Il 29 maggio ha aperto i battenti il Sicilia Queer FilmFest, ai Cantieri Culturali della Zisa a Palermo, con un discreto clima primaverile e un'affluenza, come prevedibile, più che soddisfacente. Non si parla certo della prima proiezione delle 16, ma dello spettacolo che dalle 20,40 circa ha potuto allietare tutti gli intervenuti.
Alle 15,30, riuscito a procurare l'accredito, acquistato il necessario beveraggio per l'attanagliante calura e incontrati i nuovi altrettanto entusiasti compagni di ventura, con altri pochi intrepidi sono entrato alla prima proiezione pomeridiana, In Jackson Heights di Frederick Wiseman. Duole dirlo, in ancora meno si è usciti. Questo nonostante l'opera del regista americano brilli per statura, coerenza e incredibile trasparenza. Presentato a Venezia 72 (e recensito in quella occasione, la recensione qui), In Jackson Heights è un'immersione mentale e anche sensoriale in rumori e odori di un mondo variegato, spumeggiante e coloratissimo, in cui si combatte e si sorride e ci si dispera come dovunque su questa terra.
All'uscita dalla sala De Seta, si è avuto tempo di mangiare le leggendarie pizzette fritte che la succursale dell'Arci 'Nzocché nei Cantieri ha sempre proposto da almeno tre anni (se non di più) al Sicilia Queer a chi dovesse nutrirsi fra una proiezione e l'altra. E mentre i confronti sul film appena visto si sovrapponevano e lasciavano intendere l'entusiasmo dei compagni di visione, l'ambiente davanti al cinema si è riempito di persone e di musica, e tra la folla era già possibile distinguere un Vincent Dieutre e un Lionel Baier. Non appena pronta per la cerimonia d'apertura, la Sala De Seta è stata aperta per far prendere posto alla grande folla. Il cinema era dunque pieno come l'anno scorso avvenne per Eisenstein in Guanajuato di Greenaway. Ma la cerimonia è stata ben diversa.
Sempre più spettacolare e variopinta, l'apertura del Queer quest'anno, presentata da Martino Lo Cascio, oltre a rivelare la giuria e le varie sezioni del festival, si è avvalsa anche della performance energica de La Rappresentante di Lista, gruppo trip-hop siciliano. A seguito poi dei vari interventi di Andrea Inzerillo, direttore artistico, e Tatiana Lo Iacono, è stato sicuramente un piacere vedere Lionel Baier, fondamentale presenza di questa sesta edizione del Sicilia Queer, presentare (oltretutto in un più che discreto italiano) il film di apertura, Marguerite e Julien di Valérie Donzelli. Avrebbe dovuto presentare la Donzelli stessa, presidente di giuria, ma è stata assente, e ha salutato il pubblico con un breve video in cui risulta evidente che sta affrontando una gravidanza. Si spera di poterla comunque incontrare nei prossimi giorni.
Infine, è stato proiettato Marguerite e Julien. Il film è un lungo gioco un po' superficiale che narra di un amor fou incestuoso cui si oppone tutto il mondo che circonda entrambi i protagonisti. Piuttosto vezzoso e ingenuamente entusiasta, il film della Donzelli fa un po' rimpiangere La guerre est declarée. Qui la recensione.
Domani si parte alle 16,30 e sono in programma il film in concorso Nasty Baby di Sébastian Silva, la prima infornata di cortometraggi in concorso, Alki Alki di Axel Ranisch, anch'esso in concorso, e l'ultimo film di Lionel Baier, La Vanité. Per fortuna, siamo solo all'inizio.
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