Una delle poche volte che ho avuto la fortuna di incontrare la bellezza femminile in una delle sue forme più belle, nel momento in cui sboccia dall'infanzia è stata a Positano nel 1991 quando casualmente ho assistito alle elezioni di miss modella “qualcosa” vinte da Charlize Theron che aveva 16 anni ed era bellissima. È bella ancora oggi, ma allora era straordinaria e radiosa. Da quel momento l’ho apprezzata particolarmente.
Da allora ho seguito le vicende di Charlize Theron che alla sua bellezza ha unito talento e decisione, come quando nel pieno della sua carriera di attrice famosa per la sua bellezza, improvvisamente decide di interpretare un personaggio orrendo nel film Monster: una lesbica assassina, disperata, sola, violenta e drogata. Lei si imbruttisce e si distrugge interpretando questo personaggio brutto, sporco e cattivo con un coraggio e una determinazione ammirevoli. Gli stessi che l'hanno portata a interpretare un altro personaggio estremo in “Bombshell” - significa la notizia bomba, il grande scoop, il colpo incredibile – dove è esattamente l'opposto: è bellissima, intelligentissima, di grande successo e ricca. Eppure anche in questo caso, come nel caso di “Monster” era vittima di un sistema, anche qui è vittima di un altro sistema.
Il sistema di cui è vittima oggi è quella straordinaria macchina del potere che usa lo spettacolo e l'informazione per avere il consenso. Lei è una dei protagonisti all’interno di questa macchina, ma si accorge in realtà di essere un burattino mosso dai fili e chi muove i fili è un personaggio straordinario reale. Perché il film parla di persone reali. Infatti, non è un'ipotesi, ma denuncia fatti realmente accaduti, con nomi, cognomi, date e luoghi estremamente precisi.
Il grande burattinaio è un personaggio realmente esistito che è morto nel 2017 e si chiamava Roger Ailes. Era un uomo della destra conservatrice, dei repubblicani ed è stato il primo in grado di capire che quello che conta - era il suo famoso motto – non è quello che qualcuno dice, ma è chi lo dice e come lo dice. Quindi tu uomo politico sei il messaggio ed è inutile che affermi grandi proclami e grandi verità se non ti presenti in maniera suggestiva. Inoltre, Roger Ailes era il fautore della “voce grossa”: se strilli, se ti imponi, se aizzi, ottieni il consenso. Per fare questo Roger Ailes aveva creato Fox News - da notare l'assonanza con le Fake News – questa grande macchina mediatica americana con radio, televisione e giornali che è stata in grado di far eleggere quattro presidenti: Nixon, Reagan, George W. Bush e Trump. Quindi pensate il potere di quest'uomo e pensate cosa significa mettersi contro di lui.
La nostra protagonista Charlize Theron nel film rappresenta Megyn Kelly, questa giornalista americana al massimo del successo, proprio nel momento in cui è in rotta di collisione ed è completamente spiazzata. Infatti, lei dirige la trasmissione più importante, è la testa di punta di una situazione politica, la anchor woman in grado di aiutare l'elezione del presidente, ma per una questione di carattere e di dignità di se stessa per la prima volta lei si mette contro Trump facendogli in diretta una domanda scomoda: “Come mai ha questo atteggiamento di misoginia? Come mai è così contro le donne?” In una televisione in favore di colui che sarà il futuro presidente questa domanda scomoda chiaramente crea uno scompenso e a questo punto cominciano le pressioni su di lei.
Ma in realtà il gioco è molto più sottile perché si svolge e funziona in un modo molto più complesso. Esiste una forma di soggezione psicologica che viene esercitata in questa televisione come in ogni altra forma di potere attraverso il ricatto sessuale. Se tu sei una donna bella, importante, intelligente e quindi ambiziosa ti scontri con una gerarchia di maschi che in realtà non è soltanto l'espressione dei desideri repressi e delle voglie di ogni singolo maschio, ma è una casta e come tale difende i suoi membri sia che abbiano ragione, sia che abbiano torto. Quindi, ogni volta che le donne provano ad affermarsi devono scontrarsi con questo sistema di caste che al di là del sesso è proprio il sistema. È come se qualcuno volesse entrare nella casta dei samurai, i samurai lo ostacolerebbero o se uno volesse entrare nella casta dei banchieri, i banchieri lo ostacolerebbero.
I maschi costituiscono una casta e quindi discriminano chiunque cerchi di ottenere il loro grado e il loro potere. Per farlo ti soggiogano sessualmente richiedendoti prestazioni umilianti. Queste prestazioni umilianti ottenute tramite il potere ti imprigionano nel tuo ruolo quindi ogni volta che desideri crescere devi chiedere una promozione al maschio che sta sopra di te e che ha preteso da te una prestazione sessuale umiliante.
Inoltre, siccome per poter manipolare le informazioni occorre anche sedurre gli ascoltatori che si seducono oltre che con la voce grossa o con le notizie manipolate anche con la bellezza e l'avvenenza delle giornaliste, loro sono pregate di indossare gonne corte per far intravedere il ginocchio o qualcosa di più, scollature provocanti e soprattutto devono essere estremamente belle ed estremamente piacevoli. Ma questo sistema perfetto si inceppa nel momento in cui Nicole Kidman che rappresenta una di queste giornaliste di bella presenza con la gonna corta che finora ha sedotto gli ascoltatori spacciando le informazioni che voleva la rete, invece pensa e dice qualcosa di diverso da quello che vuole la rete.
