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Cannes 2014 - Dossier Previsioni
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Chi ci sarà, chi ha qualche speranza e chi resterà a casa

La conferenza stampa dei titoli in concorso al prossimo Festival di Cannes si terrà il 17 aprile ma nell’attesa proviamo a giocarci la carta delle previsioni per capire in anticipo chi potrebbe presentare sulla Croisette la sua ultima fatica cinematografica e chi, invece, rimarrà sicuramente a casa in attesa di lidi (veneziani) migliori.

IPOTESI ITALIA

Di sicuro sappiamo che ad aprire le danze sarà, fuori concorso, Grace di Monaco, il biopic che il regista Olivier Dahan (esperto di biografie eccellenti, come dimostra il suo La vie en rose) ha dedicato alla principessa Grace ed interpretato da Nicole Kidman e Tim Roth. Ad un titolo sicuro certo risponde subito un’opera che, nonostante ciò che erroneamente continua ad asserire il web, non sarà più diretta da Luca Guadagnino: la tanta attesa trasposizione cinematografica del romanzo di DeLillo The Body Artist è infatti ancora in fase di pre-produzione e la regia è passata nelle mani di Benoît Jacquot, tuttora impegnato nella postproduzione di 3 Hearts (la cui presenza a Cannes, invece, è certa al 90%).

Difficile appare la presenza al festival francese di Ermanno Olmi. Nonostante le riprese di Torneranno i prati siano terminate da un mese circa, la postproduzione non permetterebbe al dramma bellico di essere pronto in tempo. Niente da fare anche per Gabriele Salvatores, il cui Il ragazzo invisibile farà la sua comparsa nelle sale italiane solo il prossimo 12 dicembre. Più incerta, invece, la posizione di Mario Martone e del suo Il giovane favoloso: la biografia di Giacomo Leopardi, interpretato da Elio Germano, sembra non essere ancora terminata, anche se rimangono alte le probabilità di un’inclusione in extremis nella line up. Un altro autore italiano, molto amato Oltralpe, che salterà un giro è anche Nanni Moretti, il cui Mia madre sembrerebbe voler puntare su Venezia (del resto, il distributore internazionale non ha ancora fatto partire le vendite dell’opera, segno che spesso sottolinea come la produzione non sia ancora ultimata).

Chi ha qualche chance di vedere il suo lavoro in una delle sezioni del festival è invece Claudio Noce, il cui thriller La foresta di ghiaccio è già pronto per le sale. Sarà sicuramente a Cannes anche l’opera seconda di Alice Rohrwacher, Le meraviglie, che vanta nel cast una Monica Bellucci decisamente fuori da ogni schema. Alba Rohrwacher, del resto, rischia il bis a Cannes: c’è chi è pronto a scommettere che in Francia si vedrà per la prima volta il misterioso Hungry Hearts di Saverio Costanzo, di cui l’attrice è protagonista insieme al lanciatissimo Adam Driver. Speranze alte anche per I nostri ragazzi, la nuova fatica di Ivano De Matteo, che come ben sappiamo ha da sempre maggior riscontro e apprezzamento Oltralpe. Potrebbero, poi, sorprendere le presenze di I milionari di Alessandro Piva e di Incompresa di Asia Argento. Last but not least, c'è molta attività e interesse intorno a Più buio di mezzanotte di Sebastiano Riso e La vita oscena di Renato De Maria.

 

LA SUPREMAZIA DELLA FRANCIA

La Francia, come sempre, proverà a farla da padrone, schierando alcuni dei suoi più importanti autori. Pronto a scaldare i motori, oltre al già citato Jacquot, è Olivier Assayas, il cui Clouds of Sils Maria ha già attirato le attenzioni dei distributori internazionali (il film arriverà anche nelle nostre sale). Mathieu Amalric avrebbe pronto il suo La chambre bleue, adattamento del romanzo La camera azzurra di George Simenon mentre Bernard Borello potrebbe suscitare polemiche con la sua biografia (non autorizzata) Saint Laurent. Da più di un anno si aspetta, invece, di vedere il criptico Bird People di Pascal Ferran e l’altrettanto enigmatico Goodbye to the Language di Jean-Luc Godard, che a Cannes potrebbe sbarcare anche con il collettivo The Bridges of Sarajevo. Come ad ogni festival che si rispetti, immancabile sarebbe poi la presenza sugli schermi di Isabelle Huppert, protagonista questa volta di Paris Follies di Marc Fitoussi. Quasi confermata la presenza della miniserie burlesque P’tit Quinquin, diretta da Bruno Dumont.

