaanisqatsi (Reggio)
- Under the skin (Glazer)
- Il salario della paura (Friedkin)
- Conoscenza carnale (Nichols)
- Memento (Nolan)
Fonti: the Washington Post (1989); out.com; extension765.com; vulture.com; usatoday.com; thehollywoodinterview.blogspot.it; "Steven Soderbergh: interviews" by Anthony Kaufman; grantland.com; thedailybeast.com; filmmakermagazine.com; nytimes.com; stevensoderbergh.net; mtv.com; metro.com; interviewmagazine.com;
Su TUTTI PER UNO di Lester: "Non vuoi semplicemente vederlo; vuoi esserci dentro, vuoi essere uno di loro. Vorresti raggiungerli ed essere circondato da quel tipo di energia. Quel tipo particolare di esuberanza è molto difficile, se non impossibile, da fingere. È stata una specie di coincidenza, i pianeti che si allineavano con il perfetto filmmaker a catturarli. È quel che è successo: Lester stava catturando qualcosa invece di metterlo in scena. I Beatles capivano Lester e lui capiva loro. Hanno coinvolto (lo sceneggiatore) Alan Owen, che ha un orecchio incredibile per quel genere di battute folgoranti che loro erano piuttosto bravi ad inventare per conto proprio. Lester ha davvero un gran senso dell'umorismo visivo ed è riuscito a sovrapporre delle battute visive a quelle verbali. Anche in relazione alle sue emozioni frenetiche è comunque un film splendidamente costruito. Prima i film musicali tendevano ad essere più teatrali e molto piu formali nel loro approccio cinematico. Questo sembra girato nel futuro." ~ Steven Soderbergh
"TUTTI GLI UOMINI DEL PRESIDENTE ha uno dei più grandi incipit di tutti i tempi. A quel tempo attendevo davvero con trepidazione il film perché ero un grande fan di Dustin Hoffman. Quando è uscito l'ho visto 10 volte. È senza dubbio uno dei miei film americani preferiti. Ed è un film a cui mi sono ispirato un sacco mentre facevo i miei due film ERIN BROCKOVIC e TRAFFIC, perché in entrambi i casi cercavamo di fare film su questioni serie che fossero anche grande intrattenimento. È mia opinione che il pubblico resterà seduto immobile, anche il pubblico odierno, se sente un legame tra il contenuto politico del film e la propria vita. E questo film ha il perfetto equilibrio tra tutti gli elementi." ~ Steven Soderbergh
"...Tanto per essere chiari: non dirigerò più «cinema», in mancanza di un termine migliore. Ma ho ancora in progetto di dirigere...roba teatrale, potrei fare delle serieTV se qualcosa di bello dovesse presentarsi. È una combinazione del volere un cambiamento personale e della sensazione di aver raggiunto un vicolo cieco nel mio sviluppo e non sapere come uscirne. La tirannia della narrativa sta cominciando a frustrarmi, o quantomeno la narrativa come la definiamo attualmente. Sono convinto che ci sia una nuova grammatica da qualche parte là fuori. Ma questa potrebbe solo essere una mia forma di teismo. Risolvere questo problema significa annichilire tutto ciò che è venuto prima e ricominciare da capo. Questo significa che devo andarmene via, e non so quanto ci vorrà. E so anche che non puoi forzare le cose. Amo e rispetto troppo la regia per continuare a praticarla mentre sento che sto correndo sul posto. Non è una bella sensazione. E se va a finire che non ne farò più, sono molto felice di quest'ultimo gruppo di film. Non voglio essere una di quelle persone di cui la gente dice: «Wow, è proprio peggiorato alla fine.» Sarebbe deprimente." ~ Steven Soderbergh
"La carriera che vorrei è quella di un John Huston o di un Howard Hawks. Sai, molto varia, molti soggetti diversi. Quando si parla di Hawks o Huston o Wyler, si parla di registi che non sono mai stati in voga o trendy o inclini alle mode. Questa è la carriera che vorrei. Non sono un visionario. Non sono Fellini. Non sono Kubrick. Non sono Fritz Lang. A volte mi piacerebbe, ma so che non sono così." ~ Steven Soderbergh (1993)
"Godard è una costante fonte d'ispirazione. Prima di fare qualsiasi cosa, torno a guardare quanti più film posso dei suoi, per ricordarmi di ciò che è possibile fare." ~ Steven Soderbergh
"Credo molto nel lavorare con rapidità, perché penso che sia più difficile – anche se non impossibile – essere pretenziosi quando ti muovi molto velocemente." ~ Steven Soderbergh
INTERVISTATORE: "In passato hai rivelato di guardare ossessivamente dei film per trarne ispirazione – come LA BATTAGLIA DI ALGERI e Z per TRAFFIC. Cos'hai guardato per MAGIC MIKE e EFFETTI COLLATERALI?"
