Sfatiamo un mito. Gene Hackman ha fatto solo una dozzina di volte il villain puro. Molti di più sono stati i ruoli in cui, pur essendo il duro e burbero protagonista, preservava una palese ambiguità tale da gettarlo sempre in un cono d'ombra esistenziale che ha sempre interrogato ogni suo personaggio. Molti altri invece, sono stati i ruoli da antagonista non necessariamente cattivo che ha interpretato nella sua carriera.
La sua grandezza attoriale lo ha ben predisposto per questi ruoli da oppositorum, l’opposto al protagonista buono. Ruoli non necessariamente negativi in cui l’ambiguità del male, umanizzata dal suo inimitabile gesto attorico, piuttosto che la crudezza e il distacco di tantissimi dei suoi memorabili personaggi, li dotavano di uno spessore mitico difficile da incasellare. Ruoli come quelli di Under Suspicion (2000), The Chamber (1997), Crimson Tide (1995), The Firm (1993), Eureka (1983), Misunderstood (1983), The Split (1969) e The Gypsy Moths (1969), dove i suoi personaggi danno filo da torcere al protagonista della pellicola, proponendo un modello di riferimento alternativo sia al canone borghese e addomesticato, sia a quello totalmente antagonista e senza causa. Una terza via di personaggi duri e puri a cui il cinema non ha più dato i natali. Hackman, Eastwood, Bronson, Marvin, Coburn e pochi altri, non sono più stati ripetibili.
Il senso di Hackman per il male nasce e finisce all’interno della tipizzazione umanizzata che fa dei sui personaggi. I villain puri, i cattivi di razza che il grande orso di Hollywood ha interpretato in 45 anni di onorata carriera, ruoli che lo hanno reso famoso in tutto il mondo e che lo hanno di diritto scaraventato nell'olimpo dei bad boys del nostro immaginario, sono cattivi che nascono dal quotidiano: padri, mariti e nonni con una spiccata inclinazione per il male, ma umanissimi nel taglio realistico che il più grande degli attori mai esistiti ha saputo rendere sul grande schermo.
A questo link una monografia più dettagliata sui film e i personaggi di Gene Hackman:
//www.filmtv.it/post/30888/gene-hackman-il-grande-attore-americano
Best Villains Greatest Hits.
Pronti a morire (1995).
Un despota tiranno che nel bel mezzo del deserto governa con il terrore un piccolo villaggio di peones messicani, di zoccole e bianchi squinternati. Il John Herod tratteggiato diabolicamente da Hackman, capace anche di uccidere il suo stesso figlio, è il miglior cattivo della sua carriera, fumettistico quanto si vuole, ma... come si dice in rete, un vero "badass".
La giuria (2003).
L'ultimo film di una gloriosa carriera è anche uno dei suoi ruoli migliori. Quando Rankin Fitch entra in scena sembra che arrivi il diavolo. Un nuovo personaggio luciferino con abiti di classe, ben mimetizzato nella società borghese americana, che manipola immoralmente una giuria per difendere una fabbrica di armi. Tutta l'antiamericanità di tanti vecchi ruoli hackmaniani, rivive nell'ultimo botto finale.
Gli spietati (1992).
Un uomo che voleva solo starsene sulla veranda a fumarsi una pipa. Suo malgrado, il violento sceriffo Little Bill Daggett, sprofonda nell'abisso drogatico del dominio e piega sotto di sé la carne di chi gli è contro. Magistrale incontro e scontro tra due leggende del western: Eastwood e Hackman, in una sottile a ambigua ballata sulla fine dell'innocenza.
Potere assoluto (1997).
Può il Presidente degli Stati Uniti essere cinico, spietato e omicida? La storia già parla da sola. Il cinema amplifica la figurazione distopica di tale imponente ruolo e affida all'unico attore capace di rendere l'uomo più importante del mondo il primo dei delinquenti, l'onere di una sottile ambiguità del potere. Il Presidente Richmond, lascivo e vizioso, troverà però un ladro gentiluomo che sovvertirà l'ordine costituito.
Il giorno dei lunghi fucili (1971).
Nella terra dell'abbondanza, il West di fine secolo, l'impotente e violento Brandt Ruger, padrone di città e contea, si butta sulle tracce dei banditi che gli hanno rapito la moglie. Il film, girato nei seduttivi paesaggi almeriensi, è la messa in scena simbolica della caccia all'uomo come simbolo della predazione borghese e capitalista come unico antidoto alla propria frustrazione sessuale.
Arma da taglio (1972).
La carne, tema tra i principali dell'immaginario statunitense, è trattata dal sanguinario boss locale Mary Ann come merce di scambio, oggetto di potere. Prostitute rinchiuse dentro le stalle dei maiali, correlano carne, mattatoi e industria del bestiame - tra i fondamenti dell'identità americana - con la perversione sessuale, i territori di potere e il mondo della delinquenza.
Cisco Pike - Per cento chili di droga (1972).
Il poliziotto corrotto Leo Holland, folle e tossicodipendente, obbliga il giovane e ribelle Kris Kristofferson a spacciare marijuana al posto suo. L'ambiguo rapporto tra collaborazione e dominio che si instaura tra i due protagonisti, porta a grandi prove attoriali dove la sottile linea dell'ambiguità è la cifra caratteriale dei personaggi anni '70.
La bandera - Marcia o muori (1977).
Il rude maggiore Sherman Foster prende di mira il giovane Terence Hill e vi si accanisce senza pietà fino a quando gli orrori della guerra non li travolgeranno.
Senza via di scampo (1987).
La politica è marcia e corrotta e prima del Presidente degli Stati Uniti, c'è il ministro della difesa Brice a giocare sporco. Inetto, incapace, deplorevole, Brice è un fantoccio che gode di poteri troppo alti e finisce per restarne schiacciato.
La rivolta (1969).
Quando scoppia la rivolta nel penitenziario di Stato dell'Arizona, un gruppo di carcerati cerca di strumentalizzare l'accaduto per fuggire. Li guida l'opportunista Red Fraker che dovrà vedersela con l'idealista Jim Brown in una sfida di muscoli e diplomazia.
Extreme Measures (1996).
Il dottor Myrick faceva la cosa giusta nel modo sbagliato. Grandi poteri e grandi responsabilità qualche anno prima delle torri gemelle. Dubbi tra scienza ed etica incarnati nel placido neurologo interpretato da Hackman, nonno amorevole, che ha superato la sottile linea tra bene e male.
Superman (1978).
Ruolo odiato dallo stesso Hackman in fase alimentare resta comunque il miglior Lex Luthor in live action. Gigionesco e svogliato, fumettistico, caricaturale e autoironico, il principe del male interpretato da Hackman resta un punto di riferimento tra i villain dei cinecomics.
Lilith - La dea dell'amore (1964).
Primo lungometraggio per Gene Hackman, prima carogna interpretata. Il suo Norman, che appare solo in una scena verso la fine del film, è un banale uomo di provincia, sicuro di sé, spavaldo, aggressivo e insinuante. Hackman, si mangia Warren Beatty come niente.
THIS IS MY TOWN.
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