In lizza per un posto, ci sono Two Days, One Night dei fratelli Dardenne, Ariane’s Tread di Robert Guédiguian, Bande de filles di Céline Sciamma, Retour à Ithaque di Laurent Cantet, La Rançon de la gloire di Xavier Beauvois, Métamorphoses di Christophe Honoré, L'homme que l'on aimait trop di André Téchiné, French Women di Audrey Dana, French Dolls di Katia Lewcowitz, Wild Life di Cédric Khan, The Last hammer Blow di Alix Delaporte, Hippocrate di Thomas Lilti, Tristesse Club di Vincent Mariette, Les combattants di Thomas Cailley, Clearstream di Vincent Garenq, Wind of Change di Nicholas Castro, Insécure (qui vive) di Marianne Tardeau, Wolf Totem di Jean-Jacques Annaud, Eden di Mia-Hansen Love, Geronimo di Tony Gatlif e Now or Never di Serge Frydman.

 

Non sarebbero invece ancora terminate le riprese di Les jours venus di Romain Goupil, di (Childhood) di Philippe Claudel e di Amnesia di Barbet Schroeder. Un grosso punto interrogativo riguarda The Search di Michel Hazavanicius, di cui non si conoscono gli ultimi dettagli di produzione, e Mon amie Victoria di Jean-Paul Civeyrac, da troppo tempo in post-produzione.

 

 

LE COPRODUZIONI FRANCESI

Ovviamente, la Francia arroga sotto la sua bandiera anche le numerose coproduzioni internazionali: prima di tutte, Maps to the Stars di David Cronenberg, che promette un cast stellare come pochi altri. Tanti sono i titoli su cui la Francia ha investito all’estero: dall’Austria The Giacomo Variations di Michael Sturminger e Amour fou di Jessica Hausner; da Israele Gett, the Trial of Vivianne Ansallem di Ronit e Shlomi Elkabetz e The Kindergarten Teacher di Nadav Lapid; dal Portogallo Arabian Nights di Miguel Gomes, Mountain di Joao Salaviza e The Church of the Devil del centenario Manoel de Oliveria; dall’Italia Pasolini di Abel Ferrara (che sicuramente porterà a Cannes il suo Welcome to New York) e La Sapienza di Eugéne Green; dalla Spagna Paradise Lost di Andrea De Stefano; dal Mali Timbuktu di Abderrahmane Sissoko; dal Regno Unito Queen and Country di John Boorman, Hector di Jake Gavin, Pride di Matthew Warchus, The Gunman di Pierre Morel e Posh di Lone Scherfig; dalla Germania Salt of the Earth di Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado; dal Giappone Still the Water di Naomi Kawase; dal Camerun Hope di Boris Lojkine; dalla Grecia Xenia di Panos H. Koutras; dalla Russia Leviathan di Andrey Zvyagintsev; dalla Turchia Winter Sleep di Nuri Bilge Ceylan; dall’Islanda Fusi di Dagur Kari; dagli Stati Uniti Jane Got a Gun di Gavin O’Connor e The Smell of Us di Larry Clark; dal Canada Felix and Meira di Maxime Girouxe e La régne de la beauté di Denys Arcand; dal Belgio Terre battue di Stéphane Demoustier; e dal Brasile il collettivo Rio, I Love You (di cui uno degli episodi è diretto dal nostro premio Oscar Paolo Sorrentino).

