Regia di Isao Takahata vedi scheda film
Due lustri di lavorazione per raggiungere la quasi totale perfezione. Tante volte Takahata mi piace prenderlo in giro data la sua indole pigra e piuttosto lunatica, eppure quando mi si presenta un film del genere, anche se anni in ritardo sui tempi di produzione, la mia reazione non può che essere di stupore.
La storia riprende uno dei racconti più antichi della mitologia giapponese, quello appunto della principessa Kaguya, riportata in molte opere nipponiche tra cui le cronache de La Fenice di Osamu Tezuka, tanto per citare altri mostri sacri. Le due caratteristiche più strabilianti di questo lungometraggio sono la protagonista, dopo Nausicaa probabilmente il miglior personaggio femminile della storia del cinema d'animazione, e la tecnica, sia in fatto di regia che di animazione. Kaguya è una personalità che crea sia apprensione sia tenerezza; la si vede nascere, crescere, maturare, disperarsi, ridere, rassegnarsi, adirarsi, esitare. Tutti i personaggi ruotano attorno o alle sue richieste o a ciò che sembra debba essere il suo futuro. Poche sono le persone che le pongono domande riguardo la sua vita, riguardo il suo punto di vista verso la sua esistenza terrena. Poche volte viene messa in dubbio la sua grazia, la sua purezza. La sua bellezza mai.
Takahata torna indietro nel tempo, ai maestri della scuola Yamamoto, al tratto di Ofuji e, andando ancora più indietro, alle tavole di Hokusai e di Utamaro. L'animazione è scomposta ai minimi termini, il bianco prevale sulle scenografie, paradossalmente dettagliate in ogni sequenza in maniera maniacalmente composta. La regia è pressoché perfetta in ogni ripresa dello storyboard, in ogni taglio d'inquadratura. E' stilicamente l'apice del maestro regista, in special modo la messinscena della fuga della principessa dal palazzo durante i festeggiamenti. A rendere le atmosfere ancora più sublimi ci pensa Hisaishi, con una colonna sonora, di notevole delicatezza, che accompagna la lunga visione per tutta la sua durata senza mai risultare fuori posto o invadente.
Per adesso (giugno 2018), questo è il miglior lungometraggio animato che sia stato realizzato negli anni Duemiladieci. Seguono La Tartaruga Rossa di Michael Dudok De Wit e Si Alza Il Vento di Hayao Miyazaki. Non amo fare previsioni ma credo proprio che entro due anni sarà difficile, sia per animatori e autori giapponesi che occidentali, eguagliare la bellezza di quest'opera. Il Maestro Takahata non è un'artista raggiungibile usando effetti speciali... il cinema d'animazione ha bisogno di un nuovo poeta, ora che il gigante del neo-realismo animato è passato a miglior vita.
Film inserito nei capolavori della storia del cinema animato.
Monografia su Isao Takahata (2016):
//www.filmtv.it/playlist/693913/angolo-animazione-3-isao-takahata/
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