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Nemesi

Regia di Walter Hill vedi scheda film

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La recensione su Nemesi

di alan smithee
7 stelle

Nemesi celebra innanzi tutto il gradito ritorno del regista cult W.H.; che firma un "vengeance-legal- thriller solo in apparenza a tratti dozzinale, ma che cela attorno a sé sfaccettature psicologiche, da confusione sessuale forzata ed indotta, davvero acute.

Ritorno gradito del grande Walter Hill che, dietro le apparenze di un “ordinario” thriller incentrato su un diabolico complotto tra un efferato sicario e una brillante ex dottoressa incarcerata in quanto ritenuta responsabile di una strage e di altri reati inerenti l’etica e l’esercizio abusivo di prestazioni mediche elaborate, si incentra - strada facendo, lungo il suo tortuoso percorso calpestato da bande criminali e loschi individui legati alla malavita – su tematiche legate alla condizione transgender, ipotizzando che l’individuo in questione (il killer) venga trasformato, contro ogni sua volontà, in una persona di sesso opposto.

Questa evenienza avviene come atto di vendetta ordito dalla tenace, brillante, ma anche un po’ folle dottoressa Rachel Jane, ai danni dello spietato killer Frank che, risvegliatosi e riscopertosi con connotati femminili che mal si prestano ad adattarsi alla sua voce, alle sue movenze, ai suoi stili di vita, dopo attimi di comprensibile panico, prova ad informarsi se è possibile intraprendere un percorso inverso per riacquistare le più opportune fattezze maschili.

Michelle Rodriguez

Nemesi (2016): Michelle Rodriguez

Sigourney Weaver

Nemesi (2016): Sigourney Weaver

Ma l’operazione eseguita dalla abile dottoressa - una ricercatrice che si difende dalle accuse di esercizio abusivo della professione medica adducendo di aver dato la possibilità a tanti indigenti di poter accedere ad operazioni costosissime e proibitive, e dall’altro lato di aver potuto concretizzare sperimentazioni che le vie burocratiche legali le avrebbero impedito – è stata eseguita con una perizia tale che ritornare al passato appare pressoché impossibile.

La vendetta del medico, a cui il killer ha ucciso l’amato fratello, è quello di offrire alla sua vittima una possibilità di ripensare sempre al suo gesto, ma nello stesso tempo offrendogli la possibilità definitiva per cambiare vita e redimersi.

Hill parte in quarta con la vicenda thriller, ma via via che la vicenda si dipana, il regista si concentra – a suo modo, senza perdere di vista l’aspetto action – sulle dinamiche della nuova identità del protagonista (che continua a considerarsi al maschile, nonostante le fattezze), sui dubbi legati ad una femminilità costretta ma mai accettata, sul desiderio sessuale nutrito nei confronti di quel sesso femminile che la rende, in quel caso, una donna attratta dal suo stesso sesso, anche se effettivamente nulla è più lontano da tutto ciò.

In questo il film, solo apparentemente dozzinale, quasi di serie B, sfiora tematiche profonde, che non diventano mai, almeno in apparenza, il filo conduttore della vicenda (volutamente concentrata sulle dinamiche dell’action), ma che spiccano per originalità di spunto e per la profondità con cui l’aspetto umano e psicologico finisce per prevalere sulla superficialità di una storia che alterna un complesso flashback esplicativo ad una confessione in ambito processuale da parte della dottressa, detenuta in un carcere di massima sicurezza e sottoposta a misure di sicurezza degne di una Lecter in gonnella.

E se la grande Sigourney Weaver conferisce spessore e personalità spiccata all’abile ma folle dottoressa scienziata, chi risalta e diviene un ciclone di nervo e testosterone è la tenace Michelle Rodriguez: il suo nudo frontale maschile iniziale appare tutt’altro che gratuito ed anticipatore di una metamorfosi che, nonostante i trucchi, appare davvero riuscita e perfetta sul corpo muscoloso eppure femminile della ginnica atletica attrice.

Michelle Rodriguez

Nemesi (2016): Michelle Rodriguez

“Una donna con le palle”, riferito a lei (anzi LUI!) non costituisce affatto una definizione scurrile o sguaiata, ma diviene la sintesi perfetta (anche se inversa) di un processo di trasformazione che rivela riflessi caratteriali e psicologici ancor più complessi della già complicata mutazione fisico-sessuale che il killer si vede costretto ad affrontare come espiazione di una vita senza regole né rimorsi.

Regia efficace, che non smentisce la fama di uno dei più celebrati maestro americani dell’action anni ’70 e ‘80 (ma anche autore a pieno diritto con vere e proprie perle del calibro di “Ancora vivo”) che il gran cineasta si è meritato in quaranta ed oltre anni di celebrata, spesso prestigiosa carriera. Una direzione che bada al sodo, e che conferisce al film, tutto incentrato su una vendetta - come suggerisce pure il titolo italiano - caratteristiche da poliziesco cupo anni ’80 (e le musiche di Giorgio Moroder ci riportano anch’esse di riflesso in quel decennio) che si interfaccia con la complessa, a suo modo persino originale tematica legata alla forzata promiscuità sessuale, alla confusione forzata ed inevitabile a cui viene costretto il truce protagonista dalle diaboliche mire della sua avversaria (invero e non a caso dai tratti sempre più inversamente mascolini rispetto al suo antagonista) rancorosa ed in cerca di vendetta.

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