ANTEPRIME DALLA FRANCIA:
"Appunti veloci e primo impatto sul cinema che ci precede, su quello che ci sfiora, o addirittura ci evita; film che attendiamo da tempo, quelli che speriamo di riuscire a vedere presto, ma pure quelli che, temiamo, non riusciremo mai a goderci, almeno in sala."
Natale è andato anche quest’anno, e per un cinefilo (o cine-incallito che dir si voglia), la circostanza non può che costituire notizia positiva, un sollievo, il ritorno di quella scintilla che spinge a frequentare nuovamente la sala dopo il forzato esilio, coincidente con uno dei pochi periodi in cui le persone normale affollano, o si recano in massa, al cinema.
Smontati i temutissimi cine-panettoni (quest’anno ben 5, di cui tuttavia solo 1/2 davvero di un certo successo, quando anche il Trio un tempo milionario floppa clamorosamente e più di ogni altro concorrente), si cerca di guardare avanti, attendendo con ansia e buona predisposizione i film del 2016 che si sono ben distinti ai vari festival internazionali, e restando in attesa di tutto ciò di buono che il 2017 potrà portarci, facendoci tornare in sala con un certo entusiasmo (a me è successo con Silence di Scorsese, fonte di grande emozione e insonnia da “rapimento mistico”).
Il cinema italiano, lungo tutto il 2016, ha particolarmente sofferto, sia in termini di incassi (Zalone non può farcela a riproporsi con cadenza annuale, e Siani ha confermato proprio il primo gennaio che non riesce fisicamente a tenergli testa - stiamo parlando in termini di incassi - nemmeno lontanamente), sia qualitativamente: nessuna rappresentanza italica al Festival dei Festival, ovvero a Cannes 2016, tre film veneziani in concorso o deludentissimi, o troppo di nicchia per avere un minimo di chances commerciali; il vincitore alla Berlinale 2016, Fuocoammare, apprezzatissimo ovunque ma fatto fuori da tempo dalle “eliminatorie” pre-Oscar per il miglior film straniero.
Di pochi giorni fa è la notizia che nessun film italiano farà parte della Berlinale 2017 (nemmeno nelle sezioni collaterali), come a suggellare qualche neppure velata preoccupazione sulla sorte della nostra fragile e talvolta troppo improvvisata cinematografia, legata ormai a pochi grandi nomi, senza dei quali sembra davvero ci manchi, anche nel genere che più cavalchiamo e sapevamo fare bene, ovvero la commedia, un ricambio generazionale degno di non creare vuoti imbarazzanti.
Intanto il mercato del cinema d’Oltralpe - che continuo a frequentare con una certa assiduità approfittando delle per me irresistibili anticipazioni in uscita che spesso caratterizzano la distribuzione francese - mette pure lui da parte i blockbuster natalizi e le commedie leggere che sostituiscono (non saprei proprio dire se in meglio o in peggio, dato che vedo poco di entrambe le categorie) i nostri cinepanettoni.
Ed ecco arrivare con un certo slancio: il biopic più struggente sulla cantante più celebrata e dalla vita più sfortunata e perseguitata dalla morte (Dalida); la conferma che Ben Affleck è davvero un bravo regista (specie se adatta nuovamente sullo schermo storie di bravi narratori come Dennis Lehane), che Fanny Ardan si impegna molto ma che la preferiamo come attrice, piuttosto che dietro la macchina da presa in veste di regista.
Assistiamo al flop dell’anno (passato), un disastro che rimette in dubbio una carriera ritenuta eccelsa in capo ad cineasta quasi idolatrato come Sean Penn, recentemente uomo innamorato, e probabilmente a causa di ciò in condizione di perdere di vista il contenuto per celebrare le splendide forme della sua nuova compagna. Pazienza, peccato e buon per lui per l’aspetto sentimental-rosa della circostanza; da notare poi il bizzarro ritorno di un grande cinesta come Zhang Yimou, impegnato in un vero e proprio blockbuster (ma non è questa la bizzarria) che pretende di raccontare la genesi della Grande Muraglia a partire da una vicenda fantasy che sembra un clone, per ambientazione e personaggi che la popolano, delle avventure dei libri di Tolkien nella Terra di Mezzo. Bizzarro certo, ma godibile e rutilante quanto basta per appagare chi riesce a scordarsi Lanterne Rosse e le altre amenità ormai lontane dirette dal celebre regista.
