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Django Unchained

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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La recensione su Django Unchained

di will kane
8 stelle

Era scritto,che Quentin Tarantino dovesse arrivare a girare un western,nel corso della sua carriera:e non sappiamo quanto abbia tenuto a mente il vecchio adagio che recita che ogni regista americano vorrebbe realizzare "il" western definitivo e finale.Scavalcando le facili previsioni,il regista de "Le iene" non ha omaggiato maggiormente Sergio Leone in questo film più di quanto non abbia citato gli altri spaghetti western di Sergio Corbucci,che fece appunto l'originale "Django",ma pesca dal vasto armamentario incrociato di Italia & USA degli anni Settanta,con cowboys sulla neve e sparatorie sanguinarie,con proiettili che sfracellano i corpi alla Peckinpah.Si viaggia,come sempre nel cinema tarantiniano,su un mèlange vorticoso di immagini,musica e suoni accuratamente ordito per stupire lo spettatore,innescando con dialoghi pungenti una trama di colpi di scena e aguzzamenti della tensione narrativa spesso magistrali,contrapponendo alla violenza molto presente (qui si vede inquadrata forse meno di altre volte,ma vengono compiuti atti di una ferocia spaventosa,come uno schiavo fatto sbranare dai cani) una forte ironia di fondo a cementare agilmente il lungometraggio.Un eroe nero,cavaliere appassionato pronto a tutto pur di ritrovare l'amata,un mentore compagno di viaggio,maestro di vita e raffinato battutista,che è insieme il personaggio brillante e la coscienza critica verso un sistema razzista,avido e crudele,un ricco viziato,odioso e cattivissimo,un servitore nero ancora più corrotto del proprio padrone,che recita una parte in pubblico e in privato manifesta tutt'altra postura e maniere,una bella fragile da salvare.Tarantino,a dispetto di quanto sia stato accusato da Spike Lee,ha realizzato un manifesto antirazzista ultrapop,che inciderà forse più di altri messaggi sparati con maggior solennità,che apre con le note del "Django" di Rocky Roberts e chiude a sorpresa con il motivo di "Trinità",colorando di rosso sangue molte scene;realizzando in tre segmenti un'avventura che nella prima parte illustra la ribalderia primitiva degli Stati Uniti,nella seconda rallenta il passo e lavora di cesello e fraseggio,e nell'ultima avvia una sarabanda di regolamenti di conti all'ultima pallottola,che lascia il segno.

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