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The Witch

Regia di Robert Eggers vedi scheda film

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Utente rimosso (SillyWalter)

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La recensione su The Witch

di Utente rimosso (SillyWalter)
7 stelle

CRUDITÈ DI FIABA

 

        Operazione molto intelligente e intransigente questo THE VVITCH. E addirittura impressionante se la si misura sulla scala delle opere prime. Al termine del film una scritta ci avverte (non è uno spoiler) che fatti e dialoghi sono tratti da storie popolari e da vere testimonianze d'epoca riguardanti la stregoneria. E non c'è da dubitarne neanche un attimo, perché il rigore messo in mostra dal regista Robert Eggers è qualcosa di assolutamente raro nel cinema fantastico, qualcosa che sarebbe raro anche nel documentario e che forse si sentirebbe più a casa in ambito etno-storiografico. 

 

 

 

       TRAMA   Nel New England del 1630 una famiglia lascia la propria colonia agricola per poter praticare liberamente la propria ortodossia religiosa e si stabilisce in una landa disabitata ai confini del bosco. Le giornate sono scandite da preghiere, lavoro, lavoro, preghiere e cieli perennemente plumbei, ma la famiglia è unita, almeno finché non sparisce l'ultimogenito ancora in fasce mentre la sorella più grande gioca con lui a pochi metri dal bosco. Si pensa a un lupo. Ma è stata una strega. Mentre alla fattoria la disperazione s'impossessa della madre i 4 figli rimasti cominciano a fantasticare sulla strega arrivando ad accusarsi a vicenda di aver stretto patti col maligno. Tocca poi al figlio più grande, che in quei giorni vive i primi turbamenti adolescenziali, perdersi nel bosco e imbattersi in una capanna cadente e isolata, abitata da una procace ragazza dal notevole sessappiglio.              

 

 

        Gli elementi sono quelli, non si scappa. Streghe, boschi infestati, sabba, puritanesimo, e le più tipiche incarnazioni animalesche del maligno. Ma di fatto forse nessuno aveva mai trattato questi elementi come realtà storiche da ricostruire con deferenza e da rispettare quasi "religiosamente" (i satanisti andranno in visibilio...). Il progetto è quello di ripulire gli eventi da patine, trucchetti, orpelli, e manierismi tipici soprattutto degli horror per teenager, cercando di arrivare con un clima d'angoscia là dove non si può con gli effetti speciali (mossa furba per un esordio low-budget). Ed ecco quindi la particolare cura fotografica, col ricorso maniacalmente esclusivo alla luce naturale di un sole spento (o di fioche candele e lumi a olio), e poi il ritratto minuzioso delle privazioni e delle durezze di tutti i giorni, la crudeltà della vita isolata guidata dalla fede che si somma alla crudeltà di esseri soprannaturali mai sembrati così naturali. È orrore vero, realistico, umano, umanamente pesante (se non proprio deprimente...), sorretto anche dalla credibilità di ottime interpretazioni. 

 

 

 

        Il problema, se c'è, sta forse nelle attese un po' deluse. La comparsa della strega dà vita a una grande scena di memorabile ferocia (con un magistrale uso del chiaroscuro e, dal punto di vista musicale, col piu stridente utilizzo degli archi concepibile). Scena che però fa un po' di danni perché eccita i sensi ma poi lascia a desiderare. A desiderare altri exploit di questo genere laddove il film invece predilige nella parte centrale i territori austeri della vita contadina, delle paranoiche relazioni familiari (descritte benissimo) e dei difficili rapporti con la fede in tempi di streghe (senza, si badi, i soliti stereotipi per cui l'ortodossia religiosa equivale automaticamente ad assenza di dubbi e scomparsa di umanità e affetto parentale). In definitiva THE VVITCH è sicuramente un film insolito e un horror maturo, con punte molto affascinanti, capace incredibilmente di non cadere mai nel ridicolo nonostante il materiale povero utilizzato, ma al tempo stesso è anche una pellicola che dà l'impressione di pendere decisamente dal lato "dramma pseudostorico" sacrificando a volte un po' troppo, nella sua iconoclastia purista, le possibilità creative del tema fantastico. 

        

 

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