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Django Unchained

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Django Unchained

di tafo
6 stelle

Un Tarantino minore con le aspettative maggiori. Il film meno contaminato ma capace come al solito di sintetizzare il genere più amato dal regista. Tarantino può dare libero sfogo al sangue e alla violenza fisica e verbale producendo più di due ore e mezza di spettacolo testosteronico dove i duelli parlati seguono i duelli armati senza soluzione di continuità. Il rapporto tra i due protagonisti, il bianco e il nero, ricalca la struttura classica del Tortilla-Western, con il primo istruito e civilizzato che cerca di insegnare al secondo ignorante e povero, a fare la rivoluzione. Il problema è che qui non c’è nessuna rivoluzione da fare, c’è solo da trovare dei ricercati per incassare la taglia.  Il nero viene istruito dal bianco a diventare un cacciatore di taglie, cosicché il secondo possa aiutare il primo a ritrovare la donna amata. Un altro problema è che per un nero nel Texas del 1858 è impensabile essere un uomo libero visto che i bianchi sono tutti stupidi al punto da basare le loro idee sugli schiavi su teorie anatomiche razionali. Il nostro contrapponendo la volontà del finto dentista  tedesco di liberare Django, alla incapacità  degli incappucciati di turno di cavalcare con i famosi cappucci razzisti in testa, crea una semplificazione, che per quanto possa essere vera risulta troppo manichea. La sua equazione tra americani ignoranti e quindi razzisti e europei intelligenti e quindi contro lo schiavismo appare poco accettabile dal punto di vista etico. Rispetto al film precedente dove lo stravolgimento storico contro il nazismo appariva come una sorta di ricompensa anche agli occhi dei non ebrei, qui invece resta la dissacrazione estetica di una comunità nera che deve nascondere la propria intelligenza per non amplificare ancora di più l’incultura dei padroni. Il discorso etico-politico del film resta sospeso tra questa dicotomia troppo semplicistica e la non volontà di fare un opera contro lo schiavismo fino in fondo. Il nostro realizza una storia di amore e di amicizia che rimane comunque il migliore omaggio possibile al genere per il suo mischiare perfettamente violenza e comicità. Quello che manca è l’analisi politica, quell’estremismo ideologico che lo stesso Corbucci metterà nei suoi Tortilla-Western successivi al suo Django.          

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