"Cos'è la morale umana se non una prigione di vuote convinzioni e bugie?"
(Zé do Caixão)
José Mojica Marins nasce a San Paolo (Brasile), il 13 marzo 1936, profeticamente di Venerdì 13. La congiunzione planetaria quel giorno deve essergli stata particolarmente ostile, finendo fatidicamente per spingerlo a perseguire (cinematograficamente) stretti e impervi sentieri, quando non strade in salita dagli orizzonti sconosciuti -oscurati da cieli ricolmi di nuvole- il cui tragitto prevede soste temporanee in mondi paralleli, affollati da spettri e cadaveri ritornanti, o biforcazioni che inducono invece a perdersi negli onirici universi infernali e sotterranei, popolati da diavoli inferociti armati di forcone e tridente.
Il padre di Marins gestiva un cinematografo e non è quindi un caso se, a soli nove anni, il piccolo José tenta già di creare cortometraggi. Appena maggiorenne ne ha realizzati trenta, ma solo all'età di 27 anni (nel 1963, anagramma della sua data di nascita, coincidente con la "rinascita" di Zé) gira il suo primo film, considerato anche come primo horror brasiliano, dallo stravagante titolo di À meia-noite levarei sua alma. In questa ispirata circostanza Marins concepisce (e gli dona corpo, interpretandola) l'inquieta e inquietante figura dell'irriverente necroforo nerovestito, dal confacente nome di Zé do Caixão (traducibile come Beppe la Bara). Si tratta di un ambiguo e oscuro -ma ancor più tormentato- personaggio che, per una fortuita circostanza (l'attore che deve interpretarlo, lascia prematuramente il set costringendo Marins a ricoprire il ruolo), diventa il suo stesso alter ego, arrivando a confondersi, abitualmente, tra un mondo di finzione e la realtà. Non sono infatti rare le occasioni in cui Marins compare su pellicola, e Zé invece nel mondo reale. Una voluta sovrapposizione, un'immedesimazione quasi totale: una doppia identità, che cela di fatto l'unico pensiero di un grande e sensibile artista.
"Chi sono io? Non ha importanza. Come del resto neanche a me importa chi sei tu. O meglio, non ha importanza chi siamo noi. In realtà, ciò che importa è sapere che cosa siamo. Non sforzati di comprendere, perchè la conclusione finale sarebbe la pazzia. La fine di tutto e l'inizio del nulla. Il coraggio inizia dove finisce la paura. La paura inizia dove finisce il coraggio. Ma la paura e il coraggio esistono realmente? Coraggio di cosa? Paura di cosa? Di tutto? E cos'è tutto? Di nulla? E cos'è nulla? L'esistenza. Cos'è l'esistenza? La morte? E cos'è la morte? La morte non sarebbe l'inizio della vita? O la vita sarebbe l'inizio della morte? Tu non hai visto nulla, e vuoi vedere tutto. Hai visto tutto, ma non hai visto nulla. Hai paura di ciò che non conosci, e affronti ciò che conosci. Perché hai paura di ciò che conosci e affronti ciò che non conosci? La tua mente confusa non sa cosa deve cercare, perché è proprio ciò che stai cercando che confonde la tua mente, e nasce il terrore. Terrore della morte. Terrore del dolore. Il terrore dei fantasmi. Il terrore dell'altro mondo. Adesso, vedi il terrore che niente è terrore. Non esiste il terrore... ma intanto il terrore ti imprigiona. Cos'è il terrore? Tu non accetti il terrore, perché tu sei il terrore!"
(Monologo iniziale in Lo strano mondo di Zé do Caixão, inserito per buona parte da Marins anche in altri film)
Il 19 febbraio 2020, l'ormai ottantaquattrenne José Mojica Marins licenzia, per sempre, una vita animata positivamente da incubi, orrori e oltretombali epifanie. Forse un vento potente, un cielo annuvolato e gravoso, magari un temporale, ha fatto da cornice a questo triste evento.
Zé do Caixão, terrore dei benpensanti, dei (finto) moralisti, di quella classe agiata e borghese, allora come ora, lontana dalle necessità della povera gente, in realtà più volte aveva preso le difese degli umili, dei diversi e degli oppressi. Le sue apparenti bestemmie -declamate ad alta voce nei cimiteri, durante notti tempestose, con lo sguardo orientato in direzione di un cielo cupo e opprimente- nei confronti di un Dio sempre più spesso assente, più che una intenzione eretica avevano finalità provocatoria.
Zé, come tutti gli esseri umani, temeva la morte, nonostante ne fosse, per lavoro essendo un necroforo, quotidianamente a contatto. Era ossessionato dalla prole, da una discendenza che fosse in grado di dare prosecuzione ad un'idea politica vivificata da un onesto senso di "giustizia sociale" e di protesta; cercava la donna perfetta, in grado di rendere certa -e data di fatto- la paternità. Zé è nato e cresciuto in un mondo in bianco e nero, ma ha saputo rappresentare in maniera esemplare tutte le sfumature, anche estreme, nelle quali si confondono le psicologie degli esseri umani. Erano quelli i colori, ben più brillanti e variegati di tante produzioni contemporanee, del suo cinema. Un cinema visionario e fantastico, in verità mai bianco, né nero: bensì immerso nelle infinite tonalità del grigio.
Zé ci ha trascinato, afferrandoci per un polso e costringendoci a seguirlo, direttamente nei gironi infernali, in presenza di diavoli cornuti e armati di tridente, impegnati a punire iperbolicamente i tanti, troppi, condannati. Ci ha mostrato strani ostelli, spettrali visioni e rituali sadici. Ma lo ha fatto sempre seguendo un'etica profonda -presente da film a film- nascosta dietro all'enigmatico look della sua dissacrante figura iconoclasta. Figura che ostentava, con fiereżza, un abbigliamento ribelle, decadente, privilegiando il colore nero, l'uso di cappello e mantello, e soprattutto lunghe, trasandate, unghie delle mani.
Anche Zé è dunque sparito, si è eclissato, congedato, da questo (davvero) "strano" Mondo. Ci piace immaginare che lo abbia fatto indossando per l'ultima volta, durante quel triste viaggio finale di sola andata, il suo nero mantello e il cappello. Se ne è andato Zé, e con lui quell'immancabile ghigno e quello sguardo tanto ambiguo, ma in fondo ancor più malinconico. Se ne è andato, lasciando in eredità una filmografia fantastica, di nome e di fatto.
Adieu?
"Se ci sei, se ci vedi, se ci ascolti in qualche imperscrutabile maniera da una delle molteplici dimensioni 'altre' da te più volte fantasticamente rappresentate, permettici di dirti addio... oh, scusaci, forse è meglio un più semplice: ciao, Zé.
