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Django Unchained

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Django Unchained

di steno79
8 stelle

L'appuntamento con il western era inevitabile per Quentin Tarantino, e il risultato non delude le aspettative. Il regista ripesca il personaggio del pistolero cacciatore di taglie di una serie di spaghetti-western anni Sessanta inaugurata da Sergio Corbucci con Franco Nero protagonista, ma gli cambia il colore della pelle e si avventura nel territorio per lui inedito del pamphlet contro l'assurdità della schiavitù, sebbene speziato dalle consuete iniezioni di dialoghi ironici e strampalati, violenza "pulp" e sopra le righe, ibridazione di stili all'insegna del post-moderno (ma meno che nei primi film). Nonostante i tocchi ironici, il discorso sulla schiavitù mantiene intatta una certa gravità di fondo e non scade mai nel banale, tanto che appare fuori luogo la presa di posizione di un regista come Spike Lee, che si è rifiutato di vederlo perchè affrontava un argomento per lui "intoccabile". Rispetto all'eccellente "Bastardi senza gloria" il ritmo appare un pò più languido e le invenzioni registiche meno folgoranti, ma la vitalità del cinema di Tarantino, soprattutto a livello figurativo, resta decisamente superiore alla media. Buono l'apporto complessivo del cast: il protagonista Jamie Foxx ha un ruolo basato soprattutto sulla fisicità, che non gli consente particolari sottigliezze recitative; Christoph Waltz è sempre il geniale istrione che avevamo visto all'opera nei Bastardi, anche se il dottor King Schultz riprende un pò troppo da vicino la logorrea e la perversa fascinazione del colonnello Landa; Leonardo Di Caprio è ottimo nel ruolo dello schiavista Clyde Candy, affettato nelle maniere ma realmente malvagio, e spiace vederlo ignorato per l'ennesima volta dall'Academy, sempre a vantaggio di Waltz che vince un secondo Oscar come non-protagonista, tutto sommato non proprio indispensabile (Di Caprio deve stare proprio sui maroni ai membri dell'AMPAS, perchè il talento sfoggiato nel film sicuramente non è inferiore a quello del collega austriaco); azzeccata e divertente anche la figura del maggiordomo nero razzista Samuel L. Jackson, sempre sull'orlo della parodia. Anche la sceneggiatura dello stesso Tarantino viene premiata con l'Oscar, ma continuo a pensare che il regista mostri il suo talento soprattutto dietro la macchina da presa; nell'elaborata soundtrack spicca, fra le altre, la canzone "Ancora qui" cantata da Elisa e scritta da Morricone sulla base del tema di "C'era una volta in America". Non sarà il miglior Tarantino, ma il suo approccio alla Storia e ai temi civili e morali mi sembra decisamente più godibile rispetto alla voluta staticità e verbosità del "Lincoln" di Spielberg, uscito in contemporanea a questo film.
voto 8/10

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