Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Questo film è il mio primo vero approccio al cinema di Tarantino.
Il primo tentativo (fallito) lo avevo fatto con Kill Bill e mi ero arresa dopo la prima mezzora, ma qui sono arrivata in fondo.
In generale, non apprezzo la violenza gratuita o eccessiva al cinema e so che questo autore la usa a dosi massicce nelle sue opere, quindi l’ho sempre un po’ snobbato, convinta che non sarei riuscita ad apprezzarlo.
Ma almeno un tentativo andava fatto per potermi fare un’ idea un poco più precisa, cosa per altro difficile con la visione di un singolo film, e non avendo visto gli altri, non saprei dire se questo sia uno dei migliori, ma posso dire che le mie riserve non sono molto cambiate.
Mi spiace per i tanti legittimi estimatori di Tarantino, ma non riesco a entusiasmarmi, pur riconoscendo che è un regista interessante, a suo modo innovativo nel portare all’estremo un linguaggio già usato da altri, dalla forte personalità che si traduce con efficacia nelle sue immagini, a volte esteticamente molto belle, addirittura poetiche qualche volta, ma dubito che sarò mai capace di amare il suo stile.
Non posso negare che Gjango Unchained a suo modo sia un buon film, soprattutto nella prima parte che è quella che mi è piaciuta di più, a momenti divertente, dove ogni situazione, anche la più estrema è presentata con graffiante, grottesca, a volte assurda ironia – la scena degli incappucciati che vogliono uccidere il dentista tedesco cacciatore di taglie e Django è veramente paradossale, e stempera un momento che dovrebbe essere teso e angosciante, ma non lo è per nulla – nella seconda parte, domina la scena un Leonardo Di Caprio veramente sorprendente, (eppure c’è qualcuno che ancora dubita del suo talento) che più odioso e carogna di così non si poteva immaginare, e si sente il peso tremendo e spietato del suo sadico personaggio, ma a questo punto il film è molto meno ironico, più tragico e drammatico anche perché la schiavitù ci viene presentata in tutta la sua crudeltà.
L’Oscar a Christoph Waltz è meritatissimo e non si può non provare autentica simpatia per il suo personaggio, il cacciatore di taglie Shiultz, caratterizzato dal modo elegante e curioso che ha di esprimersi, per l’apparente leggerezza con cui giustifica il suo lavoro e per la facilità con cui lo compie, una figura in netto contrasto o forse in equilibrio con quella dell’ ex schiavo Django che collabora con lui, duro, coriaceo, segnato da feroci umiliazioni, separato dalla moglie che vuole ritrovare, in cerca di vendetta personale e disposto a tutto per attuarla.
La tensione si mantiene quasi costante dall’inizio alla fine, con un crescendo esplosivo concentrato tutto nel finale, che quasi stordisce.
Se nella prima parte la violenza ci coglieva di sorpresa, un po’ impreparati, ma era più misurata e quasi solo fisica, nella seconda parte diventa feroce, psicologica, con le lotte all’ultimo sangue tra schiavi, con i cani che sbranano il ragazzo nero, e anche se la scena viene solo suggerita, ne siamo così saturi e pieni, che arriviamo al primo lungo sanguinario massacro pre-finale praticamente anestetizzati e quasi non ci fa più effetto.
Al secondo, praticamente ci siamo abituati.
Forse a lungo andare, perfino annoia tutta questa brutalità. Quasi non riusciamo a sentire empatia per i personaggi, neppure per gli eroi.
Oserei dire, diventiamo quasi indifferenti. O tolleranti.
Non so se era questo l’intento di Tarantino, forse sì.
Sicuramente lui con la violenza si diverte, la fa diventare materia di spettacolo, a volte ironizzando, ma non ne prende le distanze, non giudica e non condanna. La fa sembrare normale. Accettabile.
Non so se altri hanno avuto la mia stessa sensazione, ma alla fine del film non mi erano rimaste molte emozioni positive, se n’era andata anche l’ironia, nonostante il passo di danza del cavallo.
3 stelle abbondanti al talento visionario lasciato a briglia sciolta, senza direzione, ma troppo lontano dalle mie corde.
Bella, ma non eccelsa. Elisa mi sembra sprecata.
Onestamente mi è sembrato monoespressivo, ma può essere una caratteristica del suo personaggio di duro che trattiene tutte le emozioni.
Il suo personaggio è quello che mi è piaciuto di più: ironico, compassato, elegante e nonostante tutto positivo. Molto simpatico.
Non mi aspettavo che finisse così male. Bravissimo Waltz.
Il più sorprendente. Direi un cattivo da antologia: compare solo nella seconda parte del film, ruba la scena e non è il protagonista principale. Un memorabile bastardo.
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