Adesso che anche tu, anticipandoci, hai varcato i ristretti confini dell'esistenza umana, assumono un altro significato quei monologhi spesso urlati a squarciagola, con apparente arroganza, orientati verso una divinità talvolta cieca e sorda. Le tue sembravano minacce, mentre invece erano solo semplici e universali domande, dettate dalla disperazione, destinate purtroppo a restare inascoltate, ancor'oggi in attesa di una risposta che mai arriva …"
"Che cos’è la vita? E’ l’inizio della morte!
Che cos’è la morte? E’ la fine della vita!
Che cos’è l’esistenza? E’ il ciclo del sangue!
Che cos’è il sangue? E’ il significato della vita!”
(Monologo di Zé do Caixão, in apertura del film A mezzanotte prenderò la tua anima)
Nella seguente playlist sono raccolte, in ordine cronologico, le opere più significative di José Mojica Marins (1936 - 2020)
Con José Mojica Marins (Zé do Caixão), Magda Mei, Nivaldo Lima, Valéria Vasquez
À MEIA-NOITE LEVAREI SUA ALMA (1963)
Josefel Zanas (Mojica Marins) è stato rinominato dai suoi compaesani Zé do Caixão (letteralmente: Beppe la bara) per la sua attivitàlegata alle "onoranze funebri". Zé non ha nessun rispetto per il prossimo e tantomeno ha fede religiosa: infatti mangia carne durante una processione del Venerdì Santo e insidia sessualmente Terenzinia, la ragazza di Antonio, il suo migliore amico. Zé ha però un lato umano, infatti rispetta i bambini e mira unicamente ad avere un figlio: obiettivo che vuole portare a compimento proprio con la bella Terenzinia. Per far questo non rifugge dall'omicidio di Antonio e alla violenza carnale di Terenzinia. La ragazza, afflitta per il dolore e per la violenza subita si toglie la vita, gettando però su Zé una terribile maledizione che si dovrebbe avverare a mezzanotte in punto ...
Considerato il primo horror brasiliano, A mezzanotte prenderò la tua anima è un piccolo gioiello del macabro diretto da un ispiratissimo José Mojica Marins, regista che crea un universo unico e irripetibile nel quale si propone in una sorta di sdoppiamento, interpretando più volte e per lungo tempo l'alter ego di Zé Do Caixão (in anglofono Coffin Joe). Quello che più sorprendente del film è l'effetto straniante dato dal comportamento ambiguo di Zé che se da un lato si dimostra bestiale (e le unghie lunghe -che ne fanno un Freddy Krueger ante litteram- simboleggiano questo aspetto) dall'altro ha slanci poetici quando salva da un incidente un bambino togliendolo dalla strada. Alla ottima messa in scena, che può contare su un look del becchino davvero originale (veste con cappello ad imbuto e mantello, con un aspetto che rimanda a Mandrake) si affiancano dialoghi deliranti e scene di particolare ferocia (il taglio di due dita con una bottiglia durante una partita a poker, l'omicidio di Antonio o lo sfregio facciale di un rivoltoso nella locanda) che anticipano addirittura lo splatter di Blood feast (H.G.Lewis, 1963). Il bianco e nero, inoltre, contribuisce a creare un clima di angoscia e disagio soprattutto nelle scene all'interno della cripta quando Zé si lancia in imprecazioni contro tutto e tutti. Marins, inoltre, non solo fa uso eccezionale di tutto il corredo gotico (la strega che introduce il film e che predice sventure, teschi e ossa nell'ambientazione cimiteriale, temporali con lampi inverosimili che squarciano il cielo notturno) ma aggiunge un suo personalissimo stile, inserendo scioccanti scene con tarantole sui corpi di ragazze semi svestite. Questa componente sex and violence (Zé picchia, maltratta ed umilia soprattutto le donne), connotando la pellicola di humus tipicamente misogino, si svilupperà molto meglio nei seguiti in particolare nel secondo capitolo, realizzato nel 1967 e destinato a costituire il pezzo migliore dell'intero lotto.
Citazione
"Che cos’è la vita? E’ l’inizio della morte! Che cos’è la morte? E’ la fine della vita! Che cos’è l’esistenza? E’ il ciclo del sangue! Che cos’è il sangue? E’ il significato della vita!” (Il delirante monologo che apre il film)
Curiosità
Circa la genesi di questa mefistofelica serie il regista ha dichiarato che l’idea alla base di A mezzanotte prenderò la tua anima sia nata in seguito a un incubo ricorrente che lo perseguitava e che costrinse la famiglia ad invocare una sorta di stregone locale per esorcizzarlo. L’incubo aveva, come unità di luogo, un posto specifico; si svolgeva cioè sempre nei pressi di un cimitero, nelle vicinanze del quale Marins incontrava un personaggio nerovestito. Nell’avvicinare la cupa figura, il regista riconosceva la sua faccia. Marins trovò così l’ispirazione (onirica e al tempo stesso surreale, come buona parte della sua cinematografia) per il primo film horror brasiliano.
Distribuzione in Italia
In Italia l'opera di Mojica Marins è giunta molto tardivamente grazie ad Enrico Ghezzi (nel ciclo Fuori orario ha presentato Il secondo film, Questa notte mi incarnero' nel tuo cadavere) e all'ex pay TV Tele + in una prima nazionale che ha offerto il film in lingua originale con sottotitoli il 2 Marzo del 1998. Finalmente, in anni più recenti, il film è stato riproposto in Dvd all'interno di una bella serie curata dalla Dynit nel cofanetto Coffin Joe Collection vol. 1 (di 3). Il formato video è 4:3 e la versione è in lingua portoghese con sottotitoli in italiano, con presentazione del film a cura dello stesso Marins. Eccezionale il comparto extra composto da: estratto del film A sina do aventuriero, art gallery (manifesti e locandine), scena inedita girata in digitale nel 2002, cortometraggio Reino sangrento, spot TV, 7 trailers, interviste a: Jose Mojica Marins, Rubens Francisco Lucchetti, Carlos Reichenbach, Fernando Costa Neto, Ivan Cardoso e Cid Vale. Durata della versione: 1h20m42s (compresa la presentazione del regista pari a circa 2 minuti).
