Alan Smithee's dream: di primo mattino presso il Palais Croisette, sede storica della "Quinzaine des Réalisateurs".
Inizio a scrivere questo "post in progress" quando si sta varcando il fatidico, e per certi aspetti rassicurante, "giro di boa" festivaliero; un momento in cui molto deve ancora succedere, ma in cui si è anche già in grado di tirare qualche somma parziale di ciò che è stato, e di ciò che ci si aspetta di trovare lungo la seconda metà dell'avventura.
Nel mio terzo anno da "Cinéphile" (mentre per quanto attiene la sola e pura Quinzaine des Réalisateurs mi pare di essere alla 26° presenza), trovo questa 70° edizione in parte ed in un certo senso come sottotono, senza clamori d'apertura.
La scelta, tutto sommato condivisibile da parte di noi cinefilo, di "aprire le danze" col rompicapo d'autore di Desplechin e' una piccola rivoluzione.
Il suo Les fantomes d'Ismael è tutto fuorché un film brutto od insulso, ma la scelta di inserirlo come apertura è una mossa strategica folle o geniale, senza mezzi termini.
La particolare attenzione, in tutte le rassegne, agli autori, al nome che si portano appresso e alla qualità di ciò che sino ad ora essi hanno prodotto o rappresentato, più che al glamour che da sempre caratterizza molta parte della Cannes mondana e di facciata, è ciò che di più rassicurante possa succedere per chi come noi predilige i contenuti alle feste mondane o ai tappeti rossi.
Per noi cinéphiles poi, pressoché confinati (ma piuttosto contenti di esserlo) nelle sale periferiche di Cannes la Bocca, salvo qualche strategica incursione (per me mattutina) in Croisette per catturare film al di fuori della nostra rassegna specifica, il glamour è un mondo lontano, quasi estraneo, che vivono altri - buon per loro - ma senza alcun rimorso o invidia da nostra parte. A noi infatti interessa la programmazione, e Cannes Cinéphiles ci consente di spaziare, gratuitamente, su oltre 3/4 di quanto viene presentato in tutte le rassegne festivaliere. Scusate se è poco...
Unico prezzo o scotto da pagare: una coda da affrontare che viene a formare, specie in occasione delle due proiezioni finali della sera - quasi sempre dedicate alle pellicole del Concorso - una folla da stadio a volte ben superiore alla portata della sala.
Col rischio di perdere, e spesso purtroppo avviene, almeno una delle due proiezioni serali consecutive, per impossibilità di rimettersi in coda in tempo utile per poter rientrare in sala, presidiata da altri cinephiles.
Ma, puntando al sodo, ecco qui di seguito, suddivise per sezione, tutte le pellicole fino ad ora viste e recensite; ne inserirò altre appena possibile, una volta presa visione di altro materiale e una volta predisposta la relativa recensione.
Si conferma ancora quest'anno un'impressione che ormai diviene una certezza: la sezione orgogliosamente indipendente della Quinzaine si dimostra la migliore fucina cinematografica, anche più di ogni altra pur prestigiosa sezione, racchiudendo in sé ogni anno piccole e grandi gemme di un panorama cinematografico sconfinato, ma che sopraggiunge in rassegna solo per il fatto di contenere valore e qualità indiscutibili.
Buona lettura, auspicando che gran parte di questi titoli riescano ad arrivare alla nostra fruibilità, qundi al cinema o attraverso le altre possibilità ormai note e oggetto tra l'altro di fresche polemiche proprio qui in Cannes.
