Regia di Mamoru Oshii vedi scheda film
L'estro artistico di Mamoru Oshii si libera da ogni freno, raggiungendo picchi per i quali il paragone con Andrej Tarkovskij diventa quasi obbligatorio.
Il mondo che viene presentato nell'opera è una terra distrutta dall'apocalisse e ridotta a un cumulo di macerie. Città fantasma che trovano compagnia solamente con ombre vaganti appartenenti ad un passato dimenticato e con battaglioni di enormi crostacei rossi simili a carri armati, che sfilano per le strade deserte abbracciate da un fascino grottesco e tetro, rendono questo film poesia visiva di altissimo livello. Le vicende, mano a mano che il film prosegue, catapultano chi le guarda con occhio attento in un ambiente sempre più surreale, con chiari riferimenti alla religione ebraico-cristiana presenti anche in Ghost In the Shell. Il complicato intreccio del lungometraggio tratta diversi temi classici dei film di Oshii, quali la ricerca dell'ignoto e l'analisi della realtà. Presenta, inoltre, diversi richiami ai film di Stanley Kubrick, David Lynch e Tarkovskj, in quanto propone diverse chiavi di lettura dei complessi significati che espongono le sue scene più oniriche.
I personaggi sono principalmente tre: una bambina con lunghissimi capelli bianchi, un inquietante soldato senza meta armato di un fucile cruciforme e un misterioso uovo che la fanciulla porta sempre con sé. La bambina è una figura materna e protettiva che deve prendersi cura dell'uovo ad ogni costo. La sua ingenuità è sinonimo di innocenza. Il soldato, invece, che dal suo primo incontro con la ragazzina si interessa molto all'oggetto che essa custodisce, descrive il peccatore, l'essenza dell'egoismo e, soprattutto, dell'animo umano pronto a qualunque costo pur di svelare il senso della propria esistenza. L'uovo rappresenta l'ignoto, un ente dalle potenzialità immaginarie ed irrazionali; racchiude in sé un universo sacro ed incommensurabile, rappresentato da una fenice ancora deforme che riposa al suo interno. Esso interpreta la speranza, la vulnerabilità e la purezza. E', inoltre, la chiave di molte delle domande esistenziali che l'uomo si pone da sempre; una figura analoga, se si vuole, al monolito di 2001: Odissea nello Spazio. Un'altra immagine altamente filosofica è l'enorme conformazione ellittica fluttuante che compare durante l'apertura e la chiusura dell'arco narrativo del lungometraggio. Si tratta della costruzione più complessa e imponente del film, chiamata "sole meccanico", ovvero ciò che simboleggia il divino. spoiler: click to read La parte più interessante della titanica corazzata volante è il suo centro, dove si colloca un'immensa forma semi-circolare fosforescente simile ad un grande occhio che scruta il mondo dall'alto.
Dal punto di vista tecnico il film è impeccabile grazie alla direzione artistica di Yoshitaka Amano, ad un eccezionale staff di animatori tra cui Yasuhiro Nakura (key animatior di film quali Galaxy Express 999, Night On the Galactic Railroad e Il Castello Nel Cielo) e Yoshiyuki Sadamoto (character designer di The End of Evangelion e Wolf Children) e, ovviamente, grazie a Mamoru Oshii. Il regista adotta uno stile statico e tecniche sperimentali già utilizzate in Lamù 2: Beautiful Dreamer come, per esempio, fotogrammi fissi per diversi minuti, inclinazioni dell'asse di campo, giochi di prospettiva e di simmetria per mezzo di specchi o riflessi nell'acqua. Il character design, magistralmente curato sempre da Yoshitaka Amano (Final Fantasy, Vampire Hunter D, Tekkaman), è una surrealista fusione tra il dark e il cyberpunk e si adatta perfettamente ai paesaggi gotici che coronano la qualità visiva questa favolosa perla dell'animazione mondiale.
Le sequenze de "la caccia ai pesci", che costituiscono la parte centrale del film, sono la massima espressione artistica dell’animazione giapponese "pre-Akira", ovvero precedente alle rivoluzioni tecniche e sonore portate dall'opera di Katsuhiro Otomo nel 1988. La sceneggiatura ermetica è quasi completamente priva di dialoghi, accompagnata da una stupenda e melanconica colonna sonora di Yoshihiro Kanno che in certi momenti ricorda molto sempre il capolavoro già citato di Kubrick (Lux Aeterna di György Ligeti. La visione è molto intensa e, anche se dura solo 72 minuti, la ricerca della regia e i lunghissimi tempi di narrazione mettono a dura prova la concentrazione dello spettatore.
Dopo Ghost in the Shell (primo e secondo) reputo L'Uovo dell'Angelo il miglior film di Mamoru Oshii, seppure, trattandosi del suo primo lavoro indipendente, l'astruso soggetto che espone presenti a volte lacune a livello narrativo non indifferenti, soprattutto nel corso dei suoi primi venti minuti. Se, infatti, nella seconda parte del lungometraggio il regista sviluppa un'intreccio intrinseco di particolari, nella prima metà punta più a descriverne gli ambienti e ad immergervi lo spettatore.
Film inserito nei capolavori della storia del cinema animato.
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