 

L'ARMATA EUROPEA 

Ad una Francia agguerrita risponde il resto d’Europa, pronto a schierare sul campo alcuni dei suoi nomi più rilevanti. In attesa di conferma da parte del delegato generale Thierry Fréumax ci sarebbero: dalla Germania The Cut di Fatih Akin, Phoenix di Christian Petzold, Kafka’s The Burrow di Jochen Alexander Freydank, We Are Young, We Are Strong di Burhan Qurbani, Every Thing Will Be Fine di Wim Wenders e Als wir träumten di Andreas Dresen ; dal Regno Unito Jimmy's Hall del pasionario Ken Loach, Mr. Turner di sir Mike Leigh, The Duke of Burgundy di Peter Strickland, A Little Chaos di Alan Rickman, Bypass di Duane Hopkins, Before I Go to Sleep di Rowan Joffe, The Untitled Lance Armstrong Project di Stephen Frears, The Silent Storm di Corinna McFarlane, la coproduzione anglo-iraniana Desert Dancer di Richard Raymond e l’opera prima Catch Me Daddy di Daniel Wolfe; dalla Serbia Sulla Via Lattea di Emir Kusturica; dall’Ungheria White God di Kornel Mundruczo, Mirage di Szabolcs Hajdu, Free Fall di György Pálfi e Zero di Gyula Nemes; dalla Svezia A Pigeon Sat on a Branch Reflecting on Existence di Roy Andersson e Tourist di Ruben Ostlund; dalla Norvegia 1001 Grams di Bent Hamer e Miss Julie di Liv Ullmann; dalla Danimarca I’m Here di Anders Morgenthaler, When Animals Dream di Jonas Alexander Arnby e Racewalking di Niels Arden Oplev; dalla Polonia Foreign Body di Krzysztof Zanussi; dalla Spagna Magical Girl di Carlos Vermut e Hermosa juventud di Jaime Rosales (al confronto del quale sembra che impallidisca anche il Trier di Nymphomaniac); e dalla Romania Box di Florin Serban.

 

GLI AUTORI D'AMERICA

L’America, d’altro canto, non rimane a guardare. Xavier Dolan, ad esempio, potrebbe fare il colpaccio portando a Cannes la sua ultima regia Mommy e il suo ultimo film da attore, Elephant Song. Madame Bovary di Sophie Bartes, Birdman di Alejandro Gonzales Iñarritu, The Homesman di Tommy Lee Jones, The Normal Heart di Ryan Murphy, Far from the Madding Crowd di Thomas Vinterberg, How to Catch a Monster di Ryan Gosling, Magic in the Moonlight di Woody Allen, Whiplash di Damien Chazelle (già trionfatore del Sundance), Serena di Susanne Bear, 99 Homes di Ramin Bahrani, Midnight Special di Jeff Nichols, The Drop di Michael Roskam, Rosewater di Jon Stewart, Suite française di Saul Dibb, Foxcatcher di Bennett Miller, Walter di Anna Mastro, Cut Bank di Matt Shakman, Manglehorn di David Gordon Green e The Captive di Atom Egoyan sono solo alcune delle opere pronte a salpare per Cannes.

Aspettative basse per Jersey Boys di Clint Estwood, Knight of Cups di Terrence Malick, Inherent Vice di Paul Thomas Anderson e il disperso Nailed di David O. Russell: titoli per cui, però, il mai dire mai è d'obbligo. Poche le notizie che arrivano poi da un titolo atteso ormai da tempo, No somos animales dell’argentino Alejandro Agresti, mentre dovrebbero far la loro comparsa a Cannes Mr. Kaplan dell’uruguayano Alvaro Brechner, il cileno Sebastian Silva con Nasty Baby e l’ancora untitled project di Lisandro Alonso.

 

DALL'ESTREMO EST CON FURORE

Se dall’Australia appare certa la presenza di The Rover di David Michôd, dall’Asia sperano il nuovo di Takashi Miike (l’horror Over Your Dead Body, adattamento di una delle storie di fantasmi più popolari in Giappone), Coming Home di Zhang Yimou, The Assassin del taiwanese Hou Hsiao-hsien, The Charming Rose del singaporiano Eric Khoo, The Crossing di John Woo, The World of Kanako di Tetsuya Nakashima, Cemetery Kings di Apichatpong Weerasethakul, Golden Age di Ann Hui, Hwajang di Im Kwon-taek ed Entangled di Lee Dong-kyu.

 

E LE MEGAPRODUZIONI NON STANNO A GUARDARE

In tema di spettacolarità, non vanno infine sottovalutati i blockbuster, rigorosamente fuori concorso. X-Men: Giorni di un futuro passato, Maleficent, Edge of Tomorrow, Sin City – Una donna per cui uccidere e Dragon Trainer 2 hanno le carte in regola per esserci.

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