Comincia la settimana della 74° Mostra del Cinema di Venezia, e ancora una volta il nostro sito sarà presente con la sua delegazione di accreditati. La compagnia sarà la solita dell'anno scorso: Spaggy e Alan Smithee (i 2 veterani della Mostra), Eightandhalf, Supadany e la sottoscritta Maghella, che per la prima volta si azzarda a rimanere per tutta la durata della Mostra.
Inutile dire che le aspettative sono alte e l'emozione di affrontare questi 11 giorni è forte. L'organizzazione per partecipare alla Mostra parte da lontano: a febbraio faccio la richiesta a lavoro per le ferie, a marzo comincia la ricerca dell'alloggio insieme ai compagni di viaggio, a maggio cerco l'occasione giusta per viaggiare, poi l'attesa per ricevere gli accrediti da parte della Mostra. Quando infine arriva la lista della programmazione dei film sembra che il tempo non passi mai, praticamente è una continua attesa da febbraio a settembre. Ma ora ci siamo davvero, la valigia è pronta (o quasi) e manca solo di prendere posto al cinema per la prima programmazione del 30 settembre alle ore 9.00 con il film di apertura di Alexander Payne: "Downsizing".
So già che le discussioni sui film saranno inevitabili, quasi impossibile essere d'accordo tutti sulla medesima pellicola, per questo ci saranno le nostre recensioni a dare i punti di vista personali sui film visionati. Io cercherò di scrivere quotidianamente sul mio diario di bordo ciò che accadrà al Lido: impressioni, "cicalecci", fotografie e quant'altro mi passi per la testa.
Ho chiesto ai miei compagni di avventura di dirmi (dirci) cosa si aspettano da Venezia quest'anno, quali sono i film più attesi e quelli sui quali invece hanno delle riserve...mi hanno risposto così:
Spaggy: "Mother", il cinema di Aronosfsky non rientra nelle mie preferenze. Barocco, artificioso e pretestuoso, si rivela spesso presuntuoso e stucchevole. Poiché penso che non possa andare più in basso de "Il cigno nero" e "Noah", voglio vedere fino a che punto è la fossa che lo stesso Darren ha provveduto a scavarsi. "Ammore e malavita": da amante del musical, non posso non attendere la follia narrativa fuori dal tempo e dallo spazio dei fratelli Manetti. Dall'horror alla crime comedy hanno aperto la strada ai più fortunati "Jeeg" e "Smetto quando voglio": peccato che ancora nessuno glielo riconosca. La loro presenza mi ripaga poi dell'assenza della grande Roberta Torre e del suo musical shakespeariano. "L'ombra della sposa", ho scoperto Alessandra Pescetta per il sito, l'ho intervistata e sdoganata quando in pochi sapevano che facesse anche cinema. Teatrale e visionaria, si esprime al meglio nelle sequenze oniriche. Il suo corto è interamente girato dalle parti della mia Palermo (Alessandra è siciliana dentro). Aggiungerei un quarto titolo: "Happy winter", un documentario sui mondelliani, ovvero su quella tribù di Palermo che si indebita per una cabina al mare. L'interesse è prettamente antropologico: tutto ciò che è altro da quello a cui sono abituato mi attira.
Supadany: "The shape of water", il pensiero di ritrovare Guillermo Del Toro
in zona "Il labirinto del fauno" è allettante. Dalle premesse sembra il suo progetto più corposo da parecchi anni a questa parte, potrebbe rientrare tra i titoli più premiati dei prossimi mesi. Per giunta il cast non è formulato con le figurine ma con interpreti di caratura superiore come Sally Hawkins, Michael Shannon e Octavia Spencer. "The third murder": da anni Hirokazu Koreeda è un autore da festival di prima fascia, orbitano sul tema della famiglia, tra commedia e dramma, con equilibri sottili e tematiche forti. Improvvisamente passa al thriller e la curiosità si impenna. "Mektoub, my love": nel 2013 Kechiche conquista la Palma d'Oro e l'aurea dell'autore imperdibile. Invece di crogiolarsi sugli allori, rilancia giocando si tutto, Palma d'Oro compresa, messa all'asta per completare la sua impresa senza ulteriori ritardi. Quando si dice tenere d'occhio un progetto... "Ammore e malavita": massimo rispetto per i Manetti Bros, reduci forse da quello che è il loro titolo più scoppiettante ("Song'e Napule"), ma la promozione al concorso principale potrebbe essere controproducente. Comunque i registi sono consapevoli di essere dinanzi ad una occasione forse unica per andare oltre i confini del cinema underground, incrociamo le dita. "Loving Pablo": il personaggio di Escobar attira sempre l'attenzione e il regista, in quanto dotato, potrebbe anche stupire. Però la storia biografica e la coppia glamour composta da Penelope Cruz e Javier Barden nascondono il rischio dell'agiografia e di una estetica che potrebbe essere troppo patinata.