Titolo originale Esta noite encarnerei no teu cadaver
Regia di José Mojica Marins (Zé do Caixão)
Con José Mojica Marins (Zé do Caixão), Tina Wohlers
ESTA NOITE ENCARNEREI NO TEU CADAVER (1966)
Zé do Caixão (José Mojica Marins) è sopravvissuto, e dopo una cura di riabilitazione viene anche assolto dalle accuse di omicidio, vittime alcuni paesani, pertanto rimesso in libertà. Sei donne del vicinato scompaiono misteriosamente e di nuovo gli abitanti sospettano (giustamente) del sadico becchino. Zé ha infatti sequestrato le ragazze e le sottopone ad inaudite prove di sopravvivenza utilizzando enormi ragni e serpenti per torturare le fanciulle. Ossessionato dalla "continuità del sangue" cerca infatti di selezionare quella più adatta a darle un erede. La trova in Laura, figlia del colonnello della polizia.
Il seguito di A mezzanotte prenderò la tua anima si rivela opera ancora più compiuta, nonchè punta di diamante della (intera) filmografia di Marins che qui si sbizzarisce mettendo in scena momenti di grande cinema; intanto ingaggia attrici formose e molto più attraenti rispetto al primo capitolo, inoltre nell'interpretare Zé do Caixão il regista mostra qui una maggiore padronanza di sé, destinata poi a confluire in pellicole metacinematografiche successive (tipo Il risveglio della bestia) nelle quali compare nei panni di se stesso. Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere prende il titolo -come il predecessore- dalla maledizione lanciata da una delle vittime di Josefel, e Marins riesce a cementificare la poetica macabra e visionaria di cui è dotato (esemplari i colpi di genio tipo gli occhi iniettati di sangue di Zé quando sta per scattare la sua implacabile furia), che può qui scatenarsi nell'incredibile sequenza girata a colori ed ambientata all'Inferno: luogo nel quale Zé sprofonda (durante uno dei suoi allucinanti incubi) per assistere come testimone alle spaventose torture destinate a condannati urlanti ed eseguite da diavoli armati di frusta, forcone, punta e martello. In questa dantesca rappresentazione dei supplizi -mentre sulfuree esalazioni di gas ed improvvise esplosioni fanno da accompagnamento ai disumani lamenti dei peccatori- sta tutto il succo del cinema fantastico tout court di Marins, debitore in più contesti (non fosse altro che per affinità elettiva) al padre del cinema "visionario" Georges Méliès.
Distribuzione italiana
Enrico Ghezzi (il 28 Settembre 1997) propone questa perla nottetempo, inserendola nel palinsesto di "Fuori orario": è una delle prime (se non la prima in assoluto) pellicole di Marins a circolare in Italia (nella versione in lingua originale con sottotitoli). La stessa che -in anni più recenti- la Dynit inserisce nel cofanetto di Dvd (vol. 1 di 3) dedicato al regista. Oltre all'ottima qualità video (nel formato televisivo 4:3) eccezionale è anche il reparto extra composto da: art gallery, making of, galleria di trofei, trailers, Meu destino em tua maos, O universo de Mojica Marins. Ancora: interviste a Jose Mojica Marins, Lucchetti, Cid Vale e Rogerio Brandao. Durata della versione (con due minuti di presentazione a cura dello stesso Marins): 1h46m05s.
Con Vany Miller, Verônica Krimann, George Michel Serkeis, Íris Bruzzi, José Mojica Marins
O ESTRANHO MUNDO DO ZE' DO CAIXAO (1968)
Trilogia dell'orrore composta sull'esempio dei film ad episodi della Amicus o altro cinema americano tipo la produzione AIP di Corman, I racconti del terrore.
Il fabbricante di bambole / O fabbricante de bonecas (***)
Quattro delinquenti, venuti a conoscenza fortuitamente del patrimonio in contanti custodito in casa di un anziano fabbricante di bambole, decidono di introdursi nottetempo nella dimora dell'uomo per rapinarlo. Con sorpresa scoprono che ha quattro bellissime figlie: dopo aver causato un infarto all'anziano, i delinquenti violentano le ragazze. Solo dopo una notte di sesso e abusi scopriranno perché gli occhi delle bambole, sparse ovunque per la casa, sembrano essere tanto reali.
Ossessione / Tara (*****)
Uno sgraziato venditore ambulante di palloncini è attratto dalla bellissima Tara. L'uomo non perde occasione per seguirla sotto casa o lungo le vie del paese. La spia mentre fa acquisti e viene casualmente in possesso di un pacco contenente un paio di scarpette a tacco alto, perso dalla ragazza. L'uomo, sempre più attratto -ovviamente non corrisposto- è presente anche nel giorno delle nozze della giovane, durante il quale si compie una tragedia: Tara, assalita da un'amante gelosa del marito, muore sotto i decisi colpi di un coltello. Il suo corpo, nella cripta, non resta però solo durante la notte, perché il venditore di palloncini questa volta può tentare, ha speranza, di farsi notare.
Ideologia (****)
Il professor -attenzione al nome- Oãxiac Odéz (José Mojica Marins) è ossessionato dal confine tra ragione e istinto, tra razionalità ed emozione. Durante una insolita intervista televisiva, ospita a casa sua un giornalista e sua moglie allo scopo di dimostrare la sua teoria che vuole l'essere umano privo di reali sentimenti d'amore, guidato dalle necessità corporee (predominanti sullo spirito) e pertanto essere, sostanzialmente, portato a compiere azioni egocentriche, similmente a certe specie animali. La coppia di ospiti è sottoposta alla visione di uno spettacolo sconvolgente: il professore infatti infligge inenarrabili torture a soggetti segregati in tetri e angusti locali. Locali nei quali finiranno anche loro: incatenato lui e in gabbia lei, per sette giorni e sette notti sottoposti a privazioni fisiche e morali.
