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VENEZIA 80: UN APPASSIONANTE VIAGGIO CINEFILO LUNGO 65 TITOLI:
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Povere creature! (2023): locandina

La Mostra del Cinema di Venezia numero 80 è arrivata al termine.

Sono stati anche quest' anno undici giorni e mezzo di intensa dedizione al cinema e alle proposte che le varie sezioni hanno messo a disposizione.

La premiazione che è scaturita dalla giuria di questa edizione, ha effettuato scelte che si sono rivelate logiche, coerenti e pertinenti. 

Magari non coraggiose come si sarebbe verificato qualora fosse stato premiato col Leone d'Oro un film complesso e controverso come quello di Bertrand Bonello e la sua Bête.

Ma, certamente, poteva andare davvero peggio.

I risultati delle varie giurie coinvolte hanno decretato questi vincitori:

CONCORSO VENEZIA 80

Leone d'Oro per il miglior film: Povere Creature di Yorgos Lanthimos

Leone d'Argento gran premio della Giuria: Aku Wa Sonzai Shinai (Evil does not exist) di Ryusuke Hamaguchi

Leone d'Argento per la miglior regia: Matteo Garrone per Io capitano

Peter Sarsgaard, Jessica Chastain

Memory (2023): Peter Sarsgaard, Jessica Chastain

Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile: Peter Sarsgaard per Memory

 

Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile: Cailee Spaeny per Priscilla

Miglior sceneggiatura: Guillermo Calderón e Pablo Larraín per El Conde 

Premio speciale della GiuriaThe Green Border di Agnieszka Holland

Premio Marcello Mastroianni per attore o attrice emergenteSeydou Sarr per Io capitano

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Priscilla (2023): locandina

ORIZZONTI 

Miglior CortometraggioA Short Trip di Erenik Beqiri

Miglior sceneggiaturaEl paraíso di Enrico Maria Artale

Miglior interpretazione maschileTergel Bold-Erdene per Ser Ser Salhi

Miglior interpretazione femminile: Margarita Rosa De Francisco per El Paraìso

Premio speciale della GiuriaUna sterminata domenica** di Alain Parroni

Miglior RegiaMika Gustafson per Il Paradiso Brucia

Miglior Film: Una spiegazione per tutto di Gábor Reisz

 

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Explanation For Everything (2023): locandina

 

VENICE IMMERSIVE

(Sezione interamente dedicata ai media immersivi, che include tutti i mezzi di espressione creativa XR)

Realizzazione Venice ImmersiveEmpereur di Marion Burger, Ilan Cohen

Premio speciale della GiuriaFlow, di Adriaan Lokman

Gran Premio Venice ImmersiveSongs for a Passerby di Celine Daemen

VENEZIA CLASSICI

Miglior restauro: Ohikkoshi (In movimento), Shinji Somai

Miglior documentario sul cinemaThank you very much, Alex Braverman

ORIZZONTI EXTRA: PREMIO SPETTATORI ARMANI BEAUTY

Felicità di Micaela Ramazzotti

Leone del futuro Venezia Opera Prima Luigi de Laurentiis

Ai shi yi ba qiang di Lee Hong-Chi

scena

Love is a Gun (2023): scena

Premio Label Europa Cinemas | Giornate degli Autori
Vincitore: PHOTOPHOBIA di Ivan Ostrochovský e Pavol Pekar?ík

Premio Giornate degli Autori | Giornate degli Autori
Vincitore: VAMPIRE HUMANISTE CHERCHE SUICIDANT CONSENTANT di Ariane Louis-Seize

Premio del Pubblico | Giornate degli Autori
Vincitore: QUITTER LA NUIT (THROUGH THE NIGHT) di Delphine Girard

Settimana della Critica (SIC):

Miglior film:

Malqueridas di Tana Gilbert 

Premio FIPRESCI | FIPRESCI - International Federation of Film Critics
Miglior film di Orizzonti o delle sezioni parallele: UNA STERMINATA DOMENICA di Alain Parroni
Miglior film di Venezia 80: AKU WA SONZAI SHINAI (IL MALE NON ESISTE) di Ryusuke Hamaguchi

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Evil Does Not Exist (2023): locandina

Qui di seguito invece i 65 titoli visionati in queste intense giornate cinefile interamente dedicate al cinema, raggruppati per sezioni ed in ordine di personale preferenza.

