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BACK IN THE SADDLE. Il western che vedremo (II).
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C’è chi continua a dire che il western è morto. Eppure, stiamo assistendo nel terzo millennio a una serie di produzioni di qualità che, se non possono competere a livello numerico con l’epoca d’oro del genere, poco hanno da invidiare alle pellicole più famose e celebrate. Lo stesso Tarantino ha diretto due film western uno dietro l’altro: eppure a qualcuno questa sottigliezza non dice nulla. Diverse le “versioni” europeee, ma sono sempre gli americani a rincorrere il genere per definire e rappresentare se stessi.

Tempo fa vi avevo già annoiato con i western in via di sviluppo o già in lavorazione e potete dare uno sguardo al post da questo link:

//www.filmtv.it/post/31124/back-in-the-saddle-il-western-che-vedremo

Il progetto che più mi ha colpito e fatto piacere è stato Diablo (2015), già in fase di post produzione che ha per protagonista udite udite, niente meno che Scott Eastwood. Il giovane figlio del Maestro è la sua copia sputata e se non è ancora un attore di carattere vederlo in un western e sapere che potremo vederlo per chissà quanti anni, mi fa sentire meno solo. La storia è ovviamente un’avventura tutta wilderness con Scotty sulle tracce di Diablo, un feroce bandito messicano. Nel cast anche Walton Goggins, Danny Glover e Camille Belle. Colgo l’occasione per mettere le mani in avanti: ho in sviluppo un romanzo western con lo stesso titolo. Quando sarà il momento e se vedrà la luce, qui lo ripeto: non è né una scopiazzatura né un’ispirazione.

Buone notizie anche per gli amanti dello spaghetti western. Sembrerebbe infatti che un vecchio cult del 1972, mai arrivato in Italia e che si dice in pochi abbiano visto e io sarei tra quelli, ovvero Condenados a vivir, conosciuto in USA come Cut Throats Nine, per la regia di un grande professionista del genere, Joaquín Luis Romero Marchent, sia in produzione con Harvey Keitel e Mads Mikkelsen tra i protagonisti. Per chi non conoscesse l’originale dico soltanto che oltre a scene truculente e splatter c’è addirittura cannibalismo, cannibalismo in un western vent’anni prima di Ravenous (1999) di Antonia Bird. Anche in questo caso, lo ammetto, il film mi ispirò anni fa per un racconto western dove riproponevo l’Otello scespiriano nel selvaggio west utilizzando come titolo Nove tagliagole per un massacro. Trashissimo, lo so. Ma è così che mi piace.

È in preparazione da anni anche un adattamento da Boone’s Lick, romanzo di Larry McMurtry del 2000, che originariamente aveva Tom Hanks e Julianne Moore o Michelle Pfeiffer come coppia protagonista. Verosimilmente gli attori, quando il film si farà, non saranno più gli stessi. Mi spiace per la Moore e per la Pfeiffer, due tra le mie attrici mature preferite, ma son contento non ci sia Hanks. Storia di attraversamenti e quindi tema indiscusso del western, il viaggio: storia di una donna che si fa scortare dal cognato per raggiungere il marito nel Wyoming. Ovviamente si innamoreranno.

Da un saggio di S.C. Gwynne edito anche da Mondadori, L’impero della luna d’estate (2011), sulla vita dell’ultimo capo Comanche, Quanah Parker, autorevole e coraggioro guerriero che conquistò l’amicizia e l’ammirazione di Theodore Roosevelt, il regista Derek Cianfrance vorrebbe trarne un film. Non si sa null’altro, ma l’idea è allettante.

Si sa poco anche di Black Belle (????) revenge western con la figlia di Lenny Kravitz protagonista, Zoe, e Shana Betz alla regia. Mentre invece si allunga il travaglio per portare alla luce il grande capolavoro western di Cormac McCarthy, Meridiano di sangue (1985), prima opzionato da Tommy Lee Jones con la benedizione dell’autore stesso, ma non entrò mai in produzione. Anni dopo, durante la collaborazione tra McCarthy e Ridley Scott per The Counselor (2013), il progetto passò al papà di Alien per passare poi a Todd Field e infine a James Franco che ha già provato a portare sullo schermo l’autore texano. Purtroppo, il corto di mezzora con Scott Glenn e Luke “Dylan” Perry con cui si era proposto a Scott Rudin, il produttore in possesso dei diritti sul romanzo, viene cestinato. A produzione bloccata restiamo qui a chiederci chi potrà mai farci davvero un film fedele al testo originale?

Fresco dal successo globale de I guardiani della galassia (2014) e di Jurassic World (2015), Chris Pratt è al comando dei nuovi Magnifici Sette (2017), remake credo più che inutile del caposaldo di John Sturges del 1960 che era già il remake di un film di Kurosawa, I sette samurai (1954). Non credo in operazioni del genere, piuttosto nella restaurazione di vecchi capolavori da riconsegnare alle nuove generazioni così come sono. Comunque, il cast è in buona parte interessante, con Chris Pratt giustamente in testa, seguono Vincent D’Onofrio, Cam Gigandet, Danzel Washington (?!!), Matt Bomer (??!!), Ethan Hawke, Thomas Blake Junior, Peter Sarsgaard, Luke Grimes, Byung-hun Lee e Martin Sensmeier per la serie ci siamo tutti: il nero, l’europeo, il cinese e il nativo americano. Oh!! Fermi tutti! Manca il messicano! Ay ay ay Carmela! Dirige, ovviamente, Antoine Fuqua. Mah…

Come sapranno coloro che ne masticano, il western vero e proprio è quello che abbraccia il periodo che va dalla fine della Guerra Civile ai primi dieci anni del novecento. I pionieri prima e i soldatini dopo, appartengono ad un western che si rifà a tematiche meno impregnanti il genere nella sua epoca d’oro, tutto impegnato invece a raccontare di banditi, sceriffi, duelli e amicizie virili. Quindi, The Free States of Jones (2016), diretto da Gary Ross e ambientato durante la Guerra Civile, non dovrebbe essere un vero e proprio western, ma per come la vedo io, il Western è il racconto di un’avventura occidentale in età moderna in condizioni wilderness. Di conseguenza, pionieri, soldatini, cowboys e banditi io li metto tutti insieme. Nel film, che racconta la vera storia di Newt Knight, contadino del Sud che guidò una ribellione contro l’esercito confederato, c’è Matthew McConaughey nel ruolo del protagonista.

Come non amare il western?? Yeppa….!!!

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