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In Serie (39) : “Twin Peaks” [stag. 3 (p. 3/3 - III. Going Home), ep. 17-18] - In the Flesh.
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Attenzione - Spoiler (si fa per dire, eh...)   


"We live inside a dream. I hope I see all of you again, every one of you." - Dale Cooper, a tutti.

L'ultimo lavoro lynchano (una simile attesa - sto parlando di quella percepita e avuta verso gli ultimi 3 episodi, e spero mi possa essere consentito e perdonato l'uso della prima persona - la provai solo 18 anni fa, per "Eyes Wide Shut") è forse l'opera più - ma non puramente - scopertamente ed ulcerosamente (anti) romantica e melanconica (aggettivo inflazionato e svalutato, da riconsiderare) degli ultimi anni, non solo nel cinema (Wong Kar-wai, Jonathan Glazer, Lars von Trier), ma contando anche (2 o 3 esempi per tipo per non farne 100) la letteratura ("Generosity" e "Galatea 2.2" di Richard Powers, "I Am Charlotte Simmons" di Tom Wolfe, le opere di Elizabeth Strout), la musica, leggera e classica ("Gentle Spirit" di Jonathan Wilson, "Searching for Sugar Man" di Sixto Rodriguez, qualcosa dei Beirut, lo stesso Krzysztof Penderecki) e la pittura ("September" di Gerhard Richter, e molti figurativi del realismo magico e/o naturalisti).


"Twin Peaks 3 - the Return" è un invito a non arrendersi, mentre cade la sera, a penetrare la notte, e cercare una luce, un temporaneo, parziale, lieto fine: ma il primo a non doversi (volersi) arrendere è proprio Lynch, e se Kubrick non riuscì col tempo, e nel tempo, prima che il tempo finisse terminando la sua corsa, in sala di montaggio, a consegnare al mondo "Napoleon", "Blue Movie", "A.I." e "WarTime Lies", ch'io (o meglio: lui) sia dannato se invece Lynch (e Frost, con ShowTime) non potrà [(s)e vorrà] darci un TP4 o un FWWM3 [in questo caso i ratings grezzi dell'auditel (fonte: Nielsen) contano meno che in altri].

Solo una cosa... "Well now, I'm not gonna talk about Judy. In fact, we're not gonna talk about Judy at all, we're gonna keep her out of it!" - Phillip Jeffries a Gordon, Albert e Dale (FWWM - the Missing Pieces). Ok, adesso possiamo cominciare.


Ep. 17 - A Plastic-Wrapped Body.

"We found him. We found Douglas Jones. But...we don't know where he is.”
Iniziamo alla grande, con Albert che evidenzia e sostanzia la parte comica risevata all'F.B.I. di Las Vegas: "Has my watch stopped, or is that one of the Marx Brothers?".


FireMan, novello uomo d'ordine alla Minority Report, con un gesto della mano sfoglia lo schermo interattivo HD/HQ 4K/8K in B/N stereo surround/dolby digital a vapore* e fa scorrere le immagini: così il doppelgänger malvagio di Dale Cooper, arrivato infine alla buca del bianconiglio/pozza d'abbeverata/portale (infra-inter)dimensionale, con le "giuste" coordinate, invece di finire all'appuntamento con l'apoteosi ed acme del MacGuffin reificato, ribaltato e reinventato, vale a dire JowDay/Judy/Mother/the (Jumping Man) Experiment/Sarah Palmer (passata, presente, futura, contemporanea, alternativa coinquilina e/o appartenente/affiliata alla schiatta Tremond/Chalfont), viene smaterializzato, traslato e rimaterializzato di fronte alla stazione dello sceriffo Truman (l'altro Truman) di Twin Peaks, dove incontrerà il suo destino (e Lucy la sua epifaia: “Andy! I understand cellular phones now!”).

