Regia di Robert Eggers vedi scheda film
Uno dei più apprezzati horror (horror per modo di dire) della stagione, si dimostra – in effetti, quasi “paradossalmente” – uno dei viceversa più stupidi, estenuanti e pedanti; un filmetto di poco costrutto gravato da una lentezza esasperante che non fa altro che appesantire ulteriormente (e inutilmente) una narrazione già di per se stessa pesante, sfiancante e scontata, all’interno della quale risulta sinceramente arduo ravvisare anche il più “picciolo“ barlume di quell’originalità e interesse da varie parti tanto decantati.
Cupo e tenebroso (ma mai realmente coinvolgente), The Witch ha dalla sua, indubbiamente, le discrete interpretazioni degli attori e la fotografia di Jarin Blaschke, livida e piena di ombre, perfettamente atta a rendere le atmosfere prevalenti di un film nel quale, per l’appunto, le tenebre sono tenuemente rischiarate soltanto da flebili candele e in cui pure in pieno giorno la luce fatica non poco a farsi strada per la fitta coltre di nubi. Quindi, tanto di cappello al direttore della fotografia suddetto.
In aggiunta, merita un riconoscimento speciale la notevole ricostruzione d’epoca: abitazioni, costumi, persino i dialoghi (in lingua originale, ça va sans dire)… tutto derivato da una certosina ricerca d’archivio tra i testi dell’epoca. Un lavoro accuratissimo e rispettabilissimo, ribadisco: encomiabile.
Peccato solo sia in funzione di un filmetto da niente. Visto e considerato che non si accontenta di essere un (in questo senso potenzialmente ottimo) "thriller storico", un buono spaccato di un’età ormai passata che cerchi di rendere l’idea di inquietudine di fronte a vastità inesplorate, sconosciute, oscure e possibilmente insidiose, il senso in sintesi della paura percepita da questi coloni che si pensavano continuamente insediati (non solo – o non tanto – dai nativi, ma proprio dal Maligno in persona, nientemeno….): no.
Anzi, ambisce – o meglio, pretende – di “spingersi” oltre (come se quanto detto non fosse già sufficiente per costruire un memorabile film “d’autore”) fino ad imboccare la via del sedicente horror sbracato e che spiattella tutto dinnanzi agli occhi degli spettatori, dismettendo ogni “afflato metaforico” e scivolando rapidamente nella medesima involontaria induzione d’ilarità, nella medesima balordaggine nonché idiozia di tanti altri suoi simili rispetto ai quali si crede ovviamente di essere però qualcosa di molto più elevato e intelligente. Ma è solo apparenza, solo fumo negli occhi.
In The Witch non accade praticamente mai nulla di chissà che significativo, le sequenze sono protratte all’infinito senza che ve ne sia alcuna necessità e la regia si prende un po’ troppo sul serio data la risma dell’operazione (tra echi del Pialat di Sotto il sole di Satana e rimandi pittorici [Goya in modo particolare]).
Per via del suo rifiuto di ricorrere a banalissimi spaventi meccanici (altrimenti detti jump scares) o ad effetti ed effettacci in larga scala, a molti è parso un prodotto più innovativo e convincente della media, come se il rifiuto degli stessi costituisse di per sé una garanzia di qualità: la noia, il tedio, la monotonia, l’ostentata “pittoricità” di molte inquadrature, la pomposità, la completa assenza di brivido che questo film propone in alternativa difficilmente possono considerarsi validi antidoti all’aggressione visiva e uditiva di certuni horror mainstream.
Tra l’altro, non si capisce (si fa per dire) quale vorrebbe essere il punto del film (ammesso, per magnanimità, che un punto vi sia): alcuni hanno voluto vedervi la constatazione della fragilità dell’uomo posto di fronte all’ignoto e – specialmente – dell’inadeguatezza della fede di fronte al mistero, all’incomprensibile, all’imponderabile e inspiegabile (al cui cospetto comunque anche l’amore e i legami familiari finiscono a brandelli).
Ma, se per quanto concerne il primo punto si potrebbe anche finire per concordare (pur fatto salvo il giudizio non proprio lusinghiero in merito al film), per quanto riguarda invece il secondo – il tema della religione, della superstizione ecc. – il finale che sfida caparbiamente il ridicolo ribalta tutto: in quanto viene fatto chiaramente intendere
----"SPOILER": che un certo qual animale sia davvero niente poco di meno che messer Diavolo di persona personalmente, e pertanto il clima di fanatico sospetto che aleggiava nella dolce famigliola viene del tutto giustificato a posteriori, le favolette spacciate come vere; e William & Co. vengono davvero irretiti da Satana (non se capisce se de nome o de cognome…) forse perché si sono allontanati dalla “via del Signore”; forse perché caduti preda di vizi troppo “mondani”; forse perché hanno abbandonato la piissima comunità in nome non della fede ma di vano orgoglio; forse perché la giovane Thomasin vorrebbe essere troppo indipendente (ché, si sa, come tutte le donne è tentatrice e apre le porte al Male e bla bla bla)… insomma, inserire fisima bigotta a piacimento ----FINE "SPOILER".
Tutto, semplicemente, fantastico. E poi, francamente, le scene con la madre e il corvo, il prefinale con Thomasin e il caprone Black Philip, per non parlare del finale con la “collettiva levitazione”, più che disturbanti risultano al dunque dannatamente esilaranti. Fate un po’ voi…
Maronn ro carmine!
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