1 stagioni - 10 episodi vedi scheda serie
Lasciando da parte chi si ostina – per inteso, lecitamente - a difendere la sua posizione/preferenza individuale, film e serie televisive possono comodamente andare a braccetto, aiutandosi reciprocamente per arricchire i punti di vista e di conseguenza individuare/ottenere un redditizio completamento. Al di là dei vari salti di barricata che lasciano sul campo parecchi danni e sporadici dividendi (ne cito i primi due - tra i tanti - che mi vengono in mente da ambo i lati, El camino e Le fate ignoranti), i due strumenti di consumo dispongono delle caratteristiche/proprietà necessarie per convivere e integrarsi, spalleggiandosi al fine di saziare il pubblico di riferimento e magari anche incrementarlo.
Entrando nello specifico, la prima stagione di Monarch: Legacy of Monsters riesce appieno a espletare questo compito, in quanto sviluppa esattamente il versante che il MonsterVerse aveva trascurato sul grande schermo (a partire da Godzilla e Kong: Skull Island), ossia quello abitato/scandito dal fattore umano. Un upgrade pimpante, abbastanza competente e disinvolto per non dimenticarsi della sua (fan)base lanciandosi contestualmente – e con successo – oltre lo steccato preesistente.
Dal 2015 in poi. In seguito alla sconvolgente devastazione di San Francisco, Cate (Anna Sawai – Shogun, Pachinko) vola a Tokyo per cercare informazioni su suo padre, dato per disperso. Qui scopre di avere un fratellastro di nome Kentaro (Ren Watabe – 461 Lunch boxes), insieme al quale, dopo le iniziali discordie, collabora per riuscire a dare una risposta ai tanti dubbi irrisolti che la tormentano. Fin da subito, si unisce a loro May (Kiersey Clemons – The Flash, Dope – Follia e riscatto), una ragazza esperta di tecnologia e alquanto incasinata, ma per fare dei significativi passi in avanti dovranno rivolgersi a Lee Shaw (Kurt Russell – La cosa, Grosso guaio a Chinatown), un militare da anni finito fuori dai giochi. Gireranno il globo e andranno pure oltre.
Asia, subito dopo la Seconda Guerra Mondiale. Lee Shaw (Wyatt Russell – Lodge 49, The Falcon and the Winter Soldier) riceve l’incarico di seguire/scortare la dottoressa Keiko Miura (Mari Yamamoto – Pachinko, Tokyo Vice) nelle sue ricerche. Sulla loro strada incapperanno in Bill Randa (Anders Holm – Workaholics, Lo stagista inaspettato), con cui faranno delle scoperte rivoluzionarie.
Questi due piani temporali finiranno per mostrare convergenze inaspettate, disponendo di molti più punti in comune di quanto Cate e Kentaro potessero all’inizio nemmeno lontanamente immaginare.
Ideata e impaginata da Chris Black (Scissione) con l’ausilio di Matt Fraction (esperto nel settore videogame), Monarch: Legacy of Monsters vanta una resa estetica che con la produzione televisiva standard ha ben poco da spartire, in virtù degli investimenti di Apple Tv+ che il team di lavoro - Matt Shakman (WandaVision) in primis - è riuscito a tramutare in un esemplare d’intrattenimento di prim’ordine, in grado di affiancare/intrecciare/coniugare una narrazione sostanziosa con un parco giochi che – seppure senza esagerare - non intende rinunciare alle rinomate attrazioni presenti nel suo catalogo.
A tutti gli effetti, questo prodotto regala il meglio di sé quando avvicenda/incrocia le sue due linee temporali, cosa che avviene in molti episodi, ma non sempre. Due stadi che dialogano/interagiscono mediante un equilibrio congegnato/alimentato con ponderazione e dinamismo, avanzando di comune accordo e sostenendosi vicendevolmente, con un nucleo familiare/affettivo che smuove mari e monti ricorrendo a personaggi propositivi e combattivi, per una progressione che non si dimentica delle sue popolari e mastodontiche creature, che compaiono di frequente, tuttavia evitando accuratamente di farle tiranneggiare sul resto.
Dunque, avvalendosi di un dosaggio complessivo decisamente avveduto e apprezzabile, questa prima stagione vanta un riuscito assortimento di elementi, che assembla con assennatezza/caparbietà tenendo d’occhio sia l’utile sia il dilettevole. Così facendo, garantisce un coinvolgimento gustoso e congiuntamente un distillato di emozioni che contraddistingue gli esseri umani, con dicotomie squillanti e facilmente riconoscibili, come quelle che distinguono gli scienziati dagli organi militari e la gente comune da quelle organizzazioni che manovrano nell’ombra, continuando a mescolare/confondere le carte in tavole, guardando in avanti così come nello specchietto retrovisore.
A tutto questo campionario, vanno aggiunte le numerose location che vengono visitate, con latitudini battute a ogni livello, dal ghiaccio al deserto, per poi attingere anche alle mode contemporanee, con una peculiare rivisitazione delle dimensioni parallele, e ad attitudini del passato, con un’intonazione avventurosa (vedi Jurassic Park su tutti) che manipola i parametri di spazio e tempo a suo uso e consumo, con sorprendente produttività.
Una destinazione d’uso che si dimostra essere funzionale e incalzante, equipaggiata ed elastica, che rivanga nel suo background divertendosi a giostrare un patrimonio giunonico, con alcuni catalizzatori in grado di spostare gli equilibri, su tutti l’idea di affiancare Kurt e Wyatt Russell, con il primo che, mettendo sul piatto tutto il suo spiccato carisma, diventa subitaneamente un fattore trainante e di impagabile richiamo, mentre il secondo assicura un’energia e una voglia di fare che emergono nitidamente, così da permettergli di tenere testa al padre.
In sintesi, questo esordio di Monarch: Legacy of Monsters è una manna dal cielo per il MonsterVerse, che ha ottime chance di mantenere gli spettatori della prima ora aggiungendone di ulteriori. Un prodotto dalla cronologia estremamente vivace/mobile e con una dorsale solida, uno spin-off con le idee chiare, graduale e trasversale, in cerca di risposte e con tante scoperte da sparpagliare lungo il suo percorso, tra intoppi e rilanci, paure (dei mostri) e volontà (incrollabili), alleanze e rivendicazioni. Sempre a viso aperto, con jolly che vengono sganciati nei momenti più opportuni, per una struttura che, tra accelerazioni e inversioni di marcia, sa esattamente cosa vuole ottenere e che varchi aprire per arrivarci, preoccupandosi oltretutto di predisporre un futuro potenzialmente altrettanto incoraggiante.
Affidabile e allettante, itinerante e intraprendente.
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