Le recensioni di tutti i film sono in corso di preparazione, e una volta ultimate sarà possibile accedervi cliccando sui vari titoli qui sotto.

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Io capitano (2023): locandina

-CONCORSO

La bête (Bonello)

Le emozioni come ostacolo in un futuro ove tutto ciò che non può preventivarsi costituisce in problema. La purificazione pertanto richiede un viaggio nel tempo, che diviene, per la magnifica protagonista, l'occasione per rivivere paure, errori e emozioni imperdibili relative ad esistenze passate. Un Bonello quasi lynchano nel film cult più controverso e geniale del concorso.  9/10

Evil does not exist (Hamaguchi)

Una isolata comunità montana viene coinvolta suo malgrado in un progetto di installazione di una sorta di resort per campeggiatori che potrebbe pregiudicare il futuro del paese. Dilemmi morali e pratici e confronti tra mondo civile ambizioso ed arrogante e abitudini locali schiette e sagge, lasciano il posto ad una tragica svolta del tutto inattesa. Il ritorno di un grande autore con un dramma che parte lento, ma spiazza e sconvolge.  8,5/10

Io capitano (Garrone)

L'epopea di Seydou e Moussa come una via crucis sacrificale ma orgogliosa ove si mettono in evidenza i tratti della mostruosità dell'essere umano e l'insensibilità di chi giudica senza sapere o perché accecato dal pregiudizio. Da Garrone un film impellente, necessario, dallo stile asciutto e limpido che riesce a non cedere mai verso pietismo o pericolosa retorica. Per ora, solo il Leone del cuore.   8/10

Ferrari (Mann)

Un incipit patinato e a rischio scult fa storcere il naso e rimanda, anche a causa della presenza del medesimo protagonista Adam Driver, al pacchiano, ma tutt'altro che pessimo House of Gucci di Ridley Scott. Per fortuna tale sensazione lascia presto spazio alla meraviglia visiva che riempie lo schermo, soprattutto nella riproduzione delle sfide in corsa. Italiano maccheronico a parte, Ferrari è film dinamico ove il regista riesce a dar prova nuovamente della sua eccelsa tecnica di regia, unica, rara, ampiamente collaudata e nota, oltre che apprezzata.  8/10

The killer (Fincher)

Un killer perfezionista e scrupoloso viene meno ad una missione e si ritrova a dover gestire le conseguenze del fallimento e la vendetta di chi gli ha commissionato il lavoro. Ma anche la mente più inquadrata e precisa può iniziare a perdere lucidità, quando iniziano a venire a galla certe frustrazioni fino a poco prima gestite e tenute a bada con una fermezza quasi chirurgica. Ottima regia di un Fincher ispirato, e grande prova per il ritrovato Fassbender.  7,5/10

Poor things (Lanthimos)

Il mito del mostro ricostruito in laboratorio, ma in una versione femminile dalla mente bambina, in un film girato stupendamente ed interpretato da quattro magnifici interpreti. Forse troppa carne al fuoco, ma è un Lanthimos sempre in grado di convincere, anche se non ai livelli precedenti.  7/10

Lubo (Diritti)

Giorgio Diritti non abbandona il mondo rurale che lo ha rivelato dagli esordi, e traspone al cinema Il seminatore, incentrato sulla figura controversa e sofferta di uno zingaro Jenisch, divenuto assassino per caso, alla ricerca dei figli venduti ad estranei che portarono alla luce uno scottante caso di pedofilia diffuso nella Svizzera del dopoguerra. Un film forte, avvalorato dalla grande interpretazione di Franz Rogowski.   7/10

Bastarden (Arcel)

Le ambizioni di un capitano dell'esercito di umili origini, lo portano a sfidare la natura ostile e le rigide convenzioni di casta della sua epoca, conducendolo ad una estenuante lotta contro un perfido ma potente proprietario confinante. Quando l'ambizione supera la ragionevolezza il risultato porta l'uomo verso la solitudine. Un fumettone sontuoso e narrativamente incalzante, forte di un carismatico Mads Mikkelsen, molto in parte. 6,5/10

Adagio (Sollima)