STEVEN SODERBERGH: "Per MAGIC MIKE il nostro modello è stato LA FEBBRE DEL SABATO SERA. È uno di quei film che la gente ricorda diversamente da com'era in realtà. Tornando a vederlo ci ha sorpresi per quanto diventa tetro. C'è questa ragazza che viene stuprata sul sedile posteriore di una macchina, e Travolta non fa niente, semplicemente continua a guidare. Fa cose che probabilmente oggigiorno non vorresti che il tuo protagonista facesse. Per EFFETTI COLLATERALI ho guardato un sacco ATTRAZIONE FATALE. È un film molto ben diretto. Adrian Lyne sapeva esattamente quel che faceva. Gli anni '80 sono stati un decennio terribile per i film americani, con alcune eccezioni nel mondo indipendente. Fondamentalmente è stato quello il momento in cui le corporations hanno preso il controllo. E uno dei pochi aspetti interessanti del decennio, per quanto ricordi, sono stati questi thrillers psicologici che sono venuti fuori. Non so perché hanno smesso di farli. Forse costavano troppo."
"Amo i primi film di Alain Resnais. Hanno avuto un impatto enorme su di me quando li ho visti. HIROSHIMA MON AMOUR e L'ANNO SCORSO A MARIENBAD per me sono impressionanti ancora oggi. Ci sono più idee nei primi 15 minuti di HIROSHIMA MON AMOUR che negli ultimi 10 film che avete visto. Ed è stato il primo a fare cose del genere. Guardi cosa faceva allora e resti a bocca aperta. Non ho ancora fatto niente di così avventuroso. Ma è quello che avevo in mente quando giravamo L'INGLESE. Continuavo a dire: «Se lo facciamo come si deve, sarà come CARTER (di Hodges) ma diretto da Alain Resnais»." ~ Steven Soderbergh
Con Kevin Kline, Joan Allen, Christina Ricci, Tobey Maguire, Sigourney Weaver
consigliato daPAOLO SORRENTINO
"Ho scelto di parlare di film di cui non parlo mai, perché altrimenti mi fanno parlare sempre e solo di Federico Fellini, Martin Scorsese e i fratelli Coen, che in effetti sono tra i miei registi preferiti, ma non sono gli unici. TEMPESTA DI GHIACCIO mi ha insegnato molto sulla sceneggiatura... non mi ricordo più di preciso cosa, ma è un film di grande compostezza e solidità. Inoltre racconta la famiglia, un tema che mi interessa molto, ed è un capolavoro proprio sulla bellezza e i pericoli della famiglia. È un film che riesce a coniugare il bello con il vero: mantiene il realismo senza rinunciare all'estetica, un connubio che oggi è spesso oggetto di critiche. I grandi registi come Ang Lee non perdono mai il loro talento, che lavorino in patria o a Hollywood: non si fanno mettere sotto pressione e rimangono insensibili all'ambiente in cui lavorano, lasciandosi guidare invece dallo stile e dall'autenticità del racconto. Lee fra l'altro è una persona timidissima, si fa fatica a pensare che sia un regista così virtuoso, capace di dirigere film come LA TIGRE E IL DRAGONE ... è un «uomo da pantofole»." ~ Paolo Sorrentino
"Nella scena della sparatoia di ERA MIO PADRE, il vero si dimostra essere il massimo dell'artefatto: tutto si svolge nel silenzio, il rumore della pioggia e gli spari arrivano solo alla fine. È una scena che spiega esattamente cos'è il cinema: insegna come si recita, come si cotruisce un'epica, cosa bisogna dire usando una sola battuta, come si usa la musica, come si illumina... Mi sembra una grande sintesi di cosa dovrebbe essere il cinema: magari non è "vera", ma è verosimile, e il verosimile è il regno di chi inventa, ed è molto più interessante del vero. Di Sam Mendes mi piace tutto, anche AMERICAN LIFE; all'inizio quel film avrebbe dovuto intitolarsi This Must Be the Place, ma David Byrne non ha concesso a Mendes i diritti sul titolo della sua canzone, che poi sono andati a me." ~ Paolo Sorrentino
