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Venezia 2019: Giorno 7
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Giunta al suo settimo giorno, la 76.ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia cala in concorso due carte agli antipodi: da un lato c'è Guest of Honour, ultima opera di Atom Egoyan, un regista che negli ultimi anni, a causa del richiamo di Hollywood, si è un po' perso di strada, mentre dall'altro lato si presenta About Endlessness, opera ascrivibile all'astrattismo di Roy Andersson, Leonde d'Oro qualche anno fa. 

Intanto ieri le cronache hanno avuto molto di cui parlare. Il Leone d'Oro alla carriera a Julie Andrews ha commosso un po' tutti gli amanti di un certo cinema che fu. Vedere Mary Poppins con la statuetta in mano ha sottolineato come pubblico e critica possano convivere senza farsi necessariamente la guerra.

 Julie Andrews 

 

La passerella dall'Hotel Excelsior al Palazzo del Casinò è invece stata set di una sfilata... particolare. La splendida Valentina Tafferini ha camminato tra gli sguardi stupiti del pubblico indossando una creazione di bodypainting dell'artista Lela Pérez. Il motivo è presto detto: la performance fa da apripista al documentario Mondo Sexy di Mario Sesti, in programma per oggi (intorno a mezzogiorno troverete la recensione per capire di che si tratta). Prodotto dalla Augustus Color e distribuito dalla Compass Film. il documentario ripercorre il documentario erotico italiano degli anni Sessanta. In esclusiva, vi mostriamo un breve filmato video in cui Lela Pérez in barca verso il Lido sta ultimando la sua opera sulla modella. Per il video e gli scatti, ringraziamo invece Federika Ponnetti (suo il copyright)

 

 Valentina Tafferini

 

 Valentina Tafferini

 

Da sinistra, la bodypainter Lela Perez, la performer Valentina Tafferini, il regista Mario Sesti, la distributrice Lorena Libassi della Compass Film, la giornalista co-protagonista Sabina Ambrogi, e la distributrice Nicole Libassi della Compass Film.

 

 

Vi ricordiamo, in fondo, le recensioni degli utenti a Venezia... e non solo.

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GUEST OF HONOUR

A dirigere Guest of Honour è Atom Egoyan, regista e sceneggiatore canadese. Nato al Cairo, in Egitto, nel 1960 da genitori di origini armene (entrambi pittori), Egoyan è cresciuto nel Canada occidentale. Iscrittosi all'Università di Toronto per studiare Relazioni internazionali e Musica, avrebbe voluto diventare sceneggiatore quando grazie alla realizzazione di alcuni cortometraggi ha scoperto la passione per la messa in scena. Next of Kin del 1984 è l'opera di debutto che gli ha spianato la strada per titoli apprezzati nei circuiti festivalieri come Black Comedyed Exotica. Nel 1997 con Il dolce domani, premiato a Cannes, è stato candidato all'Oscar per la regia mentre nel 2002 con Ararat è andato alla ricerca delle sue origini armene, confrontandosi con il genocidio del suo popolo perpetrato dai Turchi nel 1915. La sua opera di maggior successo al botteghino rimane però il thriller erotico Chloe. Tra seduzione e inganno mentre quella più discussa resta senza dubbio Remember, dramma sulle conseguenze dell'Olocausto in concorso al Festival di Venezia 2015.

Protagonista principale di Guest of Honour nei panni di Jim è il britannico David Thewlis, lanciato da Naked di Mike Leigh. Ha dichiarato l'attore a proposito del suo personaggio: "Jim dopo la morte della moglie cresce da solo la figlia Veronica e nei quindici anni successivi la vede trasformarsi da adolescente a donna. Ma si tratta di una donna che lo confonde e che di cui non sembra capire le motivazioni. Credo che il tema del film, al di là della narrazione, consista nella volontà di Jim di entrare in relazione con Veronica per comunicarle tutto l'amore che nutre nei suoi confronti. Paradossalmente, non è stato in grado di gestire il proprio destino ma gestisce quello degli altri con il suo lavoro, con una professione nella quale fa convergere le sue frustrazioni personali e i suoi malesseri. In passato, aveva aperto un suo ristorante ma è stato annientato dalle vicissitudini della vita di Veronica. La sua professione è la sua personale vendetta contro una vocazione che in qualche modo gli è stata strappata".

Veronica ha il volto di Laysla De Oliveira, giovane attrice di Toronto ma di origini brasiliane con all'attivo qualche partecipazione televisiva e il ruolo di protagonista di In the Tall Grass, opera targata Netflix che, diretta da Vincenzo Natali, si basa su un racconto breve di Stephen King. "Veronica è una giovane insegnante di musica che si adopera al massimo nel suo lavoro", ha sottolineato l'attrice. "Si porta però dietro traumi legati al rapporto con il padre. la vita familiare e la sua complessità è al centro del lavoro di Egoyan: una famiglia può farti sentire amata ma può anche danneggiarti per il resto della vita, ferendoci con comportamenti o parole che non capiamo fino in fondo".