Mancano all’appello un singolare ulteriore biopic, quello su Chet Baker, che spicca soprattutto per lo sforzo interpretativo di Ethan Hawke, da tempo impegnato a conquistarsi la parte, mentre l’animazione adulta trova sempre modo di stupirci e darci emozioni: questa volta, in Francia, è stato il turno dell’erotico The girl without hands: produzione francese, disegno stilizzato nei particolari, su sfondi in acquarello che creano suggestioni e emozioni visive.
Sulla favola dark-horror dell’iberico Bayona in trasferta Usa inutile spendere troppe parole: filmetto senza infamia né lode con un cast importante e funzionale. Meglio una Isabelle Huppert operaia che nasconde i fasti di una notorietà effimera come cantante nell'ultimo tenero film tutto bollicine e paillettes del talentuoso Bavo Defurne, Souvenir.
Meglio, molto meglio, la rarità che persi a Venezia 2015 riappare miracolosamente in Francia: si tratta del turco Frenzy: complotti della psiche in capo a due fratelli visionari e dalla mente devastata. Un gioiello.
La notizia buona è che parte dei film citati godranno di una distribuzione anche da noi; quella cattiva è che quasi tutte le rarità e le chicche d’autore non rientrano, per il momento, tra costoro.
Ma eccoli qui uno dietro l'altro i film post-natalizi, in rigoroso ordine di preferenza personale.
Buona lettura.
1)
L'ascesa, tra alti e bassi, l'abilità e i passi falsi di un gangster dotato di coscienza e senso di appartenenza. La costruzione di un impero a cui saprà rinunciare per preferire la famiglia, ma senza per questo soffrire di meno.Gran stile di racconto, scene d'azione sapientemente orchestrate per un ritorno in regia davvero incalzante del divo Ben.
La recensione la trovate qui: LA LEGGE DELLA NOTTE
VOTO ****
USCITA PREVISTA IN SALA: 23/02/2017
2)
La “frenesia” che genera illusioni, visioni, convinzioni erronee. Due fratelli adulti, soli, perduti in ossessioni insistenti che poco per volta si impadroniscono delle rispettive lucidità. Alper sceglie una narrazione scarna, che si sofferma più sulle conseguenze dell’alterazione mentale che sui presupposti che ne hanno determinato la causa.
La recensione: FRENZY/ABLUKA
VOTO ****
USCITA PREVISTA IN SALA: N.D.
3)
Una storia di tentazioni maligne, del male contro il bene sopraffatto ma che alla fine la spunta, che non può non ricordare, oltre che per le tematiche anche per lo stile innovativo e quasi sfrontatamente estremo, l'originalità, l'erotismo e la dirompente bellezza del giapponese Belladonna of sadness di Eiichi Yamamoto, cult dell'animazione adulta risalente ai primi anni Settanta.
La recensione: LA FILLE SANS MAINS
VOTO: ****
USCITA PREVISTA: N.D.
4)
Sex symbol talentuosa e donna fragile ed irrisolta: la vita di Dalida è un film coinvolgente e senza freni:tutta un'antitesi dove il successo senza sosta non si cura della persona sottostante che finisce per cedere.Biopic tradizionale ben fatto,forte di interpreti ben scelti e validamente diretti da una regista che celebra degnamente diva e donna
La recensione: DALIDA
VOTO: ***1/2
USCITA PREVISTA: DA DEFINIRE
5)
Per il ritorno in regia del talentuoso regista belga Bavo Dafourne, Isabelle Huppert è senz'altro l'elemento cardine che tiene in piedi una storiella certo un pò esile, coadiuvata tuttavia dall'estro visivo originale e scenicamente intenso del bravo regista, noto a qualcuno per il tenero North Sea Texas e per il malizioso esperimento da mini-serial Campfire: entrambi improntati a descrivere problemi generazionali dell'età "teen" alle prese con la gestione delle proprie tendenze omosex.
