Anche la 70ma edizione del Festival di Cannes va in soffitta. Già al momento dell'annuncio della line up qualcuno aveva storto il naso di fronte ai titoli della in concorso, realizzati da artisti che dalla Croisette hanno avuto molto o che dalla Croisette sono stati sdoganati. Alla vigilia della rassegna molto poi si è detto sull'affaire Netflix, una polemica - più pretestuosa che fondata - che è servita ad accendere i riflettori su una questione che avrebbe meritato ben altri palconoscenici e ben altri approfondimenti (anche socioeconomici). A festival cominciato, invece, sono arrivate le recensioni con tutti gli annessi del caso: Variety, Screen International e Hollywood Reporter, le tre testate più lette dagli addetti ai lavori, parlano di un'edizione davvero sottotono. Per una volta, sembra che vigilia e dopofestival concordino su una cosa: edizione da accantonare e criteri di scelta da rivedere. Chi si occupa di selezione, piuttosto che sciorinare cifre sui film che hanno tentato la carta Cannes, dovrebbe davvero vedere quei film e non solo fermarsi sui titoli di testa.
Noi italiani, assenti dal concorso principale, ma molto presenti nelle varie sezioni con ben sei titoli, torniamo a casa con un bel premio: quello alla miglior interpretazione nella sezione Un certain regard (non esiste differenza tra interpretazione maschile o femminile) a Jasmine Trinca per Fortunata, un premio che sottolinea ancora una volta come i gusti degli addetti ai lavori siano lontanissimi da quelli della critica (italiana), che ha massacrato film e attrice per mera presa di posizione.
Ad ogni modo, la giuria presieduta da Pedro Almodovar e animata tra gli altri dal nostro Paolo Sorrentino (che al Marché ha lanciato le vendite internazionali di Loro, opera su Silvio Berlusconi in fase di preproduzione) ha così decretato durante la cerimonia impeccabilmente condotta da Monica Bellucci:
Palma d'Oro:
The Square di Ruben Östlund
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Grand Prix Speciale della Giuria:
120 battements par minute di Robin Campillo
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Prix de la mise en scéne:
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Prix du scénario (ex aequo):
The Killing of a Sacred Deer di Giorgos Lanthimos
You Were Never Really Here di Lynne Ramsay
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Prix d'interprétation féminine:
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Prix d'interprétation masculine:
Joaquin Phoenix per You Were Never Really Here
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Premio della giuria:
Loveless di Andrey Zvyagintsev
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Caméra d'or miglior opera prima:
Jeune femme di Léonor Séraille
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Palma d'Oro cortometraggio:
A Gentle Night di Qiu Yang
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Premio speciale per il 70mo anniversario:
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Queste le parole di Östlund nel descrivere The Square, che in autunno arriverà nelle sale italiane grazie a Teodora: «Proprio come Forza maggiore, anche The Square affonda nel dramma e nella satira. Volevo fare un film elegante che provocasse (e intrattenesse) con i suoi aspetti visivi e retorici gli spettatori. Tematicamente, si affrontano argomento come la responsabilità e la fiducia, la ricchezza e la povertà, la potenza e impotenza, le crescenti convinzioni di un individuo e il declino di quelle della comunità.
La genesi di The Square risale a qualche anno fa. Nel 2008, in Svezia, è stato creato il primo centro residenziale ad accesso riservato ai soli proprietari: un esempio estremo che testimonia come i gruppi sociali privilegiati tendono a chiudersi e a evitare le contaminazioni con chi è meno fortunato ma anche un simbolo della nuova condizione europea in cui società sempre più individualiste non fanno altro che allargare il divario tra ricchi e poveri. Un tempo, la Svezia era rinomata per essere la società più egualitaria del mondo ma oggi non è più così: disoccupazione e paura della crisi hanno spinto gli individui a diffidare dalla stato e a rinchiudersi in loro stessi. Ma è questo il presupposto su cui vogliamo che nascano le società del futuro?». [continua qui].
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