"Chi sono io? Non ha importanza. Come del resto neanche a me importa chi sei tu. O meglio, non ha importanza chi siamo noi. In realtà, ciò che importa è sapere che cosa siamo. Non sforzati di comprendere, perchè la conclusione finale sarebbe la pazzia. La fine di tutto e l'inizio del nulla. Il coraggio inizia dove finisce la paura. La paura inizia dove finisce il coraggio. Ma la paura e il coraggio esistono realmente? Coraggio di cosa? Paura di cosa? Di tutto? E cos'è tutto? Di nulla? E cos'è nulla? L'esistenza. Cos'è l'esistenza? La morte? E cos'è la morte? La morte non sarebbe l'inizio della vita? O la vita sarebbe l'inizio della morte? Tu non hai visto nulla, e vuoi vedere tutto. Hai visto tutto, ma non hai visto nulla. Hai paura di ciò che non conosci, e affronti ciò che conosci. Perché hai paura di ciò che conosci e affronti ciò che non conosci? La tua mente confusa non sa cosa deve cercare, perché è proprio ciò che stai cercando che confonde la tua mente, e nasce il terrore. Terrore della morte. Terrore del dolore. Il terrore dei fantasmi. Il terrore dell'altro mondo. Adesso, vedi il terrore che niente è terrore. Non esiste il terrore... ma intanto il terrore ti imprigiona. Cos'è il terrore? Tu non accetti il terrore, perché tu sei il terrore!" (Monologo iniziale inserito per buona parte da Marins anche in altri film)
Marins al suo terzo horror abbandona la serie su Zé do Caixão per girare un film ad episodi valorizzato dalla notevole sceneggiatura opera di Rubens Francisco Luchetti, qui alla prima fruttuosa collaborazione. La regia "visionaria" di Marins si sbizzarisce in una messa in scena raffinata e gotica. Non mancano chiaro scuri ben fotografati, al servizio delle immancabili esplosioni della natura (fulmini e tuoni a movimentare la notte) o di affascinanti sequenze dark, tipo quella -fantastica- ambientata nella cripta che mette sullo stesso "livello" un corpo di donna bellissima (ma fredda e cadaverica) e quello del gobbo (brutto ma vivo). Ed è questo secondo segmento (Tara) quello che sospinge Lo strano mondo di Zé do Caixão verso livelli altissimi di qualità. Episodio pieno di malinconia e di riflessione sulla caducità dell'esistenza. Ma anche sulla sincronicita', ovverosia attorno al cieco destino: esemplare al riguardo l'attimo che vede Tania baciare il promesso sposo mentre, sullo sfondo (premonitore) sfilano i partecipanti ad un funerale. Marins riesce a rendere universale l'episodio, narrato unicamente per immagini (non viene pronunciata una sola parola) accompagnate da una colonna sonora mistica (un carillon, al quale si somma -in coro- un'Ave Maria), interrotta qua e la dallo spirare del vento o dal frastuono di un temporale. In quanto a qualità non che siano da meno Il fabbricante di bambole (però più convenzionale) o l'eccessivo Ideologia, episodio di chiusura che vede agire l'alter ego di Marins, ossia lo "speculare" Oãxiac Odéz, similmente ad un folle Charles Manson che non disdice di raggiungere vette di ferocia irraggiungibili per il trattamento riservato ai suoi "ospiti". Se consideriamo che stiamo trattando di un film del 1968, sorprende come il regista si sia spinto in là nel versante dell'eccesso e della violenza. Violenza che, ancora oggi, sorprende per quanto verosimile (basterà ricordare la lama del coltello che affonda nella gola del cronista, provocando un realistico fiotto di sangue). Lo strano mondo di Zé do Caixão finisce dunque per essere un interessante esempio di horror brasiliano, con il terzo episodio (Ideologia) in parte rifatto ed ampliato successivamente ne Il risveglio della bestia (nella versione uncut, Rituali di un sadico) secondo solo ai titoli della serie principale diretta da Marins, e in seguito per buona parte riciclato (e colorizzato) dal regista finendo in Deliri di un anormale (1978).
"... e il Signore disse: ... e mi hai fatto infuriare con tutte queste cose, ecco, anch'io ti farò ricadere sul capo le tue azioni, così non commetterai altre scelleratezze oltre tutte le tue abominazioni." (Ezechiele, capitolo 16, verso 43)
Curiosità
Marins nei suoi lavori ha riutilizzato più volte immagini di "repertorio" ma non solo, spesso anche certe tracce audio. Un esempio sono le grida e i lamenti dei dannati (dalla sequenza ambientata agli inferi in Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere). E così anche qui, durante il pasto antropofago del finale, si sente un motivo pressochè presente in tutti i film di Mojica Marins: il coro clericale che intona l'Alleluja!
Citazione
"Di solito chiamiamo assurdo ciò che non comprendiamo." (Oãxiac Odéz/José Mojica Marins)
Distribuzione italiana
Ottima la versione in Dvd inserita nel terzo cofanetto della Dynit, che offre il film nella versione 1.33:1 e in lingua originale (con sottotitoli italiani). Sullo stesso disco viene ospitato anche il lungo documentario The strange world of José Mojica Marins. Durata della versione: 1h19m37s.
Con José Mojica Marins (Zé do Caixão), Ângelo Assunção, Ronaldo Beibe, Andreia Bryan
O RITUAL DOS SADICOS (1970)
Un luminare della scienza sta portando avanti un test su alcuni pazienti atto a dimostrare come le droghe (LSD in particolare) possano modificare l'atteggiamento umano, solleticando il lato perverso dell'individuo. Infatti sottopone la sua teoria mostrando donne che danzano nude, altre che vedono grassi erotomani come fossero animali, altre ancora attratte da pony. Tra gli ospiti è presente anche Mojica Marins, invitato perchè una prova del test consiste nel mostrare a quattro cavie selezionate un pezzo del film A mezzanotte mi incarnerò nel tuo cadavere.
Quarto film di Marins sviluppato attorno al personaggio di Zé do Caixão (il terzo è Lo strano mondo di Zé do Caixão). Qui il regista realizza un film più confuso e poco lineare, penalizzato nella versione cut (O ritual dos sádicos è il titolo della versione integrale) da noi circolata come O despertar da besta (Il risveglio della bestia). Non è molto convincente la tesi del professore che nel finale rivela l'inganno (nei test è stato fatto uso di sola acqua distillata e non di droga), mentre le scene con presenza di Zé do Caixão (girate a colori rispetto al resto del film) sono totalmente estranee al contenuto e sembrano rimandare invece a un divertito esempio di cinema visionario, psichedelico e un tantino improvvisato per quanto incontenibile (Zé appare e scompare, come un illusionista dispettoso e manesco, soprattutto nei confronti del gentil sesso). Il film in sé è dunque poco fruibile per lo spettatore standard, anche se ha il merito di anticipare lavori metacinematografici (con il regista in grado di riflettere sulla sua opera e sui suoi "doppi") di molto successivi tipo il fulciano Un gatto nel cervello o Nightmare - Nuovo incubo di Craven.
Nota
Attenzione: la continuità "narrativa" tra i primi due film, A mezzanotte prenderò la tua anima (1963) e Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere (1967), avviene solo a distanza di quasi 40 anni quando Marins gira il terzo capitolo, Encarnação do Demônio (2008).
Curiosità
Nel paese di origine (il Brasile) il film è incappato in una forte censura che ne ha precluso la distribuzione fino al 1982, anno nel quale è stato reso nuovamente disponibile -dopo un'appurata serie di tagli- con il nuovo titolo di O despertar da besta.