Eightandhalf : "Woodshock" delle sorelle Mulleavy, perché dal trailer e dalle immagini si presume abbiano molto da offrire, anche per una ricerca estetica. Il film di Paul Schrader "First reformed" e quello di Frederick Wiseman "Ex libris" sono delle conferme a delle buone aspettative. Non mi aspetto molto dal film di Takeshi Kitano perché non penso che gli ultimi due film abbiano avuto molto da aggiungere alla sua filmografia e quindi penso che quest'ultimo sia superfluo. "Mother" di Darren Aronosfsky perché, da come si presenta, penso possa essere una visione più pacchiana di "Rosmary's baby", comunque la curiosità è altissima pure per questo. "Victoria Abdul" di Stephen Frears perché appare come il solito film di Frears e quindi niente di nuovo.
Alan Smithee : io spingo 3 tra i miei registi preferiti, ovvero Friedkin con "The devil and father Amorth", Schrader con "First reformed", e Kitano con "Outrage coda". Difendo inoltre "Il contagio" di Botrugno e Coluccini alle Giornate degli Autori, avendo molto apprezzato l'omonimo romanzo di Walter Siti.
Maghella (ovvero io): sono molto incuriosita da "Nico, 1988" di Susanna Nicchiarelli perché sono una grande fan dei Velvet Underground e voglio vedere come la regista italiana ha saputo raccontare gli ultimi anni della cantante fotomodella Nico. Non vedo l'ora di vedere il documentario "Caniba" di Verena Paravel e Lucien Castaing-Taylor, la storia assurda del cannibale giapponese Issei Sagawa è davvero allucinante e voglio capire come i 2 registi affronteranno la vicenda e quali aspetti vorranno aprofondire. Non posso perdermi titoli come "The devil and father Amorth" di Friedkin, il maestro de "L'esorcista" fa un documentario su un grandissimo esorcista morto da pochi anni: imperdibile; "Ammore e malavita" dei fratelli Manetti, tra i pochissimi in Italia ad aver valorizzato il cinema di genere cercando di non scopiazzare dai grandi autori del passato ma modernizzando un linguaggio cinematografico e di stile che ha reso grande il cinema cosiddetto di serie "b": horror, il musicale e la commedia cinica; "Brawl in Cell Block 99" di S. Craig Zahler e "La vita in comune" di Edoardo Winspeare. Nutro molte riserve invece per un regista italiano che solitamente mi piace molto: Paolo Virzì. Il suo "The leisure seeker" non mi convince per niente, ho paura dell'operazione "trasferta americana" da parte del regista toscano e la trama del road movie interpretato dalla coppia Mirren- Sutherland mi lascia alquanto perplessa: ancora 2 stralunati in fuga da un ospedale??? Già visto mi pare. Per Guillermo Del Toro non ho simpatia e vado alla visione del film piena di pregiudizi: mi auguro di ricredermi favorevolmente. Curiosa invece per il documentario di Ai Weiwei "Human Flow", mi piace molto come artista, voglio vedere come si cimenta da regista, se riesce ad avere lo stesso spirito provocatore che usa nella sua arte.
Come vedete da queste righe ci sarà da discutere parecchio tra di noi e da scrivere per voi.
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