Humans

Ideata da Sam Vincent e Jonathan Brackley, Humans è una serie britannica di fantascienza e drammatica, remake della serie svedese Real Humans (Äkta människor), incentrata sull’integrazione di androidi dalle sembianze umane nella quotidiana vita domestica.

Humans - Di cosa parla

Londra. In un presente parallelo e distopico, lo sviluppo tecnologico ha portato alla creazione dei synth, avanzati androidi dall’aspetto quasi indistinguibile rispetto agli esseri umani. L’uso previsto è principalmente di tipo domestico come badanti tuttofare nelle famiglie o operai per compiti umili, ma pian piano la loro integrazione è sempre maggiore. I synth sono tutti creati con aspetto gradevole ed hanno una particolarità che li rende subito riconoscibili: occhi verdi brillanti. Ovviamente poiché si tratta di intelligenze artificiali simulano emozioni e sensazioni per integrarsi e comunicare con gli esseri umani, e sono costruiti rispettando le famose tre leggi della robotica formulate da Isaac Asimov che in estrema sintesi mettono gli androidi nella condizione di non poter nuocere al genere umano (*).
I synth diventano dunque a tutti gli effetti “schiavi” inconsapevoli della loro condizione, qualunque sia il compito da eseguire, dalle mansioni domestiche alla semplice compagnia. Non è raro inoltre che alcune persone possano affezionarsi al proprio synth dimenticandosi o ignorando la loro natura. Non mancano ovviamente synth creati all’unico scopo di soddisfare fantasie sessuali come una sorta di evoluzione dei sex toys. Questo avviene sia in ambito privato (synth regolarmente acquistati a cui viene attivata la funzione per adulti), sia nelle case chiuse, dove i synth han preso il posto di esseri umani favorendo la lotta alla prostituzione (per la legge far “prostituire” gli androidi non può essere considerato reato).
L’integrazione delle intelligenze artificiali è quindi a 360 gradi, in ogni ambito della vita quotidiana. In questo scenario non è inusuale che una famiglia, appena possa permetterselo, decida di acquistare un synth. Ed è quello che avviene ai protagonisti della serie, la famiglia Hawkins, quando il padre di famiglia, Joe (Tom Goodman-Hill) decide di acquistarne uno dalle sembianze femminili, inconsapevole che si tratti di un modello ricondizionato. Una volta tornato a casa e mostrato il synth alla famiglia, completano un rapido wizard (procedura) iniziale come fosse un programma informatico, che comprende l’assegnazione di un nome alla macchina e il riconoscimento di utenti primari e secondari. Il synth viene chiamato Anita (Gemma Chan) e mentre l’utente primario è Joe, tutti gli altri membri della famiglia sono utenti secondari, ad eccezione inizialmente di Laura (Katherine Parkins), moglie di Joe e brillante avvocato, che durante la procedura non è presente e che non è particolarmente d’accordo con l’acquisto. Al contrario della madre, i figli sembrano entusiasti. La più grande, Mattie (Lucy Carless) è una teenager cinica e ribelle, dalle abili doti di hacking che probabilmente vede in Anita un divertimento e una sfida da hackerare. Suo fratello, Toby, anche lui adolescente è invece attratto dalla bellezza di Anita. La piccola Sophie (Pixie Davis), si affeziona da subito ad Anita e sopratutto riceve da lei particolari attenzioni quasi materne. Sono proprio queste attenzioni a insospettire Laura che nota comportamenti “troppo” umani da parte di Anita che è in realtà un raro esemplare di synth programmato con un codice in grado di far sviluppare una libera volontà all’intelligenza artificiale, arrivando addirittura a poter contravvenire alle leggi di Asimov. Anita non è l’unico synth con tale caratteristica, ma appartiene a un ristretto gruppo di dispositivi che, non riuscendo più a localizzarla, si mettono sulle sue tracce. Anita infatti in seguito al ricondizionamento ha apparentemente perso memoria della sua condizione e si comporta come un normale synth se non in alcune occasioni, quelle appunto notate da Laura.
La serie è inizialmente incentrata sul rapporto uomo-macchina e sulle conseguenze morali ed etiche classiche del genere. La collocazione temporale nel presente è probabilmente la chiave con cui Humans si differenzia da qualunque altra opera che abbia analizzato il rapporto tra I.A. e uomo e l’evoluzione a livello umano degli androidi. In questo senso per lo spettatore diventa ancora più semplice ed immediata l’immedesimazione con i protagonisti potendo rapportare l’uso dei synth alla stregua di tecnologie d’uso comune già sviluppate nella realtà ed è in questo che Humans non è una semplice rivisitazione moderna di quanto già visto in passato.
Al contrario lo sviluppo della trama orizzontale svela la forte componente drammatica spostando l’attenzione sulla crescente consapevolezza di sé dei synth, elemento in comune a film come Blade Runner, A.I. Intelligenza artificiale e I Robot, classici del genere.

*Leggi della robotica di Isaac Asimov:

Prima legge: “Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che a causa del proprio mancato intervento un essere umano riceva danno”.
Seconda legge: “Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani purché tali ordini non contravvengano alla prima legge”.
Terza legge: “Un robot deve proteggere la propria esistenza purché questo non contrasti con la prima e la seconda legge”.