Regia di Gareth Edwards vedi scheda film
Rieccoci di nuovo all'ennesimo film americano sul celebre mostro giapponese. Forte degli incassi decretati dal successo di pubblico e grazie alla in generale positiva accoglienza della critica, subito sono stati svelati i piani riguardanti un'intera trilogia, con il primo dei due sequel già programmato per l'estate 2018. Stavolta mi trovo alquanto in difficoltà nel cercare di esprimere e tradurre il mio stato d'animo al termine della proiezione. Tuttora sono fortemente indeciso se prestare maggiore attenzione ai difetti e lasciare libero sfogo alla delusione oppure se conferire maggior peso ai pregi e cercare comunque di incoraggiare un risultato che in ogni caso non mi sentirei di definire fallito. Ebbene. Per il momento il risentimento ha prevalso e ho di conseguenza scelto questa via di mezzo un poco sbilanciata verso l'insoddisfazione, una sorta di paradossale promozione "con debito", che oggigiorno è tanto di moda. In attesa evidentemente di un eventuale recupero nei capitoli seguenti.
Tre sono gli aspetti che mi hanno convinto in misura maggiore. Anzitutto la buona colonna sonora composta da Alexandre Desplat, come sempre un nome che è una garanzia. Secondo elemento è quella sorta di prologo corposo, di antefatto, ambientato quindici anni prima degli eventi principali. Quella è per me la parte migliore di tutto il film, in cui abbondano tensione ed emozione, dove ci si sente coinvolti senza difficoltà, dove il personaggio di Joe Brody vanta l'interpretazione di spessore di Bryan Cranston. In seguito se ne avvertirà eccome la mancanza. Il figlio Ford e la sua dolce metà Elle, con i volti di Aaron Taylor-Johnson ed Elizabeth Olsen, non sapranno conquistare allo stesso modo. I due saranno inoltre circondati da un inutile manipolo di marionette senza un briciolo di spina dorsale e carattere. Affezionarsi sarà veramente arduo, per non dire impossibile. Il terzo e ultimo motivo di orgoglio è rappresentato dalla creatura stessa, Godzilla. Le sue sequenze mettono i brividi, per fortuna. Peccato solo che al protagonista siano dedicati un numero esiguo di minuti in rapporto alla durata complessiva. E che spesso venga adottato il solito riprovevole stratagemma del vedo-non-vedo, tanto per offuscarlo ancor più nell'ombra del misto fra buio e nebbia, come se non fosse stato trascurato a sufficienza nel tempo di presenza su schermo. Non mi sorprende allora che molti lamentino carenza d'interesse e di ritmo. Cui io aggiungo la disillusione improvvisa al subentrare dei titoli di coda, quasi come se il finale fosse stato "accettato" (nel senso di brutalmente tagliato) per una qualche mancanza di idee in merito a una degna conclusione.
Non lontano da Tokyo, Joe Brody perde la moglie a seguito di un inspiegabile incidente nucleare. Le versioni ufficiali sostengono che a causarlo sia stato un violento terremoto. Ma Joe non si dà pace, vuole arrivare a fondo della questione e scoprire la causa reale di un simile disastro. Quindici anni dopo, le sue ricerche sveleranno la più atroce e incredibile delle verità...
Nel dirigere il cast fallisce abbastanza e inoltre smarrisce lungo la strada la vera tensione.
Ford Brody. Senza grandi possibilità, ma temevo peggio.
Dottor Ishiro Serizawa. Era lecito aspettarsi di più.
Joe Brody. Il migliore per impegno e intensità.
Elle Brody. Non così rilevante.
Sandra Brody. Poco più di un cameo.
Ammiraglio William Stenz. Il classico militare.
Il maestro Alexandre Desplat non delude le attese e s'impone musicalmente come è nel suo stile. Almeno mezzo voto aggiuntivo al film nel mio giudizio è merito suo e del suo lavoro.
Spazio al protagonista del titolo. Meno fumo, più arrosto. Una caratterizzazione umana all'altezza.
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