Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film
Tarantino sta a Kubrick come Mario Schifano sta a Andy Warhol. Genio tarantolato e pop quello di Quentin rispetto al più classico Stanley, più grande di tutti a prescindere. Nel caso dei due geni della pop art: il primo ha superato il secondo, ma ciò che avvicina l’autore di DJANGO UNCHAINED al maestro mai premiato con l’Oscar è la stessa capacità e duttilità nel cimentarsi nei generi e saperne creare un unicum a sé stante.
CITAZIONI/OMAGGI
DJANGO di Sergio Corbucci in primis ma in minima parte, IL GRANDE SILENZIO per le brevi e suggestive ambientazioni innevate, il personaggio di Django (per tornare a Kubrick) è una sorta di SPARTACUS nero, il legame di amicizia tra Django e il dottor Schultz rimanda al ruolo di “Sean Sean” e Juan Miranda in GIU’ LA TESTA (destinatore e destinatario) e con la fine dell’amico irlandese si compie l’agnizione di Miranda come per Django. L’umorismo, principalmente del dentista cacciatore di teste tedesco, è TarantoLeoniana, certe situazioni come l’incontro fuori dal saloon con Big Daddy citano forse LO CHIAMAVANO TRINITA’…Le esplosioni di violenza splatter potrebbero essere semplici autocitazioni oppure Peckinpah come i ralenti, anche alla Castellari di KEOMA con Franco Nero guarda caso. Zoomate omaggio nella prima mezzora al western all’italiana anni sessanta. Tutti ingredienti serviti sapientemente e con stile Tarantino. Personalizzazioni della sua cifra/poetica cinematografica.
I TRE TEMPI…
…di derivazione Aristotelica vengono rimescolati dallo sceneggiatore Quentin. La situazione iniziale con l’eroe di colore in catene con i suoi compagni schiavi che viene liberato dal dottor Schultz e portato fuori dalla “caverna platoniana” per riscattarsi e vendicarsi è tipica appunto di un plot americano collaudato da decenni. Ovviamente la trasformazione potrà avvenire solo dopo una lunga serie di prove da superare. Ostacoli di nome Calvin Candie e il suo fedele servitore Stephen etc., dolori personali (le torture, le umiliazioni, il trapasso del mentore tedesco) prima di ottenere il premio, la ricompensa di nome Broomhilda, la moglie.
ATTORI
Delizia dell’autore, da forgiare e plasmare a sua immagine e piacere. Grandi star come Leo Di Caprio, bravi attori alla Jamie Foxx, vecchi feticci come Samuel L. Jackson e nuovi come il sublime Chris Waltz, fino alla resurrezione di vecchi relitti di nome Don Johnson, Bruce Dern e James Russo tra gli altri. Il buon Quentin attore decide di farsi esplodere, più autoironico di così?
MUSICHE
Altro tassello imprescindibile del marchio di fabbrica del regista, rivalutare vecchi e recenti gioielli dimenticati e riadattarli alla sua idea di cinema. Il Luis Bacalov (ancora una volta) della title track e de LO CHIAMAVANO KING cantata da Edda Dall’Orso, passando per un inedito Morricone sussurrato da Elisa e chiudere il lieto fine con Trinity cantata da Annibale e i cantori moderni di Franco Micalizzi direttamente da LO CHIAMAVANO TRINITA’…
BATTUTA CULT
“Prima avevate la mia curiosità, ora avete la mia attenzione”. Metafora di un capolavoro western contemporaneo.
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