Il mondo dello streaming non sarà più lo stesso. È una frase che, diciamocelo, abbiamo sentito tante, infinite volte. Eppure, questa settimana è stata una sorta di mantra collettivo che tutti i mass media hanno ripetuto e continuano a ripetere dopo l’assegnazione dei diritti per la trasmissione delle partite di Serie A a Dazn, piattaforma online che le ha “strappate” al colosso Sky. Cosa significherà dal punto di vista degli abbonati è difficile prevederlo ma su una cosa tutti siamo certi: la scelta della Lega di calcio presuppone che il tifoso italiano sia digitalmente (sia da un punto di vista culturale sia da uno tecnico) pronto alla banda larga. Ma è davvero così?
Sky, dal canto suo, non sta certo a guardare. E proprio dal 1° aprile ha rafforzato la sua offerta ospitando nella sua sezione “App” anche Disney+, che ancora mancava. Al momento, quindi, chi dispone di un decoder Sky Q ha la possibilità di avere accorpato in un solo device le maggiori piattaforme: Netflix, Amazon Prime Video (con annessi Mubi e via dicendo), Mediaset Play (che presto diventerà Mediaset Play Infinity) e ora Disney+. L’intuito dice che molto altro si aggiungerà presto: del resto, i soldi risparmiati dal mancato acquisto della Serie A saranno dirottati altrove.
Per quanto riguarda le segnalazioni extra cinematografiche, questa settimana ricordiamo la partenza su RaiPlay della seconda stagione di Allevi in the Jungle, la docu-serie in cui il maestro Giovanni Allevi incontra i buskers, gli artisti di differenti discipline che esprimono il proprio talento sulla strada, dando vita ad un sorprendente scambio umano e professionale. I quattro nuovi episodi della seconda stagione registrati a Roma, Salerno, Ascoli Piceno e Pescara si aggiungono a quelli già disponibili in piattaforma ambientati nuovamente nella capitale e poi a Torino, Trento, Ferrara e Milano. Nel secondo episodio di Roma, Allevi scopre storie di equilibri tra magia, fuoco, musica e mistero. Il suo viaggio proseguirà poi a Salerno, dove incontrerà le grandi tradizioni del teatro e della musica popolare. Arriverà poi nella sua città natale, Ascoli Piceno, dove scoprirà musicisti creativi ed inventori, piccoli e grandi visionari, oltre a funamboli orgogliosi della propria follia. Infine, Pescara, dove si troverà davanti ad acrobati filosofi, circensi estrosi e musicisti originali. Per chi volesse, è disponibile un’intervista esclusiva a Giovanni Allevi.
I nuovi film in uscita in streaming questa settimana sembrano per certi versi dimenticare che è Pasqua. A tal proposito, FilmTv.it vuole farvi un regalo in grado di mescolare cinema, teatro, arte e religione: la trasmissione in streaming di Passio Christi, un film evento nato da un’idea di Moni Ovadia e girato da Michele Placido (con la partecipazione di Toni Trupia). Sarà disponibile online dalle 21 del 2 aprile al 5 dello stesso mese. In home page, tutti i dettagli.
I NUOVI FILM IN STREAMING NETFLIX
La piattaforma punta su due titoli entrambi basati su storie vere: l’americano Concrete Cowboy, che esplora il mondo dei cowboy neri di Philadelphia, e il francese Madame Claude, su una delle maitresse che hanno fatto la storia dei cugini transalpini.
I NUOVI FILM IN STREAMING SULLE ALTRE PIATTAFORME
Su MioCinema.it è disponibile in anteprima esclusiva Apples, titolo che presentato alla scorsa Mostra del Cinema di Venezia ha rivelato il talento del regista greco Christos Nikou, allievo di Lanthimos. Sul fronte del cinema d’autore, Mubi risponde proponendo in esclusiva italiana Malmkrog, opera in cui il regista rumeno Cristi Puiu adatta un testo del filosofo russo Vladimir Soloviev. Nexo+ per la Giornata mondiale per la Consapevolezza sull’autismo offre la possibilità di rivedere il documentario Se ti abbraccio non aver paura, di cui FilmTv.it ha ospitato con successo l’anteprima dello scorso anno mentre Sky Cinema regala ai suoi telespettatori Genitori vs Influencer, una commedia tutta italiana che cerca di capire il mondo dei giovani di oggi e la loro relazione con i social. Sono multipiattaforma il bel Wendydi Benh Zeitlin, lo storico The Rising Hawk e il dramma Jungleland. A questi si aggiungono il thriller Rosso di Benjamin Naishtat, il buon Un’educazione parigina di Civeyrac, il cartone russo La principessa incantata, l’action Echo Boomers, il thriller paranormale The Holly Kane Experiment e la commedia Mi stai ammazzando, Susana.