*Nelle Logge (nello specifico la Bianca, diversa dalla Nera, dalla Red Room (sala d'aspetto) e dalla Mauve/Purple Zone (non-luogo castelliforme, oceanico e iperspaziale, e crocevia di pa-e/s-saggio) il nostro mondo è rappresentato in B/N, così come gli effetti speciali (CGI + intervento artigianale e manuale sul girato...25 anni prima) sono "bi-dimensionali" perché l'altrove è irriproducibile in scala di realtà 1:1 e l'effetto FlatLandia inverso domina, tra Escher e Mobius (spazio-tempo ritorto).


E poi? Ancora una volta, la lezione hitchcockiana: "E poi?": ché i colpi di scena non soddisfano, da soli, mentre la suspense invece porta all'orgasmo. Sino a che punto può e deve spingersi un regista, uno sceneggiatore, un autore, oltre la soglia del desumibile? Là dove la sensibilità inarca la schiena, e le sue braccia, a volte, volgono all'indietro, così.

Il canone viene ribaltato: dalla critica, dallo sfruttamento, dalla presa in giro del genere soap-opera (“Invitation to Love”) si passa alla pestilenza che ne ha preso il posto 25 anni dopo, i super-hero (Marvel/DC Comics) movies (Freddie - Green Glow/Punch - c'ha il Pugno nella mano; ma è anche un riferimento allo specchio/limine d'acqua nell'Orfeo di Jean Cocteau del '50). Tutti insieme, riuniti: ora tocca agli addii. E ricominciare dal prologo.

“Non tutto può essere detto ad alta voce” perché Jowday “è nella nostra casa adesso”.
FireMan a Dale Cooper


Mike, partendo dal Northern Hotel e approdando al Convenience Store passando per il Red Diamond City Motel/the Dutchman's, non parla a rovescio-raddrizzato, si muove nel “nostro” mondo, e infatti è Phillip Gerard che intona il «Through the darkness of future's past / The magician longs to see. / One chants out between two worlds: / "Fire...walk with me!"». E per la seconda importante volta, Cooper e Jeffries, nella stessa stanza: “Phillip?” - “Please...be specific.” - “The date. 23 Febbraio 1989” - “Lo (La) troverò per te. È bello rivederti ancora, Cooper. Salutami Gordon se lo vedi. Si ricorderà la versione non ufficiale"

Il piano riesce, “Mission Accomplished!” [cit., sic!]. Leo e Jacques rimangono col bigolo in mano, e sarà Ronette a pigliarle per due. La passeggiata mano di Dale (la diseroicizzazione dell'eroe) nella mano di Laura, strette, nel bosco, la notte, nei dintorni della breccia-ferita-pertugio-strozzatura nello S/T tra i due mondi (la stag. 2 implementata, rivisitata, rimescolata, rimodellata, riutilizzata, ritracciata, ripercorsa) è il momento più emozionante e commovente delle 18 (anzi forse delle 40) ore di TP-FWWM.

“I am dead, yet I live”. Scompare. Nessuna ragione prevale a fortiori, nulla, niente, ci rassicura e ci assicura una sorta di appagamento che non sia quello di perderci, nuovamente, sommersi in apnea dinamica, inesorabilmente.

Julee Cruise - “the World Spins” - 1989


In Memory of Jack Nance.

- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -  INTERMEZZO  - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Come con Malick, quella volta, a Bologna, non sarebbe stato male assistere prima al/la 18ª/º e poi al/la 17ª/º parte/episodio... Persi tra Judy (Garland) e Dorothy (Oz), Alice (Carrol) ed Euridice [Virgilio, Ovidio, Cocteau, Camus (l'altro), Malaparte, Bufalino, Magris, Powers, Monteverdi, Gluck, Haydn, Offenbach...]... 