Il ruolo di padre Greg è giocato invece da Luke Wilson, attore versatile con oltre 50 titoli all'attivo, da Rushmore a Il Cardellino. "Padre Greg è uno di quei personaggi che si intreccia con tutta la storia. Non è proprio un narratore e nemmeno il protagonista ma è una figura che si relaziona con le figure centrali del racconto. Conosce tutti coloro che il pubblico incontra, in momenti diversi e in situazioni diverse. E conosce molto della loro storia personale".

Il cast principale di Guest of Honour è infine completato dagli attori Rossif Sutherland (è Mike, l'autista dello scuolabus), Alexandre Bourgeois (è Clive, lo studente diciassettenne con cui Veronica abusa della sua posizione di insegnante) e Arsinée Khanjian (è Anna).

David Thewlis

Guest of Honour (2019): David Thewlis

 

Di cosa parla

Guest of Honour esplora la complicata relazione tra Jim e sua figlia Veronica, un'insegnante di musica di liceo, e il passato che continua a tormentare entrambi. Con un continuo andare avanti tra passato e presente, emergono i segreti oscuri che accompagnano la loro esistenza. Jim lavora come ispettore alimentare in una città multiculturale: per lui, ogni posto rappresenta un rischio potenziale e una sua parola è in grado di far chiudere i locali che non rispettano le norme sanitarie. Si tratta di un potere che non esita a esercitare. Parte del suo rituale settimane consiste poi nel far visita in carcere alla figlia Veronica. Avendo confessato di aver abusato della sua autorità durante un tragitto su uno scuolabus, Veronica respinge ogni tentativo del genitore di farle avere la libertà anticipata. Confuso e frustrato dall'intransigenza della figlia, Jim si lascia prendere dall'angoscia, che comincia a sua volta a incidere sul suo lavoro.

Pian piano, emerge cosa è successo sullo scuolabus: istigata da un aggressivo autista, Veronica è accusata di aver calcato la mano con il diciassettenne Clive e un altro studente. Durante le visite di Jim, però, viene fuori come Veronica sfrutti la vicenda per espiare qualcosa avvenuto molto tempo prima. Quand'era solo una ragazza, era convinta che il padre avesse una relazione con la sua insegnante di musica e lo ha rivelato al figlio della donna, con conseguenze terribili che hanno condotto a una tragedia di cui si è poi sentita responsabile. Quando padre e figlia sembrano avvicinarsi a una via d'uscita, Jim improvvisamente muore. Mentre prepara il funerale del genitore, Veronica si confessa con padre Greg, che potrebbe avere l'ultimo pezzo di quel puzzle complicato che è il suo passato.

Guest of Honour affronta in maniera inquietante e allo stesso tempo avvincente temi come la percezione di sé, la memoria e il perdono. A spiegare meglio il progetto è lo stesso regista: "Guest of Honour è un'indagine emotiva sul legame di un padre con la figlia. La loro storia è scossa da eventi che nessuno dei due capisce del tutto. Per gran parte del film vivono entrambi come sospesi, cercando di capire la natura di ciò che li unisce mentre il tempo scorre inesorabile. Che il tempo passi lo si capisce dal fatto che il legame viene bruscamente interrotto dalla morte del padre e che i dettagli del passato vengano fuori come in una sorta di autopsia psicologica. Da ispettore alimentare, Jim ha il potere di chiudere tutti i ristoranti che vuole ma, mentre usa la sua autorità per determinare i destini altrui, cerca disperatamente di capire qual è il suo posto nel mondo. La figlia Veronica, invece, crede di aver trovato un modo per vivere in pace ma il suo equilibrio viene rimesso in discussione dalle rivelazioni di un passato che non aveva compreso a pieno. Colui che detiene la chiave per risolvere i dilemmi del passato è padre Greg, il sacerdote che è chiamato a tenere le esequie di Jim. Il più grande mistero del film è cercare di capire se, chiedendo esplicitamente di padre Greg per il suo funerale, Jim avesse pianificato una riconciliazione con la figlia impossibile da raggiungere in vita".

