Makoto Shinkai è un regista che celebra la retorica e ripete sostanzialmente lo stesso discorso sentimentale film dopo film, senza aggiungere alcuna profondità tematica agli argomenti - anche interessanti - che tratta nelle opere che portano la sua firma. Your Name è il suo sesto lavoro come autore, rappresenta il suo più grande successo di pubblico e critica ma di base non si scosta dal dramma adolescenziale affrontato in 5 Centimetri Al Secondo (2007). Shinkai e soprattutto il suo team di produzione ormai hanno capito come attirare persone al cinema, sono a tutti gli effetti i veri e principali portavoce del cinema animato giapponese nel mondo contemporaneo. Il lungometraggio, già dalle prime proiezioni in Giappone nel 2016, aveva dato l'idea di essere un progetto dalla formula lucrativa perfetta, ma nessuno in tempi ancora non sospetti avrebbe mai pensato che il film sarebbe diventato addirittura il quarto più visto di sempre nel Paese del Sol Levante, dietro solo a Titanic, La Città Incantata e Frozen. In un ambiente lavorativo rigido, disagevole e pesantemente meritocratico come quello dell'animazione giapponese, il successo planetario di Shinkai simboleggia una chiara presa di posizione non solo delle case di produzione, bensì del pubblico che negli ultimi anni si è affacciato e/o si sta affacciando all'arte dell'animare.
Il film in prima istanza si ispira chiaramente a uno dei manga più famosi degli anni '90, Ranma ½ di Rumiko Takahashi. Infatti, a partire dal topos del cambio di sesso, la trama si sviluppa in maniera piuttosto scontata aggrappandosi ad un altro elemento narrativo piuttosto inflazionato dai tempi di Paprika di Satoshi Kon, ovvero un continuo scambio delle personalità e delle relative realtà sensibili che avviene durante i sogni dei due protagonisti. Gli unici particolari degni di nota della prima parte di Your Name sono i dettagli descrittivi del Giappone odierno, dagli strumenti della vita quotidiana ai piccoli auto-parlanti posti a lato delle abitazioni rurali, e tutto ciò che viene presentato, in generale, nell'ambientazione dove vive la protagonista femminile Mitsuha, una piccola città che rappresenta la controparte più calma e sicuramente più ecologica della metropoli in cui vive invece Taki, il protagonista maschile del lungometraggio. D'un tratto, senza alcun preavviso, cambia tutto. I pochi elementi tematici che prima sembravano importanti ma non ancora approfonditi come i contorti rapporti familiari di Mitsuha ora svaniscono, lasciando spazio a due figure allegoriche, il filo rosso e la cometa, che di punto in bianco plasmano tutto il racconto di Shinkai, rendendo la trama decisamente più interessante.
Il film non assomiglia più a una lunghissima puntata di un anime sentimentale piuttosto scadente, che prima per lo scarso spessore e la banalità dei contenuti, per un montaggio a tratti simile a un music-video e per alcune canzoni e musiche dei Radwimps davvero imbarazzanti sembrava di stare osservando un OAV e non un film d'animazione prodotto per il cinema. Non a caso tra le compagnie di distribuzione ufficiali del lungometraggio risulta in lista anche la piattaforma streaming VVVID. Il colpo di scena di metà opera riesce dunque a rendere Your Name narrativamente accattivante e non scontato fino al finale, un epilogo che invece smorza il focus sugli aspetti più gradevoli e stimolanti del film e ne appiattisce ogni componente concettuale con situazioni lacrimevoli e cliché ai quali Shinkai sembra davvero non poter rinunciare. Prima di queste ultime sequenze, la poetica del regista si delinea attraverso due elementi chiave che compongono il corpus narrativo dell'intera opera, ovvero i già citati filo rosso e cometa. Il primo elemento si può ricondurre al "filo rosso del destino" del folklore giapponese, un nastro rappresentante del legame che può unire due o più persone prescindendo dai limiti imposti dallo spazio e dal tempo. L'unione è definita attraverso le esperienze che i due protagonisti hanno l'uno nel corpo dell'altro, e la distanza che li separa può essere inibita solamente dai legami spirituali molto intensi che caratterizzano i loro sentimenti.