La prima volta di Diane/Linda/Sandy e Dale/Richard/Jeffrey:

Con infiltrato (Mrs. Chalfont/Tremond):



The Story of the Little Girl who Lived Down the Lane [Audrey a Charlie, e l'Evoluzione del Braccio / l'Albero Elettrico-Neuronale ("She's my cousin") a Dale Cooper].
Sherilyn Fenn: Wild at Heart, Of Mice and Men, Boxing Helena, Ray Donovan, ShameLess.
Sheryl Lee: Wild at Heart, Mother Night, the Blood Oranges, Vampires, Winter's Bone, Texas Killing Fields, White Bird, Jackie & Ryan, Café Society.

Laura/FireMan, Dale/Mike, Audrey/Charlie (Humpty Dumpty) : «La domanda è: "Chi è che Comanda?", tutto qui». Meanwhile...


- - - - - - - - - - - - - - - - - - - -  OZZEMRETNI  - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -

Ep. 18 - L'Uni(Multi)Verso Topo(Ill)Logico.

“I tried to keep a clean house, keep everything organized.” - Laura/Carrie

L'Evoluzione di Douglas Jones, un Dougie 2.0, e la crasi fra (e l'origine de) il Buon e il Cattivo Cooper, ovvero Richard, adesso, con Diane, in corsa verso le 430 miglia, ovviamente non in linea d'aria, ma di conta"chilometri" (?!?), e la catarsi (senza epifania) impossibile (Linda) di uno stupro.


“Where we are from the birds sing a pretty song and there's always music in the air” : dopo aver prosciugato tutta l'acqua dal pozzo, drink full, tutto a un tratto, non c'è, più, musica nell'aria: “When the twilight is gone and no songbirds are singing / At the end of the day in a dream that's divine”.

Kristi (ennesima imago co-evolutiva di Laura, Audrey, Annie, Shelly, Becky), interpretata da Francesca Eastwood (già flashbackosa presenza importante se pur compartimentata nell'episodio più a sé stante, totale e minimalmente postmoderno-massimalista di "Fargo-3"), consegna l'indirizzo knock-knock a Dale, detto Richard (almeno da chi non crede più di ri-conoscerlo bene).


Odessa, Texas. Laura, nelle vesti di Carrie Page, apre la porta: "L'avete trovato?". E "Chi, Billy?", verrebbe da chiedersi, ché l'impossibilità di riuscire ad uscire da quella casa non può non ricordare il travaglio ("auto")analitico di Audrey. Sheryl Lee recita magnificamente la parte di una giovane ragazza racchiusa in un corpo di una donna adulta.

- Dove stiamo andando? - A Twin Peaks, Washington.
- D.C.? - No, lo stato. Lo stato di Washington.
- Washington...è, tipo, su al nord? Sarà un viaggio lungo? - It's a ways away.      
Laura si trova ancora a scuola, e "come" Audrey non ha, mai, abbandonato il suo liceo di provincia. La geografia è importante. La geografia è destino.

“All right! Let's go!”


Tutta l'incertezza del mondo, composta in gran parte da dolore, viene cementificata e trascesa in un urlo, l'ultimo (primevo, arcaico, mitopoietico), contenuto in un battito di palpebre, che sancisce l'inestricabile e invalicabile eternarsi della lotta tra bene e male, luce e tenebre, essere e non essere (Febbraio 1989 - Laura sogna Richard che Sogna Dale, e Audrey si sveglia - Settembre-Ottobre 2016), durante e lungo quel (vecchio) tratto di pellicola non impresso e sviluppato tra un fotogramma e l'altro, l'attimo in cui la luce inghiotte il buio, e, viceversa, l'oscurità divora il bagliore, il momento in cui due stati dell'(in/non)esistenza possono coesistere, Laura [Carrie (Carry/Carries) Page: portare/trasportare la (ultima) pagina] è e non-è, schrödingerianamente (Paradosso del Cat in the Box, Principio di Sovrapposizione), fino a quando noi non apriamo e/o chiudiamo gli occhi: svegliandoci, di nuovo, o riprendendo a sognare, sempre: non potremo, mai, coglierne l'essenza, heisenberghianamente (Principio di Indeterminazione, Collasso della Funzione d'Onda).