Distribuzione italiana
Trasmesso la prima volta in Italia, sulla ex Tele+ (16 marzo 1998) nel nella versione nota come O despertar da besta, in lingua originale e versione cut, epurata cioè delle scene più esplicite all’inizio del film. In anni più recenti questa stessa edizione è quella confluita nel bel cofanetto Dvd della Dynit (vol. 1 di 3) contenente il film in una ottima qualità video (nel formato 4:3) e traccia audio originale portoghese (con sottotitoli). Eccezionale il vano extra composto da: art gallery, test di grida, making of spot Cine Trash, visita al museo di Zé do Caixão, documentario Fogo Fatuo, trailers nonché interviste a José Mojica Marins, Lucchetti, Cid Vale, Otavio Muller, Mario Lima e Paulo Sacramento. La versione, comprensiva dell'introduzione di Mojica Marins di quasi 2 minuti, si ferma a: 1h30m52s.
Con José Mojica Marins (Zé do Caixão), Antoninho, Ronaldo Beibe, Big Boy, Andreia Bryan
FINIS HOMINIS (1971)
Dalle acque del mare emerge un uomo nudo (JoséMojica Marins) il quale, a contatto con persone problematiche, manifesta poteri taumaturgici. La prima a trarre beneficio dall'incontro con questo novello Messia è una paralitica (interpretata dalla madre di Marins) che, dopo averne visto le nudità, fugge di corsa rendendosi conto solo più tardi di essere tornata a camminare. Ma questo è solo uno dei tanti miracoli realizzati da Finish hominis, nome attribuito dai cronisti al misterioso personaggio del quale nessuno sembra conoscere origine e luogo di provenienza. A trarre beneficio dal suo incontro è poi una giovane ragazza in gravi condizioni cliniche e bistrattata dai medici perchè povera, quindi un'adultera risparmiata al linciaggio, a seguire un marito tradito e condotto sul confine della morte dall'infedele moglie...
José Mojica Marins tenta qui di svincolarsi dallo stereotipo di Zé do Caixão e porta sullo schermo un personaggio esattamente opposto, una sorta di profeta in grado di prendersi cura dei più deboli ed indifesi. Nonostante certo buonismo di fondo, evidentemente artefatto e piuttosto retorico, Finish hominis è pellicola dalla quale traspare tutto lo stile di Marins che riesce anche in tale contesto a rendere scorrevole e divertente il film. La firma del regista sta tutta qui, tracciata con monologhi esistenzialisti -al limite del proferibile- diluiti tra segmenti narrativi che tratteggiano un plot a episodi (stile Il rituale di un sadico o Lo strano mondo di Zé do Caixão), l'uso indiscriminato del bianco e nero (che si intromette spesso sul girato a colori), una colonna sonora di recupero (l'inno clericale Alleluja lo si sente in quasi tutte le pellicole di Marins) e morbosi momenti pseudo erotici talmente eccessivi da sfiorare la caricatura (il dottore che fa ripetere trentatré alla bella paziente mentre le osserva incantato il fondoschiena; la ragazza masochista che, per riuscire a piangere davanti al corpo del marito interno alla bara, si lascia sodomizzare in maniera burlesca dall'amante). Certo, il look di Marins (qui vestito con una tunica rosso sgargiante, abbinata a un turbante) tende ad evocare in più contesti il sorriso. Ma se lo si guarda con occhio disincantato questo insolito esperimento cinematografico può regalare 75 minuti di puro divertimento.
Curiosità
Il personaggio di Finish hominis era nato per una serie televisiva che avrebbe dovuto essere costituita da episodi autoconclusivi, mai realizzata. Lo sceneggiatore Rubens Francisco Luchetti riprese il protagonista per questa (differente) versione cinematografica.
Distribuzione italiana
Disponibile nel cofanetto Dvd distribuito dalla DynitCoffin Joe Collection (vol. 2 di 3) che lo propone in un'ottima qualità video (nel formato 4:3 ovvero 1.33:1) ed audio portoghese (con sottotitoli in italiano). Nutrito il vano extra che si compone di: art gallery, estratto da A 5a dimensao do sexo, sequenza da Dama de paus. Ancora: interviste a José Mojica Marins, Rubens Francisco Luchetti, Cid Vale, Maria de Lourdes, Satà, Dona Conçeicao, Mariliz Marins e Crounel Marins. Durata della versione: 1h17m15s.
Titolo originale A Estranha Hospedaria dos Prazeres
Regia di Marcelo Motta, José Mojica Marins
Con José Mojica Marins, Alfredo Almeida, Giulio Aurichio, Elza Barbosa, Maribeth Baumgarten
A ESTRANHA HOSPEDARIA DOS PRAZERES (1976)
All'Ostello dei piaceri è stato indetto un bando per l'assunzione di un receptionist e tre cameriere: il titolare (José Mojica Marins) è un personaggio inquietante, già intravisto per essere stato al centro di un rituale satanico. Dopo un insolito metodo di selezione, alla locanda iniziano ad arrivare ospiti, accolti e prontamente registrati senza necessità di fornire documenti e destinati a cominciare dalla camera 17, per poi scalare di due in stanze sempre a numero dispari (15, 13, ecc.). I clienti sono coppie, assidui giocatori di carte, un gruppo di hippy in vena di eccessi. Talvolta, come nel caso di un occasionale viandante rimasto in panne con l'auto, il titolare rifiuta bruscamente di dare asilo. Mentre imperversa un furioso temporale, con vento, acqua e tuoni a fare da sottofondo, gli ospiti si accorgono che gli orologi si sono fermati: per ciascuno di loro ad un orario diverso.
"Vivere per morire o morire per vivere? Esiste una risposta corretta? No! Solamente dubbi. Solamente deduzioni. Solo la consapevolezza della vacuità. La solitudine è la ricerca disperata di tutto o di niente? La vastità dell'oscurità. La risposta a questo enigma sarebbe la fine del mistero. La fine del segreto dell'eternità. L'apogeo della felicità. Davanti a una missione compiuta. Poiché l'uomo si troverebbe faccia a faccia con la sua più grande conquista: il risveglio della propria origine."