In una Roma circondata da un incendio senza fine e da pioggia di cenere, si consuma un ricatto e la vendetta di tre poliziotti ai danni di un giovane ingenuo. Gran ritmo, bella storia, splendidi personaggi cesellati a puntino e un cast di prim'ordine nella conclusione di Sollima della trilogia criminale romana. 6,5/10

The Theory of everything (Kroger)

La teoria di un multiverso o comunque dell'esistenza di differenti dimensioni coesistenti trova una dimostrazione pratica ai danni di un giovane matematico impegnato ad un convegno sulle Alpi. Dalla Germania un thriller fantascientifico affascinante e dispersivo che pare uscito dalla fantasia retrò di Guy Maddin. 6/10

Green border (Holland)

La piaga dello sfruttamento delle masse di migranti si concentra sui flussi che la Bielorussia biecamente attira verso di sé per transitarli in Europa tramite la Polonia, ma la Holland racconta il fenomeno attraverso una serie di vicende collegate che si prestano ad un pietismo un po' troppo telecomandato, fomentato da soluzioni tecniche troppo strategiche, come un bianco e nero sin troppo calcolato condito da patetismi disturbanti. 6/10

Origin (Duvernay)

Questioni di gerarchia, anzi di casta. Una brillante scrittrice premio Pulitzer riesce a dimostrare come, dalla suddivisione in caste gerarchiche, dipendano tutte le nefandezze umane legate alla innata prepotenza umana e al dilagante desiderio della specie dominante di soggiogare quella che gli soccombe. Impellenti tematiche trattate con dovizia di approfondimento, ma con una messa in scena un po' troppo patinata e presa in ostaggio da vicende personali della protagonista non proprio indispensabili. 6/10

Hors-saison (Brizé)

Un famoso attore di cinema in crisi sentimentale fugge dal teatro che dovrebbe farlo esordire finalmente anche in scena per rifugiarsi in un lussuoso centro benessere di una località marinara fuori stagione. Poco lontano abita una sua ex fiamma, ora sposata con figlia, e l'inevitabile incontro tra i due fa rinascere un sentimento genuino reciproco. Brizé abbandona, ahinoi, le tematiche "spesse" su economia e sfruttamento del lavoro che hanno reso magnifico e necessario, oltre che impellente il suo cinema e si tuffa in una sorta di love story in stile Innamorarsi, in cui i due bravi attori Canet e Rohrwacher riescono peraltro quasi a reggere fisicamente i confronti esteriori con gli insuperati capostipiti e divi Del Niro/Streep. Ma Brizé non riesce a dominare la storia come il maestro Grosbard e il film si perde tra déjà vu e sentimenti un po' telecomandati.   5/10

Memory (Franco)

Una assistente sociale ex alcolista ed un uomo afflitto da forti amnesie si ritrovano dopo anni ad una festa, e lui inizia a seguirla. L'incontro riaprirà ferite aperte per entrambi e spalancherà abissi di frustrazione ed incertezza. Ma anche qualcos'altro di positivo. Per Franco la vita è sempre uno schifo, la famiglia nasconde mostruosità ed abusi noti ma taciuti, ma stavolta nel dramma in corso si apre uno spiraglio di luce all'orizzonte. Peccato che il film non sia all'altezza dei precedenti del regista. 5/10

Maestro (Cooper)

La donna e gli uomini del grande maestro, lungo una vita vissuta all'insegna della propria totalizzante passione. Cooper interpreta con grande intensità un personaggio che ama in un film perfetto, ma un po' poco emozionante. 5/10

Finalmente l'alba (Costanzo)

L'ombra di Fellini incombe inevitabilmente e minacciosa su un film ambizioso e d'altri tempi, che parte molto bene e si incarta nella seconda, estenuante parte, citando il maestro e forse pure La notte di Antonioni, deragliando platealmente sul finale per colpa di una leonessa di troppo. 5/10

Dogman (Besson)

Besson ama strafare ed esagerare da sempre. Stavolta i cani più belli ed intelligenti del mondo si alleano all'uomo più sfortunato al mondo e combattono i cattivi più cattivi al mondo. Cani a cui manca la parola+ drag queen dal cuore d'oro-cattivi da manuale. Si può resistere a questa somma algebrica? Forse anche si...come del resto al cinema di Besson da ormai quasi trent'anni.  5/10

