Regia di Carlo Lavagna vedi scheda film
"Arianna" è la prima opera di Carlo Lavagna, opera di lunga gestazione, ben 7 anni per vedere la luce. Oggi è stato presentato per la prima volta nella sala Perla di Venezia per la giornata degli autori.
Arianna ha avuto 3 nascite (racconta lei stessa all'inizio del film): la prima volta quando è nata, una seconda 3 anni dopo in cui è stata chiamata Arianna, e l'ultima e definitiva 16 anni dopo. Con il padre e la madre, arriva per passare l'estate nella casa dove aveva trascorso la prima infanzia, e qui decide di rimanere una volta che i genitori decidono di ritornare a casa.
Arianna vuole capire cosa sta succedendo al suo corpo. Perché i suoi seni sono ancora così piccoli, quasi quelli di una bambina? Perché non ha ancora avuto il suo ciclo mestruale, nonostante i suoi vent'anni siano alle porte?
La vicinanza della cugina coetanea, già donna nel corpo e nelle esperienze di amore; i mezzi discorsi da parte dello zio balbuziente che lasciano presagire segreti mai svelati dai genitori, creano in Arianna mille domande che devono trovare le risposte nonostante la resistenza e l'apparente normalità da parte dei genitori.
La solitudine aiuta Arianna, che può così entrare più in confidenza con il suo corpo, conoscerne i segreti, sperare nelle soluzioni. Soluzioni che non arrivano nemmeno quando affronta il suo primo rapporto sessuale con un ragazzo del posto. Troppa sofferenza, e nessun tipo di piacere. Tutto quello che per la cugina è piacevole del sesso, per lei è solo doloroso e inutile.
Arianna osserva scrupolosamente come dovrebbe funzionare l'amore osservando un amplesso della cugina con il fidanzato, e qualcosa scatta in lei. Deve capire il perché del suo silenzio interiore, perché il suo corpo non risponde a quegli stimoli che per le sue coetanee sono così naturali e spontanei.
È quasi attratta dalle movenze sensuali della cugina mentre si diverte a ballarle intorno un ritmo latino americano, ma non la desidera. Lei vuole essere donna senza averne gli strumenti necessari: niente seno, niente fianchi, nessun tipo di piacere nel toccarsi. Un vuoto interiore e nel corpo.
Arianna decide di affrontare tutto da sola dal punto di vista medico, viene a sapere così attraverso vecchie cartelle cliniche la verità. Una verità difficile da comprendere e accettare. Solitamente il sesso di un nascituro non si può modificare o scegliere dopo la nascita. Per Arianna è stato possibile dopo ben 3 anni.
La tematica di questo film è sicuramente delicata e difficile da affrontare. Carlo Lavagna ci riesce con delicatezza, mantenendo sempre l'attenzione sulla protagonista è non spostandosi mai su un discorso generico superficiale. La giovane interprete Ondina Quadri è qui alla sua prima esperienza di attrice, e nonostante tutto è riuscita a dare al suo personaggio una intensità da professionista "consumata".
Un sempre bravo Massimo Popolizio nella parte del padre, che essendo anche un medico, cerca di giustificare la propria scelta drastica nei confronti della figlia confortandola più con l'assistenza medica, che con la comprensione paterna.
Valentina Carnelutti spiegherà alla fine della proiezione del film, di aver penato non poco per ottenere il ruolo della madre in questa storia. Una madre amorevole ed apprensiva che non vuole vedere la vera natura delle angosce esistenziali della figlia. Arianna ha la maturità -una volta scoperta l'origine dei suoi problemi- di comprendere i suoi genitori e di cercare di trovare comunque una rassegnazione alla sua condizione. Non potrà mai provare un orgasmo, ma ha compreso (vedendo la cugina fare l'amore) cosa possa essere, l'ha avvertito e in qualche modo percepito. Un vago ricordo da parte del suo corpo di ciò che era è che irrimediabilmente non potrà più essere.
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