Agli inizi del nuovo secolo, Fernando Valls, stimato critico letterario e docente presso la Universidad de Barcelona, organizzava per i tipi della Austral, ottima casa editrice spagnola per edizioni critiche di classici anche stranieri, un’antologia di racconti contemporanei. Pubblicata nel 2001 con il titolo Son cuentos. Antología del relato breve español, 1975-1993, è stata la prima indagine autoriale sul racconto spagnolo contemporaneo, così come a dieci anni di distanza riproponeva la stessa indagine critica con Siglo XXI. Los nuevos nombres del cuento español actual (Menoscuarto, 2010).
Da qui, e per il fatto di trattare serie televisive spagnole, ho scelto questo titolo, Son series. Non è solo un gioco di assonanze. Le serie televisive o di piattaforma, nonostante la serialità che ne allunga il metraggio finale, si può ben dire che corrispondano al racconto, mentre i film ai romanzi. In caso contrario, ne discuteremo. In secondo luogo, come Valls rintracciava attraverso il racconto breve i nuovi nomi della letteratura spagnola, ingiustamente bistrattata e marginalizzata in Europa, allo stesso modo ho cercato di rintracciare nella serialità spagnola autori, registi, attori, attrici e ovviamente titoli che hanno non solo marcato un cambio netto con la serialità spagnola precedente, ma anche con quella europea, proponendo serie sempre più audaci e ben realizzate, trovando inoltre con Netflix la possibilità di arrivare e farsi apprezzare in tutto il mondo. In più, Movistar+ è il concorrente più agguerrito di Netflix in patria e il risultato del continuo e serrato duello è la produzione di serie di ottima fattura, con regie di spessore e attori di alto rango capaci di far tremare pure Antena 3 e le sue produzione classiche che, nonostante la bellezza formale e la riuscita struttura narrativa di alcune di loro, restano sempre prodotti generalisti. Tant’è che è la stessa Antena 3 la prima emittente televisiva, quindi generalista, a dare inizio a questa rivoluzione della serialità spagnola con La casa de papel (Álex Pina, 2017-in corso) e Fariña (Campos/Neira, 2018).
A tre anni dal mio primo contributo sulla serialità spagnola (//www.filmtv.it/post/31590/televisioni-iberiche-la-serialita-spagnola-tra-genere-e-melo) torno ad analizzare il prodotto televisivo spagnolo e la sua felice evoluzione di questi ultimi anni, dovuta in gran parte anche all’arrivo delle piattaforme digitali, oltre che al coinvolgimento di registi e autori cinematografici. Così, qui di seguito, in ordine di preferenza, elenco le serie spagnole che ho visto e che ho potuto valutare rimandando ai commenti specifici per un approfondimento, sperando che qualche scettico esca un po’ dal suo guscio e riconosca il valore artistico e narrativo dei prodotti spagnoli, tanto le serie come i film come la letteratura, e s’involi in visioni e letture nuove. Senza pregiudizi. Superando finalmente la sudditanza francese.
LA PESTE (Alberto Rodríguez, 2018-in corso, Movistar+).
Prima emissione: 12 gennaio 2018.
La firma di uno dei più abili e politici autori iberici di oggi, Alberto Rodríguez, è evidente in quella che è la serie più importante del 2018 spagnolo, la serie che, insieme a Gigantes, ha davvero rinnovato linguaggio, temi e struttura narrativa della serialità spagnola, influenzando le serie a venire e introducendo, finalmente, l’arte cinematografica nel prodotto televisivo.
In linea: //www.filmtv.it/film/145657/the-plague/recensioni/941329.
GIGANTES (Enrique Urbizu, 2018-in corso, Movistar+).
Prima emissione: 5 ottobre 2018.
Enrique Urbizu, contribuisce alla rivoluzione seriale spagnola intervenendo anche sul genere. Dal crime alla tragedia, dal noir al poliziesco, la “vita criminale” trova una rappresentazione nuova ed efficace, lontana anni luce dai moduli narrativi generalisti, sconfinando nella critica sociale e poggiandosi su approcci interdisciplinari nuovi come i gender studies, men and masculinities studies, feminism theory.
In linea: //www.filmtv.it/film/161381/gigantes/recensioni/940989.
FARIÑA (Campos/Neira, 2018, Antena 3).
Prima emissione: 28 febbraio 2018.
È la seconda serie di Atresmedia che cerca di cambiare il mondo della serialità spagnola. E vince. Riesce a scrollarsi di dosso il superfluo generalista, che ancora si può rintracciare in La casa de papel con i suoi melodrammi, i romance e i continui colpi di scena telenovelici per prolungare patologicamente la narrazione, attuando una politica estetica rapida, veloce, virile. Il nuovo linguaggio seriale trova proprio in Fariña la sua pietra angolare.