Priscilla (Coppola)

Da concubina a moglie relegata nella prigione dorata di Graceland. La Coppola non rinuncia a rose e fiori e tenta di raccontare una (stra)ordinaria storia di segregazione in un film che fa a pezzi affettuosamente Elvis, ma che non regala emozione alcuna. Il confronto tra i due più recenti Elvis sbriciola quest'ultimo, pur relegato incolpevolmente dal biopic al ruolo di comprimario.  5/10

El conde (Larrain)

Pinochet non solo è vivo ma succhia sangue fa 250 anni. E ha pure una madre insospettabile...ma non troppo. Larrain torna con una satira che parte bene ma rimane presto un po' senza fiato e non riesce a mantiene le promesse, sprecando quasi tutti i personaggi coinvolti. 5/10

Comandante (De Angelis)

Le gesta di "un italiano vero", tra sommergibili-bara, retorica fuori controllo, estetismi incontrollati, mandolini e...patate fritte.... giusto per dare sfogo ad una buona dose di autolesionismo. 4/10

Woman of... ( Szumowska/ Englert)

Il percorso di transizione man-to-woman nella Polonia di inizio millennio quando certe possibilità di scelta erano considerate una stravaganza o un vero e proprio illecito. La Szumowska, affiancata come ormai d'abitudine da Englert, mostra una delicatezza da paracarro nel tratteggiare il calvario del(la) protagonista, limitandosi più che altro a concentrarsi su metamorfosi esteriori quasi sempre posticce che trasformano l'attrice protagonista in una ridicola marionetta poco credibile in qualsiasi accezione sessuale la si consideri.  4/10

Holly (Troche)

La regista belga di Home torna al Lido ma in concorso con un film su una sorta di Carrie meno istintiva e satanica, che finisce da bullizzata a santificata per i suoi paventati poteri premonitori che la trasformano da oggetto di scherno, ad utensile prezioso e scaramantico. Un film un po' inerte, che non svela particolari doti artistiche o narrative, ne picchi interpretativi degni di nota.  4/10

Enea ( Castellitto)

Castellitto Jr. si circonda della solita improbabile, mostruosa, complessata ma impenitente famiglia borghese romana, fatta di circoli esclusivi di tennis, sedute psicologiche di tendenza, ed efficiente servitù filippina, per raccontarci le gesta sconsiderate di due spacciatori cialtroni, anche un po' filosofi del vuoto cosmico, tra fiumi di coca, delinquenti un po' romantici, ma un po' senza pietà e canzoni ruffiane insistenti e reiterate. Una storia che non risparmia nemmeno una "maledetta (primavera)" love story finale, profonda ed originale come lo spot del cornetto gelato. Risultato complessivo indigesto ed assai irritante.   3/10

- FUORI CONCORSO

The Caine mutinity court-martial (Friedkin) 

L'ultimo lavoro del recentemente compianto, geniale William Friedkin è un lavoro televisivo incalzante e impeccabile, remake attualizzato e ricondotto alla dinamica processuale, di in celebre film con Bogart, in cui, ancora una volta, il grande regista dà prova di amare i contesti giuridici e la dinamica della risoluzione legale rivelatrice e dirimente. Semplice, diretto, attanagliante. 8/10

The palace (Polanski)

Due vecchiacci come Polanski e Skolimowski al servizio di una sorta di Vacanze di Natale al vetriolo come Neri Parenti non ha mai nemmeno sognato di poter concepire. Un film sull'orrore di invecchiare e sulla mostruosità dell'arricchirsi, che è molto di più e di meglio del furbo e ruffiano Triangle of sadness.