La migliore sequenza del film, sia da un punto di vista concettuale, sia dal punto di vista grafico, risulta infatti quella nella quale Taki precipita in un limbo visionario in cui il filo ricongiunge i due ragazzi nei ricordi di Mitsuha. La scena si presenta indispensabile per la narrazione, evocativa, rivelatrice e viene realizzata in una stupenda e grezza grafica tradizionale grazie alla quale si può percepire il grande lavoro tecnico adottato dagli animatori dello studio CoMix Wave Films. Il secondo elemento, la cometa, rappresenta uno dei simboli principali delle catastrofi naturali. In Your Name, Shinkai utilizza magistralmente questa figura allegorica trasformando il cataclisma nel simbolo del desiderio di incontrarsi provato dai due protagonisti, un'emozione che durante il film si rinnova in vera e propria voglia di vivere. Mentre l'elemento della cometa si rivela estremamente efficace ai fini concettuali del lungometraggio, quello del filo rosso risulta invece in parte sprecato da un autore che non ne investiga possibili argomenti interessanti come quello della conservazione delle tradizioni, l'unico tema della prima parte dell'opera che tuttavia non viene mai approfondito. Anche molti dei personaggi secondari vengono descritti parzialmente solo a inizio film, ma almeno si rivelano tutti utili alla narrazione anche nel corso del suo sviluppo pur restando nell'ombra per la maggior parte delle vicissitudini.
I personaggi ben definiti, invece, oltre ai due buoni protagonisti Taki e Mitsuha, sono la sorellina della protagonista, la nonna di Mitsuha e la cameriera del ristorante italiano - denominato Il Giardino della Parole - dove lavora Taki, personaggi che ricoprono ruoli cruciali della storia anche se per poche sequenze. Shinkai è ossessionato dal cielo, dallo spazio e da ciò che lo compone, dal(la) tempo(ralità) ma riesce anche in questo film a creare atmosfere sospese e sognanti solo durante i brevi momenti che dividono le situazioni melense l'una dall'altra. Come i suoi lungometraggi precedenti, grazie all'ottimo team della CoMix Wave Films, anche Your Name presenta delle animazioni e, soprattutto, una fotografia eccezionali che puntano a esaltare la magnificenza degli elementi naturalistici messi in scena, rappresentazioni originali che elevano il livello del mediocre lavoro autoriale del regista. Nell'opera, infatti, non sono presenti nemmeno delle considerazioni, se non minime, sul ruolo della gioventù nel Giappone odierno, sul senso dell'amore ai giorni nostri, caratteristiche del film che traspaiono in maniera importante e decisiva per tutta la sua durata ma che vengono lasciate in sospeso per dare spazio a uno squallido melodramma. Your Name risulta quindi inefficace sotto molti punti di vista, è un film che punta quasi esclusivamente sui fattori emozionali per cercare di colpire più pubblico possibile.
Esso rappresenta dunque un buon prodotto d'intrattenimento, un progetto che sicuramente ha dell'incredibile dal punto di vista monetario e che rispecchia una delle vere e proprie punte di diamante del mercato dell'animazione giapponese sia in Oriente che in Occidente. Tuttavia, bisogna saper discernere i meriti economici da quelli artistici di un'opera animata, come questa, che anche tra decenni sarà ricordata come una delle migliori dall'opinione pubblica. Your Name infatti è un film importante per il medium, ma sicuramente non è un lungometraggio del tutto riuscito in termini artistici. Makoto Shinkai, dalla fine degli anni Duemila, è riconosciuto come uno dei registi più importanti dell'animazione giapponese, ma non è, ad oggi, un artista valido che può essere definito un grande autore o peggio, "il nuovo Miyazaki". Il cinema animato giapponese ha esperti che stanno cambiando molte delle caratteristiche strutturali e formali dei canoni precedentemente forgiati dalle generazioni di Isao Takahata, Hayao Miyazaki, Shigeyuki "Rintaro" Hayashi, Gisaburo Sugii, Yoshiaki Kawajiri, Yoshiyuki Tomino, Mamoru Oshii, Katsuhiro Otomo, Satoshi Kon e di altri grandi maestri di quest'arte, chi dal punto di vista grafico ed estetico come Takeshi Koike, chi dal punto di vista narrativo come Keiichi Hara e chi sotto ogni aspetto come Masaaki Yuasa. Shinkai, come anche altri nomi famosi come Hiromasa Yonebayashi e Mamoru Hosoda, sono registi che hanno lasciato e che lasceranno un'impronta importante nella storia del medium, tuttavia non rappresentano quell'eccellenza che superficialmente si vuole fare credere.
Recensione riscritta per daelaranimation.com
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