Con questo delirante incipit Lo strano ostello dei piaceri si presenta come puro film di Marins nonostante la regia sia attribuita a Marcelo Motta. Dopo uno straniante inizio con un rituale agghiacciante, dove sgarbati nudi di inquietanti megere (mascherate) accompagnano la "resurrezione" del titolare (che ha lo stesso look di Zé do Caixão anche se nel film non viene mai nominato) la pellicola muove in direzione macabra, con titoli di testa sullo sfondo di un cimitero, nomi del cast sovrimpressi su loculi, tombe e ossari (e bisogna attendere quasi la fine del film per capirne il sensato motivo). Poi, per altri cinque minuti abbondanti, Mojica Marins tortura il pubblico (all'epoca quello non predisposto al genere, probabilmente a questo punto aveva già abbandonato la sala cinematografica) offrendoci un allucinato monologo in stile GigiMarzullo, pronunciato da una voce off, sullo sfondo di una galassia e pianeti orbitanti, di questo tenore:
"Domandarsi quali siano le dimensioni dell'universo è uguale a domandarsi qual è la fine dell'eternità? O qual è la vera forma di Dio? Quante stelle? Quanti pianeti? Quante galassie esistono nella vastità dell'Universo? Queste sono domande senza risposta... conosciute da una dimensione inferiore. Perchè tutto ciò? Perchè non accettate l'estinzione? Perchè la paura? Perchè la vacuità della vostra presenza? Se siete superiori? E cosa accade quando il mantello della morte scende su di voi? Solo la vostra immaginazione può dirlo. È la fine? È l'inizio? O niente? O tutto? Sì. Voi temete il materialismo. Voi temete voi stessi. Contemplate il cosmo. Lasciate scorrere le fantasie mentali. L'illusione delle illusioni... è la ricerca di una verità certa, una liberazione dall'oscurita. È la magia della luce che attenua gli angoli. Sono brezze del soffio di vita che accarezzano un seno. L'allegria incontenibile che avvolge la vostra mente. È una parola che come in un moto continuo si ripete, e si ripete, ma non esprime quanto maestoso è il suo significato. La luce dell'esistenza. Il travestimento della morte è il risveglio della vita."
Solo dopo questi quindici incredibili minuti il film inizia, ma al modo di Marins (che in regia deve pur anche qui aver detto la sua), ovvero proseguendo non secondo una sceneggiatura logica e razionale ma per associazione di idee e spunti. Ecco allora i soliti lampi esagerati che illuminano un cielo nero tenebra, o sonorità agghiaccianti (per quanto poco orecchiabili); ecco l'improvvisa comparsa di ragni, serpenti, insetti e mostruosità varie a rendere il prefinale visionario e affascinante, con un ritmo visivo scandito non solo dall'ipnotica messa in scena quanto dal pulsare di un cuore che si sovrappone (per immagine e nel suono) all'orologio a pendolo. Pur essendo di difficile comprensione in certi passaggi, troppo facile nel disvelamento conclusivo ed estremamente sintetico nel dare conto dei peccati degli ospiti Lo strano ostello dei piaceri presenta un finale con un bel colpo di scena, e arriva ad anticipare un twist end poi ripreso in anni successivi da molti altri horror. Anzi, spingendoci un po' oltre potremmo persino dire che la metamorfosi di Zé do Caixão/José Mojica Marins non può non ricordare quella che si manifesta successivamente nell'ermetico Inferno (1980) di Dario Argento: titolo con il quale questo psichedelico A estranha hospedaria dos prazeres condivide più punti di contatto...
Distribuzione italiana
Tanto di cappello alla Dynit che ha proposto questo (da noi) inedito film nel bel cofanetto n. 2 (di 3), Coffin Joe Collection, serie contenente ben dieci film di Marins. La versione è derivata da un positivo ma la qualità video (nel formato 1.33:1) è decisamente ottima. La traccia audio è in lingua originale (portoghese) fruibile con sottotitoli in italiano. Notevole il vano extra composto dalle interviste a Branco Mello, Jose Carlo Cotrim, Juan Espeche, Eugenio Puppo e Ozualdo Candeias. E ancora: art gallery, a lezione da Jose Mojica Marins, Zé do Caixão presenta gli LCD, visita all'archivio nazionale di Rio (con curiosità sulla versione censurata di Rituale di un sadico, poi ammorbidita e diventata altra cosa come Il risveglio della bestia). Durata della versione: 1h15m58s.
Con José Mojica Marins, Luely Figueiró, Oswaldo De Souza, Helena Ramos, Lirio Bertelli
INFERNO CARNAL (1977)
Jorge Medeiro (José Mojica Marins) è uno scienziato completamente perso dietro il perfezionamento di un nuovo tipo di acido, particolarmente corrosivo. La bella moglie Raquel, che ha una relazione segreta con Oliver (il migliore amico di Jorge), pensa che proprio tramite questo nuovo ritrovato può dare corso ad un atto delittuoso (da confondere come incidente) al fine di liberarsi del marito ed appropriarsi dei suoi beni. La coppia di amanti provoca una feroce aggressione a Jorge, che ne esce scarnificato in volto e in fin di vita. Dopo otto mesi d'ospedale l'uomo si rimette, impedendo a Raquel (nel frattempo tradita da Oliver che si accoppia con varie prostitute) di entrare in possesso dell'eredità.
Mojica Marins gira un film diviso in due parti: una prima, ben ritmata, di preparazione e attesa ed una seconda più lenta e noiosa a causa dell'apparente buonismo del protagonista che, inverosimilmente non trattandosi qui di Zé do Caixão, non si capisce perchè porta unghie lunghissime. Questo secondo segmento del film, inoltre, è vanificato anche dal brutto make up facciale, che impone a Marins di girare sul set indossando un mascherone carnevalesco, che ne amplifica la circonferenza del cranio, come se il personaggio fosse affetto da acromegalia. Per il resto si ricordano un paio di scene iperviolente, tipo il viso corroso dal liquido ed una -davvero insostenibile- scena di eye violence centrata sull'operazione agli occhi (vittima lo stesso Marins sopravvissuto all'acido ed ad un incendio). Da menzionare anche gli impressionanti lamenti di Jorge -che domanda (ma a lungo andare diventa un "tormentone") a Raquel gridando a squarciagola: "Perchè???"- che al dolore fisico deve aggiungere quello psicologico cagionato dal tradimento del quale è inerme testimone quando, vigliaccamente, si scatena l'aggressione della moglie. In conclusione un film modesto sia in senso di produzione low budget, sia soprattutto in confronto alla ben più interessante produzione antecedente del cineasta, qui costretto a lambiccarsi con un filmetto dimenticabilissimo, dove calcano le scene personaggi dalla psicologia evidentemente ben poco verosimile (ne è un buon esempio il cambio di atteggiamento, nei confronti del marito, assunto da Raquel nel finale).
Curiosità
Il film propone in più contesti scene di nudo che sembrano forzatamente accorciate, tipo gli amplessi di Oliver con donne a pagamento, o lo stesso Jorge con la giovane sostituta della moglie. La sensazione (personale e fortificata dall'anno di produzione) è che del film possa essere stata realizzata una versione più spinta sul versante erotico.