Coup de chance (Allen)

Il caro Woody continua a vivere nel suo improbabile mondo di Oz e, in trasferta più o meno forzata in Francia, sforna una commedia gialla sottilmente inquietante che per fortuna utilizza un cast interamente francese e che trova la sua forza in un colpo di genio finale solo apparentemente scontato. Della serie "La fortuna è tutto nella vita".  8/10

Menus plaisirs - les Troisgros (Wiseman)   

Il grande ed anziano documentarista ci porta tra le cucine di una prestigiosa attività di famiglia francese, premiata e rinomata, e svela meticoloso e pudico i dettagli della complessa organizzazione che sta alla base del successo. Un lavoro che necessita di molte risorse in termini di personale, oltre che attenzione estrema per il dettaglio, la genuinità delle materie prime e la sostenibilità degli ingredienti utilizzati nel processo creativo. Magico e incalzante come un film narrativo, nello stile ammirevole che contraddistingue da sempre il grande autore.  8/10

Daaaaaali! (Dupieux)

Una aspirante giornalista ex farmacista, fisicamente attraente ma un po' sciatta, si appresta a cercare di convincere il sommo pittore Dalì a cedere alla richiesta di farsi intervistare, o meglio filmare. Ma Dalì è un personaggio così sfaccettato che pare quasi cambiate fisionomia e perdersi tra sogni infiniti e dimensioni alternative. L'ultima follia di Dupieux conferma il genio sregolato e folle di un cineasta pazzo che non si smette di apprezzare. 7/10

Hit man (Linklater)

Può un timido professore riciclarsi come poliziotto infiltrato utilizzato per sgominare i mandanti di omicidi su commissione? La risposta è sì perché Gary Johnson esistette veramente e Linklater ne racconta liberamente le gesta con un dialogo rutilante e gag divertenti. Carino, arguto, ma nulla più.  7/10

Ultimo mondo cannibale (Deodato)

Nicolas Winding Refn presenta con ardore uno dei film cult di Ruggero Deodato, uscito perfetto dal restauro e nel recupero delle scene censurate. Un cinema "unsafe" certamente discutibile per diverse motivazioni, ma certo frutto di una libertà creativa ora impensabile.   7/10

The wonderful story of Henry Sugar (Anderson)

Un irresistibile racconto ad incastro ove una narrazione introduce la successiva, ci restituisce un Wes Anderson esilarante, e narrativamente più incalzante rispetto al formalmente ineccepibile, ma soprattutto vuoto Asteroid City, lungometraggio coevo e visto in Concorso a Cannes. Un corto spassoso e amabile, recitato a raffica, con occhietti maliziosi e sguardi complici sullo spettatore. 6,5/10

Aggro dr1ft (Korine)

Le confessioni del "killer più più potente del mondo" viste attraverso la lirica di una ripresa "termica" che pare a raggi infrarossi, come vista dall'occhio di un Predator. Ode alla violenza e al culo giunonico femminile di donne oggetto un po' discinte, un po' caste, mentre la violenza sgorga efferata e cruciale. Benvenuta la sperimentazione, ma forse 20 minuti sarebbero stati sufficienti. 6/10

La sociedad de la nieve (Bayona)

La tragedia dell'aereo schiantatosi tra i ghiacciai delle Ande nel '72 viene ricostruita meticolosamente attraverso questa grande produzione Netflix che affossa il precedente americano discutibile e superficiale Alive di Frank Marshall, uscito oltre trent'anni orsono. Cast più coerente, ottime scene di gran realismo, qualche lungaggine di troppo per il regista di Orphanage, quasi sempre una garanzia.  6/10

Vivants (Delaporte)

Una giovane aspirante giornalista cerca di entrare a fare parte come apprendista di una troupe che da quindici anni manda avanti con intraprendenza un telegiornale dinamico, anche se in calo di ascolti. Voglia di successo, dinamismo e senso di collaborazione anche quando le cose si mettono al peggio, in un "Dentro la notizia" militante e poco americano.  5/10

Snow Leopard (Tseden)

Tra le steppe tibetane uno splendido esemplare di leopardo delle nevi fa strage di montoni, ma viene imprigionato da un tozzo allevatore locale. Una troupe televisiva accorre per evitare che i pastori lo uccidano. Folklore tibetano un po' raffazzonato, chiacchiere da mercato ed effetti speciali al servizio di una storia che non quadra molto già nelle dinamiche tecniche relative alla cattura dell'animale.  4/10

L'ordine del tempo (Cavani)

Una fine del mondo che fa rimpiangere Emmerich. E che, dinanzi alle tre coppie più la fisica con suora, tutti in fibrillazione, ci si augura davvero possa accadere. Devastante, ma non tanto per la calamità in sé. 3/10

- ORIZZONTI

Explanation for everything (Reisz)