FILM D'APERTURA:
Doppio intrigo spy per un rompicapo un po' vintage: cinema che guarda a se stesso, si arrovella su più piani narrativi senza tuttavia smarrirsi troppo. Desplechin sparge indizi e citazioni a piacimento, ma governa il melò-spy con destrezza e lucida, ammiccante follia. Un film d'autore più da Quinzaine, che da Ouverture festivaliera in pompa magna. VOTO ***1/2
HORS COMPETITION/SEANCE SPECIALE/SEANCE DE MINUIT:
La più strana ed eterogenea delle coppie artistiche in un viaggio on the road alla scoperta di luoghi e volti che meritano di essere immortalati e valorizzati dopo una vita di lavoro e sacrificio, fuori da ogni notorietà o gossip. La grazia poetica della Varda e l'arte e l'estro di un artista contemporaneo si fondono e creano valore e commozione. VARDA. VOTO ****1/2
Hong Sang-soo vol. 1: un atto d'amore verso il cinema, il potere della fotografia di fermare il tempo - e talvolta di modificarlo - e verso la Francia. Un piccolo prezioso gioiello. VOTO ****
Un piano sequenza "depalmiano" esemplare fa da incipit esaltante alla rutilante vicenda di amore e morte di una Nikita coreana. Cinema dell'est scatenato e senza un attimo di tregua, che catapulta lo spettatore nel vivo dell'azione. VOTO ****
Lo sconcertante documentario del regista francese di origine svizzera, molto attivo anche negli Usa, Barbet Schroeder, presentato a Cannes 2017 come Evento speciale, prova a raccontarci la contraddittoria figura di un influente monaco birmano di nome Wirathu, ma meglio conosciuto come “il venerabile W.” E dire che la religione buddhista è stata sempre considerata il baluardo della tolleranza, della scelta deliberata della pace, e della distensione tra popoli. VOTO ***1/2
"Sans pitie'", questo il titolo francese, insinua lo spettatore in un malizioso gioco a tre tutto tattica, astuzia ed inganno. Regia fluida ed elegante, colori caldi e filtrati, suppellettili di lusso che ben sostengono lunghi dialoghi spesso sopra le righe ed ironici, che giustificano anche scatti di violenza improvvisa che hanno fatto pensare a molti ad uno stile tarantiniano, anzi "tarantinesque". VOTO ****
CONCORSO 70:
Fine di una vita familiare, rimozione di ogni dettaglio utile a far riaffiorare eventuali momenti di felicità rinnegata. Egoismo ed arriviamo di due genitori mostruosi da cui il devastato figlio adolescente sceglie di allontanarsi, scomparendo per sempre. Il grande ritorno di un grande regista russo. ZVIAGINTSEV - VOTO ****
Un esodo implacabile, una morte per ferimento che invece procura un dono miracoloso: la capacità di volare. E un medico colluso che aiuta il nostro uomo ma per continuare a lucrare indebitamente. Fascino tanto, carne al fuoco troppa per un pasticcio imbarazzante. MUNDRUCZO - VOTO *1/2
Favola ecologista a base di maiale-elefante transgenico che dimostra un cuore ed un carattere tali da renderlo inimmaginabile come animale sacrificale, pietanza da macello per sfamare una umanità senza risorse. Dinamico, ironico, girato con la perizia che riconosciamo come dote strategica del gran cineasta di The Host. BONG JOON HO - VOTO ****
Campillo filma un intenso film militante raccontandoci eventi drammatici a lui vicini. Tuttavia l'innesto di una tragica e toccante storia d'amore, finisce per prendersi troppo spazio, sviando un po' troppo sul personale e sui singoli una vicenda corale che meritava di essere lasciata al centro del racconto. VOTO ***
Satira provocatoria sul concetto di arte oggi, The Square si diverte a sondare la soglia di irritazione dello spettatore, riuscendoci a tratti anche a divertire. Arte può essere tutto ciò che si decide scaltramente ed irriverentemente di esporre in un museo, e quindi il tutto, ma anche inesorabilmente il nulla. OSTLUND - VOTO***
Fratellastri, nipoti e mogli attorno ad un capofamiglia scultore eccentrico e piuttosto snobbato che, poco prima di vedersi finalmente omaggiato da una mostra personale, decide bene di entrare in coma per un ictus. Gran cast per uno sfoggio già visto di fobie e logorrea radical-chic. BAUMBACH. VOTO **
