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Godzilla: Dietro le quinte del blockbuster
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Godzilla è enorme. Più che il mostro in sé, certamente gigantesco, è enorme il suo nome: ricordando armi nucleari o richiamando alla mente parodie catastrofistiche, Godzilla è un termine che ha uno straordinario potere evocativo. Nato in Giappone nel contesto del terribile secondo dopoguerra, Godzilla ha da subito incarnato il terrificante simbolo dell’incomprensibile distruzione che l’umanità ha da sempre imposto a se stessa, prima di avere un’evoluzione diversa e trasformarsi in un eroe o in un campione.

E Godzilla è il protagonista interamente generato al computer dell’omonimo blockbuster Warner, pronto ad invadere le sale di tutto il mondo dal 15 maggio prossimo, data in cui il più grande kaiju visto nella storia del cinema si appresterà a spingere gli eserciti ad armarsi fino ai denti per evitare che la sua coda, armata di un’eccezionale forza distruttiva, possa ridurre in macerie il mondo intero.

scena

Godzilla (2014): scena

Diretto da Gareth Evans, regista del sorprendente Monsters ed esperto di effetti speciali visivi, Godzilla richiama subito alla mente l’omonimo titolo realizzato nel 1954 da Ishirô Honda, regista che aveva avuto modo di combattere durante la seconda guerra mondiale. In un’epoca in cui gli effetti speciali erano ancora all’età del bronzo, Godzilla di Honda offriva la visione innovativa di un mostro, sotto la cui tuta di lattice si celava un uomo, capace di muoversi davvero attraverso le vie della città (ricostruita in miniatura), permettendo allo spettatore di riversare sullo schermo le proprie recondite paure e di assistere ad immagini che fino a quel momento erano state frutto della sola fantasia. Da quel momento in poi, Godzilla è salito al rango di eroe per il Giappone e per tutto il mondo: ogni due o tre anni, una nuova minaccia cinematografica rischiava di distruggere l’umanità e Godzilla era il solo in grado di fermarla, trasformando il suo ruggito in qualcosa di familiare e salvifico per ben 28 differenti film.

Girato con camera a spalla e con tonalità piuttosto scure, Godzilla di Evans riprende l’idea originale del mostro e lo fa muovere nuovamente tra le strade di Tokyo e San Francisco per combattere contro un leggendario nemico alato, Muto. Senza chiedersi se sia buono o cattivo, Godzilla con i suoi 106 metri di dimensioni presenta sia luci sia ombre ed è chiaro è che, trovandosi di fronte a un essere gigantesco, le conseguenze non possono che essere terribili. Inoltre, incarnando una forza della natura seppur di origine nucleare, Godzilla affronta i danni causato dall’uomo sulla natura stessa, come se fosse ritornato da un lontano passato per ristabilire l’equilibrio perso.

L’unica persona che può fronteggiare il mitico lucertolone è Joe Brody, il ricercatore nucleare interpretato da Brian Cranston responsabile di una centrale di Tokyo e ossessionato dalle forze soprannaturali che hanno distrutto l’impianto nel 1999 e mandato a pezzi la sua famiglia. Ad aiutarlo è il figlio Ford, il tenente impersonato da Aaron Taylor-Johnson, che ormai padre di famiglia lascia moglie e figlio a San Francisco per tornare a Tokyo e riconnettersi con il padre.

Un sentito omaggio all’originale del 1954 (oltre alla sequenza prima dei titoli di testa, ambientata nel 1954 e chiarificatrice delle origini della bestia) è ulteriormente rappresentato dal personaggio del dottor Serizawa, portato in scena da Ken Watanabe e il cui nome è lo stesso di quello interpretato nel film di Honda da Akihiko Hirata.

Per chi volesse saperne di più su Godzilla, sono disponibili le note di produzione (Godzilla: Extra), una ricca gallery (Godzilla: Foto) e un lungo dietro le quinte.

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