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REGISTI CHE CONTANO (4) …O CHE CONTERANNO: BEN WHEATLEY…DAL CINISMO BRITISH CHE GENERA ORRORE E SFOCIA NEL SANGUE…A FIUMI...ALLO SQUALO PREISTORICO, PASSANDO PER....REBECCA....
di alan smithee ultimo aggiornamento
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REGISTI CHE CONTANO (4) …O CHE CONTERANNO: BEN WHEATLEY…DAL CINISMO BRITISH CHE GENERA ORRORE E SFOCIA NEL SANGUE…A FIUMI...ALLO SQUALO PREISTORICO, PASSANDO PER....REBECCA....

"Registi che contano" non ambisce, né può essere, una monografia compiuta ed esaustiva sull'autore ogni volta preso in considerazione; tenta piuttosto mettere in luce un cineasta e di presentarne l'opera cronologica che lo ha contraddistinto sino ad oggi. Autori che potrebbe essere interessante conoscere, e che, a giudizio di chi scrive, si sono distinti per un particolare stile o tecnica di regia, per le argomentazioni che contraddistinguono la loro carriera ad oggi, senza necessariamente pretendere di attribuir loro il merito di raccontare cose nuove o mai viste.

 

Dopo Alexandr Sokurov e Quentin Dupieux (in forma di post), e dopo Denis Villeneuve, vi parlo qui di un altro regista di cui ho visto molto: Ben Wheatley. Non di lui in realtà, ma del suo cinema, che a mio giudizio è quello che veramente conta; alla faccia del gossip e dello spazio che quest'ultimo, spesso impropriamente e molestamente, si prende immeritatamente a sacrificio di ciò che veramente merita, almeno a mio avviso, di essere valorizzato a proposito di un uomo di cinema.

 

La lucida follia che si annida dietro le quinte di una tranquilla e pacata famiglia di “spacciatori assassini” (Down Terrace); l’innata propensione a mantenere inalterati stili di vita che la crisi economica rende sperequati rispetto alle attuali possibilità di guadagno in capo ad un’altra famiglia di “onesti fuorilegge” e moderni bounty killers a cui si finisce quasi per volere bene (Kill List); una apparentemente sdolcinata love story on the road tra due fidanzatini decisamente poco attraenti e per di più malvestiti e retrò, si trasforma in una avventura giustizialista a colpi di machete ai danni degli incorreggibili e dannosi maleducati che ostacolano il loro trasognato viaggio in camper (Killer in viaggio); la caccia ad un vampiro braccato ed inseguito in presa diretta dalla camera che gli sta addosso permette allo spettatore di far parte della folla d’epoca medioevale e di tendenze giustizialiste, che si arroga il diritto di giudicare e risolvere con soluzioni veloci e definitive il problema della presenza di un “diverso“, che in tal modo da persecutore si trasforma in perseguitato (The ABCs of death – episodio lettera “U” di Unhearted); la fuga dal campo di battaglia consente ad una manciata di lerci disertori di affrontare un nemico ben più subdolo e minaccioso dell’armata nemica (I disertori – A field in England), il diavolo in persona; infine un romanzo impossibile da trasporre cinematograficamente (nientemeno che l’avveniristico e retrò “Il condominio” di Ballard) riesce a tradursi in cinema (High Rise, uno degli eventi del TFF 2015) grazie alla verve sanguigna del nostro Wheatley: un regista che parte dal disagio del singolo per addentrarsi nei più foschi anfratti della psiche umana, deviata dalla necessità o dalla sciagura, pronta a confrontarsi con l’orrore che trapela come soluzione, conseguenza e difesa del singolo contro qualcosa di più grande e cinicamente perverso di se stesso.

Un autore che ha utilizzato ironia e violenza pulp per crearsi un sottogenere, e che tuttavia, di recente, ha scelto di spaziare ed ampliare il suo percorso, affrontando anche produzioni di grandi majors, come nel rischioso remake del celebre ed incomparabile Rebecca - la prima moglie, di Hitchcock, o la recente, discussa incursione nel blockbuster più spudorato, avvenuta dirigendo il campione di incassi Shark 2 - L'abisso, con il solito simpatico e monocorde musone Jason Statham.

Un film diretto probabilmente più per ragioni "alimentari" che per il puro desiderio di cimentarsi con un prodotto totalmente concepito per assicurare incassi.

Ma ecco intanto, qui di seguito, la filmografia completa ad oggi di Ben Wheatley.

 

Playlist film

Down Terrace

  • Commedia
  • Gran Bretagna
  • durata 89'

Titolo originale Down Terrace

Regia di Ben Wheatley

Con Robin Hill, Robert Hill, Julia Deakin, David Schaal, Kerry Peacock, Tony Way

Down Terrace

Procedendo a ritroso nella filmografia - ancora limitata, ma che non perde tempo e sembra riprodursi a ritmi piuttosto sostenuti - di quel ragazzaccio inglese (classe '72) d’un Ben Wheatley, dopo gli interessanti e sanguinolenti Turisti (anno 2012 ed uscito un mese fa in Francia) e Kill List, dell'anno prima, incontriamo la sua opera d’esordio, risalente al non lontano 2009. Anch'essa come le altre due naturalmente inedite nel nostro paese. 
Storia d’una tranquilla famiglia di onesti spacciatori, padre e figlio, di nome Bill e Karl (probabilmente lo sono pure nella vita visto che i due attori portano lo stesso cognome e la fisionomia tra di loro tradisce una certa coerenza di tratti somatici) che una soffiata anonima conduce in galera per qualche giorno. La macchina da presa ce li fa conoscere nel momento dell’uscita dalla reclusione, mentre i due incominciano molto presto a riorganizzare i loro commerci, e a riprendere i vecchi contatti, al fine soprattutto di scoprire chi li ha traditi. Tra gli altri affanni da affrontare, Karl, lo schizzato figlio di Bill, sempre più fuori  controllocome non possono fare a meno di notare entrambi i genitori, viene anche a sapere che la sua fidanzata è incinta; e per questo l'uomo decide di presentare ufficialmente la compagna a casa, offrendosi persino di cucinare (con esiti disastrosi) per tutto il gruppo di commensali. 
Piano piano vengono a galla i disturbi mentali che affliggono il giovane, colto sempre più spesso da raptus di ira e scatti di violenza incontrollabile. 
A farne le spese due fornitori abituali, trucidati con disarmante disinvoltura, il primo,reo di averlo preso in giro, e in occasione di un pedinamento l’altro. Quando la presenza di entrambi i genitori si rivelerà insopportabilmente opprimente, scopriremo che il ragazzo ha in mente un piano architettato in modo piuttosto organizzato per ricrearsi  una sua libertà, grazie anche al fondamentale aiuto della sua "dolce" futura mogliettina. Caustico, imprevedibile, teso e violento, impressionante proprio perché l’esplosione di violenza sopraggiunge in un contesto di vita pressoché qualunque, il film d’esordio di Weathley è una bellissima commedia nera dissacrante e cattiva che preannuncia in modo consono tutta l’ironia nera e crudele che seguirà nelle notevoli e disturbanti opere successive e dove cominciano a caratterizzarsi quei personaggi così inquietanti proprio perché cosi qualunque. Come a testimoniare che si fa presto a sprofondare nella follia più profonda; che ci vuole un attimo per trovarsi tra le mani un martello insanguinato ed un corpo riverso in una pozza di sangue. 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Kill List

  • Horror
  • Gran Bretagna
  • durata 95'

Titolo originale Kill List

Regia di Ben Wheatley

Con Neil Maskell, MyAnna Buring, Harry Simpson, Michael Smiley, Emma Fryer, Struan Rodger

Kill List

In streaming su Apple TV

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Il britannico Ben Wheatley prima del cinico, divertente e cattivo “Turisti”, uscito da poco nei cinema francesi, si è fatto notare con due altri lungometraggi, piuttosto diversi per stile e generi, ma ugualmente “cattivi dentro”, e accomunati tutti e due, anzi tutti e tre contando l'ultimo, dalla presenza di una umanità sgradevole e ostica, con personaggi folli, autodistruttivi, violenti e impulsivi nei confronti dei quali è difficile provare condiscendenza, partecipazione o sentimenti diversi dalla repulsione e dallo sgomento. Sto parlando di Down Terrace del 2009, ma soprattutto di questo Kill list del 2011. Un film dalla personalità multipla e complessa, che muta col trascorrere del tempo con una rapidità camaleontica sorprendente. Si comincia col dramma familiare quasi loachano in cui due coniugi affrontano le problematiche, economiche e non, che derivano dall’inattività per oltre otto mesi del capo famiglia. Due coniugi trentenni con pargolo di otto anni, lui inglese,  apparentemente tutto casa, lavoro (insomma...) e famiglia, lei ucraina platinata ed emancipata con macchinone, che vivono in una bella casa in un quartiere residenziale,  con Jacuzzi in giardino,ma che affrontano con scatti di nervosismo e tensioni fulminanti quello stato di carenza di liquidità per loro così inconsueto e che alimenta problematiche di convivenza che esulano dal problema specifico e favoriscono il dilagare della crisi di coppia.

Per fortuna l’invito a cena offerto ad un caro amico e collega di lui offre al padrone di casa una via per il riscatto. Tra l’altro scopriamo proprio in questa occasione che l’uomo di professione fa il killer, e che nel compiere il suo lavoro, vive le sue missioni con una accesa motivazione, che lo rende spietato, metodico e risolutorio senza remore né ripensamenti. L'incarico è misterioso e poco chiaro, non solo per lo spettatore, ed ecco che il film comincia a cambiare genere, assumendo tonalità che passano dal giallo al noir più cupo e sanguinolento, con scene disturbanti a suon di teste massacrate con martelli, arti flagellati con svariati oggetti contundenti. 
Poi, grazie ad un intervento misterioso della fidanzata dell’amico, che appone una sinistra croce dietro uno specchio di casa dei protagonisti, ecco che il film, non sempre molto comprensibilmente, vira verso l’horror satanico più puro e terrificante, quello in cui la setta malefica ti vede ovunque ti nascondi e ti insegue senza sosta costringendoti a fare la fine del topo. Questa parte finale, a tratti davvero terrificante, è a mio avviso la più riuscita di un film comunque notevole e degno di interesse, che conferma tra l’altro la validità di un regista che non prova timori a rappresentare la follia umana nei suoi livelli più shoccanti ed inauditi. Nell’ultima mezz’ora siamo dalle parti di quello spendido gioiellino anni ’70 di “In corsa col diavolo” di Jack Starrett, dove anche qui la corsa è affannosa, incessante, ma inesorabilmente senza esito. Con un finale devastante, ma in fondo il più logico a cui potesse condurre un delirio di trama del genere. 

Rilevanza: 3. Per te? No

Killer in viaggio

  • Commedia
  • Gran Bretagna
  • durata 89'

Titolo originale Sightseers

Regia di Ben Wheatley

Con Alice Lowe, Steve Oram, Eileen Davies, Monica Dolan, Jonathan Aris, Kenneth Hadley

Killer in viaggio

In streaming su Apple TV

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Di fronte alla spiazzante mediocrità di quasi tutte le proposte cinematografiche del nostro Natale, che vedono distribuiti pochi titoli in largo numero di copie in modo da costringere la massa, che come d'abitudine accorre solo in questo periodo ad affollare le sale, a vedere solo e comunque quei film, trovo nel già confortante ed ormai abituale rifugio cinematografico francese una soluzione efficace a contrastare concretamente il periodo più insopportabile e desolante della stagione: specie poi quando mi imbatto in oggetti preziosi e meravigliosamente cattivi come questo penultimo film di Ben Wheatley, perso a Cannes dove partecipava alla Quinzaine e riacciuffato ora in occasione della sua uscita nel mercato francese.
Un film cattivo come dicevo sopra, cinico, divertente; diario di un viaggio di coppia in roulotte che riunisce in una esperienza importante due esteticamente insignificanti "assassini nati", o meglio "riscoperti" più che nati. 
Tina ha conosciuto finalmente l'uomo che puo' portarla via di casa, lontano da vita sciatta come i vestiti che indossa, lontano da una madre vecchia, brutta e possessiva, che le fa pure pesare di essere stata la causa involontaria della morte del loro cagnetto, rimasto fortuitamente infilzato nei suoi ferri da maglia.
L'individuo che puo' salvarla da questo limbo senza oocasioni si chiama Chris e quando questi le propone una settimana on the road per visitare i siti archeologici e preistorici più famosi della bella campagna inglese, alla donna non pare nemmeno vero di allontanarsi dall'incubo di quella madre egoista e deprimente.
Tuttavia durante il viaggio Chris, posato, ecologista e apparentemente pacifico, mette sempre più in evidenza aspetti violenti del suo carattere che nascondono (neanche troppo bene agli occhi della donna) un istinto da serial killer con un preciso codice comportamentale, a suo modo anche logico e teoricamente nemmeno cosi' impossibile da condividere: eliminare "alla radice" l'elemento che inquina il mondo con un comportamento ostile e dannoso che non può essere oggetto di ravvedimento. Dunque l'episodio del grezzone grasso e maleducato che Chris stritola tra le ruote del suo camper facendo manovra, non appare molto convincente come un fatale incidente agli occhi inizialmente inorriditi di Tina. 
La quale non si scomporrà nemmeno molto a scoprire più avanti della morte "accidentale" di un altezzoso camperista scivolato fortuitamente da una rupe, al quale ruberanno persino il cane, copia identica del defunto animale della ragazza. E Tina non inorridirà granchè, ma anzi apprezzerà il gesto in sua difesa che darà occasione a Chris di fracassare il cranio ad un ostinato giornalista impiccione qualche giorno appresso.
E mentre il viaggio prosegue con una intesa ed una programmazione quasi idilliache, la situazione sfugge di mano a Chris quando Tina comincia a non voler essere da meno al compagno e inizia pure lei a trovare soluzioni radicali anche alle più insignificanti piccole problematiche che le si pongono davanti. 
E' l'inizio di una carneficina, una scia di sangue che i due amanti folli si trascinano dietro e che lascia l'uomo un po' perplesso, dato che tutto ciò va al di là di quel senso di inevitabile giustizia che egli utilizzava a scopi ecologici per ripulire il mondo da una umanità irrimediabilmente contaminata. 
Teso e dinamico senza rinunciare ad essere divertente nella follia collettiva che spinge i due folli amanti a coronare il loro sogno di riscatto dalla mediocrità e dall'anonimato che li ha sempre circondati. il bellissimo film di Wheatley volge sempre più ad un finale solutorio e ampiamente annunciato alla "Thelma e Louise", in occasione del quale però Tina saprà dimostrare di essere degna figlia della sua spregevole madre e il regista di saper tenere in piedi una sceneggiatura dalla presa crescente, in grado di tingersi di ulteriore sanguinolenta cattiveria e sarcasmo. Un'opera nera e cattiva come è spesso l'intimo carattere umano, invidioso e meschino, sopraffattore solo inizialmente degli irrimediabili meschini senza soluzione, ma presto ben più accanito e giustizialista ai danni dei deboli e degli indifesi. 
Un film a tratti geniale, mutazione pulp di quel soprendente Wrong di Quentin Dupieux visto recentemente al Festival di Torino, anche in questo caso ambasciatore di solitudini e disagi che portano alla più cupa follia che genera talvolta mostri assurdi in fondo innoqui (nel film di Dupieux), ma talvolta anche dei macellai incalliti e senza freni, come in questo amabile folle caso di giustizieri 

Rilevanza: 1. Per te? No

The ABCs of Death

  • Horror
  • USA
  • durata 123'

Titolo originale The ABCs of Death

Regia di Nacho Vigalondo, Adrian Garcia Bogliano, Ernesto Díaz Espinoza, Marcel Sarmiento, Angela Bettis, Noboru Iguchi, Andrew Traucki, Thomas Cappelen Malling, Jorge Michel Grau, Yûdai Yamaguchi, Anders Morgenthaler, Timo Tjahjanto, Ti West, Banjong Pisanthanak

Con Ingrid Bolsø Berdal, Erik Aude, Dallas Malloy, Iván González, Peter Pedrero

The ABCs of Death

In streaming su Apple TV

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Progetto curioso ed intrigante, quello di radunare un numero di giovani registi che coprano numericamente con esattezza il numero delle lettere dell’alfabeto; assegnar loro quindi una lettera ciascuno, lasciandoli liberi di girare nella più assoluta indipendenza un cortometraggio di massimo 6/7 minuti incentrato su un unico specifico argomento: la morte, oltre a tutto ciò che ne consegue o ne precede la sintesi.

Bizzarra co-produzione statunitense-nipponico-spagnolo-messicana che si concretizza in una accozzaglia di piccoli ed a volte pure inventivi o divertenti horror, alcuni dei quali vedono anche la firma di cineasti piuttosto apprezzati nel settore, se non addirittura cult.

Tra i registi più celebri Nacho Vigalondo si impossessa della lettera A e firma uno degli episodi più riusciti ed inquietanti, Apocalypse: una corsa contro il tempo di una donna per eliminare il marito morente, prima che succeda una cosa ancora peggiore. Chi conosce almeno un po' il talentuoso regista iberico può  immaginare di cosa stiamo parlando: "stanno arrivando..."

Tra gli altri registi noti, citerei l’episodio dell’attrice Angela Bettis (la protagonista de Storia di una capinera di Zeffirelli) che con la E  di Exterminate mette al centro della vicenda un ragno che si vendica dell’uomo che ha cercato poco prima di schiacciarlo: rancoeoso. Ti West si occupa della M di Miscarriage, e dirige un episodio fulmineo su un aborto spontaneo che una donna subisce senza nemmeno accorgersene: casalingo...ma non troppo. La coppia di registi Bruno Forzani e Héléne Cattet con la O di Orgasm ci raccontano un atto sessuale ripreso con la macchina da presa aderente al volto e al corpo della donna: voyeurista.  Mentre l’inglese Ben Wheatley con la U di Unhearted ci parla di un vampiro braccato dalla folla ed impalato sulla pubblica piazza: esasperazione da succhiasangue. Xavier Gens si occupa di sovrappeso col suo impressionante XXL, nel quale una donna in carne, derisa ed umiliata in più circostanze, decide di togliersi da sola il grasso in eccesso con l’uso di un coltello: l’operazione riesce, ma l’orrore regna sovrano: letteralmente "affettato".

Per il resto si tratta di giovani registi non ancora molto noti, alcuni dei quali tuttavia sorprendono per l’ingegno ed il coraggio di raccontare anche argomento scabrosi senza mezzi termini: sessualità deviate, vizi incontenibili, escrementi: questi ultimi sono protagonisti di più di una vicenda e la loro rappresentazione avviene spesso, e mi viene da aggiungere "per fortuna", con la tecnica dell’animazione.

L’effetto sorpresa e la inevitabile disparita' ed eterogeneita' dei corti, soddisfa soprattutto nella prima ora, poi l’accumulo di situazioni e la variegata natura e qualità degli episodi finisce un po’ per stancare ed affaticare. Come se tutto quell'accumulo di eventi e situazioni folli affrontati senza tregua uno dopo l'altro, necessitassero di un periodo fisiologico di assimilazione.

The ABCs of death resta tuttavia un esperimento singolare e curioso, che ha avuto un paio di anni dopo, quindi di recente, pure un seguito che rispetta la stessa tecnica e lo stesso elenco alfabetico: un sequel magari non proprio necessario, ma che magari un giorno potrò pur vedere, lasciando passare un po’ di tempo per assimilare e digerire, o magari far solo decantare, questo lungo, sporco e irriverente collage dell’orrore e della follia, umana ma non solo.

Rilevanza: 1. Per te? No

I disertori - A Field in England

  • Horror
  • Gran Bretagna
  • durata 90'

Titolo originale A Field in England

Regia di Ben Wheatley

Con Julian Barratt, Michael Smiley, Reece Shearsmith, Peter Ferdinando, Ryan Pope

I disertori - A Field in England

Nelle campagne inglesi del 1600, mentre imperversa la guerra civile, un codardo alchimista e studioso dell'occulto di nome Whitehead, si dà alla macchia assieme ad alcuni sbandati, per tirarsi fuori dai pericoli di una guerra che di certo nessuno di essi vuole più di quanto invece desidererebbe riempirsi lo stomaco di cibi appetitosi e di birra.

Ad un certo punto, attraverso una corda che spunta dal nulla e non si sa bene da dove parta, i quattro sbandati tirano su, o fuori da chissà dove, il diabolico Cutler, forse un diavolo, comunque un essere di certo malvagio che ritiene che nel campo che stanno calpestando si celi un immenso tesoro che ha bisogno solo di essere dissotterrato.

Sfruttando le doti da paragnosta di Whitehead, e le braccia degli altri tre disperati, l'uomo, aiutato anche dagli effetti di certi funghi dagli effetti allucinogeni, ingeriti nella zuppa dagli uomini, nonchè da alcuni suoi esoterici strumenti, tra cui un amuleto nero dai poteri sinistri e poco rassicuranti, soggioga l'intero gruppo di disperati ad operare per lui: finché la disperazione avrà il sopravvento sul mistero (e la follia collettiva) e la morte comincerà ad imperversare, crudele e violenta, veloce e letale nei suoi effetti devastanti sui corpi, martirizzarti e mandati in pezzi.

Ben Wheatley realizza con A field in England, il suo film più teatrale, in cui la scenografia, per quanto vasta almeno quanto un campo esteso e accattivante,  vasto ed apparentemente senza limiti, appare soffocata da vincoli che in realtà non esistono, se non nella mente dei cinque derelitti, devastati dalla disperazione e dalla follia, dalla fame e dalle fatiche della guerra, dalle malattie, veneree e non.

Girato con gran perizia, spesso con riprese a filo d'erba, dal basso verso l'alto, verso quei cieli ampi e punteggiati di nubi che comunicano infinito ed una libertà di cui non è possibile giovarsi, A Field in England si pregia di riprese acrobatiche, sofisticate e dirompenti, con effetti stroboscopici che rendono il meglio, durante le scene finali del massacro, il disfacimento dei corpi, dettagliato fino ad una visione sinistra e lugubre tipica di un horror forse a tratti compiaciuto, ma tecnicamente impeccabile.

Wheatley, al solito, non si cura di spiegarci più di tanto, né di farsi apprezzare da chi, basandosi sulla sola trama, ricerca e pretende soluzioni e risposte che non avrà mai.

Forse proprio grazie a tutto ciò il film dimostra la sua maturità e il suo carattere, senza per questo dover cedere al ricatto di farsi piacere od apprezzare, e lasciando allo spettatore tutti gli enigmi di un tranello esoterico maligno e infingardo che non concede soddisfazione alcuna a chi cerca di venirne a capo, magari cadendo nel tranello di soppesare indizi o ripensare a dialoghi dai tratti enigmatici, ma dai quali è molto difficile ricavarne qualcosa di concreto.

Ottimi interpreti, tra cui spicca, per malvagità e sana cattiveria, il volto disonesto, laido e compiaciuto dell'ottimo Michael Smiley.

Rilevanza: 2. Per te? No

High-Rise - La rivolta

  • Drammatico
  • Gran Bretagna
  • durata 112'

Titolo originale High-Rise

Regia di Ben Wheatley

Con Tom Hiddleston, Jeremy Irons, Sienna Miller, Luke Evans, Elisabeth Moss, James Purefoy

High-Rise - La rivolta

In streaming su Amazon Prime Video

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33 TFF - FESTA MOBILE

In una Londra che si stava preparando anche logisticamente a cavalcare gli anni del boom economico e della borsa, un quartiere di lusso sta nascendo in quella che nel '75 era periferia, ed ancora oggi è  invece il cuore pulsante di una economia a livello europeo, se non mondiale. Un medico distinto ed affascinante entra nel suo nuovo appartamento avveniristico  e lussuoso e si gode il benessere di un agio meritato. Conosce i vicini e nota che la disposizione del super grattacielo osserva una disposizione gerarchica di tipo verticale, che dal basso del ceto più  semplice si eleva fino ad arrivare all'attico destinato al "dio" artefice di tutto il progetto: un architetto geniale ideatore di tutto quel creato.

Ma l'amalgama stratificata così poco compatibile, stenta ad impastarsi, a calcificarsi e ad adattarsi, e in poco tempo un'atmosfera apocalittica e da fine del mondo finisce per regnare in quel microcosmo che finisce per essere un satellite speculare rispetto all'intero pianeta. 

Il sogno per troppo tempo ritenuto impossibile di adattare il celebre romanzo breve "Il condominio" di Ballard si avvera dopo decenni di tentativi da parte dell'ostinato e noto produttore Jeremy Thomas.

Di certo risulta ottima l'idea di mantenere l'ambiente originale anni '70, che la scenografia ricostruisce con gran rigore e gusto nei dettagli anche minimi relativi ad arredi e costumi d'epoca.  

Ottimi gli attori, Tom Hiddleston elegante ed affascinante come un damerino e Sienna Miller, sexy e prorompente. La voce matura ed accattivante di Jeremy Irons è  sempre un privilegio poterne fruire in v.o.. Il film ha un incipit accattivante e coinvolgente che fa promettere davvero bene. Poi la storia si incarta e contorce come in uno scherzo perverso che travolge la narrazione, finendo per tergiversare sul buon materiale accumulato fino a quel momento. Peccato perche Wheatley ha carisma e talento, la dose di cattiveria necessaria per affrontare tematiche e storie così spudoratamente complesse ed improbabili, e proprio in virtù di ciò il film aveva creato un'attesa molto forte, facendo davvero ben sperare. Di certo sperare di più di quanto regala questo adattamento, che ci lascia almeno in parte interdetti, se non decisamente insoddisfatti. Notevole la versione riarrangiata e resa più  solenne, enfatica e melodrammatica del bel pezzo degli Abba S.O.S.: una versione accattivante che resta in testa e non ci molla più. 

Rilevanza: 1. Per te? No

Free Fire

  • Azione
  • Francia, Gran Bretagna
  • durata 90'

Titolo originale Free Fire

Regia di Ben Wheatley

Con Brie Larson, Armie Hammer, Cillian Murphy, Sharlto Copley, Jack Reynor, Sam Riley

Free Fire

In streaming su Amazon Prime Video

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Due bande di trafficanti di armi si ritrovano entro un fatiscente capannone abbandonato per espletare un negozio giuridico tutto fuorché lecito, per la salvaguardia ognuno dei propri interessi.

Peccato che una scintilla di troppo da parte di uno sciroccata giovinastro facente parte degli acquirenti, inneschi una vera e propria sparatoria senza fine in cui tutti, uno dopo l'altro, finiranno per annientarsi a vicenda. 

Forte di un cast spettacolare e glamour quale in questo momento può permettersi un autore del calibro di Wheatley, il sanguigno cineasta britannico torna (anche a Torino, dopo il controverso, non proprio riuscito  ma comunque affascinante High Rise) reinventando, anzi reinterpretando il genere pulp.  

I richiami tarantini de Le iene si sprecano: il risultato non è certo all'altezza dell'esordio dell'autore di Pulp Fiction, ma il film spiritoso, ironico e godibile, scivola via molto bene nel suo sanguinolento ed improbabile fiume di proiettili e piombo. 

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Happy New Year, Colin Burstead.

  • Drammatico
  • Gran Bretagna
  • durata 95'

Titolo originale Happy New Year, Colin Burstead.

Regia di Ben Wheatley

Con Joe Cole, Charles Dance, Alexandra Maria Lara, Sam Riley, Bill Paterson, Hayley Squires

Happy New Year, Colin Burstead.

Le feste o i raduni di famiglia spesso tendono a trasformarsi in un gioco al massacro: magari non tanto (per fortuna) a livello fisico, ma di certo, a volte, in senso più psicologico, creando comunque, un devasto interiore e introspettivo non meno dirompente e destabilizzante rispetto ad un affronto di portata fisica.

Un intraprendente quarantenne di nome Colin, viene colto dalla brillante idea di festeggiare l'imminente capodanno prendendo in affitto per l'intera giornata e la successiva, una scenografica villa disposta in riva al mare, in un qualche ameno luogo della campagna inglese. Lo scopo è quello di riunire i pezzi di una famiglia un po' slabbrata da antichi contrasti e vicissitudini che sono riusciti a corroderne e comprometterne la solidità, anzitempo indiscussa, ora invero vacillante.

E dunque tra genitori anziani, sorelle sciroccate ed impulsive, zii "en travesti" (un simpatico Charles Dance), nuore con figli, mogli con figlie adolescenti obese, e il ritorno a sorpresa del fratello dannato, allontanato e negletto dopo aver abbandonato la moglie ed essere fuggito da anni senza dare notizie di sé, si consuma poco per volta il tribolato cliché della festa di fine anno. Una ricorrenza che comincia con i peggiori auspici, dopo la caduta rovinosa ed accidentale della mamma del protagonista, e si trasforma in un vero e proprio scontro, non solo verbale, tra due fratelli troppo diversi e troppo caratterialmente inconciliabili, per pretendere di garantire unione e solidità ad una assetto familiare comunque traballante.

Celebrando i rituali di una festa colma di imprevisti, il sulfureo regista Ben Wheatley - che ben conosciamo per aver visionato nel tempo e sino ad oggi tutta la sua già abbastanza nutrita filmografia - non ci risparmia il suo gusto per lo humor nero e per il paradosso, forte di una comicità nervosa e cinica che ha sempre contraddistinto quasi tutta la sua opera passata.

Nulla di nuovo all'orizzonte: anzi, rispetto al passato, un vago sentore di volersi - lo Wheatley, nel procedere abile e disinvolto a pedinare come all'interno di un labirinto i suoi personaggi presi e catturati a più riprese - rifugiare in cliché e strumentalizzazioni di situazioni ormai già viste in più occasioni. Contrasti di famiglia, il ritorno del figliol prodigo, i rancori mai sopiti tra fratelli gelosi, l'incomprensione dei padri verso i figli, l'irriconoscenza di questi ultimi nei confronti dei primi, coinvolti, come in questo caso, in una deriva economico sociale che pare irreversibile, ma che viene tenuta ostinatamente in sordina: situazioni da manuale, ma anche un po' di rimando, che tuttavia forniscono all'inquieto e umorale regista inglese, l'occasione per assestare qualche sapida ed efficace battuta in perfetto, arguto e vitale stile british.

Oltre al già citato Dance, travestito morigeratamente e senza ostentazione, tra gli attori coinvolti, tutti piuttosto bravi e coinvolti, riconosciamo il giovane Sam Riley (sosia del giovane Kyle McLachland), la scoperta coppoliana Alexandra Maria Lara, e Hayley Squires, recentemente vista in In fabric, ed il protagonista del titolo, il piccoletto e tozzo, ma tutto nervi Colin Burstead, interpretato con efficacia dall'attore Neil Maskell

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Rebecca

  • Drammatico
  • Gran Bretagna

Titolo originale Rebecca

Regia di Ben Wheatley

Con Lily James, Armie Hammer, Keeley Hawes, Sam Riley, Kristin Scott Thomas, Ann Dowd

Rebecca

In streaming su Netflix

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Dal settimo romanzo della apprezzata scrittrice inglese Daphne du Maurier, il regista Ben Wheatley dirige un remake dello splendido primo adattamento ad opera di Alfred Hitchcock, che nel 1939 diede vita al suo meraviglioso e retro Rebecca - La prima moglie.

Il magnifico primo adattamento del gran regista inglese era tutto giocato sui complessi di inferiorità di una neo-moglie nei confronti di un fantasma che, pur non apparendo, diventa quasi una presenza protagonista, minacciosa ed incombente grazie anche alle congetture e alle trame sottili e maliziose della severa governante di villa Manderley in Cornovaglia, ove è incentrata quasi tutta la vicenda.

La storia è incentrata sulla figura di una graziosa ed intraprendente giovane dama di compagnia che si ritrova a Montecarlo seguendo la sua esigente e maliziosa datrice di lavoro, ed incrocia tra i salotti nobili il bel giovane vedovo ricchissimo, Maxim de Winter, che si innamora di lei al punto da chiederla in moglie appena si accorge che la giovane gli sta sfuggendo di mano.

Ben Wheatley esegue il suo lavoro di regia in modo diligente, prendendosi tutti i rischi del caso nell'inevitabile confronto col maestro Hitchcock, e lo fa senza mai avere occasione di poter puntare su quello humor nero o sarcasmo che lo ha reso celebre tra i cinefili grazie a opere apprezzate come Kill list, Killer in viaggio, A field in England, Down Terrace.

Se poi si vuol proprio confrontare questo secondo, formalmente impeccabile adattamento con lo splendido l'originale hitchcockiano, questo film di Wheatley non può che soccombere, e per svariate ragioni. Già la fotografia a colori smorza non poco il fascino gotico che lo splendido bianco e nero dell'originale riesce a mantenere dall'attanagliante romanzo della du Maurier.

A poco servono gli affascinanti scorci della costa britannica meridionale per tentare di riguadagnare fascino e adeguate admosfere da brivido, che latitano nonostante nel ruolo centrale della governante Mrs. Danvers l'attrice Kristin Scott Thomas risulti eccellente. In secondo luogo questo remake vuole spiegare e chiarire troppo, mentre il grande Hitchcock lasciava il mistero completarsi nella mente dello spettatore, lasciandolo libero di interpretare l'ambiguità di certe situazioni torbide ed apparentemente irrisolte.

Insomma Ben Wheatley appare certamente sprecato in questo contesto e il film, formalmente impeccabile, no è mai in grado di scaldare lo spettatore ed inchiodarlo alla sua postazione come avveniva con l'adattamento originale, girato esattamente ben 80 anni prima di questo sequel un po' senz'anima.

Arnie Hammer e Lily James ci mettono impegno e prestanza fisica, ma il confronto con Laurence Olivier e Joan Fontaine non fa che allontanare il solco che divide le due opere, fino a livelli impossibili da colmare.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

In the Earth

  • Horror
  • USA, Gran Bretagna
  • durata 107'

Titolo originale In the Earth

Regia di Ben Wheatley

Con Joel Fry, Ellora Torchia, Hayley Squires, Reece Shearsmith

In the Earth

In streaming su Netflix

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Il pianeta è afflitto dalla presenza di un virus che ha già decimato parte della popolazione mondiale.

Uno scienziato di nome martin Lovery è stato incaricato a tal fine di avventurarsi in un avamposto sperimentale ai confini di un fitto bosco per studiare alcune prove che una sua collega ed ex fiamma ha elaborato nel frattempo.

Per fare ciò l'uomo viene accompagnato da una guida di nome Alma, che dovrebbe aiutarlo ad orientarsi nel punto in cui l'ex fiamma dell'uomo ha trovato delle spore di un misterioso fungo che potrebbe costituire la soluzione, o quanto meno la spiegazione, alla pandemia che ha condannato il pianeta.

Cammin facendo lo scienziato viene a conoscenza dalla donna di alcune oscure leggende che riguardano un pericoloso spirito che si dice vaghi tra quei boschi. 

Non proprio a caso nella notte i due vengono attaccati da qualcosa di misterioso, rimanendo anche feriti.

