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L'Arte di Pete Docter: un'analisi poetica dello sviluppo umano
di Genga009 ultimo aggiornamento
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L'Arte di Pete Docter: un'analisi poetica dello sviluppo umano

Dopo anni di vuoto riprendono i capitoli della rubrica "Angolo Animazione", dove approfondisco la filmografia dei principali registi della storia del cinema animato. Pete Docter è una delle tante braccia destre che accompagnano, fin dalle origini, John Lasseter nella produzione delle opere targate Pixar Animation Studios. Artista visionario e dotato di profonda sensibilità, Docter negli anni si è contraddistinto all'interno del panorama dell'animazione cinematografica come l'autore più poetico della casa di produzione di Los Angeles, nonché uno dei più importanti registi occidentali nel campo del cinema animato. Toy Story (soggetto), Toy Story 2 (soggetto), Monsters & Co. (regia), WALL E (soggetto), Up (regia, soggetto, sceneggiatura), Inside Out (regia, soggetto, sceneggiatura) e Toy Story 4 (soggetto) sono le principali opere a cui ha lavorato. Aspettando Soul (uscita nelle sale prevista nel 2020), analizzo in ordine cronologico solamente i lavori con Docter alla regia, continuando così l'esplorazione all'interno della Pixar attraverso i suoi protagonisti.

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Monsters & Co. non presenta sottotesti adulti ma gode di una geniale sensibilità. Assieme ad Inside Out (2015), mi piace definire questa come l'opera più "pedagogica" della Pixar. Il film diretto nel 2001 da Pete Docter, Lee Unkrich (Toy Story 3) e David Silverman (Simpsons - Il Film) esprime la sublimazione artistica di tanti dei cliché che accompagnano l'infanzia (la paura del buio, il mostro sotto il letto), i quali nel lungometraggio vengono rappresentati come l'alterazione di tutta la realtà fantasmatica - e delle teorie psicoanalitiche ad essa associata - che viene da sempre normale immaginarsi. Qui, infatti, sono soprattutto i mostri che sono terrorizzati a morte dai bambini. Oltre a questo, dagli spaventi che i mostri riescono a guadagnare con fatica, cercando di non essere toccati dai fanciulli per non finire contaminati, viene prodotta l'energia con cui l'intero mondo alternativo può continuare ad esistere in pace e tranquillità. Un mondo che ovviamente è governato prima di tutto dal denaro, in cui i potenti si arricchiscono senza scrupoli e l'arrivismo porta certi individui a diventare ostili e senza un briciolo di dignità.

 

Il primo lungometraggio co-diretto da Docter è una commedia spassosa con retroscena dolceamari confronto la realtà (quella vera) che vuole analizzare. Come tanti film Pixar, Monsters & Co. è sì un film acuto e interessante grazie ad una sceneggiatura magistrale nella scrittura dei dialoghi e a dei personaggi che sono tutti, dai protagonisti ai personaggi di contorno, caratterizzati in maniera sublime, ma è anche portavoce di una critica sociale diretta e molto ben contestualizzata. Dopo Toy Story (1995), Monsters & Co. mette in scena un'altra fantasia infantile distorta dagli autori della Pixar per inserirla in un quadro concettuale più riflessivo, non per forza per adulti, bensì comunque a perfetta misura di bambino.

 

Voto : ****

Rilevanza: 7. Per te? No

Simpatico teatrino dove i due protagonisti di Monsters & Co. si trovano alle prese con la nuova, bizzarra, automobile comprata da Mike. I tempi comici sono perfetti, il duo Mike & Sully - anche se ricorda sempre un po' Timon e Pumba (e non per la voce di Tonino Accolla in comune tra il mostro verde e la mangusta) - diverte e nel corto si può trovare comunque la morale contro il consumismo sfrenato: "Mi manca la mia vecchia auto!" sussurra sconsolato Mike quando accidentalmente disintegra il suo nuovo ruggente suv a sei ruote.

 

Voto : *

Rilevanza: 5. Per te? No

Up è, prima di tutto, una delle storie d'amore più commoventi dell'intera animazione cinematografica e sicuramente, insieme a WALL E (2008), il film più romantico della Pixar. Docter crea, plasma e dirige (assieme a Bob Peterson) una fiaba contemporanea pregna di sottotesti sia delicati sia spietati, che avvolge lo spettatore in atmosfere leggere e sognanti. L'intera vita di un uomo, vissuta, con la propria dolce metà, alla costante ricerca della possibilità di coronare il sogno di entrambi, viene sconvolta dalla morte e dal dolore. Gli sforzi di un'esistenza vengono resi vani di fronte all'arroganza e alla crudeltà del potere e del denaro. La monotonia e la senilità sopiscono completamente ogni entusiasmo e l'unica ragione per cui vivere diventa la difesa dei propri fragili e troppo importanti ricordi. La nostalgia porta a realizzare una fuga assurda e disperata per tentare di inseguire un'ultima volta quel sogno che ormai sembra dover rimanere incompiuto per sempre. I cieli della città si tingono allora di mille colori. I volti dei passanti diventano di colpo increduli osservando, sopra le loro teste, una vecchia, malmessa, variopinta casa scricchiolante sorvolare tetti, palazzi e fili della corrente.