"Ho scelto la sequenza in cui la donna aliena entra nella Casa Bianca insieme a Martin Short perché secondo me è la scena più erotica che si sia mai vista al cinema... l'imperturbabilità di quella donna aliena ha un effetto di erotismo dirompente! Martin Short coglie tutte le sfumature tipiche degli uomini bassi, condensandone il complesso che porta alla spavalderia esibita, e lui la interpreta splendidamente. Oltre a essere divertente, è una scena molto sensuale, e mi piacerebbe conoscere Tim Burton per chiedergli come ha creato il movimento della donna, se ha usato dei pattini o uno skateboard. A volte in Burton il livello di artificio supera la soglia consentita, ma in genere è un regista che mi piace molto. So che quando Jack Nicholson lesse la sceneggiatura di MARS ATTACKS! disse: «Voglio interpretare tutti i personaggi» ; ma alla fine ne ha interpretati solo due." ~ Paolo Sorrentino
PAOLO SORRENTINO: "Nel salotto di casa avevamo 40 libri e qualche videocassetta di mio fratello: soprattutto Sergio Leone. Comunque, C'ERA UNA VOLTA IN AMERICA resta tra i miei cinque film preferiti insieme a LA DOLCE VITA, OTTO E MEZZO, ROMA, AMARCORD."
INTERVISTATORE: "Sono tutti film di Fellini."
PAOLO SORRENTINO: "Per quanto io abbia sempre negato che LA GRANDE BELLEZZA c'entri qualcosa con lui, la bugia è palese. Anche io tento umilmente di arrivare alla verità attraverso la fantasia."
INTERVISTATORE: "Il cinema è al tramonto, dicono. Non riesce più a interpretare la realtà..."
PAOLO SORRENTINO: "L’affresco di Malick sull’infanzia (THE TREE OF LIFE , ndr), il più potente che io abbia mai visto negli ultimi anni, dimostra che non è vero. Per essere avanguardia tra i linguaggi, il cinema deve riuscire a parlarne almeno uno senza balbettii. Nell'ALBERO DELLA VITA c’è una polifonia, una testimonianza di libertà, un’eversione rispetto al manuale narrativo che tutti, a iniziare dagli americani, adottano come religione unica."
Su LA NOTTE di Antonioni: "Michelangelo Antonioni, Federico Fellini e Bernardo Bertolucci sono tre registi unici per la loro capacità di messa in scena: hanno una sapienza che lascia stupefatti, superiore a quella di tutti gli altri registi. Antonioni inoltre è fra i pochissimi a saper far funzionare il jazz al cinema, che in genere invece è uno degli accostamenti più noiosi possibili. E ancora più de LA DOLCE VITA, LA NOTTE racconta l'essenza tragica dello stare al mondo. Nella filmografia di Antonioni, i miei titoli preferiti sono LA NOTTE e PROFESSIONE: REPORTER." ~ Paolo Sorrentino
Su UNA STORIA VERA di Lynch: "È un film bellissimo! Penso sia un capolavoro, e la scena del dialogo davanti al fuoco è molto rassicurante. È una scena che presenta tutti gli elementi di inquietudine tipici del cinema di David Lynch: la notte, il fuoco, una ragazza sola. Lynch invece riesce a cambiare completamente tono pur usando gli stessi elementi, calandoci da subito in un'atmosfera molto rassicurante. Inoltre, ho una passione per i film riguardanti la famiglia. Direi che UNA STORIA VERA è un film sulla forza sottovalutata delle cose insensate." ~ Paolo Sorrentino
INTERVISTATORE: "Lasciamo per un attimo da parte la sua passione musicale e parliamo di arte, altra fonte d’ispirazione. Le sue inquadrature hanno una bellezza pittorica: ci sono degli artisti che l’hanno particolarmente influenzata?"
PAOLO SORRENTINO: "Caravaggio, Lucian Freud e il tedesco Otto Dix. Soprattutto con quest’ultimo credo di avere delle analogie nella composizione delle immagini."
