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Venezia 2019: Giorno 10
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La 76.ma edizione della Mostra del Cinema di Venezia arriva a conclusione. Sono solo due i titoli ancora inediti per la corsa al Leone d'Oro: Waiting for the Barbarians di Ciro Guerra (una coproduzione internazionale, il cui cuore batte italiano) e La mafia non è più quella di una volta, ritorno in bianco e nero dell'irriverente Franco Maresco. Difficile sulla carta stabilire perché i due titoli siano così in fondo al cartellone: statistica vuole che spesso tale collocazione sia foriera di premi. Sarà così?

 

Intanto, ieri, è stato assegnato il Queer Lion a The Prince, titolo della Settimana della Critica che avevamo già provveduto a recensire qui.

Vi ricordiamo, in fondo, le recensioni degli utenti a Venezia... e non solo.

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WAITING FOR THE BARBARIANS

A dirigere Waiting the Barbarians è Ciro Guerra, regista e sceneggiatore colombiano. Nato a Rio de Oro nel 1981, Guerra con i suoi due primi lungometraggi da regista - La sombra del caminante e Los viajes del viento - ha partecipato a numerosi festival internazionali, da Toronto a Hong Kong, ottenendo oltre 40 riconoscimenti. Formatosi alla facoltà di Cinema e Televisione dell'Università Nazionale della Colombia, è considerato uno dei maggiori cineasti colombiani soprattutto dopo il successo di El Abrazo de la Serpiente, suo terzo lungometraggio nominato agli Oscar come miglior film straniero. Nel 2018, insieme a Cristina Gallego, ha diretto Oro verde - C'era una volta in Colombia prima di dedicarsi alla regia del primo episodio della serie Netflix Frontiera verde.

Protagonista di Waiting the Barbarians nei panni del Magistrato è Mark Rylance, premio Oscar come miglior attore non protagonista per Il ponte delle spie di Steven Spielberg. Nei panni del colonnello Joll recita invece Johnny Depp, reduce dal set fantasy del blockbuster Animali fantastici: I crimini di Grindelwald. Il sottufficiale Mandel ha il volto di Robert Pattinson, noto per titoli agli antipodi come TwilightCosmopolis, mentre la giovane barbara che porta alla crisi del Magistrato ha le fattezze di Gana Bayarsaikhan, attrice e modella mongola conosciuta per i ruoli in Wonder Woman ed Ex Machina.

Il cast principale di Waiting for the Barbarians è poi completato dagli attori Greta Scacchi (è la locandiera Mai), David Dencik (è l'Impiegato) e Sam Reid (è il Tenente).

Johnny Depp, Mark Rylance

Waiting for the Barbarians (2019): Johnny Depp, Mark Rylance

 

Di cosa parla

Diretto da Ciro Guerra e sceneggiato da J.M. CoetzeeWaiting for the Barbarians racconta la crisi di coscienza di un Magistrato che si ribella al regime. Tutto ha inizio quando il Magistrato, amministratore di un isolato insediamento di frontiera al confine di un impero senza nome, è in attesa di andare in pensione con l'arrivo del Colonnello Joll, il cui compito è di riferire sulle attività dei "barbari" e sulla situazione di sicurezza al confine. Joll inizia a condurre una serie di spietati interrogatori. Il trattamento dei "barbari" per mano del Colonnello e la tortura di una giovane donna "barbara" portano il Magistrato a una crisi di coscienza e a un atto di ribellione.

Waiting for the Barbarians si basa sul romanzo Aspettando i Barbari del premio Nobel J.M. Coetzee, autore sudafricano. A spiegare meglio il progetto sono le parole del regista: "Quando abbiamo incominciato a lavorare all'adattamento del romanzo di J. M. Coetzee, pensavo che la vicenda fosse ambientata in un mondo e in un'epoca lontani. Tuttavia, mentre le riprese del film procedevano, la distanza nel tempo e nello spazio si è ridotta sempre più. Ora che abbiamo concluso, la trama si è trasformata in una storia sulla contemporaneità".

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LA MAFIA NON È PIÙ QUELLA DI UNA VOLTA

A dirigere La mafia non è più quella di una volta è Franco Maresco, regista e sceneggiatore italiano. Nato a Palermo nel 1958, giovanissimo ha cominciato a lavorare come vignettista satirico e autore di trasmissioni radiofoniche. Nel 1980 è stato uno degli organizzatori del cineclub Nuovo Brancaccio, attivo in una delle zone a più alta densità mafiosa della città (esperienza che ripeterà nel quartiere Bonagia nel 1999 col cinema Lubitsch). Nel 1986 ha incontrato Daniele Ciprì, con cui ha iniziato un sodalizio che si concluderà nel 2007. Dopo le prime incursioni video apparse sull'emittente palermitana Tvm, nel 1989 hanno creato Cinico Tv, uno dei programmi più rivoluzionari e dissacranti nella storia della televisione italiana, reso popolare dalla terza rete Rai diretta da Angelo Guglielmi. Negli anni Novanta la coppia ha realizzato, con Rean Mazzone a seguirne la produzione, due lungometraggi che, per la loro carica innovativa e la feroce visione del mondo, restano ancora oggi un'esperienza unica nel panorama del cinema contemporaneo italiano: Lo zio di Brooklyn e Totò che visse due volte che in Francia, è stato definito da Libération "uno dei migliori film italiani del decennio". Sono seguiti l'esilarante Il ritorno di Cagliostro e il documentario Come inguaiammo il cinema italiano, entrambi presentati alla Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia. Il loro stile è caratterizzato da un linguaggio rigoroso e personalissimo, con il quale i due cineasti hanno rappresentato in maniera inconfondibile un'umanità emarginata e condannata all'estinzione.