Con Happy End, Haneke sembra voglia riassumere,ed aggiornare alla tecnologia a nostra disposizione, tutta una stagione cinematografica che lo ha visto padroneggiare le incognite del disagio psicologico. Se è così, ma solo in tal caso, il film è l'esemplare capitolo finale che preannuncia una svolta, ormai necessaria, benvenuta, auspicabile. VOTO ***1/2
Il sacrificio come giusta e coerente espiazione di una colpa. Un padre di famiglia messo in condizioni di dover fare una scelta terribile. Un noir torvo e perverso che riporta il gran regista greco a riparlarci di famiglia e di gestione di responsabilità a seguito di errori imperdonabili e letali. LANTHIMOS - VOTO ****
L'artista e la sua ossessione tattile, la passione estrema per la fisicità e le curve del corpo. Doillon si concentra su un biopic che tuttavia risulta davvero piatto e banale, enfatico, estenuante nella sua solennità di ambientazioni e indebolito da una figura di Camille ridotta ad una ragazzina viziata e caratteriale che si cruccia e fa i capricci come una bimba viziata. Lodevole Lindon, fisico, animalesco più che mai, ma non basta. VOTO **
Un uomo, tre donne: moglie, amante, e dipendente neoassunti. Un girotondo di urgenze amorose non corrisposte ed una innocente fuori posto a subirne le conseguenze. Il film più piccolo e minimalista del Concorso risulta uno dei più coinvolgenti e ben orchestrati girotondi sentimentali, e come tale meriterebbe un premio importante. HONG SANG-SOO VOL. 2 - VOTO ****
La nostalgia della luce, e il desiderio di tradurre in parole gli effetti e le sensazioni tattili che la vista concede con generosità quasi a chiunque. Da questa antitesi, una storia d'amore che rischia facili melensaggini ma sa, a tratti, sorprendere per la potenza delle sensazioni che sprigiona. KAWASE - VOTO ***
Una donna mite, ma non facile alla resa: un nemico da affrontare che accerchia e inghiotte senza remore. Loznitsa costruisce un affresco memorabile senza una vera e decifrabile collocazione temporale, forte di un finale onirico ed asfissiante che ne conferma tempra e coraggio eccezionali. VOTO ****
Un "tutto in una notte" tra rapine maldestre e scambi di persona, ironia e un pizzico di pulp. Un thriller scanzonato che funziona solo "a scatti", guardando forse al cinema nervoso di Landis, ma ben lontano dallo stile inimitabile e senza freni del maestro. SAFDIE BROS. - VOTO **1/2
Una donna bellissima ed insicura finisce per diventare il prezioso oggetto del contendere di due antitetiche e controverse personalità di identiche fattezze fisiche. Ozon è consapevole quanto sia allettante, ma anche pericoloso l'argomento, e dirige un thriller erotico troppo estetizzante in cui manca ironia e vitalità. Una occasione buttata al vento. OZON - VOTO **
UN CERTAIN REGARD:
Madre e figlia separate non a caso si ritrovano quando la giovane diciassettenne partorisce. Da quel momento capiremo chi è veramente April. Michel Franco si conferma un gran direttore di drammi e tensioni in via di deflagrazione. VOTO ****
Biopic atipico e alternativo sulla cantante francese anni '50 Barbara. Mathieu Amalric, che prosegue con costanza ed impegno la sua alternativa attività di regista, scegliendo nuovamente un soggetto che si concentra su pochi personaggi, intrisi nuovamente di un mistero che li travolge e trasporta come in una nuova misteriosa esistenza parallela. VOTO ***
Un film condotto con sensibilità da una regista, Valeska Grisebach, che evita inutili svolte melodrammatiche pretenziose per tenersi legata alla autenticità dei fatti, al realismo di una narrazione che ci parla di vita vera e perfettamente calata in un contesto operaio e produttivo. VOTO ***1/2
Cantet è un maestro ineguagliato nel giostrarsi e svincolarsi abilmente nell'approccio verso ogni tipo di apprendimento. Qui si parla di scrittura, di come organizzarla, ma si affrontano anche tematiche ed introspezioni personali che trasformano la preparazione un thriller letterario di gruppo, in un vero thriller cinematografico impegnato a sondare turbe caratteriali potenzialmente incontrollate.
Un thriller ideologico approcciato nella didattica della sua genesi, ed un film appassionante ed intelligente che avrebbe ben figurato tra i migliori del Concorso nei cui ranghi invece, incredibilmente e forse vergognosamente, non è stato annesso.