"Il primo film che veramente mi ha fatto capire che poteva essere bello fare questo mestiere è stato NUOVO CINEMA PARADISO di Tornatore. Per colmare la passione per la scrittura ho comprato un manuale di sceneggiatura, credo il peggiore che ci fosse, e ho provato a scrivere qualche sceneggiatura. Orrende a mio parere. E ho anche seguito un corso di sceneggiatura a Napoli organizzato da alcuni ragazzi volenterosi. (...) Mi sono appassionato al cinema solo a 19 anni. Prima ero molto più appassionato di letteratura e covavo il desiderio di diventare uno scrittore, era quello il mio sogno. L'interesse per il cinema, e quindi di fare il regista, è un interesse tardivo, ed è anche molto strumentale, molto calcolato rispetto al mio carattere e alle capacità che avevo o che presumevo di avere. La passione per il cinema nasce perché a quei tempi mi era parso che il cinema fosse il rifugio del dilettante, cioè che richiedesse una conoscenza imprecisa e approssimativa di varie arti. E quindi avere un po' di conoscenza della musica, della fotografia, della pittura, della scrittura, del montaggio – che invece è una cosa che attiene prettamente al cinema. E pensavo che bastava saperne un po' di tutto senza saperne veramente bene niente. Pensavo che nel cinema l'essere molto discontinuo ed avere una capacità di concentrazione molto limitata, come la mia, potesse servire. Anche l'idea di fare il musicista mi attraversava, ma ho capito che richiedeva esercizio, pazienza, come anche la letteratura, che mi sembrava una cosa molto complicata. A me fondamentalmente non andava di studiare." ~ Paolo Sorrentino
"Non nego che la dose di fortuna agli inizi è considerevole. Ma si deve soprattutto mettere a fuoco il proprio mondo, capire se uno ha un universo da raccontare che abbia una sua originalità. Capire se si ha la predisposizione a uscire dal banale e dal convenzionale. Forse adesso prima di chiedermi cosa vale la pena di raccontare mi chiederei cosa non vale la pena di raccontare. È un consiglio anche pericoloso, perché spesso le cose che vale la pena raccontare sono le più semplici, ma che ancora possono stupire come è successo a me con i film AMOUR e LA VITA DI ADELE. (...) Per me fare film è mettere ordine nel disordine che hai creato da ragazzo. E LA GRANDE BELLEZZA forse è questo per me. Tutto quel caos nel film ti permette di rendere importante ciò che non ha importanza. Il film è un campionario di inutilità, c'è lo spreco della vita, ma fare un film o un libro ti permette di dargli un ordine e in questo risiede la bellezza." ~ Paolo Sorrentino
"Tra i grandi registi cui mi sono ispirato cito tre nomi che rappresentano il punto di incontro tra altrettanti generi cinematografici: Federico Fellini, Martin Scorsese e François Truffaut. In letteratura ripensando ai tanti libri che mi hanno influenzato scelgo Viaggio al termine della notte di Louis-Ferdinand Cèline, perché contiene una sconcertante capacità di conoscere tutte le bassezze dell’essere umano, consente di specchiarsi nel proprio lato oscuro. (..) I registi che mi piacevano da ragazzo sono gli stessi che mi piacciono adesso. Prima di tutto Fellini e poi Scorsese. Molto spesso capita che, rivedendo i miei film, mi renda conto di aver copiato di sana pianta qualcosa o delle dinamiche. Questo perché ci sono dei film che rivedo costantemente. Oltre a Fellini e Scorsese, vedo spesso L'UOMO CHE AMAVA LE DONNE, TEMPESTA DI GHIACCIO, IL VERDETTO , CARLITO'S WAY, DONNIE BRASCO, tutti film di mafia insomma. L'ultimo film di Scorsese [THE WOLF OF WALL STREET] è meraviglioso. Poi ci sono tanti film che mi hanno folgorato. Ma alla fine uno si illude di aver sviluppato un proprio stile, una propria forma. Ecco, la cosa che più mi piacerebbe si dicesse di me è che ho un mio stile, diverso da quello di qualcun altro." ~ Paolo Sorrentino