 

Il capolavoro assoluto di Docter narra, attraverso un intreccio scorrevole ed accattivante, quanto possa essere difficile a volte superare un lutto quando esso rappresenta la perdita parziale di se stessi, del proprio scopo nella vita, della forza che serve, giorno dopo giorno, per andare avanti. Il passato è l'unica forma di consolazione a cui ci si può aggrappare se non si riesce ad accettare la realtà per come si presenta. I ricordi prendono il sopravvento e il comando dei movimenti, diventando piccole manie all'interno dei gesti quotidiani. Le abitudini solitarie rendono sempre più docili i pensieri mentre incupiscono il carattere, che delicato e ferito scolpisce attorno a sé un'armatura di asprezza e scontrosaggine per rinchiudersi e rimanere da solo in attesa della fine.

Solamente un'avventura imprevista può scuotere delle sensazioni tanto viscerali. Sentirsi ancora utili per il presente, ancora in qualche modo amati può salvare dall'ombrosità che avvolge un'esistenza reclusa nell'eterno rimembrare i cari vecchi tempi passati e ormai inesorabilmente perduti.

 

Voto : ****

Rilevanza: 7. Per te? No

Un'altra visionaria magia animata. Mi permetto di scrivere in maniera più personale, vista la mia passione verso il focus centrale dell'opera, ovvero il cervello umano. All'interno del mio corso di studi ho dovuto cimentarmi in parecchi esami di anatomia, fisiologia e rialibitazione in campo neuropsicologico. Quando, nel 2015, ho visionato Inside Out al cinema - da solo e circondato da bambini urlanti, per chi si ricorda il mio rapporto coi pargoli al cinema.. - ho pensato, prima di formulare qualsiasi parere riguardo all'opera in sé, che quello che stessi guardando fosse un vero e proprio capolavoro di neuro-estetica. Per adesso non mi sono mai soffermato all'impianto tecnico delle opere poiché, quando si tratta della Pixar Animation, trovo che sia piuttosto banale sottolineare sempre quanto siano paurosamente bravi gli animatori dello studio californiano a creare ciò che viene proiettato sullo schermo, dai personaggi ai fondali. Inside Out, tuttavia, rende la creatività del tecnico non solo nelle animazioni fluide, nella fotografia espressiva e satura di personalità all'interno di ogni sfumatura di colore, bensì soprattutto nella realizzazione della citoarchitettura delle reti neurali e dell'intero sistema nervoso centrale. Arrivare a semplificare concetti come memoria, personalità, emozioni, inconscio, immaginazione (la sequenza della sintetizzazione all'interno del tunnel del "pensiero immaginativo" è allucinante!), comportamento e fantasia in modo così naturale è la vera forza di questo film; è ciò che rende Inside Out il terzo capo d'opera di fila firmato Pete Docter, che risulta essere in modo ancora più definit(iv)o il vero genio-poeta della Pixar Animation Studios e, in assoluto, uno dei registi con la poetica - non solo concettuale ma anche riguardo il gusto estetico - più brillante dell'intera storia dell'animazione occidentale.

 

Voto : ****

Rilevanza: 8. Per te? No

Il tanto atteso film di Docter sviluppa un ulteriore aspetto della poetica del regista, ormai diventato uno degli autori più eclettici e creativi della storia dell'animazione statunitense. Soul, infatti, si focalizza sui legami che intercorrono tra concetti ben più astratti di quelli analizzati nel precedente lavoro Inside Out: anima, vocazione, talento, ispirazione e passione. La sceneggatura non è solida come quella dei suoi capolavori ma riesce ad unire in maniera comunque sia goliardica, sia intensa e riflessiva, una trama non troppo originale con trovate infallibili come le realizzazioni materiali di idee difficili anche solamente da concepire. Si passa dalla resa concreta dell'aldilà e degli angeli alla rappresentazione onirica del down psicologico e dell'estasi ultraterrena. Vi sono, dunque, molteplici elementi che nel film cercano si trovare una propria giustificazione e, soprattutto, una propria funzionalità nei confronti dell'intreccio dell'opera e dello sviluppo, anche emotivo e sentimentale, della stessa. Soul riesce in più punti a soddisfare questo bisogno primario di coerenza narrativa e visiva, ma non sempre riesce a mettere in risalto avvenimenti e personaggi affinché il tutto risulti più che godibile. Discorso diverso se si vuole davvero commentare il comparto tecnico dell'opera. Oramai i Pixar Animation Studios, anche se in altri lavori sono stati decisamente più ispirati per quanto riguarda l'estetica dei film (Up, Alla Ricerca di Nemo, Inside Out, Wall-E), sono decisamente inarrivabili nel campo della computer grafica.

 

Voto: ***

 

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Opere mancanti nel sito: Winter (1988), Palm Springs (1989), Next Door (1990).

 

Tre brevi cortometraggi in grafica tradizionale che esprimono già quali siano i punti fermi di Pete Docter all'inizio della sua carriera: con la fantasia, contro la ferrea logica; con il gioco e l'inclusione, contro l'arroganza e il rancore; con i bambini, contro i genitori (tranne in Inside Out, deve essersi addolcito con gli anni).

 

_______________________________________

 

 

Monografie/Filmografie precedenti:

 

Hayao Miyazaki

Satoshi Kon

Isao Takahata

Wolfgang Reitherman

René Laloux

John Lasseter

Rilevanza: 1. Per te? No
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