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Django Unchained

Regia di Quentin Tarantino vedi scheda film

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Carlo Ceruti

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La recensione su Django Unchained

di Carlo Ceruti
10 stelle

Stupendo.

Se Tarantino vuole lasciare un segno nella storia del cinema, direi che sta riuscendo bene nel suo intento. Dopo il bellissimo Bastardi senza gloria, Tarantino decide di puntare ancora più in alto e pensa di realizzare un kolossal western-pulp che rimanda direttamente ad uno dei colossi del western all'italiana, cioè Django.

Il regista si dimostra ancora una volta all'altezza delle sue presunzioni e se possibile le supera.

Django Unchained è un western mozzafiato, tesissimo, violento, ricco di colpi di scena e virate improvvise tali da lasciare spesso lo spettatore con la bocca aperta. Ha un ritmo talmente sfrenato che i 170 minuti di durata, appaiono terribilmente brevi.

Tarantino modernizza e modifica il linguaggio del western all'italiana (dei vari Corbucci e Leone), anzi direi che lo spiega per poi rivoluzionarlo dall'interno. Dà cosi vita ad un Django nero e schiavo, che scappa per vendicarsi (assai violentemente) dei bianchi sfruttatori e per liberare la sua donna anch'essa schiava, con l'aiuto di un bounty-killer tedesco. Tarantino spiega così la violenza messa in scena, come frutto di una violenza instintiva e primordiale che poi è la madre di tutte le violenze successive. Realizza allora un film in cui epica, violenza e surrealismo si fondono maginificamente in un maestoso capolavoro dove la retorica, le frasi ed il messaggio dell'autore (un messaggio antirazzista in questo caso) si sublimano in uno spettacolo crudo e sanguinolento, in cui la violenza diventa talvolta poesia. Una violenza talmente eccessiva che finisce per annullare sé stessa e per fondersi in un messaggio di fratellanza.

Oltre a ciò, ci mostra una galleria di personaggi uno più memorabile dell'altro. Oltre al Django nero di Jamie Foxx, interpretato con misura ed intensità, non possono non rimanere impressi il bounty killer di Waltz, così controllato ed educato da apparire irresistibilmente autoironico e non dimentichiamoci poi Samuel Jackson nell'incredibile ruolo di un nero razzista (contro i neri) e schiavista. E poco male se un'eccezionale DiCaprio (nel ruolo di un cattivissimo padrone di schiavi) rischia di mangiarsi la scena a tutti nella (lunga) sequenza in cui compare.

Infine è da segnalare: l'utilizzo di diverse musiche originali e di altre ripescate da vecchi western ed il cameo di Franco Nero (il primo Django del cinema) che parla con Jamie Foxx e gli chiede come si chiama. Come a sottolineare il passato ed il presente che convivono e s'incrociano in una pellicola che non è solo un western, ma una riflessione sul cinema.

 

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