La recensione: SOUVENIR
VOTO: ***
USCITA PREVISTA: N.D.
6)
Una sontuosa insolita co-produzione cino-statunitense riporta in sella il gran regista Zhang Yimou in un filmone storico che ci racconta la genesi della Grande Muraglia cinese... o meglio niente affatto di tutto ciò: infatti la muraglia è già bell'e che costruita, e la spiegazione della sua funzione viene raccontata tramite una storia che vede sostituire gli invasori mongoli con una misteriosa orda di mostri fuoriusciiti dalle profondità della terra, in di un cataclisma occorso attorno al XII secolo.
La recensione: THE GREAT WALL
VOTO: ***
USCITA PREVISTA: 23/02/2017
7)
A metà anni ' la carriera del celebre trombettista jazz Chet Baker sembra essere giunta al capolinea, tanto l'esistenza senza regole, affannata, devastata dal vizio dell'alcol e della droga, sembra stia percorrendo il tratto finale che porta all'epilogo più tragico e risaputo.
Un produttore suo estimatore tuttavia interviene col progetto di girare un film su di lui, interpretato dallo stesso Chet.
La recensione: BORN TO BE BLUE
VOTO: ***
USCITA PREVISTA: N.D.
8)
Da un libro di successo di Patrick Ness, il regista ispanico de The orphanage, Juan Antonio Bayona (suo pure l’adrenalinico, shoccante e realisticamente catastrofico The impossible) ormai da tempo a suo agio in territorio Usa, firma una favola gotica che riprende, come personaggi e loro età anagrafica, le atmosfere nere dell’esordio cult di cui sopra (forse anche un po’ sopravvalutato) che lo ha reso famoso a livello internazionale; di fatto non mancano le atmosfere suggestive,
La recensione: 7 MINUTI DOPO MEZZANOTTE
VOTO: **1/2
USCITA PREVISTA: 18/05/2017
9)
Non nuova a misurarsi nella regia (suoi pure i piuttosto recenti cendres et Sang (2009) e Cadences obstinées (2013), la diva transalpina Fanny Ardan torna alla regia in una coproduzione franco-portoghese (come produttore di riferimento figura il lungimirante Paulo Branco), trasposizione dell'omonimo romanzo di Jean-Daniel Baltassat.
Un cinema fatto di accurate ambientazioni chiuse, che si aprono talvolta tra gli spazi di una foresta alberata che non aiuta gran che ad aprire visuali e spazi, ma anzi contribuisce a coltivare l'idea di una sosta relax che si trasforma in una detenzione forzata della mente.
La recensione: LE DIVAN DE STALINE
VOTO: *
USCITA PREVISTA: N.D.
10)
La storia d'amore e la collaborazione nell'attività di volontariato presso l'associazione Medici nel mondo, da parte del dottor Miguel Leon e della splendida dottoressa Wren Petersen, segue due percorsi paralleli lungo due decenni e in due differenti zone martoriate dell'Africa devastata da guerre civili sanguinose e senza fine.
Il film tuttavia, dato per scontato sia animato da una volontà di denuncia e di nobile divulgazione di episodi sconcentanti di violenza fratricida in un territorio da sempre depredato, ma abbandonato nelk momento del bisogno, è un vero devasto da ogni parte lo si guardi e si tenti di analizzarlo: la denuncia è superficiale ed effettata, tutta impegnata a riprendere massacri e scene pulp che privilegiano squartamenti e amputazioni di arti senza un vero scopo costruttivo.
La recensione: THE LAST FACE
VOTO: *
USCITA PREVISTA: 29/06/2017
PROSSIMAMENTE....QUI AD OLTRECONFINE:
Dal Concorso di Cannes 2016, l'ultimo atteso film dell'acclamato regista di Take Shelter, Mud e Midnight Special:
Successo alla Festa di Roma, vincitore a sorpresa del Golden Globe come miglior film drammatico:
Dalla Berlinale e dal Sundance 2016:
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