Distribuzione italiana
Inserito in Dvd nella prestigiosa serie distribuita dalla Dynit: Coffin Joe Collection (Vol. 2 di 3). Pur essendo il riversamento effettuato da un positivo con diverse spuntinature la qualità video è più che buona (nel formato 1.33:1, ovvero 4:3) così come quella audio fruibile unicamente in portoghese (con sottotitoli in italiano). Vano extra composto dalla sigla di testa Cinetrash, due videoclips musicali di Liz Vamp, trailers e, soprattutto, un documentario biografico (dal 1976 ad oltre metà Anni '80) della durata di 50 minuti dal titolo Demonios e maravilhas. La durata della versione (in questo caso senza alcuna introduzione di Mojica Marins) è pari a 1h19m08s.
Con José Mojica Marins (Zé do Caixão), Jorge Peres, Magna Miller, Jaime Cortez
DELIRIOS DE UM ANORMAL (1978)
Il dottor Hamilton è ossessionato da incubi ricorrenti nei quali Zé do Caixão appare per congiungersi con la sua compagna, Tânia. I medici che lo hanno in cura si rivolgono a José Mojica Marins in persona, sperando che il suo coinvolgimento in ruolo di "psichiatra" occasionale possa convincere Hamilton del fatto che Zé è creatura immaginaria pertanto non ha nulla da temere. Ma gli incubi continuano, e si fanno sempre più realistici.
Un tipo magro e leggermente gobbo suona un tamburello mentre, allucinato, osserva una bella ragazza che, magicamente, viene privata degli indumenti sino a restare in topless. Il campo visivo della telecamera, in grandangolo, intanto viene limitato dall'apparizione di gambe femminili: già da questi primi minuti la sensazione di trovarsi di fronte ad una unicità filmica è quantomeno motivata. L'addio di Zé do Caixão dalla scena cinematografica (sino all'inatteso revival del 2008, Encarnação do Demônio) avviene nel 1978 con questo lavoro di recupero dal titolo Delírios de um anormal. A parte un 20% di girato ex novo, con lo stesso Mojica Marins nel ruolo di se stesso, il film è un insieme di sequenze derivate dai film precedenti del regista, con aggiunta di un paio di scene inedite poiché cassate dalla censura. Non solo, Marins ricicla interi spezzoni da A mezzanotte prenderò la tua anima (in un divertito in joke ne legge persino la sceneggiatura), Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere, Il risveglio della bestia e Lo strano mondo di Zé do Caixão dandogli una diversa impostazione cromatica (dall'originale bianco e nero qui passa al seppia e al rosso). Anche la traccia sonora, costituita da un continuo insieme di urla, grida e lamenti arriva pari pari dai film precedenti con particolare recupero della scena ambientata all'Inferno di Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere.
Nel complesso si tratta dunque di un lavoro di accorpamento che presenta scene e situazioni slegate al punto che il tutto assume l'aspetto di un lunghissimo trailer. A farla da padrone sono le scene splatter e sanguinarie, con particolare insistenza sull'antropofagia (nel 1978 siamo giusto giusto nel periodo dei "cannibalici" di Lenzi e Deodato) che arriva -dopo apposita rimodulazione a colori- con estratti da Lo strano mondo di Zé do Caixão. In conclusione ci troviamo di fronte ad un'opera confusa e piena di incongruenze ben poco fruibile per lo spettatore occasionale, al contrario unica e imprescindibile per chi apprezza l'opera di Marins e qui può quindi tentare di rintracciare la derivazione dei vari segmenti. Al di là del risultato finale Delírios de um anormal ha inoltre il pregio di mettere in discussione il lavoro del regista e la sua creazione, essendo un prodotto cinematografico che va oltre la messa in scena e la finzione, per raggiungere invece un piano tangente alle immagini in movimento, quindi di riflessione sul contenuto dell'opera d'arte in senso più lato.
Curiosità
L'aspetto metacinematografico del film, dato dalla presenza del regista nel ruolo di se stesso, nonchè dall'utilizzo di scene estratte da pellicole precedenti anticipa di oltre un decennio l'operazione molto simile realizzata da Lucio Fulci (Un gatto nel cervello, 1990).
Distribuzione italiana
Film inserito nel cofanetto Dvd distribuito dalla Dynit (vol. 3 di 3) della serie Coffin Joe Collection. La qualità video è ottima (il formato è però in 4:3) come la traccia audio (portoghese con sottotitoli in italiano). Eccezionale il comparto extra nel quale risalta l'intero episodio di circa 30 minuti, Pesadelo macabro (dal film collettivo Trilogia do terror). Completano questa superba edizione il cortometraggio di animazione El chateau e le interviste a: Cid Vale, Carlos Primati, George Michel Serkeis, Dennison Ramalho. Durata della versione: 1h20m00s.
Con José Mojica Marins, Arlete Moreira, Ricardo Petráglia, Nadia Destro, Diva Medrek
ESTUPRO- Perversão (1979)
Il commendator Vitorio Palestrina (José Mojica Marins) viene portato in tribunale da Silvia, una ragazza vittima dell'ennesimo stupro - finito con la mutilazione di un capezzolo - attuato dal ricco e perverso maniaco, facilitato dall'ebbrezza imposta alla giovane con l'alcool. L'influenza economica di Vitorio, congiuntamente al buon avvocato Oswaldo, gli permette di uscirne pulito e continuare così a tormentare indifese signore. Quando incontra Veronica, per la quale prova vero sentimento e affetto, Vitorio intende darsi una regolata ma sarà la donna, questa volta, a presentargli il conto.
"Il potere dei soldi può dare origine a un Dio.... ma non potrà mai comprare Dio." (Didascalia iniziale)
Marins abbandona eccezionalmente il tema demoniaco e dirige un dramma piuttosto lento e privo di ritmo. Benché Perversão (così sui titoli di testa) rientri nella filosofia politica del regista, con presa di posizione nètta verso i più indifesi (in tal caso povere donne attratte dalla posizione sociale di un abbiente perverso), l'assenza di budget impone a Marins di girare scene amatoriali, dilungandosi su lunghi e ripetitivi dialghi (vedi la festa organizzata per essere uscito indenne dal processo), e di contenersi sul versante spettacolare. A parte la rimozione (a morsi) di un capezzolo e l'evirazione finale, lo splatter - genere praticato nella saga di Zè Do Caixao - è del tutto assente. Anche l'erotismo, evocato da nudi castigati e limitato a una scena d'apertura e a quella - interminabilmente noiosa - di chiusura, non è qui di casa. Marins lavora approssimativamente anche in fase di montaggio, così che l'interessante e variegata colonna sonora (vedi appendice) sembra appiccicata senza troppa cura. Anche il protagonista, interpretato dallo stesso Marins, è poco credibile per quanto goffo e burlescamente abbigliato (porta ovviamente unghie lunghissime e veste anche di rosa!). Sconsigliato al pubblico in generale ma indicato ai cultori del cineasta brasiliano, che intendessero completarne - a titolo di studio o curiosità - la comunque lunga e interessante filmografia.
