Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
La nuova tarantinata ci fa urlare al capolavoro, non tanto perché abbiamo oggi pochi western, non tanto perché le prove degli attori sono magistrali e sovente indimenticabili, ma soprattutto perché è una delle più profonde esperienze cinematografiche che l'attuale decennio ha potuto offrirci finora, anche se siamo ancora a tre anni dal suo inizio. L'affermazione non è esagerata, specie se riflettiamo sul grandioso carisma di ogni singola sequenza di un lunghissimo ma coinvolgente film che attinge al passato per rientrare nei canoni del cinema moderno. Il film è anche superiore a Inglorious Basterds per vari motivi, soprattutto per le scelte narrative del regista. Anche a costo di fare spoiler, è bene ricordare infatti e sottolineare che lo schema immaginato da Tarantino per questi suoi nuovi film storici e capricciosi è il seguente: prima proporre un quadro storico, poi costruirci sopra una storia, poi smontare la verità storica a favore del sogno cinematografico. Si potrebbe dire che il buon vecchio Quentin gioca con le nostre emozioni primarie, ed è difficile staccarsi dal fascino che il film ispira, ma non è gioco gratuito di un regista improvvisato, ma una meticolosa indagine di come possiamo essere sconvolti e allo stesso tempo divertiti. Lo sconvolgimento e il divertimento sono i due canoni del cinema di Tarantino, oltre che, nei suoi primi, una riflessione anche profonda sul destino umano, nella sua incredibile varietà. Ma non dobbiamo pensare che questo sia sinonimo di una concezione superficiale del cinema: in realtà è un cinema attento (anche) alle esigenze dello spettatore, senza che scenda a compromessi. Nelle sale cinematografiche si può ancora trovare chi reagisce malamente agli spruzzi di sangue del suo nuovo western, ma è una reazione calcolata al secondo, e equilibrata saggiamente con una forte dose di black humour (come l'uomo che viene ripetutamente colpito senza essere ucciso durante una carneficina verso la fine del film). Così veniamo spiazzati e al contempo accompagnati in un nuovo sogno cinematografico, la sconfitta dello schiavismo, così come il giustizialismo del finale di Bastardi senza gloria. E' per questo che entrambi i film potrebbero avere due finali, ma quest'ultimo in particolare, uno in cui la realtà (purtroppo) trionfa, e un altro (l'effettivo finale del film) in cui Tarantino si prende le sue rivincite. Le prove attoriali sono incredibili, Leonardo DiCaprio è mastodontico già dalla prima sporca zoomata in stile spaghetti-western sul suo viso sbruffone, Christoph Waltz è esilarante nella sua posa elegante di cacciatore di taglie, e Jamie Foxx è invece il nostro alter-ego, volutamente meno particolare degli altri, ma comunque il filtro per stupendi sprazzi onirici in cui la amata Brunilde cammina fra gli alberi o si fa un bagno. Inutile poi elogiare Samuel L. Jackson, oscuro ma divertente Lady Macbeth, cervello di Calvin Candie, che smentisce le affermazioni scientifiche sui teschi degli schiavi del suo stesso padrone senza che questo se ne accorga, ma che sa covare più odio degli altri, nonostante il colore della sua pelle. Musica perfetta ed eclettica, tocca vari generi e se ne esce pure con una canzone italiana. Cinema puro, che nasce dall'armonia dei contrari (storia-finzione cinematografica, violenza-divertimento, rudezza-purezza), riassumibile nella poetica immagine dei fiori bianchi sporcati dal sangue di un assassino..
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