"Prima individuo un personaggio, più che una storia. E su quello comincio a raccogliere molti appunti, anche su cose che in apparenza non hanno attinenza immediata con il personaggio. Scrivo su un grosso quaderno. Quando il quaderno diventa corposo comincio a fare delle rime fra le cose, a cercare le assonanze. Sfrondo molto e pian piano la struttura dell’idea prende forma. Ma non disegno, non so disegnare. L’altro momento importante è quando cerco i posti dove girerò. La visione dei luoghi mi aiuta a entrare nel film, a vederlo“. ~ Paolo Sorrentino
"Sono stati due film di David Lean, IL PONTE SUL FIUME KWAI e LAWRENCE D'ARABIA, a farmi decidere che avrei fatto il regista. La loro prospettiva e la loro audacia mi facevano sognare possibilità illimitate e, ancora oggi, LAWRENCE D'ARABIA mi procura la stessa ispirazione. In LAWRENCE D'ARABIA, come in tutti gli altri film di Lean, nessun dettaglio è superfluo, nulla è sprecato, ogni ripresa è un tassello che serve a dipanare la trama, ogni immagine è un'eco del cuore. I film di David Lean sono come grandi romanzi, con una differenza: quando si legge è l'immaginazione che sollecita l'immaginario, nei film invece bisogna fidarsi della fantasia del regista. Un buon regista non tradisce la fiducia degli spettatori, un grande regista come David Lean va oltre: porta sullo schermo immagini che neppure la nostra fantasia riesce ad anticipare. Qualcuno ha detto che David Lean è il maggior poeta del cinema degli orizzonti lontani. Io credo che Sir David Lean avvicini quell'orizzonte ai nostri occhi prima di esplorarlo. Nel film Peter O'Toole, nel ruolo di T. E. Lawrence, contempla il proprio futuro fissando un fiammifero acceso poi, spegnendolo, con un gioco di otto fotogrammi da suoni sovrapposti, con un soffio fa apparire sullo schermo lo straordinario spettacolo del sorgere del sole sul deserto d'Arabia. Ho visto LAWRENCE D'ARABIA appena uscito nel 1962, ero tra i primi in coda." ~ Steven Spielberg
Con George C. Scott, Michael Sarrazin, Sue Lyon, Harry Morgan, Jack Albertson
consigliato daSTEVEN SPIELBERG
"Ho preso l'impegno di dirigere PROVA A PRENDERMI principalmente perché Frank Abagnale Jr. ha fatto alcune delle più strabilianti truffe mai sentite. E io sono un fan delle truffe. Ho amato CARTA CHE VINCE CARTA CHE PERDE. Ho amato LO SPAVENTAPASSERI con Gene Hackman. Ho amato IL FIGLIO DI GIUDA – che penso sia un po' un film su una truffa. Anche LA STANGATA e BUTCH CASSIDY lo erano. Il punto è che non puoi fare a meno di provare simpatia per alcuni di quei cattivi." ~ Steven Spielberg
Con Spencer Tracy, Irene Dunne, Van Johnson, Ward Bond, Lionel Barrymore, Esther Williams
consigliato daSTEVEN SPIELBERG
"Spielberg vide JOE IL PILOTA molte volte da bambino. Fu uno dei film che lo ispirarono a diventare regista. Durante le riprese de LO SQUALO Spielberg e Richard Dreyfuss (che dice di aver visto il film almeno 35 volte) si citavano a vicenda scene del film - e alla fine nel 1989 finirono per rifarlo. Il remake (ALWAYS - PER SEMPRE) è ambientato ai giorni nostri invece che allora e i piloti combattono incendi nei boschi al posto di aerei nemici, ma le idee di base sono le stesse." ~ (rogerebert.com)
"Mi piacciono SUPERMAN di Richard Donner, IL CAVALIERE OSCURO, Christopher Nolan, e il primo IRON MAN, ma il film di supereroi che più mi ha impressionato è uno che non si prende troppo sul serio: GUARDIANI DELLA GALASSIA. A fine proiezione me ne sono andato con la sensazione di aver visto qualcosa di nuovo nel cinema, senza alcun cinismo o paura di essere tetro quando serve." ~ Steven Spielberg