La figura di Madame Claude ha rivestito un ruolo di primo piano nella Francia degli anni Settanta. Ragazza madre, prostituta, maitresse e spia, ha saputo creare un impero dal nulla vivendo in bilico tra malavita e segreti di Stato. Alla sua figura di donna è dedicata l’opera della regista Sylvie Verheyde. Il rimando alla scheda è d’obbligo per chi volesse capire il contesto in cui si dipana la storia.
A North Philadelphia esistono da un secolo le scuderie di Fletcher Street, dove gli ultimi cowboy neri trovano sostegno e accoglienza, rifuggendo ai pericoli che la strada impone. In tale contesto, spinto da un romanzo, l’esordiente Ricky Staub ha costruito la storia di un padre e di un figlio che si scoprono tali. “Mi sono imbattuto qualche anno fa per caso in uno dei cowboy di North Philadelphia e nella realtà di Fletcher Street. Incuriosito da quella che oramai è un'istituzione secolare, ho trovato il libro di Neri, un romanzo in cui un padre e un figlio solidificano il loro rapporto grazie alle scuderie. Non ho avuto dubbi sull'acquisirne i diritti e volerne realizzare una trasposizione cinematografica, coinvolgendo sia lo scrittore sia l'intera comunità di North Philadelphia. Personalmente, ho voluto sentire tutte le storie di coloro che ruotano intorno a Fletcher Street, ho registrato ogni conversazione e ho voluto sapere quanto più possibile della loro cultura”, ha sottolineato il regista.
Con Aris Servetalis, Sofia Georgovassili, Anna Kalaitzidou, Argyris Bakirtzis, Kostas Laskos
Siamo la somma delle immagini che scattiamo e proponiamo di noi stessi o siamo qualcosa di ancora più articolato e profondo? Questa è la domanda a cui Apples cerca di dare risposta. Ha dichiarato il regista in occasione della partecipazione al Festival di Venezia 2020 nella sezione Orizzonti: “Quanto è selettiva la nostra memoria? Ci ricordiamo quello che abbiamo vissuto o quello che abbiamo scelto di ricordare? Possiamo dimenticare le cose che ci hanno ferito? Potrebbe essere che in fondo non vogliamo dimenticare le esperienze dolorose, perché senza di esse perderemmo la nostra esistenza? Alla fine, siamo semplicemente la somma di tutte le cose che non dimentichiamo? Ho avuto l'idea per il film circa otto anni fa, mentre stavo cercando di superare il dolore per la perdita di una persona a me molto cara: tutte queste domande sull'identità, sulla perdita, sul ricordo e sul dolore erano una costante nei miei pensieri”.
Con Agathe Bosch, Frédéric Schulz-Richard, Diana Sakalauskaité, Ugo Broussot
Presentato alla Berlinale 2020, traspone e adatta I tre dialoghi e i racconti dell’Anticristo di Solovev, una scelta che lo stesso regista Puiu ha giudicato ardua. “I problemi che sorgono quando vuoi adattare una storia vera al cinema sono in larga misura simili a quelli che nascono nel caso in cui vuoi creare una versione cinematografica di un testo letterario. Il rischio di manipolare gli eventi o di distorcere le vere intenzioni dell'autore per proporre le proprie personali idee è alto. Per tale ragione, la mia versione cinematografica dei Tre dialoghi di Vladimir Solovev doveva rispondere a due onerose esigenze. Da un lato, doveva ricreare un'epoca, con la sua lingua, le sue tradizioni e i suoi costumi. Dall'altro lato, doveva rispettare lo spirito dei Dialoghi e quindi le intenzioni del suo autore”, ha commentato.
“Nel 2018, in concomitanza con l'inizio delle riprese da parte di Gabriele Salvatores di Tutto il mio folle amore, film ispirato al libro Se ti abbraccio non aver paura, ho preso i protagonisti del libro (Franco Antonello e suo figlio Andrea, un ragazzo autistico) per riportarli in viaggio in moto come avevano fatto anni prima. Dopo essere stati sul set di Salvatores, siamo partiti seguendo le orme di uno dei suoi film cult, Marrakech Express, arrivando fino al deserto del Sahara. Quello che ne è nato è un film documentario, che parla di autismo e, soprattutto, del legame di un padre e un figlio”, ci ha raccontato il regista lo scorso anno.