«A chi urla “Sveglia!” io rispondo “Sogna!”» - David Lynch


Laura si desta dal sogno per risvegliarsi in un incubo di una realtà (n)o(n) “solo” azzerata o già compiuta o ancor da compiersi -{la non-attrice apparente sulla soglia di casa Palmer che interpreta Alice coniugata Tremond [il marito (Jumping Man), Pierre (Austin Jack Lynch, in TP, altro attore, in FWWM), riman'e resta sempre in perturbante fuoricampo (“Honey...?”), nell'altra stanza di là dall'ingresso], la cui bis-suocera è dunqu'e quindi la Mrs. Tremond in perenne migrazione a guisa di remora di belle ragazze “donatrici” di garmonbozia, dal Fat Trout Trailer Park di Dear Meadow, al seguito di Teresa Banks, a Twin Peaks (lo stesso percorso di Carl Rodd, il (vecchio) bambino rapito, con la Signora Ceppo), accanto a Laura Palmer, Ronette Pulaski e Harold Smith [l'impiccato(si), possessore delle Carr-y/ies Page(s)], è la vera proprietaria e padrona della casa-set di Everett, WA [una delle cittadine che, con un po' di trucco e parrucco, illustrano - e si traslano a (Latitudine 47.5299129 / Longitudine -121.826676721 // Nord 47°31'47.686 / Ovest 121°49'36.036'') - TP, mentre le altre sono Snoqualmie, WA (le Cascate), North Bend, WA (Double R Diner), etc...], Mary Reber: stimare l'anno in base ai prezzi del distributore può essere un po' aleatorio: in un paio d'anni il prezzo medio della benzina al gallone (ca. 4 Lt.) è sceso da 4$ a 0.75... L'unica cosa certa è che ciò che stiamo guardando, ascoltando ed attraversando è il nostro mondo: il cartello "Pop. 99.940" di Odessa che corrisponde all'ultimo censimento del 2010, un distributore reale (Valero), senza Convenience Store fantasmatico annesso, il "vero" Double R (non di Norma), la vera magione Reber (Palmer-Tremond-Chalfont)...}- senz'arrendersi all'oblio, all'eterno ritorno.

Cos'è, quella scena, se non questa?


Un'inestirpabile afflizione avvolge come un sudario le possibilità di risoluzione: un percolante deliquio debilitante permea e pervade il mondo. Il sipario è calato. La superficie è specchiante. Il pubblico in sala distingue, identifica, discerne, individua sé stesso. Lo sconcerto è assoluto. L'iperbole è all'acme del suo percorso. Lo spettatore, perso, arresosi al buio, in compagnia di una luce distante (sta per spegnersi, sta per accendersi), in un luogo famigliare, accogliente, tranquillo, che gli è straniero, può solo ritrovarsi, smarrito.

"Let's go back to starting positions". O quasi [la fine (?) non ha confini, è...sterminata].


"Mentre" Dale, in "questi" 25 anni, ha vissuto le vite degli altri (lo spettacolo e il senso delle logge), sino a giungere, già nel prologo, a pre-vedere/sentire/assistere/vivere il pre-finale, "ora" le logge hanno invaso {le luci si spengono: è un bene [l'urlo di dolore, panico e (in)consapevolezza di Laura le ha sovraccaricate cortocircuitandole] o un male?} anche il nostro mondo (che assume sembianze e valenza di sogno/costrutto/trappola/grimaldello). 
Guardate e osservate e vedetev'intorno, fiutate bene in giro, e ascoltate attentamente l'ordito restante segreto, l'accanto.
Riconoscete qualcosa?

Angelo Badalamenti – “Dark Space Low” - 2016


Post precedenti (stagione completa) : Ep. 1-6 _ Ep. 7-9 _ Ep. 10-12 _ Ep. 13-15 _ Ep. 16

Voto agli episodi 17-18 = 9.75
Voto alla terza stagione = 9.50     

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