La bocciatura imprevista all'esame di maturità da parte di un diligente alunno un po' immaturo, innesca un caso politico e sociale nell'Ungheria di oggi, divisa politicamente e culturalmente. Una delle sorprese di Venezia 80. 8/10

Invelle (Massi)

Zelinda nel 1918, Assunta nel 1943 e Icaro nel 1978: l'Italia delle due guerre e quella del terrorismo rivissute attraverso le esperienze di vita di tre bambini del Centro Italia contadino. Lo stile irrequieto ed in perenne movimento del disegnatore Simone Massi esordisce nei tempi lunghi con un'opera fitta di suggestione nel raccontare le fatiche e le metamorfosi di un paese contadino verso un mondo industrializzato che promette molto, ma mantiene solo in parte. Gli orrori di un 900 travagliato da violenze e guerre viste con gli occhi disincantato dei bambini. Magnifico, potente, lancinante, recitato da alcune magnifiche voci del nostro cinema, tra cui inconfondibile si rivela quella di Filippo Timi.  8/10

Behind the mountains (Ben Attia)

Un padre di famiglia pare impazzire quando distrugge gli uffici ove lavora e si getta nel vuoto. In prigione riproverà a lanciarsi nel vuoto, e al suo rilascio, preleverà il figlio lanciandosi in una folle impresa. La teoria dell'evoluzione della specie attraverso un dramma/thriller teso e originale che avvince e convince. 8/10

Shadow of fire (Tsukamoto)

"I soldati che non hanno fatto ritorno non sono persone da temere". La guerra devasta anche quando è ufficialmente finita, e la vita di alcuni individui naviga verso derive inesorabili, almeno fino a che un bimbo non interviene dal nulla per rimpolpare in ognuno la voglia di tornare a sperare, e vivere degnamente. 7,5/10

Dormitory (Tuna)

In una Turchia di fine anni '90 divisa tra i sostenitori del laicismo e gli osservanti più radicali, la vita del 14enne borghese Ahmet è divisa tra scuole private occidentali e rispetto della tradizione religiosa più rigorosa. Un'altra chicca dalla sezione Orizzonti.   7/10

The Red suitcase (Devkota)

Un trasportatore alle prese con un carico il cui dettaglio verrà rivelato solo al termine della storia, percorre una strada di montagna e, in occasione di una sosta prima dell'imbrunire, viene accolto da un abitante di una casa isolata che insiste fermamente nell'accoglierlo per offrirgli il riposo notturno. Nel contempo un altro uomo a piedi percorre strade senza fine trasportando il suo trolley rosso, anche'esso pieno di un carico ignoto. Il viaggio finale del corpo e dell'anima?Dal Nepal il film più misterioso, ma anche suggestivo ed allarmante degli Orizzonti veneziani. 7/10

Hesitation wounds (Nacar)

Tutto in una giornata addosso ad una tenace avvocata penalista che deve districarsi tra un complicato caso che la vede difendere un ragazzo accusato di omicidio e risolvere un doloroso e lancinante problema familiare. Costretta a tentare di conciliare entrambe le soluzioni, finirà per danneggiarsi. Un bel dramma tra tensioni familiari e corruzione dilagante in una Turchia di provincia isolata e senza speranza.   7/10

A cielo abierto (Arriaga)

Due fratelli e una sorellastra alla ricerca del responsabile della morte del padre, in un road movie riuscito ed incalzante che riflette senza retorica sul valore risolutivo della vendetta e sul rapporto intimo che può crearsi entro una famiglia allargata. 7/10

Heartless (Normande/Thiago)

Le vacanze di Tamara stanno finendo e la ragazza deve trasferirsi a studiare a Brasilia. Ma ecco spuntare la dinamica pescatrice soprannominata "Senza cuore", ed è subito colpo di fulmine in un Brasile tropicale magico e quasi primitivo arroccato su contrasti di classe insanabili ed intolleranze odiose. Una bella sorpresa.  7/10

Paradise is burning (Gustafson)

Tre sorelle dai 15 ai 7 anni alle prese con una vita da autogestirsi da quando la madre le ha abbandonate, ed in vista di una ispezione da parte dei servizi sociali. Rapporti di vicinato tesi, ma anche teneri e salvifici, a seconda dei casi. Vite adolescenti sospese, in uno spigliato coming of age, quando la famiglia è più che disfunzionale e la società un ostacolo. Vitale e scatenato, con tre giovani protagoniste che bucano lo schermo.    6/10