Colonna sonora di Estupro
Particolamente interessante l'OST di Estupro, dove al motivo principale - ricorrente in più occasioni (Bridge on the river Kwai, dal film Il ponte sul fiume Kwai) - si sovrappongono eterogenei brani musicali:
Titolo originale Maldito - O estranho mundo de José Mojica Marins
Regia di André Barcinski, Ivan Finotti
MALDIDO - O ESTRANHO MUNDO DE JOSE' MOJICA MARINS (2001, documentario)
Dall'infanzia trascorsa in un cinema nel quale padre e madre erano impiegati, ora trasformato in deposito di auto da rottamare, ai primi tentativi di girare un film. Il cortometraggio Sentença de Deus (1958) e a seguire il film filo religioso Meu destino em tuas mãos (1963) sono i primi tentativi di fare cinema convenzionale e grossi insuccessi, oltretutto costellati da incidenti (e accidenti) accaduti agli attori che hanno contribuito alla nomea di regista "porta jella", in parte già ventilata dalla data di nascita: un Venerdì 13. Aneddoti curiosi, circa un venditore di patate che ha rischiato la sepoltura prematura (dal quale fatto deriva analoga scena presente in Finish hominis) e altre circostanze cimiteriali, tipo il sogno -ricorrente per un certo periodo- di un personaggio nero vestito che conduce il regista al cospetto della sua tomba con sopra impresso la data di nascita e morte, rendono conto della genesi di Zé do Caixão. Oltre ai divertiti inteventi di Mojica (impegnato anche come docente di recitazione) rendono interessante questo breve profilo del personaggio anche i contributi dello sceneggiatore Rubens Francisco Luchetti, nonchè del figlio e di quanti hanno avuto la fortuna di incontrarlo. Diverse sono le scene estrapolate dai suoi migliori lavori (A mezzanotte prenderò la tua anima, Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere, Il risveglio della bestia, Lo strano mondo di Zé do Caixão) e in chiusura c'è spazio per una veloce citazione nella produzione porno (Anni '80) attraversata da Marins molto svogliatamente, che lo ha reso celebre più che altro per scene di zoofilia (attore un pastore tedesco in 24 horas de sexo explícito). Interessante anche il divertito excursus nella censura di regime che, fin dal debutto nel genere horror, ha perseguitato il cineasta, arrivando addirittura a bloccare per oltre vent'anni la versione integrale di O ritual dos sádicos.
Distribuzione italiana
Documentario del 2001, inserito nel cofanetto di Dvd (3 di 3) targato Dynit nel formato video 1.33:1 e in lingua portoghese, con sottotitoli in italiano. Abbinato -sullo stesso disco- al film O estranho mundo de Zé do Caixão, ne è consigliato l'approccio solo dopo aver preso visione della filmografia essenziale del regista. Durata della versione: 1h05m.
Con Raymond Castile, Eduardo Chagas, Milhem Cortaz, Giulio Lopes
Encarnação do Demônio (2008)
Dopo quarant'anni di reclusione, Zé do Caixão (José Mojica Marins) viene dimesso dal carcere. Riprende, con il supporto del fedele Bruno, a sequestrare ragazze alla ricerca di quella che possa darle un figlio ideale. La polizia è di nuovo sulle sue tracce a seguito dell'aggressione fatta ai danni di un colonello dal grilletto facile contro i bambini costretti alla malavita. Zé, tra un omicidio e l'altro, ha spaventose visioni -provocate dal rimorso- durante le quali vede i fantasmi di Terenzinia, Laura e Lenita.
"Zé do Caixão, le nostre guide hanno mandato un messaggio alla Morte col nero mantello: voi! Sono i defunti tormentati che gridano il vostro nome e chiedono vendetta! E coloro che non vi lasceranno avere ciò che volete. Possiamo lanciare un incantesimo per sciogliere la maledizione. Ma voi dovete avere fede. Voi ne avete, Zé do Caixão?" (Le due streghe cieche)
Il capitolo conclusivo della trilogia su Zé do Caixão, anticipato da A mezzanotte prenderò la tua anima (1963) e Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere (1967), viene diretto da Marins ad oltre quarant'anni di distanza ma con precisa continuità narrativa, facendo anche ricorso a sequenze estratte dai due film precedenti. Inoltre qui il regista dispone di un buon budget (distribuisce 20th Century Fox) che gli permette di mettere in scena impressionanti effetti gore e splatter. Mojica dirige (e recita) con convinzione, passa da una scena all'altra tramite dissolvenze a schiaffo e amplifica al massimo la sua macabra poetica forte di una ritrovata energia dovuta -probabilmente- alla riscoperta (e rivalutazione) internazionale del suo cinema grazie alla distribuzione home video dei suoi lavori ad opera della Something Weird Video.
La bella fotografia valorizza scene da puro Grand Guignol, tipo quelle con ganci ed uncini che trafiggono prima la carne dei poliziotti catturati dal clan di Zé, poi i supplizianti, osservati dallo sconvolto becchino, in un viaggio allucinato a metà zona dell'Altrove, ovvero né in Paradiso, tantomeno al piano inferiore, ma in un Purgatorio nel quale le sofferenze inflitte ai trapassati si avvicinano però di molto a quelle dei gironi dell'Inferno dantesco. Nudi di circostanza (con un amplesso contorto sotto una pioggia di sangue) si accostano ad una insistita misoginia (le poliziotte, ad esempio, subiscono un trapasso indescrivibile ad opera di blatte e topi) nel rispetto di una cinematografia scorretta e amorale e, stavolta grazie all'uso del colore e al rilassamento della censura, ben più cattiva dei pregressi "romantici" in bianco e nero. José Mojica Marins si trova ancora a suo agio nel ruolo di Zé do Caixão e da qui libero sfogo a tutta la sua (fino ad allora) sopita -ed evidentemente repressa- voglia di stupire con una messa in scena disturbante ma tecnicamente pregevole, ben realizzata e in grado di dare corpo ad un film stilisticamente perfetto.
Citazione
"Cos'è la morale umana se non una prigione di vuote convinzioni e bugie?" (Zé do Caixão/José Mojica Marins)
Distribuzione italiana
Disponibile in Dvd grazie alla Dynit, che lo ha inserito nel cofanetto Coffin Joe Collection (vol. 3 di 3). Ottima la qualità video (1.78:1) ed audio (portoghese 5.1 con sottotitoli in italiano). Interessanti anche gli extra composti da: un estratto dal film Perversao, ed il video sui Sepultura (live); interviste a José Mojica Marins, Paolo Duarte, Marina Person, Rogerio Fabriz, Rubens Ewald Filho. Durata della versione: 1h29m44s.
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