"La spezia annulla lo spazio".
Tra il Dune barocco, kitch e pasticciato, febbricitante e malato già di suo, portato al disastro produttivo da una lunga controversia tra l'originale ed eccentrico autore David Lynch ed lo scaltro, scafato e più opportunista produttore De Laurentiis, e la versione tecnicamente ineccepibile del maestro Villeneuve, che firma un'opera sontuosa e produttivamente solida, per quanto emotivamente un po' arida e "telecomandata", il vincitore della sfida sarebbe quasi certamente il terzo contendente.
Che non è, badate bene (almeno di ricredermi perché ho intenzione di visionare pure quella entro breve), la versione televisiva del 2000 con William Hurt tra i protagonisti, bensì il progetto faraonico e tanto desiderato nato dalle vulcaniche menti intrecciate dei due geni Jodorowsky-Moebius, regista e disegnatore, portavoce di un progetto tanto sublime quanto avveniristico da cui probabilmente sarebbe scaturito un vero capolavoro. Purtroppo, come ben sappiamo e come assai bene ci è stato raccontato nel documentario Jodorowsky'Dune, il proposito di realizzare un colossal unico nel suo genere è naufragato sul nascere.
Circostanza dolorosa che ci costringe a limitarci a considerare questo progetto nulla più di un sogno proibito, e quindi inducendoci a restringere il confronto tra i due film concepiti a quasi quarant'anni di distanza uno dall'altro.
Nulla di più opposto e divergente poteva scaturire dal confronto tra le due versioni cinematografiche in cui due eminenti autori cinematografici, David Lynch e Denis Villeneuve, tentano di misurarsi con l'opera fiume nata dalla fantasia convulsa e complessa che ha permesso allo scrittore Frank Herbert di concepire il suo complesso romanzo.
Tanto apparentemente indifendibile il primo progetto, quanto apparentemente perfetto ed intoccabile appare il secondo.
Ma, personalmente, tanto morbosamente malato e febbrilmente irresistibile appare il progetto travagliato di Lynch, che ad ogni costo mantiene fede al suo stile di cinema e alla sua visione deformata della realtà come della fantasia, quanto impeccabilmente freddo e senz'anima mi e apparso, sia dalla prima visione avvenuta all'ultimo Festival di Venezia (ove il film è stato presentato fuori concorso come uno degli assi nella manica della manifestazione), sia dal secondo doveroso approccio di verifica in sala i giorni scorsi, la trasposizione curatissima di Villeneuve: che manca - a mio avviso - di vero sentimento, e si affida, con grande delusione, al più accomodante e smielato politically-correct anche già solo nella presentazione della famiglia degli Atreides, laddove al contrario Lynch la descrive già nel lontano '84 come artefice di un nucleo familiare tutt'altro che prestabilito ed entro gli schemi, apparendo invece come frutto di un amore proibito e di un espresso divieto per la genitrice di partorire figli maschi, tanto più se destinati a divenire dei "messia".
Ma poi anche nella costruzione dei singoli personaggi il film di Lynch, pur martoriato, quasi lasciato in sospeso nel suo finale posticcio, vince per autenticità, eccentricità, colore e caratterizzazione.
Insomma, per riassumerla in odiosa sintesi calcistica influenzata dal pratico metro di giudizio di questo nostro sito, Dune di Lynch batte Dune di Villeneuve almeno 4 stellette a due. Parere ovviamente strettamente personale.
Qui sotto potrete trovare le singole recensioni dei due film (e pure quella di Jodorowsky'Dune, acchiappato alla Quinzaine di Cannes diversi anni orsono), visti e rivisti di recente proprio con l'intento di metterli a confronto.
JODOROWSKY'S DUNE di Frank Pavich
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta