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CINEASTI CHE CONTANO (3): DENIS VILLENEUVE - LA REGIA DEL MOMENTO, LO STILE CHE SI ADATTA AI GENERI PIU' DIFFERENTI LASCIANDOCI SEMPRE TURBATI ED AMMIRATI NELLO STESSO TEMPO
di alan smithee ultimo aggiornamento
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CINEASTI CHE CONTANO (3): DENIS VILLENEUVE - LA REGIA DEL MOMENTO, LO STILE CHE SI ADATTA AI GENERI PIU' DIFFERENTI LASCIANDOCI SEMPRE TURBATI ED AMMIRATI NELLO STESSO TEMPO

"Registi che contano" non ambisce, né può essere, una monografia compiuta ed esaustiva sull'autore ogni volta preso in considerazione; tenta piuttosto mettere in luce un cineasta e di presentarne l'opera cronologica che lo ha contraddistinto sino ad oggi. Autori che potrebbe essere interessante conoscere, e che, a giudizio di chi scrive, si sono distinti per un particolare stile o tecnica di regia, per le argomentazioni che contraddistinguono la loro carriera ad oggi, senza necessariamente pretendere di attribuir loro il merito di raccontare cose nuove o mai viste.

 

Denis Villeneuve: uno dei registi del momento.

Quello in grado di coniugare al meglio due caratteristiche spesso in antitesi, come autorialità e ritorno economico

Il mestiere del regista fa sì che, anche se superati i cinquant'anni, si rientri ancora nella fascia dei giovani cineasti, o comunque in quelli che attraversano, se ciò accade realmente, la piena maturità artistica e produttiva.

La carriera di registi acclamati come il britannico Christopher Nolan lo conferma.

E così pure quella del poco più anziano, ma ugualmente lanciato ed osannato Denis Villeneuve.

In questi ultimi vent'anni di carriera il cineasta canadese (è nato a Trois Rivières, in Quebec, il 3 ottobre del 1967), ha saputo affrontare svariati generi, non disdegnando, anzi ultimamente privilegiando, le produzioni su commissione.

Sotto la sua firma abbiamo visto alternarsi progetti indipendenti o poco costosi, a veri e propri blockbuster milionari con star di primo livello, che magari lo hanno poi seguito in avventure più personali e decisamente meno di massa (è successo qualcosa di simile con Jake Gyllenhall ad esempio, impegnato con Villeneuve prima nel bellissimo Prisonners, thriller funereo e macabro da vasto pubblico, poi con Enemy, ancora un thriller, ma dalle atmosfere decisamente più sofisticate, oscure e rarefatte che ci rimandano a Cronemberg.

Un film decisamente più piccolo come budget, ma non come ambizioni, e risultato poi vincitore, tra gli altri premi, del Leone Nero a Courmayeur nel 2013, e liberamente tratto da un romanzo di Saramago.

Denis Villeneuve, ora più che mai, si conferma ad ogni tappa della sua carriera di regista, come un cineasta di carattere: uno che ha sempre, ma proprio sempre, almeno sino ad ora, dimostranto di saper condurre molto bene e con lucidità il filo del discorso, sapendo assumersi rischi per nulla scontati, e con una caratteristica almeno in grado di accomunare le sue opere che spaziano nei generi più variegati: la consapevolezza di fondare lo studio della propria tecnica di ripresa, concentrandosi sull'individuo, ma senza per questo rinunciando a spaziare in scene di massa o d'azione degne dello stile incomparabile di Michel Mann.

Poi, come succede con quasi tutti i cineasti che non siano Stanley Kubrick, non tutto può, né deve pur sempre essere considerato un pezzo memorabile di una carriera comunque esclusiva e di prima grandezza. 

Al di là dell'indubbio valore estrinseco dell'opera, la variabile personale ed il gusto che governa le singole personalità finiscono per creare, anche nei riguardi dei più grandi, certe differenti vedute di pensiero che si riflettono su ogni tassello della carriera.

Il percorso cinematografico di Villeneuve spazia da opere che è davvero difficile non considerate potenti o meravigliose, come si contraddistingue senza possibilità di fraintendimento un'opera di forte impatto, sia scenico, sia emotivo, come Sicario, che celebra ed esalta una tecnica di regia che rende Denis Villeneuve un cineasta adatto ad esaltare ogni buona scneggiatura possa finire tra le sue mani, ad altre non meno ambiziose come il complesso The Arrival che, tuttavia, nonostante le aspettative altissime e lo stile di direzione innegabilmente di polso, si perde molto in attese e rimandi spesso sfiancanti, condizionati da situazioni personali dei protagonisti, relegando i visitatori alieni al centro della storia, ad abili ma sin troppo evanescenti enigmisti da cercare di decifrare secondo tecniche sin elementari e teoriche degne di una maestrina di carattere.

La carriera di Denis Villeneuve ripercorsa in ordine cronologico

Ecco le tappe che contraddistinguono, da fine anni '80 ad oggi, il percorso straordinario compiuto da Denis Villeneuve:

Playlist film

Cosmos

  • Commedia
  • Canada
  • durata 99'

Titolo originale Cosmos

Regia di Jennifer Alleyn, Manon Briand, Marie-Julie Dallaire, Arto Paragamian, André Turpin, Denis Villeneuve

Con David La Haye, Audrey Benoit, Marie-Hélène Montpetit

Cosmos

In streaming su Spamflix

"...è iniziato tutto con l'agricoltura…"

Sei episodi, in capo a sei giovani (all'epoca) registi canadesi, scandagliano l'area cittadina e periferica di una Montreal resa particolarmente grigia dal bianco e nero della fotografia (a cura di uno dei sei registi, André Turpin) che accompagna le vicende.

Cosmos, oltre che l'ambiente che accomuna queste vicende, spesso in ambienti chiusi, sotterranei o comunque cementificati in modo quasi oppressivo, è pure il nome di un tassista che funge da unico e vero trait-d'union tra le varie vicende.

I racconti, a volte minimalisti, altre volte più drammatici, sono avvolti quasi tutti da un'atmosfera quasi scanzonata, come se, a fronte delle innumerevoli difficoltà che la vita mette davanti, l'individuo abbia imparato a ostentare un po' di ironia e di deliberata accettazione degli eventi.

Premiato alla Quinzaine nel 1997 e candidato come miglior film straniero alla cerimonia degli Oscar dell'anno successivo, Cosmos è noto ai cinefili soprattutto per essere stato il film di esordio di Denis Villeneuve, che in effetti è l'unico registra tra i sei ad avere trovato vera fama internazionale, e che già qui si distingue col suo "Le technetium", incentrato, come già raccontato, sugli stress del giovane regista in vena di prendere appunti per modificare ogni momento lo script a cui si sta dedicando, e risucchiato, poco dopo il suo viaggio in taxi, da un grottesco quanto insolito incubo ad occhi aperti che potrebbe tranquillamente essere il frutto della incontenibile fantasia narrativa dello stesso protagonista.

Cosmos si fa apprezzare per come riesce a incasellare i sei episodi tutti stilisticamente piuttosto differenti, entro un unico filo conduttore, fornendoci scorci e visioni spurie, ma ugualmente affascinanti, di uno stesso microcosmo brulicante di anime inquiete ed insofferenti, funestate di incalzanti problemi da risolvere.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Un 32 août sur terre

  • Drammatico
  • Canada
  • durata 88'

Titolo originale Un 32 août sur terre

Regia di Denis Villeneuve

Con Pascale Bussières, Alexis Martin, Joanne Côté, Frédéric Desager

Un 32 août sur terre

In streaming su Spamflix

Il gran regista canadese Denis Villeneuve esordisce molto bene nel lungo con questo bizzarro ma suggestivo lungometraggio, a volte buffo, a volte inquietante, dove la data improbabile del 32 agosto segna quasi una vita parallela della protagonista, che percorre nuove sensazioni e nuove consapevolezze grazie ad un incidente salvifico in grado di restituirle l’umanità perduta dall’arrivismo e dalla rincorsa cinica verso traguardi ingannevoli e di cui solo da quel momento riesce a percepirne l’inutilità, o almeno a comprenderne la natura superflua.

Presentato al Certain Regard di Cannes nel lontano 1998, il film ha una regia accurata che si sofferma con classe e stile su particolari fotogenici e suggestivi, siano essi dettagli relativi alla bellezza delicata della fulva protagonista, siano invece inerenti alla suggestione prorompente e variegata del paesaggio naturale, che spazia con abilità  e disinvoltura dalla purezza florida della campagna canadese, al cemento geometrico della metropoli quasi asettica, al paradiso incontaminato e quasi lunare di Salt Lake City.

La pellicola si avvale inoltre di una validissima ed intensa interprete, Pascale Bussieres, anche molto seducente e di una bellezza delicata, raffinata, quasi artistica, in linea con l'eleganza schietta ma anche ricercata che fa da sfondo alla vicenda.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Maelström

  • Drammatico
  • Canada
  • durata 87'

Titolo originale Maelström

Regia di Denis Villeneuve

Con Marie-Josée Croze, Jean-Nicolas Verreault, Stephanie Morgenstern, Pierre Lebeau, Klimbo

Maelström

In streaming su Spamflix

Il "maelstroem" è un fenomeno naturale piuttosto inquietante che accade con una certa regolarità nei mari del nord, in particolare nei pressi delle isole Lofoten: un movimento repentino dell'acqua che va a formare gorghi e mulinelli, spesso pericolosi per le piccole imbarcazioni dei pescatori. Un fenomeno legato alle correnti e alle maree, che tuttavia ha ispirato da sempre, al di là delle sue motivazioni scientifiche, le fantoasie di scrittori anche molto noti, come Jules Verne e Edgar Allan Poe, apparendo in molti racconti e romanzi.

Ed è un gorgo di situazioni spiacevoli, dolorose ed inquietanti quello che sta risucchiando verso l'abisso la giovane Bibi, titolare di negozi di moda tutta presa a risolvere le sue problematiche e frustrazioni: sconta la notorietà di una genitrice famosa che la rende sempre una "figlia di", non riesce a gestire proficuamente i negozi di moda che il fratello vuole sottrale dal controllo, deve abortire, e di notte di ubriaca fino all'incoscienza.

E tra feti bruciati nell'inceneritore, pesci smembrati e divisi in due dalle ruote delle auto di passanti incuranti e sempre troppo di fretta, tra disperazioni, tentativi di suicidio, quando tutto sembra ormai perduto e compromesso, l'amore e la soluzione degli affanni arriva da chi invece ti sembrava il vero problema da affrontare.

Villeneuve, in uno dei suoi primi film, dimostra già una capacità di messa in scena davvero interessante e accattivante: un percorso cupo e contornato da morti e corpi smembrati che si rende palpabile anche grazie alla bella e cupa fotografia che è perfetta per comunicare il gelo dei sentimenti e la predisposizione a lasciarsi trascinare alla deriva, dal gorgo o malestroem che sia.

Bibi è resa in modo splendido dall'intensa e bellissima Marie-Josée-Croze, e Maestroem è a tutti gli effetti un grande inizio di carriera di uno dei migliori e ancor giovani cineasti del momento.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Next Floor

  • Cortometraggio
  • Canada
  • durata 11'

Titolo originale Next Floor

Regia di Denis Villeneuve

Con Simone Chevalot, Luc-Martial Dagenais, Kenneth Fernandez, Mathieu Handfield

Next Floor

In streaming su FilmBox+

"Fateli ingozzare, e si distruggeranno con le loro mani....anzi con la loro gola".

Un gruppo i commensali di alto rango, tra personaggi della nobiltà, alte cariche militari, ed altri in meglio identificabili notabili, i ritrovano attorno ad una tavola degnamente imbandita di ricche pietanze a base di carne, specie selvaggina o altra fauna più pregiata che nota per la comune commestibilità.

Sono tutti affamati e protesi a ingurgitare più cibo che possono: piatti ricchi, opulenti, ove la varietà dell'offerta genera, più nello spettatore che tra i commensali, un desiderio misto tra senso di sazietà, nausea, e desiderio di cambiare regime alimentare a favore di una dieta mediterranea, se non proprio vegetariana.

Improvvisamente il peso dei loro corpi ipernutriti li scaraventa al piano sottostante.

Ma nessun dramma: la festa continua....il lampadario opulenti viene fatto calare sul piano sottostante, l'orchestra ed i camerieri si avvicendano per le scale a raggiungere gli ospiti precipitati; ci si toglie di dosso un po' di polvere di calcestruzzo, e l'appetito torna a farsi vivo.

Ma il peso aumenta, il soffitto non riesce a reggere, e la caduta continua sino a divenire costante e cronica, consecutiva e senza fine.

La metafora sull'ingordigia senza controllo né inibizioni tipica dei ricchi è sin palese in questo stuzzicante cortometraggio di Villeneuve.

Lo stile del premiato regista ricorda le prime opere barocche e grandguignolesche del celebre duo registico francese Jeunet et Caro, ed appare non meno irresistibile e, letteralmente, fragoroso, oltre che coerentemente surreale.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Polytechnique

  • Giallo
  • Canada
  • durata 76'

Titolo originale Polytechnique

Regia di Denis Villeneuve

Con Maxim Gaudette, Sébastien Huberdeau, Karine Vanasse, Evelyne Brochu

Polytechnique

In streaming su Amazon Video

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Da un angosciante episodio di cronaca del 1989, una strage efferata in cui 14 studentesse persero la vita per mano di un folle coetaneo, tutto proteso a mettere in atto il suo invasato progetto di eliminare quello che a suo avviso viene considerata una forma imperversante ed opprimente di femminismo ai danni della figura maschile, il gran regista canadese Denis Villeneuve - ormai notissimo con il suo recente trittico cult e potente Prisonners-Enemy-Sicario - trae il suo quarto lungometraggio, quello che precede la notorietà definitiva ottenuta con La donna che canta del 2010.

Una tragedia, quella di Polytecnique, ispirata dalla follia, che genera trasformando un ragazzo disturbato, incattivito, solitario ed isolato, in un vero e proprio mostro dalla violenza incontenibile, armato sino ai denti e pertanto in grado di creare l’orrore tutto intorno a sé.

Dopo averci presentato il folle protagonista mentre pianifica gli ultimi dettagli del suo delirio di sangue, Villeneuve segue le tracce di un paio di studenti che ignari com’è naturale dell’inferno che seguirà, sono impegnati ad organizzare alcune fasi cruciali delle rispettive carriere; un uomo ed una donna che si impegnano per trovare un posto nella società che li ha tirati su, ma che si trovano travolti in mezzo ad un epicentro di violenza che sembra un vero e proprio teatro di guerra.

In un scintillante e freddo bianco e nero, freddo come la morte e lucido come la mente diabolica di un assassino, la telecamera mobile, volubile ma lucida e lineare di Villeneuve inizia a seguire i dettagli di una strage senza senso: il killer fa irruzione in una prima aula, completamente indisturbato, quindi procede con fredda, premeditata lucidità, a dividere il locale affollato tra uomini e donne: poi fa uscire i primi, ed inizia a far fuoco sulle seconde: una strage, che si esplicita nel sangue, nelle fughe disperate di corpi straziati, nelle scie scure che il trascinamento dei corpi agonizzanti e sanguinanti hanno prodotto sul pavimento, lungo i corridoi, in una corsa frenetica ed istintiva alla ricerca della salvezza. Il sangue scuro prodotto dal bianco e nero è terrificante, e più ancora del color porpora che lo caratterizza rende l’idea della morte che invade i locali dell’università.

Un pugno allo stomaco che rimanda all’esemplare Elephant di Van Sant più per la sconcertante tematica che per lo svolgimento o lo stile, che qui appare più freddamente calcolato per esaltare la follia di una premeditazione che nasce da uno squilibrio, concentrandosi sugli effetti devastanti che un singolo atto di follia può significare per una comunità intera.

Rilevanza: 1. Per te? No

La donna che canta

  • Drammatico
  • Canada, Francia
  • durata 130'

Titolo originale Incendies

Regia di Denis Villeneuve

Con Lubna Azabal, Mélissa Désormeaux-Poulin, Maxim Gaudette, Rémy Girard

La donna che canta

In streaming su Now TV

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Un presente canadese che si interfaccia drammaticamente con un passato controverso e devastante a localizzazione libanese, per raccontare, con lucidità e perizia, ma anche profondo e sincero trasporto, la sconvolgente scoperta che incombe sui due gemelli Jeanne e Simon nel momento in cui si ritrovano nell’ufficio di un notaio amico della loro madre defunta, a venire informati delle volontà testamentarie della deceduta.

Villeneuve, lucido più che mai nel suo racconto crudele, incredibile eppure anche realistico, trova il tempo per spiegarci nel dettaglio chi fosse davvero Nawal Marwan, donna cristiana rimasta vedova ancora prima disposarsi per mano dei suoi stessi fratelli, fermamente contrari al fatto che la sorella masse un infedele. Diventa una guerrigliera, mossa contro quella cristianità che l’ha resa anche orfana del frutto di un amore interrotto prima del tempo.

E il percorso di una vita spesa in prigionia, fra torture indicibili e violenze di ogni tipo, regala come unica consolazione due gemelli che potranno in qualche modo esaudire i desideri estremi di una vita tribolata, estrema, piegata indelebilmente dalla violenza che si annida nell’umanità dall’inizio dei tempi.

Denis Villeneuve con La donna che canta (è il soprannome di Nawal guadagnato dalla donna durante il lungo periodo di prigionia) diventa il regista famoso, apprezzato e pluripremiato che oggi conosciamo ed ammiriamo in ogni sua opera che egli con una certa puntualità ci ripresenta di anno in anno, confermando una eccletticità e una padronanza del mezzo cinematografico, una lucidità del racconto e una destrezza registica davvero esaltanti.

Rilevanza: 1. Per te? No

Prisoners

  • Thriller
  • USA
  • durata 146'

Titolo originale Prisoners

Regia di Denis Villeneuve

Con Hugh Jackman, Jake Gyllenhaal, Maria Bello, Terrence Howard, Viola Davis, Melissa Leo

Prisoners

In streaming su FilmBox+

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Prisoners è un ottimo thriller teso ed incalzante incentrato sulla sparizione delle due giovinette, sulle indagini di un ispettore giovane e determinato di nome Loki, sui suoi contrasti nei confronti di uno dei due padri delle bimbe, quel Keller Dover reso folle ed incontrollabile dalla tragedia. Era forse dai tempi di Seven che non si assisteva ad una vicenda narrata in modo così spedito e scorrevole, che non si veniva avvinti da una storia tremenda e terrificante in cui sono racchiusi tutti i nostri peggiori incubi, in grado di minare tutte le nostre sicurezze, concentrate poi nel calore e nella sicurezza di una serena vita in famiglia, con i propri cari.

Ad accennare in qualche modo ulteriore alla trama ed ad addentrarsi nella vicenda si rischierebbe grosso e si danneggerebbe una suspence che non cessa di incatenarti allo schermo.

Basti dire che Villeneuve, già apprezzato ne "La donna che canta", si trova perfettamente a suo agio col thriller, coadiuvato da una manciata di attori davvero straordinari: Hugh Jackman su tutti è un Keller Dover brutale ed animalesco, devastato dal dolore e accecato dalla sete di vendetta, incalzato dal desiderio di scoprire la verità prima che le speranze di trovare in vita la propria figlia scemino del tutto: una resa scenica che mai e poi mai nei vari (e spesso banali) Wolverine era riuscito a manifestare con tanta efficacia; e senza unghioni o effetti speciali di sorta!

Rilevanza: 2. Per te? No

Enemy

  • Thriller
  • Canada, Spagna, Gran Bretagna
  • durata 90'

Titolo originale Enemy

Regia di Denis Villeneuve

Con Jake Gyllenhaal, Mélanie Laurent, Sarah Gadon, Isabella Rossellini, Joshua Peace

Enemy

In streaming su Amazon Video

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Cieli plumbei avvolgono come in una patina paralizzante una metropoli canadese di cui poco importa conoscere le generalità. In un interno buio e dagli arredamenti essenziali una congregazione o setta segreta guarda con interesse una splendida donna seminuda che porta con sé un grande piatto da portata d’argento: salita sul tavolo, la donna scoperchia il vassoio, dal quale fuoriesce un enorme ragno nero, peloso e grasso.

Denis Villeneuve continua a piacerci e a convincerci anche quando nulla di una trama volutamente enigmatica ed evasiva (tutto il contrario dell’altro thriller efficace Prisonners, che forniva alla fine tutte – o quasi – le risposte necessarie) ci viene concesso in termini di spiegazioni e di chiarimenti.

Tratto da un romanzo di Saramago, ma Dostoievski non è per nulla distante, il film ricorda a certa stampa francese le vicissitudini produttive e fallimentari di Polanski/Travolta/Adjani nel trasporre The double dall’autore russo.

Rilevanza: 1. Per te? No

Sicario

  • Thriller
  • USA
  • durata 121'

Titolo originale Sicario

Regia di Denis Villeneuve

Con Emily Blunt, Jon Bernthal, Josh Brolin, Benicio Del Toro, Jeffrey Donovan

Sicario

In streaming su Amazon Prime Video

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Il capolavoro di Villeneuve.

"Ora sai cos'è l'inferno nella terra degli yanchee" dice Del Toro ad un esponente importante della cosca, mentre lo tortura per farlo parlare: ma la frase potrebbe ugualmente essere rivolta alla nostra integerrima protagonista, una mosca bianca all'interno di un alveare di insetti contaminati dalla bruttura e dalla sete di soldi e di potere. 

Quando la resa dei conti è vicina, ecco che il Sicario è pronto a risolvere con la sollennità più teatrale la sua missione, trovando piena giustificazione nella tragedia che lo ha reso vendicativo più di ogni altra belva demoniaca che si possa immaginare.

Ed è qui che lo splendido film sciorina una dopo l'altra le sue massime, per voce del suo meraviglioso protagonista: "Sembri una bambina tutte le volte che hai paura. Hanno tagliato la testa a mia moglie, e tu mi ricordi mia figlia, che loro hanno ammazzato gettandola nell'acido" - ricolto a Kate; "Ogni sera fai ammazzare una famiglia intera, ed ora eccoti qui a cena con la tua famiglia" - rivolto al boss dei boss. O, ancora rivolto alla protagonista: "Trasferisciti in una piccola città, dove la legge ha ancora un senso ed un significato".

Echi "michaelmanniani" aleggiano lungo tutto il film potente in cui l'ottimo Villeneuve risulta ancora più ispirato e feroche che nei suoi bei lungometraggi che hanno preceduto (e fino ad oggi - anno 2022 - seguito) questo. 

Rilevanza: 1. Per te? No

Arrival

  • Fantascienza
  • USA
  • durata 116'

Titolo originale Arrival

Regia di Denis Villeneuve

Con Amy Adams, Jeremy Renner, Forest Whitaker, Michael Stuhlbarg, Mark O'Brien, Tzi Ma

Arrival

In streaming su Now TV

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Arrivano gli alieni, ma gli effetti sono decisamente meno devastanti che nei fragorosi film di Emmerich: qui la loro presenza si manifesta con nobili intenti didattici, come in Incontri ravvicinati o in Contact. Villeneuve rimane imprigionato in una tela narrativa che, libera da vincoli spazio temporali, fornisce eccessiva libertà alla narrazione.

Da Villeneuve, che qui scimmiotta i meccanismi che sfidano le regole inesorabilmente inviolabili come la gravità e la tridimensionalità care a Nolan, ci si poteva attendere decisamente qualcosa di meno scolastico ed effettato, di meno ricattatorio e lambiccato. Ed il rischio di rimanere imprigionati in una materia che sfiora l'impalpabilità e rende tutto teorico e prolisso come capitò pure ad un altro gran regista come Zemeckis nel confusionario e vuoto Contact, risulta invece concreta e tangibile come una impronta indelebile e rivelatrice.

Amy Adams ce la mette tutta nel ruolo, certamente sofferto, di una madre e moglie sconfitta e sola, che tuttavia si destreggia con un linguaggio matematico-sferico con la disinvoltura di una mente aliena, ma il film non riesce davvero ad avvincere e a convincere come lo è stata fino ad ora pressoché tutta la cinematografia di un grande autore come Villeneuve.

Rilevanza: -1. Per te? No

Blade Runner 2049

  • Fantascienza
  • USA
  • durata 152'

Titolo originale Blade Runner 2049

Regia di Denis Villeneuve

Con Ryan Gosling, Harrison Ford, Jared Leto, Sylvia Hoeks, Ana de Armas, Robin Wright

Blade Runner 2049

In streaming su Now TV

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Merito di una pellicola affascinante ed emozonante sino alla lacrima, invero rischiosissima, anche solo da concepire, tanto da aver indotto probabilmente lo stesso Scott ( un tipo tosto, che non si arrende tanto facilmente, e ha già affrontato sfide impossibli e sequels anche di opere non sue giudicate improrogabili) a limitarsi a rivestire i pannI del produttore -  va al coraggioso e talentuoso regista Villeneuve. Un cinesta che abbiamo apprezzato ogni volta ed ammirato nelle sue sfaccettate e variegate sfide ed avventure di regia (a partire dagli esordi canadesi de Un 32 aout, al misterioso affascinante e quasi invisibile Maelstrom), e a cui personalmente non perdono solo la piatta banalità di situazioni e luoghi comuni a cui si riconduce il penultimo deludente Arrival.

Un film, questo B.R.2049, che pertanto suggella, sia pure a titolo puramente personale, una privata ma importante riconciliazione con il grande e versatile regista, che sa, in questo grandioso decadente contesto, sorprenderci con almeno 4/5 grandiose scene o sequenze che hanno tutte le carte in regola per passare di diritto nella storia del cinema e dell'arte in generale

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No

Dune

  • Fantascienza
  • Gran Bretagna, Canada, Ungheria, USA
  • durata 155'

Titolo originale Dune

Regia di Denis Villeneuve

Con Timothée Chalamet, Rebecca Ferguson, Oscar Isaac, Josh Brolin, Dave Bautista, Zendaya

Dune

In streaming su Netflix

vedi tutti

Posto che, anche per ragioni personali di carattere affettivo (ho visto il primo Dune sedicenne al cinema ai tempi della sua uscita, emozionandomi assai), sono molto affezionato alla versione martoriata e combattuta di Lynch, piegato da un De Laurentis in vena di produrre l'ennesimo blocbuster facile e scorrevole; posto che i tentativi di trasposizione impossibile da parte di quel genio folle di Jodorowski sono diventati una leggenda degna di dar vita ad un film sulla sua genesi impossibile, che poi è stato appunto girato ed è uscito di recente, in ritardo, pure nelle nostre sale, ecco che la staffetta passa ora al talentuoso Denis Villeneuve.

Cineasta carismatico ormai piuttosto avvezzo a farsi carico di sfide impossibili, dopo aver girato ed essere sopravvissuto tutto sommato piuttosto bene al sequel tutt'altro che scontato di Blade Runner, portavoce di un atteggiamento tipico da autore tosto e capace, che ama e non si tira indietro di fronte ad obiettivi più che sfidanti.

Qui il progetto, sontuoso come c'era da aspettarsi, è in realtà il primo capitolo di una serie (dittico o forse pure trilogia?) che intende dare un filo narrativo compiuto è logico dopo l'adorabile pastiche dalle tinte kitch di Lynch, con i suoi cattivi pieni di pustole, Sting seminudo e Silvana Mangano meravigliosamente anticipatrice di Hellraiser.

E i vermoni artigianali e meccanici made in Rambaldi.

La storia è inutile raccontarla, ma il film impiega più di un'ora prima di ingranare veramente, avvilito da dialoghi stantii e formali che rendono l'atmosfera troppo soffocante con al centro le problematiche che contendono il pianeta più inospitale e pericoloso tra i due casati rivali, grazie alle preziose spezie che scaturiscono dalle sabbie dei deserti.

Poi certo arriva l'azione, i vermi nel deserto, e Villeneuve trova pane per i suoi denti di gran direttore di scene madri.

Ma la dilatazione rende pesante il tutto, e la fantascienza con ambientazione lontana assai (siamo negli anni diecimila!) ma resa esplicita da un contesto primitivo sia nei costumi che in certe modalità di combattimento all'arma bianca, hanno ormai troppi precedenti per non risultare ormai un po' troppo desuete, rimandando la mente all'incubo Stargate targato Emmerich.

Dune così concepito emoziona come uno Star Ward clone, ovvero come un progetto seriale che non ha lontanamente nulla a che spartire con il bel guazzabuglio sbagliato ma affascinante di Lynch, e men che meno con quel progetto sulla carta meraviglioso risultante dalla folle joint venture Jodorowski+Moebius.

Rilevanza: ancora nessuna indicazione. Per te? No
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