VOTO ****
L'uccisione a sangue freddo di un professore universitario noto per la sua convinta diffidenza e perplessità nei confronti dei movimenti studenteschi di estrema sinistra, riapre, ad inizio del nuovo secolo, l'attenzione nei confronti di un ex terrorista che da vent'anni vive come un rifugiato politico in Francia. Pur avendo il coraggio di tratteggiare caratteri di persone davvero poco accattivanti, per non dire oscure e torbide, :Dopo la guerra" si appoggia e gravita su personaggi che in definitiva risultano semplicemente abbozzati, approssimativi, poco sviscerati. VOTO *1/2
Una donna tenace che corre tutto il giorno per togliersi di dosso il disagio di una mediocrità che l'ha sempre sopraffatta. La "fortunata" coppia più florida del cinema italiano sa come accattivarsi i favori del pubblico, ma anche costruire un personaggio di donna forte e convincente che avrebbe creato, nei '50, un personaggio cult. Ottima Jasmine Trinca. VOTO ***
Sullo sfondo di un' Algeria moderna, ma ancora piegata da passati nefasti, "En attendent les hirondelles" di Karim Moussaoui tratteggia tre significativi e profondi ritratti di onestà combattuta, ricercata e ritrovata, ogni qual volta la coscienza riesce ancora a dominare gli istinti di pura sopravvivenza, che invece ci spingono a pensare individualmente ed egoisticamente solo al personale tornaconto. VOTO ***1/2
SEMAINE DE LA CRITIQUE
Dal più agghiacciante episodio di estorsione mafiosa risalente ai '90, i registi di Salvo costruiscono con grande stile di regia quasi un fantasy che riflette su un percorso di vita che ci fa tornare all'elemento originario. Magico, tragico, potente e commovente. VOTO ****
L'estate inquieta di una tredicenne che perde velocemente la vista a causa di una malattia degenerativa, ma acquista la consapevolezza di una prematura sessualità partendo da un innocente desiderio: possedere un cane nero incontrato sulla spiaggia. Un film coraggioso che parte come commedia adolescenziale estiva, e si trasforma in un diario schietto ed impudico, dunque coraggioso, di una iniziazione sessuale. VOTO ***
OH LUCY! coproduzione nippo-statunitense che porta la regia corretta e senza necessariamente essere obbligata a strafare di Atsuko Hirayanagi, è una commedia incentrata sull'esigenza benefica del contatto fisico, che pare rimanere nei dintorni della simpatia e carineria, ma sa in realtà avanzare affondi anche drammatici nella movimentata vicenda americana che caratterizza la scelta della protagonista: una svolta ove tutti i nodi verranno al pettine. VOTO ***
Sono affari di familia. Lo capisce un giovane padre quando il figlio, nel difendersi, uccide un coetaneo della gang rivale della medesima favela. La familia è diretto con acuto senso della drammatica realtà da Gustavo Rondon Cordova in una insolita coproduzione che vede coinvolta anche la Norvegia, oltre al Venezuela e al Cile.
Un cinema necessario, vitale, specchio leale e sincero di drammi di vita dilagante e di vite legate ad un filo, insanguinato dal desiderio di sopraffazione, o anche solo di un puro e anche comprensibile desiderio animale di sopravvivenza. VOTO ****
Ovvero "carbone". La celebrazione del lavoro inteso come fatica estrema, ma appagante e infine nobilitante, trova nell'intenso Makala la dinamica più sincera, ispirata e diretta per comunicare allo spettatore le sue più intense e personali, quasi private sfaccettature. VOTO ****
Attraverso la vicenda umana e personale della quarantenne cilena agiata Mariana, la regista Marcela Said si perde nella descrizione pungente di una borghesia chiusa in se stessa, ancorata a difendere privilegi ottenuti grazie a ormai celati, indifendibili legami con l'antico regime dittatoriale di Pinochet, ora rifuggito di facciata, ma ai tempi condiviso e appoggiato come viatico per un bel vivere, ai danni del resto della popolazione. VOTO ***1/2
Donne sole, disagi, necessità di scendere a compromessi. Un regista che sceglie di raccontare ciò che succede senza ricorrere a inutili pudori, ma poi, come ripensandoci, si nasconde dietro un trucchetto inutile e fazioso: ricopre il lavoro degli attori della patina di un disegno animato che qui fa perdere al film molto del suo coraggio e della sua fiera opposizione ad una cultura che rinnega il vero nascondendosi dietro inutili pudori, che servono solo a nascondere i tristi dettagli di una società maschilistica e segregtrice. Peccato davvero. VOTO **
QUINZAINE DES REALISATEURS:
Figlia e compagna coetanee si ritrovano contemporaneamente nella stessa casa con lo stesso uomo. E Garrel conclude con un triangolo instabile ed in definizione,la sua accattiv,stilosa e molto formale trilogia sugli intrecci amorosi, regalandoci comunque un piccolo gioiello di finezza e autorialita',avvolto in un chiaro-scuro che avvince ed incanta. VOTO ****