"(Per il montaggio) il regista che mi ha influenzato più di chiunque altro è John Frankenheimer. Non visivamente, ma come montatore. Il suo montaggio ha spesso più energia del contenuto della storia. Quando vidi VA' E UCCIDI capii per la prima volta cos'era il montaggio. Dopodiché feci una serie di film in 8mm a casa e cominciai a sperimentare tagliando e giustapponendo le scene, e con ogni genere di trucco da sala di montaggio. Ho imparato tutte le cose negative, quelle che cerco di non fare nei film, dal lavoro in televisione. Una cosa che ho imparato dalla TV è che non c'è niente di peggio di un primo piano dal mento alla fronte. Ricordo quando vidi ORIZZONTI DI GLORIA : mi accorsi di quanti pochi primi piani vi fossero, quando Kubrick usava un primo piano allora significava qualcosa. (...) Considero me stesso il montatore del mio film e collaboro con la persona che sta in moviola. Se quella persona ha qualcosa da offrire ed è una buona idea, la uso senza discutere, ma per lo più penso che il montaggio sia una cosa mia, come la fotografia." ~ Steven Spielberg (1980)
Con Charlton Heston, Nicole Maurey, Robert Young, Thomas Mitchell
consigliato daSTEVEN SPIELBERG
(Fonti : cracked.com + theraider.net): "Charlton Heston è l'arrogante avventuriero Harry Steele nel poco noto film del 1954 IL SEGRETO DEGLI INCAS. Però!? Assomiglia notevolmente ad Indiana Jones, perfino nella barba di due giorni. È una coincidenza? Le somiglianze non si fermano qui. Ricordate la stanza della mappa ne I PREDATORI DELL'ARCA PERDUTA dove Indy fa il trucchetto della luce riflessa per svelare il luogo dov'è nascosta l'arca? Sì, hanno preso in prestito anche questo..."
"Ma aspetta un attimo, questo film vede la partecipazione di uno degli attori più famosi di sempre in quello che è praticamente un premake di Indiana Jones...perché non è più conosciuto? Potrebbe essere perché entrambi i film sono prodotti dalla Paramount, che non si è mai preoccupata di fare uscire IL SEGRETO DEGLI INCAS in vhs o dvd. Molti fans tra cui Deborah Nadoolman, la costumista di INDIANA JONES, credono che la Paramount stia solo cercando di nascondere il furto. La Nadoolman l'ha riconosciuto in un'intervista del 2007: « IL SEGRETO DEGLI INCAS con Charlton Heston è quasi fotogramma per fotogramma I PREDATORI DELL'ARCA PERDUTA. Visto che entrambi sono stati prodotti dalla Paramount, e IL SEGRETO DEGLI INCAS non è più disponibile in home-video – posso solo immaginare che Larry Kasdan abbia preso quello script e l'abbia aggiornato per Steven. Una grande idea. In effetti abbiamo guardato questo film insieme a tutta la crew diverse volte, e ho sempre pensato che fosse strano che gli autori non l'avessero citato in seguito come ispirazione della serie.»
"Sono influenzato da tutti coloro che si suppone possano influenzarmi per il fatto che sono un regista. (...) Mi piacciono i miei contemporanei e posso avere più da George Lucas, che è un mio buon amico, di quanto posso avere seduto in una saletta a farmi proiettare sei film di Preston Sturges. Davvero. Perché almeno queste persone sono vive e abbiamo un rapido scambio, avanti e indietro, di scripts e idee. Ho visto centinaia di vecchi film, non mi fraintendete, ma non ho imparato altrettanto dai vecchi film. Ho imparato l'economia di John Ford. Ma poi l'economia non l'ho imparata – davvero concedo molto a me stesso in tanti modi. Ma John Ford, se mi a insegnato qualcosa, mi ha insegnato come non cedere alla lusinga di una ripresa dall'alto, sapete, quando allargare, quando stringere – non girare primi piani ad ogni scena o ad ogni ripresa. Sapere quando un primo piano è buono. Voglio dire, Ford era così attento per quel che riguardava i primi piani e i totali. Ford tecnicamente era, per me, il regista perfetto e Orson Welles il secondo. Come tecnico metto soltanto Ford davanti a Orson Welles, come grande tecnico, sebbene mi abbiano rimproverato e riso dietro per questo. (...) Ho una forte preferenza (tra i film di Capra) per LA VITA È MERAVIGLIOSA. Ammiro anche Hawks. Si dice troppo che sono un fan di Hitchcock. Non ho visto che un terzo dei suoi film. Solo PSYCO e LA DONNA CHE VISSE DUE VOLTE li ho visti due volte. Passo dieci