"Come nella maggior parte dei miei film, ho cercato un modo per consentire allo spettatore di entrare nella vicenda e di seguire da vicino il percorso dei personaggi", ha proseguito Egoyan. "In questo caso, mi interessava che capisse quella che definisco la "cronologia emotiva" di Jim e Veronica e che trovasse un modo per misurare i loro sentimenti complessi. Sebbene la struttura non sembri lineare, Guest of Honour ha una narrativa molto semplice che segue il flusso dei ricordi che pian piano riaffiorano. Mentre la situazione nello specifico è unica, la dinamica del legame tra il padre e la figlia è qualcosa con cui ognuno ha una certa familiarità. Ognuno di noi pensa che il proprio genitore abbia commesso degli errori, che non sia stato in grado di esprimere i propri sentimenti o che non abbia prestato le giuste attenzioni. Quei momenti segnano per sempre le nostre vite e talvolta in maniera anche dolorosa. Nella storia è possibile individuare cinque archi temporali diversi, eppure si ha la sensazione che tutto avvenga in un eterno presente lasciando che il film diventi una macchina del tempo attraverso cui i personaggi giungono alla comprensione di ciò che significano l'uno per l'altra".

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ABOUT ENDLESSNESS

A dirigere About Endlessness è Roy Andersson, regista, sceneggiatore e montatore svedese.  Nato nel 1943 a Göteborg, nel 1969 si è laureato presso lo Swedish Film Institute e il suo primo lungometraggio, A Swedish Love Story, ha vinto quattro premi al Festival del cinema di Berlino nel 1970. Giliap, il suo secondo film, è stato presentato alla Quinzaine des Réalisateurs di Cannes nel 1976. Nel 1975 si è imbarcato in un'audace carriera come regista di filmati pubblicitari, guadagnando molti premi. Nel 1981 ha fondato Studio 24 a Stoccolma, al fine di poter produrre e realizzare i suoi film in tutta libertà. È qui, inoltre, che ha sviluppato il suo stile cinematografico unico. Dopo Something has happened e Un mondo di gloria, due cortometraggi che si sono guadagnati alcuni tra i riconoscimenti più prestigiosi al mondo (tra gli altri quelli del Festival di Clermont-Ferrand), all'interno del suo studio ha girato Canti dal secondo piano che ha vinto il Premio Speciale della Giuria al Festival di Cannes del 2000. Questo era il primo capitolo una trilogia, seguito nel 2007 da You, the Living, anch'esso proiettato a Cannes. Questi film hanno consolidato il suo stile personale, caratterizzato da riprese statiche e composizioni costruite in maniera meticolosa, dalla commedia dell’assurdo e da un'umanità essenziale. Nel 2009, il lavoro di Roy Andersson è stato riconosciuto con una mostra al MoMA di New York in cui non solo si presentava la sua opera cinematografica in forma integrale, ma erano incluse anche alcune delle sue pubblicità. Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, il suo quinto lungometraggio, è stato l'ultimo capitolo della trilogia, completata nel corso di 15 anni e ha vinto il Leone d'Oro al Festival di Venezia 2014. About Endlessness è arrivato a cinque anni di distanza da quel premio.

scena

About Endlessness (2019): scena

 

Di cosa parla

About Endlessness è una riflessione sulla vita umana in tutta la sua bellezza e crudeltà, splendore e banalità. Si vaga in maniera onirica sotto la voce di una narratrice che, come Scheherazade in Le Mille e una Notte, fa sì che momenti insignificanti assumano la stessa importanza di significativi eventi storici: una coppia fluttua sul cielo della città di Colonia, devastata dalla guerra; sulla strada per una festa di compleanno, un padre si sofferma ad allacciare le scarpe alla figlia sotto il battere della pioggia; ragazze adolescenti ballano fuori da un bar; un esercito sconfitto marcia verso un campo di prigionia. Ode e lamento allo stesso tempo, About Endlessnesspresenta un caleidoscopio di tutto ciò che è eternamente umano, una storia infinita sulla vulnerabilità dell'esistenza.

About Endlessness (con il suo astrattismo) è stato così presentato dal regista: "Da 18 anni lavoravo nel cinema e, occupandomi semplicemente di estetica realista/naturalista, mi sentivo come bloccato, con pochissime opportunità di innovazione e sviluppo. L'anno era il 1985 ed ero pronto ad abbandonare il cinema come mezzo di espressione. Il neorealista Ladri di biciclette di Vittorio de Sica era un capolavoro insuperabile e, secondo me, aveva tutto ciò che deve avere il migliore dei film. Certo, esistevano altri titoli che mi appassionavano e interessavano molto, come le opere successive di Luis Buñuel e Federico Fellini, ma il loro linguaggio altamente astratto era qualcosa per cui non ero particolarmente portato. Almeno fino a quando non ho osato cimentarmi con esso. Non voglio dire che ho rinunciato al realismo/naturalismo per sempre. Elementi di queste forme espressive sono ovviamente presenti ancora presenti nel mio lavoro ma immergermi nell'universo dell'astrazione è stato liberatorio. Con l'aiuto dell'astrazione, ho fatto dialogare i vivi con i morti in Canti dal secondo piano e mi sono immerso nella dimensione onirica di You, the Living. Ho raccontato storie su di noi e sul nostro tempo con le sequenze incredibilmente anacronistiche come quelle presenti in Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza, dove il re svedese Charles XII mentre si reca in Russia nel 1708 fa una breve sosta in un bar di una periferia contemporanea perché ha sete o al ritorno perché deve usare il bagno".