Una sterminata domenica (Perrone)

Storie di periferia e di giovani sbandati che si ritrovano adulti senza volerlo né poterlo essere. Un film nervoso ed incattivito, girato bene con inquadrature ardite, scovando attimi di poesia nel marcio della indigenza indolente, ma non riesce molto bene ad inquadrare una storia vera tutta sua  5/10

- ORIZZONTI EXTRA

Felicità (Ramazzotti)

La famiglia è il complotto letale da cui bisogna cercare di stare alla larga. La Ramazzotti esordisce in regia con una tragedia moderna esagerata e sin spudorata, ma in fondo riuscita grazie soprattutto ad un cast che la circonda a dir poco strepitoso. 6/10

Stolen (Tejpal)

In India il commercio di neonati è una truffa fruttuosa perpetrata e all'ordine del giorno. Strutturato come un thriller allucinato e frenetico, Stolen segue un forsennato complotto che nasce dal furto di un neonato, ove ognuno, tra accuse reciproche e violenze, ha un segreto da tacere, in un India divisa tra ricchi e poveri che non possono o devono interagire. 6/10

Pet shop days (Schnabel)

Il figlio di Julian dirige una storia di attrazione tra ragazzi di estrazioni differenti, che si trasforma in una fuga allucinata dai vincoli di sangue impossibili da gestire. A tratti vitale, ma anche un po' zeppo di luoghi comuni e di un maledettismo ormai a rischio cliché. 5/10

- GIORNATE DEGLI AUTORI

Gli oceani sono i veri continenti (Santambrogio)

Una Cuba che pare la giungla filippina, quindi ripresa alla Lav Diaz, attraversata da tre storie contemporanee di vita che scorre lungo tre generazioni inevitabilmente a confronto. Notevole. 7/10

Following the sound (Sugita)

La solitudine gioca brutti scherzi, e quando una ragazza si trova a soccorrere una persona che pare soffrire della medesima patologia vissuta da ella stessa nel recente passato, una sorta di mutuo soccorso nasce spontaneo per fare vita a qualcosa che supplisca una forma anche solo accennata di famiglia, altrimenti inesistente. Un cinema che pare semplice, ma vive di stati d'animo quasi impenetrabili, o impercettibili. Sin troppo. 6/10

The summer with Carmen (Mavroeidis)

Due giovani amici con qualche precedente nel mondo del cinema utilizzano il tempo trascorso al mare nella spiaggia nudista ove si ritrovano, per abbozzare il canovaccio della sceneggiatura che li vedrebbe impegnati come regista, attore e sceneggiatori. Tra vita reale e script in progress, la vita va avanti tra amori in stallo e una dolce cagnetta che si trasforma in utile moneta di scambio per sentimenti da rianimare. Dalla Grecia il film queer più scatenato e tenero dell'anno, tra nudi integrali e amori instabili.   6/10

Snow in midsumner (Aung Chong)

Gli scontri sanguinosi del 1969 a Kuala Lumpur che fanno seguito alla elezione presidenziale malese, rendono vedova una madre di una famiglia di teatranti di strada specializzati nella rappresentazione di un'opera della tradizione cinese, "Snow in june". Madre e figlia perdono marito/padre e figlio/fratello nell'incendio di un grande teatro cittadino. Quasi mezzo secolo dopo la figlia cresciuta si reca nell''ex ospedale per lebbrosi che dovrebbe accogliere le spoglie dei deceduti in quegli scontri, mai restituite ai propri cari. Sullo sfondo di questi tragici eventi l'arte teatrale cantonese e il cinema restano l'unico conforto da un dolore incolmabile per cui e impossibile trovare consolazione. Una sorta di Nuovo Cinema Paradiso malese con interessanti contaminazioni dell'arte teatrale cantonese, in un film che si incarta un po' nella parte centrale, recuperando nel finale emozionante. Voto 6/10

The sun will rise (Najafi) 

È possibile fare arte quando c'è una rivoluzione in corso? La commedia greca nell'Iran di oggi, tra repressione e mortificazione dei diritti altrove inalienabili. Un film di corpi e movimenti girato in piena clandestinità.6/10