In linea: //www.filmtv.it/serie-tv/162859/farina-cocaine-coast/recensioni/941307.
LA CASA DE PAPEL (Álex Pina, 2017-in corso, Antena 3 [Netflix dalla terza stagione]).
Prima emissione: 2 maggio 2017.
Ancora troppo “femminile” per la sua struttura melodrammatica, La casa de papel è la prima serie spagnola, tra l'altro targata Atresmedia, ad avere un successo senza precedenti anche al di là del “charco”, un successo superiore anche a Gran Hotel (Campos/Neira, 2011-2013), sempre di Atresmedia. Questo grazie a una trama completamente innovativa, personaggi iconizzati e un sottotesto politico non indifferente, il tutto rappresentato con vivacità e ritmo, con uno sguardo dinamico per l’immagine e con una fotografia cinematografica senza precedenti in campo televisivo.
In linea: //www.filmtv.it/serie-tv/145693/la-casa-di-carta. [La scheda tecnica è mia].
LAS CHICAS DEL CABLE (Campos/Neira, 2017-in corso, Netflix).
Prima emissione: 28 aprile 2017.
Melodramma che riunisce sullo stesso set tre grandi attori spagnoli della Generación del 9, Yon González, Martiño Rivas e Blanca Suárez, che già avevano lavorato insieme durante la gloriosa stagione de El internado (Daniel Écija, 2007-2010), serie che ne decretò il successo professionale. Nella Spagna prefranchista degli anni ’30, le lotte femministe e sociali delle protagoniste vengono però annacquate da una scrittura melodrammatica che esagera nel pathos e nelle svolte da feiulletton ottocentesco. Questo piccolo difetto, non impedisce comunque il successo della prima serie spagnola targata Netflix che ne rinnova regolarmente la produzione. Va da sé che la bravura istintiva degli attori protagonisti ne consiglia altamente la visione.
In linea: //www.filmtv.it/serie-tv/144381/le-ragazze-del-centralino/recensioni/897713.
LA ZONA (Sánchez-Cabezudo, 2017, Movistar+).
Prima emissione: 27 ottobre 2017.
Anche se si compone di una sola stagione di soli 8 episodi, La zona resta una delle prime serie televisive da piattaforma che hanno tentato, almeno tematicamente, di svecchiare i cliché storici della serialità spagnola generalista attraverso un cupo racconto di fantascienza e mutazioni. L’operazione è riuscita anche grazie alle ottime performance attoriali del cast, di cui vale la pena citare Eduard Fernández, Álvaro Cervantes, Emma Suárez e Tamar Novas. Il primo, in particolare, nelle vesti del classico poliziotto “sopravvissuto” non solo a un massacro, ma anche a un’epoca, di cui è evidente l’eredità di detectives come quelli nati dalle penne di Hammett, Chandler e Spillane, riesce a conferire a l’intera serie un’ombra di cupezza perfettamente in sintonia con il tema e le ambientazioni orrorifiche.
SKAM ESPAÑA (Andem/Álvarez/Ayerra, 2018-in corso, Movistar+).
Prima emissione: 16 settembre 2018.
Rispetto al remake italiano, di cui ho già ampiamente parlato e che ritengo il miglior prodotto televisivo italiano di sempre, la versione spagnola del fenomeno crossmediatico svedese è più classicheggiante e nonostante gli accorgimenti tecnici come il taglio naturalistico, nessuna paternale, quotidianità adolescente modulata sulla realtà dei giovani di oggi senza stereotipi di sorta, che sono il marchio estetico della serie a ogni latitudine, non riesce a coinvolgere, lasciando i personaggi appiccicati al fondo realista delle loro storie. Il limite è comunque di poco conto, perché parliamo sempre di una serie che si distingue da altri teen drama per i contenuti e la veridicità delle interpretazioni.
Non recensito.
ÉLITE (Carlos Montero, 2018-in corso, Netflix).
Prima emissione: 5 ottobre 2018.
Una serie che vuole sporcarsi con le tematiche più scabrose e problematiche dei giorni nostri, soprattutto attingendo all’esperenzialità del mondo adolescente, non può castrare gli stessi temi e le stesse riflessioni proponendo solo una loro idealizzata pruriginosità. Se gli attori sono in buona parte ottimi e spiazzanti nella loro freschezza attoriale e la modulazione narrativa fuori dagli schemi generalisti, il testo è purtroppo un’opera castrata. Ci si aspettava di più. Resta comunque una serie di valore, soprattutto per lo sdoganamento di molte tematiche sociali in un teen drama.
In linea: //www.filmtv.it/serie-tv/162959/elite/recensioni/935597.
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