“Al netto del mondo virtuale che, tematicamente, è il terreno moderno su cui si gioca la partita tra Paolo e LA figlia Simone, il cuore del film è lo scontro eterno, biologicamente inevitabile, tra una figlia che cresce e un genitore che invecchia, la storia universale di quel sentimento doloroso che è l’inesorabile distacco dal cordone ombelicale, mai facile, soprattutto per un genitore single che non ha altro scopo nella vita”, ha messo in evidenza la regista. “È questo distacco a definire il film, più che un family, una commedia romantica su un grande amore non troppo raccontato: quello tra un padre una figlia che, qui, non hanno altro che loro stessi. È la storia contemporanea di ogni famiglia in cui l’adolescente di casa viene rapito dallo smartphone e non smette mai di sollevare gli occhi dallo schermo, trasformandosi in uno sconosciuto agli occhi dei suoi impotenti genitori”.
Il regista rivisita la storia di Peter Pan e ne fornisce una personalissima rilettura. Ha rivelato: “La storia doveva parlare della persona che visitò l'Isola Che Non C'è ma poi dovette lasciarsela alle spalle: la storia di Wendy. Attraverso la storia di Wendy avrei indagato l'autentica natura dell'invecchiamento. Non i cambiamenti dei nostri corpi, ma l'erosione dello spirito che avviene soltanto quando la gioia, la meraviglia e la speranza si perdono. Come si fa a crescere senza perdere la libertà? Questa domanda è diventata la forza motrice di un viaggio durato sette anni attraverso le difficoltà dell'Isola Che Non C'è".
Coproduzione tra Stati Uniti e Ucraina, il film ci porta nelle atmosfere del Duecento e alla resistenza di un piccolo villaggio sui Monti Carpazi, dove si cerca tra mito, leggenda e azione, di fermare l’avanzata mongola verso l’Europa. Si segnala la presenza nel cast del buon Robert Patrick.
Due fratelli, Stanley e Lion cercano di ritagliarsi un posto da protagonisti nel mondo del pugilato. Un mancato pagamento, un pericoloso boss e un “carico” umano da consegnare porteranno entrambi verso un torneo ad alto rischio. Non bastano però i volti di Charlie Hunnam e Jack O’Connell a salvare un’opera che pur nascendo con l’intento di dipingere la disperazione della provincia umana finisce con l’essere un bignamino di tante canzoni di Bruce Springsteen ascoltate di sfuggita.
“I primi venti minuti di sono folgoranti, un incipit kafkiano che ha lo scopo di far respirare il clima di violenza presente nel paese. Poi il ritmo cala decisamente, lasciando sullo sfondo segreti inconfessati che si vogliono tenere nascosti. Fino a che non entra in scena Alfredo Castro, che rialza i giri di questo film interessante”. Parola del nostro Peppe Comune.
Presentato alla Berlinale nel 2018, il dramma in bianco e nero del mai banale Civeyrac riflette sugli umori del Sessantotto nella città simbolo dei movimenti giovanili, Parigi, ma anche sulla passione per il Cinema grazie all’incontro tra tre universitari. Illusioni e delusioni sono ovviamente dietro l’angolo.
L’animazione russa torna a parlare di cavalieri, principesse e malvagi stregoni. La patria di Propp si tuffa nel genere che più di ogni altro ha rinvigorito il box office degli ultimi anni. Non sempre però i risultati sono all’altezza e il rischio è quello di proporre prodotti che rasentano il dozzinale.
Come novello Robin Hood, il protagonista ruba ai ricchi per dare ai poveri. La strada delle buone intenzioni è però infarcita da distruzione, tensione e verità che non lasciano alternative. Non un capolavoro del genere ma un prodotto godibile supportato da un cast che credeva fortemente nel progetto.
Diciamolo subito, il nostro Undying lo ha massacrato senza alcuna pietà. A voi il peso e la responsabilità di affossarlo definitivamente o salvarlo. “The Holly Kane experiment riesce a raggiungere livelli mai visti in precedenza in termini di staticità visiva e narrativa, tanto che non può essere definito un film lento. Troppo poco dargli questa scontata definizione. Semmai è più indicato il termine stagnante, perfettamente calzante alludendo a qualcosa di fermo, immobile, paludoso ma anche greve e opprimente”.
Demoni e contraddizioni personali sono gli ingredienti della stralunata commedia sentimentale del messicano Roberto Sneider, a cui spetta l’arduo compito di rendere credibile il suo adattamento del romanzo Città deserte di José Agustin. Sembra aver colto nel segno, dal momento che in patria ha vinto il Premio Ariel per il miglior cortometraggio.
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