In coppia, Ciprì e Maresco hanno poi esordito a teatro con lo spettacolo Palermo può attendere, prodotto dalla Biennale Teatro di Venezia nel 2001, dove gli attori in scena, tra cui il cuntista Mimmo Cuticchio e Luigi Maria Burruano, interagivano con paesaggi e personaggi proiettati su tre grandi schermi. Nel 2005 hanno presentato a Bologna Viva Palermo e Santa Rosalia, con immagini e musica improvvisata dal vivo da Salvatore Bonafede al pianoforte ed Enrico Rava alla tromba, mentre in scena vi era nuovamente Mimmo Cuticchio insieme, questa volta, all'attore e drammaturgo Franco Scaldati.

Dopo l'ultima esperienza televisiva al fianco di Ciprì, con cui ha realizzato tra il 2006 e il 2007 altri due programmi andati in onda su La7, I migliori nani della nostra vita e Ai confini della pietà, Maresco ha esordito in solitaria nel 2010 con Io sono Tony Scott, ovvero come l'Italia fece fuori il più grande clarinettista del jazz, presentato al Festival Internazionale del cinema di Locarno e considerato dalla critica sia cinematografica sia musicale uno dei documentari più belli dedicati al mondo del jazz, "probabilmente la più grande biografia di un musicista dai tempi del Giuseppe Verdi di Raffaello Matarazzo" (Roberto Turigliatto). Nel 2014 ha messo in scena, per il teatro Stabile Biondo di Palermo, Lucio, uno dei testi più interessanti del teatro contemporaneo italiano, scritto dall'amico di una vita Franco Scaldati, da poco scomparso. Nello stesso anno, dopo tre anni di lavorazione, ha portato a termine Belluscone - Una storia siciliana, premio speciale della giuria del concorso Orizzonti. Nel 2015 ha poi presentato fuori concorso, sempre al Lido, il documentario Gli uomini di questa città io non li conosco.

Ciccio Mira

La mafia non è più quella di una volta (2019): Ciccio Mira

 

Di cosa parla

Diretto e sceneggiato da Franco Maresco, La mafia non è più quella di una volta nasce nel 2017 quando, a 25 anni dalle stragi di Capaci e via D'Amelio in cui persero la vita i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, il cinico regista Franco Maresco decide di realizzare un nuovo film. Per farlo, trova impulso in un suo recente lavoro dedicato a Letizia Battaglia, fotografa ottantenne che con i suoi scatti ha raccontato le guerre di mafia, definita dal New York Times una delle "undici donne che hanno segnato il nostro tempo" e al centro del documentario Shooting the Mafia di Kim Longinotto. Maresco sente però il bisogno di affiancare a Letizia una figura proveniente dall'altra parte della barricata: Ciccio Mira, "mitico" organizzatore di feste di piazza, già protagonista nel 2014 di Belluscone - Una storia siciliana. Nei pochi anni che separano i due film, Mira sembra cambiato. Forse cerca un riscatto, come uomo e come manager, al punto da organizzare un singolare evento allo Zen di Palermo: i neomelodici per Falcone e Borsellino. Eppure le sue parole tradiscono ancora una certa nostalgia per "la mafia di una volta". Intanto, assistendo alle celebrazioni dei martiri dell'antimafia, il disincanto di Maresco si confronta con la passione di Battaglia.

La mafia non è più quella di una volta è stato così presentato dal regista: "Questo film è l'inevitabile seguito di Belluscone - Una storia siciliana, presentato a Venezia nel 2014. Devo ammettere che non è stato per niente facile, cinque anni dopo, tornare a raccontare una storia con dentro, ancora una volta, i cantanti neomelodici e la mafia. La mia sensazione, però, è di essermi spinto oltre rispetto al film precedente. In un territorio in cui la distinzione tra bene e male, tra mafia e antimafia, si è azzerata e tutto, ormai, è precipitato in uno spettacolo senza fine e senza alcun senso".

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 10. Continua

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I NUMERI PRECEDENTI

Venezia 2019: Giorno 1

Venezia 2019: Giorno 2

Venezia 2019: Giorno 3

Venezia 2019: Giorno 4

Venezia 2019: Giorno 5

Venezia 2019: Giorno 6

Venezia 2019: Giorno 7

Venezia 2019: Giorno 8

Venezia 2019: Giorno 9

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RECENSIONI

 

Gloria Mundi di Robert Guédiguian (Concorso): Recensione di Alan Smithee / Recensione di Supadany

 

The Domain di Tiago Guedes (Concorso): Recensione di Alan Smithee

 

Wasp Network di Olivier Assayas (Concorso): Recensione di Supadany

 

Boia, maschere e segreti di Steve Della Casa (Fuori Concorso): Recensione di Spaggy

 

Chiara Ferragni: Unposted di Elisa Amoruso (Sconfini): Recensione di EightAndHalf

 

White on White di Théo Court (Orizzonti): Recensione di Obyone

 

They Say Nothing Stays the Same di Jô Odagiri (Giornate degli Autori): Recensione di EightAndHalf

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