A questo punto scatta la repressione e la giornalista è emarginata, ma lei si ribella e non avendo a disposizione altro modo per potersi difendere e per poter difendere la propria dignità, decide di rompere il patto di omertà che legava tutte le giornaliste vittime di ricatti sessuali e denuncia Roger Ailes come molestatore. Subito scatta il sistema di difesa della casta. Tutte le giornaliste sono invitate a testimoniare in favore di Roger Ailes dichiarando che non è vero, che non hanno subito nessuna molestia.
La nostra protagonista Charlize Theron si trova fra l'incudine e il martello: lei stessa è stata molestata, lei stessa sa che questo accade, quindi ha il problema se essere complice del sistema oppure non solo aiutare la collega, ma difendere anche le altre colleghe che stanno per cadere nella stessa trappola. Una di queste è il personaggio interpretato da Margot Robbie, ingenua, venuta dalla provincia, pronta a fare qualunque cosa per ambizione e per fede nel giornalismo e nel suo lavoro. Charlize Theron riflette indecisa e poi scatta prestando la sua voce e il suo volto alla denuncia e scatenando tutta una serie di conseguenze che non voglio dire per non spoilerare il film.
Il film è stato sceneggiato da Charles Randolph, uno sceneggiatore molto particolare che ha vinto un Oscar con un altro film di denuncia molto duro e molto attuale. Era il film che denunciava lo scandalo dei mutui subprime, cioè i derivati del famoso scandalo finanziario che ha innestato la crisi del 2008. Il film si chiamava “La grande scommessa” ed era la storia di un personaggio particolarissimo, un finanziere eccentrico che per primo aveva intuito la possibilità dello scoppio della bolla finanziaria e quindi aveva inventato un sistema che semplifico perché i termini finanziari sono molto complicati: un sistema di riassicurazione per coloro che sarebbero falliti con cui guadagnò milioni di dollari.
Anche in questo caso Charles Randolph mette il dito proprio sulla piaga. Quello che accadeva nel culto del denaro adesso accade nel culto del potere e in quella che è la cattedrale del potere, cioè la fabbrica delle notizie, in questo caso Fox News, questo grandissimo agglomerato che manipola tutti i consensi, fautrice delle elezioni di Trump.
I “cattivi” nel film sono reali e sono interpretati da due grandi attori.
Murdoch, il padrone di Fox News è interpretato da Malcolm Mcdowell, che tutti ricordiamo e non possiamo dimenticare come il protagonista di “Arancia meccanica”. Come lí era bieco da teppista, qui ha una biechitudine diversa, raffinata ed elegante, ma con la stessa forza e lo stesso fascino sinistro.
Roger Ailes, invece, è John Lithgow che tutti quanti conosciamo perché è il famoso serial killer della serie “Dexter”, ma prima è stato anche lo straordinario extraterrestre di “Una famiglia del terzo tipo”, la serie americana che raccontava la storia di alcuni extraterrestri che entrano nel corpo di una famiglia media americana e ne combinano di tutti i colori.
Tornando al film, per tanto tempo da maschio ho pensato che in fondo fare un complimento ad una donna, magari anche un complimento un po’ osé o un complimento forse magari inopportuno, comunque fosse sempre un apprezzamento e quindi un complimento. Finché non ho subito questo pregiudizio sulla mia pelle e ho capito era una cosa orrenda.
Mi trovavo ad Hollywood con un produttore italiano importante e avevamo avuto una serie di appuntamenti con una producer americana, una donna in carriera decisa e molto in gamba che in quel momento era sulla cresta dell'onda. Questa producer una sera ha organizzato un party a cui il produttore purtroppo non poteva andare per via di un altro impegno e quindi ha mandato a me pregandomi di essere molto carino e affascinante, perché c'era in ballo la produzione del film. Io mi sono messo in ghingheri nell'ambito del possibile e sono andato a questo party.
La festa si è svolta in maniera molto elegante, poi man mano che la gente andava via e restavano i cosiddetti intimi, io venivo trattenuto con vari pretesti e alla fine siamo rimasti io e la producer da soli. A questo punto il suo atteggiamento è cambiato in una maniera che mi sembrava un po’ eccessiva perché io volevo essere carino e cercavo di mantenere questo gioco, ma era un gioco. Quindi ho cominciato a capire come deve sentirsi una donna quando è corteggiata in maniera non gradita. Mi sono reso conto come sia fastidioso e come sia imbarazzante dover essere gentile pur rifiutando certe avances. Ad un certo punto sono stato messo alle strette e lei mi guardandomi fissa e decisa mi ha detto: “Ma non fai niente?” Io le ho risposto: “Scusa cosa dovrei fare?” “Sei maschio, sei italiano…” e ho capito improvvisamente come una donna si possa trovare di fronte a questo problema quando ti viene richiesta una tua adesione ad un desiderio esterno - per dirla in maniera educata- che a te non ti passa per niente per la testa. La mia carineria fino a quel momento, innanzitutto era forzata e poi era dettata più che dal mio interesse da quello del produttore, perché volevo mostrarmi un buon amico in grado di fare l'ambasciatore. Ma a questo punto la cosa era stata equivocata e non sapevo come sfilarmi. Io, però, ho un vecchio trucco ed è quello di dire: “Scusi un momento, ma ho dimenticato i sigari in macchina e senza i sigari non mi sento a mio agio.” Sono uscito, sono tornato in macchina e sono sparito.
Il film non si è fatto, ma il produttore fortunatamente è partito con un altro progetto e mi ha detto: “No, no, lasciamo perdere gli Stati Uniti…” Anche se ho sempre avuto il dubbio che anche lui dopo sia trovato in una situazione analoga e che l'abbia rifiutata…
Buon 8 marzo!
Se vi interessa la videorecensione completa potete trovarla qui:
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