Regia di Dagur Kári vedi scheda film
Il film è ambientato nella fredda Islanda ed è incentrato su Fùsi (Gunnar Jónsson), un quarantatreenne dalla corporatura extra-large e dal carattere mite, che vive con la possessiva madre (Margrét Helga Jóhansdóttir), che lo sottopone a continue vessazioni, e il di lei compagno, svolge un lavoro abbastanza alienante in un aeroporto (addetto al carico e allo scarico dei bagagli) e trascorre il suo tempo libero giocando con dei modellini di carrarmati, rievocando la battaglia di El Alamein e ascoltando musica Heavy Metal, con le cuffie per non disturbare nessuno.
La sua esistenza monotona è destinata presto a cambiare a causa di due eventi: l'arrivo nello stabile in cui abita della famiglia della piccola Hera (Franziska Una Dagsdóttir), la quale, lasciata sempre sola dai genitori, non trova altro che instaurare un rapporto di amicizia, purtroppo subito equivocato, con l'uomo che diviene il suo improbabile compagno di giochi e soprattutto quando riceve come regalo di compleanno l'iscrizione a un corso di ballo, dove conosce Sjöfn (Ilmur Kristiansdóttir), all'apparenza donna dolce e solare ma, in realtà, dal carattere instabile.
'Virgin Mountain' (semplicemente 'Fùsi' in originale) è il frutto di una cinematografia, quella islandese, che conta, ogni stagione, un pugno di film: scritto e diretto da quel Dagur Kári che era assurto qualche anno fa alla fama tra i cinefili con 'Nói albinói', è un pregevole studio - con l'aggiunta dell'azzeccato ritratto della solitaria bambina - di due solitudini, che vivono ciascuno a modo loro le avversità della vita. Mentre Fùsi accoglie ogni fatto che gli accade, sia positivo sia negativo, con una bontà d'animo invidiabile e una calma olimpica che provoca reazioni sconcertate da chi lo circonda, Sjöfn ha reazioni più scomposte, imprevedibili ed incontrollabili. Quando sembra che tra i due possa cementarsi un rapporto che vada oltre la platonica amicizia, un ulteriore scarto scombinerà ancora le carte in tavola.
Kári evita derive pietistiche e cadute nel sentimentalismo, dirige con mano sicura, evitando sbavature dal punto di vista del ritmo - grazie alla durata contenuta - un'opera che passa con disinvoltura e senza colpo ferire dai siparietti da commedia iniziali a quelli drammatici della parte centrale e finale, riuscendo anche a rendere l'idea di uno spaccato di vita di un paese situato ai margini estremi del continente europeo.
Ottimo tutto il cast, dal quale si staglia la gigantesca prova del protagonista Gunnar Jónsson.
Voto: 7,5.
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