Un secchiello rosso, una paletta, varie formine multicolori. Sullo sfondo sdraio sbaraccate e ammonticchiate una sull'altra. A sinistra uno stralcio di mare non esattamente invitante, graffiato da piccole onde quiete. In alto un pezzetto di cielo vagamente nuvoloso, ancora oltre, più in alto, a distanza siderale, uno sfondo azzurro, molto importante per il tono generale dell'immagine, sebbene lontano. Nell'aria e sulle cose, ovunque, tutto è foderato da quel colore unico che ha il mondo alla fine dell'estate.
È una foto che feci parecchio tempo fa. Stavo camminando verso sera, di ritorno da una delle ultime giornate estive insieme alle mie due figlie, quando arrivato nelle vicinanze del parcheggio mi girai verso la spiaggia che stavamo lasciando e mi resi conto che dietro di noi non c'era più nessuno e la spiaggia mi si rivelò così, consumata ma al tempo stesso candida e in un certo senso integra. Le figlie erano ancora piccole e l'estate era stata lunga, calda, intensa. Avevamo scavato, giocato, fatto corse nell'acqua, costruito castelli di sabbia abbelliti da pirulini (lo so, fa ridere, ma bisogna chiamare le cose con il loro nome) che erano stati erosi quasi subito dalla risacca. Piccoli, inconsapevoli, monumenti all'impermanenza delle nostre costruzioni, delle nostre proiezioni. Era il primo di settembre, era il momento giusto per guardare indietro, per scattare quella foto.
E quindi eccoci qui, due di settembre duemilaventuno. Se pensavate di avere un attimo per godervi quel nostalgico languore post estivo, per tirare le fila dei vostri pensieri, per rimettere in evidenza la parte più luccicante delle vostre speranze o riannodare i fili delle vostre energie, siete arrivati tardi. Oggi, per me che scrivo, è già il due di settembre e per voi che leggete è almeno il tre di settembre e siamo a tutti gli effetti già ampiamente dentro quella che viene comunemente chiamata la ripresa: le scuole iniziano tra poco, gli uffici (quelli che si sono fermati) hanno riaperto nel corso di questa settimana e, soprattutto, la Mostra del Cinema di Venezia è già iniziata da due giorni. Non c'è spazio per fermarsi, il futuro morde, il grande cinema è qui e reclama la nostra attenzione.
Sulla buena ola dei successi sportivi, per l'Italia sembra che il momento d'oro possa proseguire anche nel segno del cinema d'autore, non solo per la nutrita presenza italiana in concorso a Venezia (Sorrentino/È stata la mano di Dio, Martone/Qui rido io, Mainetti/Freaks Out, D'Innocenzo/America Latina, Frammartino/Il buco) - non si vedevano cinque film dal 1984 (Vancini, Festa Campanile, Ferreri, Ledda, Squitieri) - ma anche perché il programma è pieno di autori di grande rilievo (Almodóvar, Campion, Larrain, Schrader, Franco, Brizé, Gyllenhaal, Giannoli) e con la proiezione dei film di Pedro Almodóvar e di Jane Campion nel primo giorno giorno e con quelle di Paolo Sorrentino e di Paul Schrader il giorno dopo, il concorso è entrato nel vivo fin da subito (a proposito, qui trovate già le recensioni dei nostri reporter sul campo).
Il 3 settembre alle 8,15 è prevista, inoltre, la proiezione in anteprima mondiale di Dune di Denis Villeneuve con le due star "a target esteso" Chalamet e Zendaya, uno dei film più attesi della stagione 2021/2022, che si porta sulle spalle, insieme a pochi altri, la responsabilità di dare una significativa spinta al cinema in sala, specificatamente ai suoi incassi e quindi all'economia del settore, dissanguata nel corso di un anno e mezzo in cui è restata praticamente ferma o ha girato a regime minimo. E adesso che al cinema si entra solo con Green Pass, con tampone negativo o con prova di guarigione da Covid, il cinema in sala ha bisogno di noi, più che mai.
Onestamente non ho capito perché le sale debbano ancora rispettare la capienza ridotta al 50% anche se tutti quelli che partecipano alla visione sono vaccinati, negativi o guariti. Certo il virus è ancora in giro ma sappiamo anche che il virus non sparirà mai del tutto e quindi questo è il nuovo regime delle sale cinematografiche? Capienza al 50%, per sempre? Potrebbe anche non essere male come nuovo paradigma quello di lavorare sulla scarsità invece che sull'abbondanza. In fondo quando la capienza era al 100% era raro vedere i cinema veramente pieni, magari invece la capienza ridotta e l'obbligo di acquistare online potrebbero cambiare la percezione della disponibilità e quindi anche il coefficiente di desiderabilità dell'esperienza.
A proposito di scarsità e di abbondanza: stando ai rapporti pubblicati dall'ABI negli ultimi sei mesi, la liquidità dei conti correnti italiani non è mai stata così alta come nello scampolo finale di questo 2021. Le aziende hanno liquidità sui conti perché lo stato si è sostituito in molti casi nel pagamento degli stipendi e/o perché hanno beneficiato di ristori e finanziamenti, i privati hanno invece sommato ad una storica predisposizione al risparmio tutta italiana una maggiore prudenza dovuta alle incertezze rappresentate dal futuro oltre ad una impossibilità fisica a sostenere spese dovuta alla mancanza di stimoli esterni (ristoranti, viaggi, trasporti ecc ecc), anche se mi piacerebbe sapere di quanto sono aumentati i nostri acquisti online in questi mesi.
Se non ci siamo spesi tutto in queste vacanze (o su Amazon e Zalando), in sostanza, l'Italia arriva a questa ripresa settembrina con l'ego rinsaldato dai successi sportivi di inizio estate e da un festival di cinema che quest'anno ha sicuramente lasciato, almeno sulla carta, l'edizione di Cannes al palo e con i conti correnti in salute (il mio no, ma ok mi fido delle statistiche).
L'anno che verrà, per molti versi, inizia proprio oggi, ma non è già più il momento di voltarsi indietro e dare uno sguardo a quella spiaggia, ai castelli costruiti e quasi subito ripianati dalle onde. Ci (ri)penseremo l'anno prossimo, quando quest'anno sarà passato. Adesso è il momento di mordere il futuro.
Noi siamo pronti, voi?
Se avete qualcosa da aggiungere sul concetto di scarsità applicato ai biglietti del cinema o anche sullo stato di salute del vostro conto corrente il posto giusto è qui sotto.
Perché, esatto...
...se quest'anno poi passasse in un istante
Vedi amico mio
Come diventa importante
Che in questo istante ci sia anch'io
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