Milk (Kolk)

La perdita di un nascituro sconvolge quasi in ritardo una madre, che si aggrappa giorni dopo al latte materno che il suo corpo di puerpera naturalmente produce, per rimanere in qualche modo legata a quel figlio mai concepito vivo. Un dramma che lacera lentamente ed in modo implacabile, anche per la compostezza gelida con cui viene raccontato.  6/10

- SETTIMANA INTERNAZIONALE DELLA CRITICA

Malqueridas (Gilbert)

La vita in un carcere femminile cileno svelata dai filmini rozzi ed amatoriali ripresi furtivamente e senza autorizzazioni attraverso un cellulare da parte di alcune detenute. Un film che ha più un valore intrinseco che una solidità artistica, essendo composto da spezzoni inevitabilmente rozzi ma di sicura importanza testimoniale.  6/10

Love Is the gun (Lee Hong-chi)

Un giovane boss esce di galera, ma se la deve vedere con gli incubi del suo passato: il capo che non ha mai conosciuto di persona, e la spregiudicata madre. Meglio forse la galera. Esordio in regia promettente di un giovane attore che si ritaglia il ruolo del protagonista. 6/10

Vermin (Vanicek) 6/10

- CLASSICI RESTAURATI/DOCS

Andrej Rublev (Tarkowski)

In otto dettagliati e narrativamente separati capitoli, la vita di un apprezzato pittore di icone permette al grande cineasta russo Tarkovskij di tratteggiare una sontuosa e dettagliata descrizione della Russia del XV secolo, tra barbarie ed ostinazioni di una umanità imbarbarita e violenta. Capolavoro assoluto. 10   10/10

King and country (Losey)

Un soldato in trincea, angustiato tra gli orrori della guerra e i dispiaceri familiari abbandona il campo ma viene facilmente recuperato. Su di lui pende la grave accusa di diserzione. Il suo diretto ufficiale si offrirà di difenderlo, ma la decisione finale è già stata affrettatamente assunta. Da Losey l'altro alternativo Orizzonti di gloria, manifesto potente della stupidità della guerra e della grettezza dell'animo umano. Bogarde e Courtenay da urlo.  8/10

Les créatures (Varda)

Quasi un antesignano di Unger Games al servizio di una Varda scatenata che racconta un incubo tra sogno e romanzo in corso di scrittura che prende una coppia di sposi, reduci da un grave incidente d'auto, in procinto di trasferirsi ad abitare presso un'isola francese verso l'inizio della stagione balneare. Manipolazione della mente, scherzi del destino in un film indiavolato ed ironico che si scatena nel suo finale quasi diabolico in presenza di uno scienziato pazzo. Deneuve incantevole, Piccoli scatenato.    8/10

La provinciale (Soldati)

Il secondo dei due lavori con cui la Mostra intende celebrare questa star di prima grandezza, è il magnifico restauro appena ultimato inerente un film certamente non tra i più noti della Lollobrigida, ma certamente uno tra quelli in cui la grande attrice riesce a dare sfoggio delle sue notevoli doti di attrice raffinata e sfaccettata, alternando con sapienza ed estrema naturalezza la nota carica erotica propria di un fisico prorompente ben noto, ad un carisma drammatico sin sofisticato e piuttosto inedito. 7/10

Portrait of Gina (Welles)

Primo ed unico episodio di una serie di documentari che il grande regista Orson Welles avrebbe dovuto realizzare in luoghi disparati dallo stesso amati, e volto a celebrare la singolarità e la bellezza di una particolare località scelta dal cineasta.

La prima ed unica puntata, dedicata già dal titolo alla celebre diva italiana Gina Lollobrigida, in realtà è lo spunto che Welles utilizza per introdurci particolari e caratteristiche uniche dell'Italia, lungo un viaggio ideato e concepito dal regista secondo il proprio gusto e la propria concezione mentale ed organizzativa. 7/10

Bill Douglas - My best friend (Archer)

La vita e l'opera, scarna ma tutta da riscoprire, dello sfortunato regista scozzese Bill Douglas raccontata da un amico del cuore, portavoce e testimone di un talento unico che non ha potuto esprimersi come avrebbe meritato, andando anche incontro ad una fine prematura. Una chicca.    7/10

 

 

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