Il panico di non riuscire a realizzarsi sentimentalmente spinge una bella e dinamica cinquantenne a gettarsi nella mischia per trovare la propria vera anima gemella. Claire Denis cambia radicalmente tematiche e genere e trova l'approccio corretto per rendere palpabile quel "bel sole interiore" che anima questa commedia ironica e brillante. VOTO ***1/2
Torna il ragazzino rom prematuramente divenuto adulto; i bambini di 3/4 anni con la sigaretta in bocca; e la vita di espedienti e ruberie che regola l'esistenza di un campo nomade incastonato tra una terra di cosche e di migranti in cerca di vana speranza. Il cinema della verità trova in Carpignano il suo più puro e giovane esponente. VOTO ***1/2
JEANNETTE, THE CHILDHOOD OF JOAN OF ARC
L'infanzia di una pastorella chiamata a divenire l'eroina e la martire di una nazione. Un richiamo che avviene attraverso visioni mistiche rese concrete grazie al potere coinvolgente della musica: un pop che sconfina nel rock più convinto fino ad un buffo rap contadino. Un Dumont diversamente folle che continua a strabiliarci. VOTO ****
Atmosfere western per una sfida personale condotta da un ex campione di rodeo per comprendere se è possibile fare a meno dei propri sogni, continuando a rendere vivibile la propria esistenza, apparentemente vuota. Da una brava regista abbonata alla Quinzane, un film intenso e poetico in cui non ci si vergogna a commuoversi. VOTO ****
Dopo gli ottimi Starlet e Tangerine, Sean Baker conferma il suo talento di filmaker indipendente e la passione smodata per i colori e le tonalità pastello. Drammatico e serio, senza dimostrarlo. VOTO ***1/2
Vite ai margini per una coppia alla deriva, formata da una giovanissima ragazza madre, il suo bambino di quattro anni, ed il balordo ultimo fidanzato di lei. Un film che ha il pregio di non piangersi troppo addosso e di raccontare con un piglio sostenibile e realista, i tentativi vani di un riscatto di fatto impossibile, VOTO ***1/2
Può l'ossessione della purezza risultare il vero anacronismo per la realizzazione di un amore vero? E duque puro? Un film valido, toccante, che si inserisce tra le spine aguzze di una problematica complessa tra tolleranza religiosa, immigrazione, disoccupazione ed indigenza. Troppa carne al fuoco? Tutt'altro. VOTO ***1/2
Gli orrori si una guerra resa ancora più terribile per il fatto di macerare due popoli confinanti, uno che pretende di annettere, l'altro che rivendica la propria titolarità culturale e pure istituzionale
Abituati a dialoghi radi e a riprese lunghe e contemplativa che da sempre costituiscono la forza dell'affascinante poetico regista lituano Bartas, questo Frost ci pare già dopo la prima mezz'ora un passo falso davvero emblematico. VOTO *1/2
Storie di streghe... o di presunte tali...quando la povertà e la superstizione vincono su logica e buon senso.
Coproduzione anglo-francese curiosa e bizzarra, il film della regista Rungano Nyoni appare tuttavia incerto già dall'inizio se intraprendere la strada ironica o grottesca, o quello di una sana realistica denuncia di un ennesimo triste capitolo contro gli abusi e la persecuzione esercitata sulle classi più deboli ed in particolare sulle donne, o alcune "categorie" tra di esse. VOTO ***
Il film, diretto a quattro mani piuttosto bene soprattutto nelle sue numerose scene action dalla coppia Murnion/Milott, è il terzo film qui al festival prodotto in esclusiva da e per Netflix, con la star da blockbuster Dave Bautista che figura, oltre che come coprotagonista, anche in veste di produttore esecutivo. Un buon incipit adrenalinico fa sperare in un nuovo Distretto 13. Poi ci rendiamo conto di stare nella pura routine commerciale. Peccato. VOTO **1/2
La lotta di una donna tenace per non sbarrare la porta del suo centro di accoglienza alla moglie e alla figlia di un camorrista, bisognose di assistenza. Il concetto di aiuto e tolleranza che rifiutano preconcetti e calcoli politici che mirino a conseguire facili consensi di massa. Un film maturo che riflette sul senso di giustizia e mutuo soccorso. VOTO ***1/2
Una tenace giornalista impegnata tra le regioni più calde del Medioriente ha occasione di incontrare l'Ed Wood afghano Salim Shaheen: seguendo l'eccentrico personaggio, la regista documenta la bramosia lavorativa di un uomo che si è fatto da solo improvvisando, arrangiandosi tra mille ostacoli in un paese che non tollera alcuna iniziativa artistica. VOTO ***1/2
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