"Diverse, come accade con gli ultimi miei lavori, sono state le fonti di ispirazione", ha proseguito Andersson. "Ma una su tutte è stata la più pregnante: Le Mille e una Notte, il capolavoro per eccellenza della cultura araba. Come i tanti racconti di Scheherazade affascinavano re Shahryar, spero che anche le scene di About Endlessness siano così interessanti e affascinanti da portare il pubblico a volerne vedere ancora un'altra e a pretendere che il film non finisca mai. Del  resto, l'esistenza umana è inesauribile e come tale ho voluto che fosse la composizione delle varie scene. nella mitologia greca c'è un oggetti che è meglio noto come il corno dell'abbondanza o, semplicemente, cornucopia. Si tratta di un corno di capra pieno di oggetti che simbolizzano ricchezza e abbondanza. Di solito, è rappresentato come traboccante di ortaggi e frutta di ogni genere, di una generosità che, come vorrebbe il mito, non finisce mai: è dunque un'incarnazione fisica di quella che è l'infinita inesauribilità. Penso che l'arte e la storia dell'arte abbiano oggi lo stesso ruolo della cornucopia e che racchiudano al loro interno l'intero significato dell'umanità stessa. Confesso che spesso ho provato una certa invidia per la ricchezza delle belle arti. Naturalmente, ci sono film che sono quasi alla pari con i grandi capolavori delle belle arti ma, secondo me, sono pochissimi".

"About Endlessness ha una voce narrante, che ridefinisce il concetto stesso di voice over cinematografico", ha precisato Andersson. "Spesso la voce narrante è un personaggio che accompagna la storia e un uso particolarmente significativo è quello che ne ha fatto Alain Resnais in Hiroshima, mon amour, in cui un monologo di Marguerite Duras finisce sia per accompagnare splendidi immagini silenziose sia per trasformarsi in dialogo con i personaggi principali. Io ho scelto la voce di una donna, una giovane donna, che lasciando trasudare esperienza di vita e vanità ricorda una sorta di fata. La voce sottolinea ciò che si vede e si rivolge direttamente a chi guarda il film, in maniera chiara e pacata. Non vuole convincere di nulla ma descrivere solo ciò che sta accadendo ma lo fa all'imperfetto. Mentre noi vediamo ciò che avviene, lei lo descrive come se ne fosse stata già testimone. Ci racconta anche qualcosa che non vediamo, fornendoci ulteriori informazioni sui personaggi e sulle ragioni di alcuni loro comportamenti, arricchendo in tal modo la nostra prospettiva sugli spaccati".

Ha poi concluso il regista: "Ci sono anche scene che sono state ispirate dall'artista franco-russo Marc Chagall. Cinque volte vediamo una coppia fluttuare su città e paesaggi devastati dalla guerra. La coppia è il simbolo dell'innocenza".

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7. Continua

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I NUMERI PRECEDENTI

Venezia 2019: Giorno 1

Venezia 2019: Giorno 2

Venezia 2019: Giorno 3

Venezia 2019: Giorno 4

Venezia 2019: Giorno 5

Venezia 2019: Giorno 6

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RECENSIONI

 

Martin Eden di Pietro Marcello: Recensione di YumeRecensione di Maghella / Recensione di Alan Smithee

 

No.7 Cherry Lane di Yonfan (Concorso): Recensione di EightAndHalf / Recensione di Alan Smithee

 

Shadow of Water di Sanal Kumar Sasidharan (Orizzonti): Recensione di Maghella

 

Rialto di Peter Mackie Burns (Orizzonti): Recensione di Maghella

 

A Son di Mehdi Bersaoui (Orizzonti): Recensione di Supadany

 

Giants Being Lonely di Grear Patterson (Orizzonti): Recensione di Alan Smithee

 

Il varco di Federico Ferrone e Michele Manzolini (Sconfini): Recensione di Spaggy

 

Burning Cane di Phillip Youmans (Giornate degli Autori): Recensione di Supadany

 

La Llorona di Jayro Bustamante (Giornate degli Autori): Recensione di Obyone / Recensione di Alan Smithee

 

Tony Driver di Ascanio Petrini (Settimana della Critica): Recensione di Spaggy

 

Viburno rosso di Vasiliy Shukshin (Restauri): Recensione di Alan Smithee

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