Troveranno soccorso grazie all'incontro con un taciturno cacciatore che, tuttavia, manifesterà atteggiamenti assai contraddittori, fino a rivelarsi il più pressante pericolo che i due hanno di fronte.

Ben Wheatley abbandona i fasti un po' artificiosi del suo precedente, scintillante ma anche non proprio necessario remake Rebecca, e si dedica, in piena pandemia da Covid 19, a dirigere un piccolissimo film costruito in sole due settimane con un budget irrisorio, tutto incentrato sulla necessità di puntare sulle suggestioni di un male misterioso, e di presenze ancora più letale, forse connesse alla crisi globale che ha pervaso la vita sul pianeta, ma forse anche fonte di un ritorno alla legge della giungla, alimentato ed incoraggiato dal venir meno di molte regole e doveri di una società che non si può più considerare civile vista l'urgenza che ha reso ognuno libero di andare incontro ad un suo destino.

Che In the earth sia un film concepito e girato al risparmio appare piuttosto evidente dalla confezione, che tuttavia si porta dietro una certa atmosfera mortifera degna di del celebre, insuperato sceneggiato anni '70 con Glenda Jackson che fu I sopravvissuti.

Certo poi quando la vicenda si sposta sin troppo sul mistero di suoni condizionanti e disturbanti, tutto diviene davvero troppo impalpabile e teorico per convincere davvero, e l'horror, che non si avvale nemmeno di interpretazioni memorabili da parte degli anonimi attori protagonisti, perde via via parte del suo mordente infiacchendosi verso una soluzione che non fornisce risposte in linea con le attese maturate durante il corso della concitata vicenda.  

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Shark 2 - L'abisso

  • Fantascienza
  • USA, Cina
  • durata 116'

Titolo originale The Meg 2: The Trench

Regia di Ben Wheatley

Con Jason Statham, Melissanthi Mahut, Sienna Guillory, Cliff Curtis, Skyler Samuels

Shark 2 - L'abisso

IN TV Sky Cinema Action

canale 305 vedi tutti

Torna in pista, anzi sulla scia dell'onda, il rude brontolone capitano di marina Jonas Taylor, sopravvissuto tenacemente alla furia del primo "Meg", ovvero di uno squalo preistorico dalle dimensioni di balena, sopravvissuto all'estinzione grazie ad una fossa abissale che lo ha custodito intatto e famelico, e recentemente tornato alle superfici terrestri mietendo terrore ne Shark - Il primo squalo, diretto nel 2016 da un non proprio brillante John Turteltaub, alle prese con un plot narrativamente piuttosto convenzionale e spossato da una retorica senza ritegno.

Stavolta la staffetta passa ad un autore decisamente più stimolante a livello artistico, ed un insospettabile sono ad ora in termini di produzioni commerciali. Se si fa eccezione per il non troppo indispensabile remake del Rebecca hitchcockiano, tale si rivela nel suo intero curriculum il cinquantunenne britannico Ben Weathley, noto per i suoi sarcastici noir indipendenti come Kill list (2012), Killer in viaggio (2013), I disertori (2014) e High Rise (2015).

Un regista per la prima volta, sorprendentemente coinvolto non solo in un blockbuster, ma in un seguito di quest'ultimo. Dopo un ironico incipit preistorico in cui, lungo tre soli minuti, viene rappresentata tutta la catena alimentare del periodo, dal moscerino al Megalodonte, protagonista della vicenda, la storia si sposta ai giorni attuali, nel momento in cui il Jason brontolone (che è un po' sempre lo stesso personaggio che il ruvido ma simpatico Statham finisce per recitare in ogni sua comparsa cinematografica) sta cercando di sgominare una banda di riciclatori di rifiuti tossici, in procinto di dileguarli senza alcuna remora nelle acque oceaniche internazionali.

Il secondo Shark resta ancora un tipico filmaccio action senza alcuna pretesa narrativa o autoriale, ma si prende almeno la briga di lanciare un messaggio che, pur non avendo nulla di originale, almeno ribatte il tasto sulla dolente nota costituita dalla insensatezza del reiterato comportamento autolesivo che l'umanità stolta finisce per infierire contro se stessa e contro il pianeta che da secoli lo accoglie.

Wheatley, che c'è da augurarsi tuttavia non prosegua per questa strada costellata di superficialità e scarsa autorialità, ma che abbia accettato la sfida per sacrosante ragioni "alimentari" tutto sommato comprensibili, si rivela molto rispettoso delle ragioni narrative del primo e tutt'altro che esemplare episodio di Turtletaub, ma riesce a distribuire qua e là tratti del proprio noto ed apprezzato humor nero, che funziona e rende il filmaccio un prodotto solo in parte prolisso e sciocco come era lecito e naturale attendersi.

In ogni caso, Shark 2, che resta un film poco più che mediocre, si rivela, una volta tanto, un sequel nettamente superiore al primo, zuccheroso e anche un po' fiacco originale. Jason Statham ormai fa se stesso come appare in tutta la sua fortunata e un po' monocorde carriera, mentre il resto del cast si adegua al clima scanzonato di un giocattolone a sfondo giurassico prevedibile ma sufficientemente godibile rispetto a tanti ben più blasonati action estivi ancora in sala.

 
 

 

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