volte più tempo a guardare i film di Ford che quelli di Hitchcock, ma nessuno commenta mai le mie qualità fordiane. (...) Provo a guardare un film di John Ford prima di iniziare a lavorare ad ogni nuovo film semplicemente perché mi ispira, e sono molto sensibile a come dipinge le sue immagini, e a come blocca le persone e inquadra l'azione dando l'illusione che stiano accadendo delle cose lontano dalla cinepresa. Ford celebra l'inquadratura, non solo quello che capita al suo interno. È come un pittore classico. Perciò devo guardare SENTIERI SELVAGGI. Devo, quasi tutte le volte. Non mi stanca mai. Ha così tanti superlativi. (...) Prima di iniziare a dirigere un nuovo film torno sempre a vedere 4 film. Di solito sono: I SETTE SAMURAI, LAWRENCE D'ARABIA, LA VITA È MERAVIGLIOSA e SENTIERI SELVAGGI." ~ Steven Spielberg (1980)
Con Robert Shaw, Patrick Magee, Sidney Tafter, Dandy Nichols, Moultrie Kelsall, Helen Fraser
consigliato daSTEVEN SPIELBERG
"Mi piacciono molti dei lavori di Bill Friedkin - amo FESTA DI COMPLEANNO. La gente non sa neanche che quel film esiste. Amo la sua regia in FESTA DI COMPLEANNO. Una delle ragioni per cui ho preso Robert Shaw per questo film (LO SQUALO) è per via di FESTA DI COMPLEANNO. Mi piace anche IL BRACCIO VIOLENTO DELLA LEGGE. Non mi piace invece molto L'ESORCISTA." ~ Steven Spielberg (1980)
Fonti: Empire (1989); goop.com; parade.com; collider.com; bfi.org.uk; "Cult!" a cura di Bill Krohn; "Steven Spielberg: Interviews" by Steven Spielberg, Lester D. Friedman, Brent Notbohm; IMDb; "Steven Spielberg" ed. Il Castoro
In una conversazione col filmmaker Michael Apted nel 2011 Spielberg ha descritto la sua scoperta di 2001: ODISSEA NELLO SPAZIO come qualcosa di simile ad un'esperienza religiosa: "Sto ancora consumando l'adrenalina che ho sperimentato nel 1968 quando ho visto il film per la prima volta. (...) Nessuno sapeva fare cinema meglio di Stanley Kubrick – nella storia. Era un camaleonte, non ha mai fatto due volte lo stesso film. Ogni singolo film è un genere diverso, una storia diversa, un rischio diverso. L'unica cosa che legava tutti i suoi film era l'incredibile virtuosismo del suo mestiere." ~ Steven Spielberg
"Fu mio padre a portarmi a vedere il mio primo film. Era IL PIÙ GRANDE SPETTACOLO DELLA TERRA nel 1952, un film di tali proporzioni che a dire il vero fu un esperienza traumatica." ~ Steven Spielberg
(Alla richiesta di scegliere un film preferito ed analizzarlo - intervista del 1980) : "Non so cosa potrei scegliere o se saprei rendergli giustizia. Ammiro un film come IL DOTTOR STRANAMORE. È uno dei pochi film che abbia visto che è vicino alla perfezione. Perché quello che Kubrick si è proposto di fare, l'ha portato a compimento. E questo è sempre il mio primo e più importante criterio per la perfezione. Lui è un maestro dell'illuminazione «concettuale» e della composizione e nelle questioni tecniche. Ci sono cose in quel film che sono tecnicamente perfette al 100% . (...) L'elemento più brillante di STRANAMORE, e nella mia umile opinione quello che ha determinato il fallimento di 1941, ALLARME A HOLLYWOOD, è il fatto che in STRANAMORE l'ampia e barocca comicità era stra-divertente perché la realtà della situazione era verosimile. Nel modo in cui il film era girato, e per le performances così misurate – con la piccola eccezione di George C. Scott – e la realtà di dove la cinepresa era posizionata e come erano illuminate le scene, tutto rendeva la piena comicità accettabile. E credibile. La giustapposizione di docu-drama e comicità folle non ha mai funzionato meglio in nessun film." ~ Steven Spielberg
"Ho sempre invidiato i registi come Scorsese, che fa film che sono la quintessenza dei film alla Scorsese. Non ho mai avuto quell'impressione di me stesso, non ho mai sentito di avere uno stile." ~ Steven Spielberg
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