Regia di Todd Field vedi scheda film
“Cambiare il passato era impossibile. Il futuro, invece, poteva essere tutta un'altra storia. E in qualche modo doveva pur cominciare.”
In una piccola e ridente cittadina americana la vita della middle class sembra scorrere placida e priva di emozioni che esulino dal pettegolo chiacchiericcio o dalla propria routinaria carriera.
Sarah (Kate Winslet), madre della piccola Lucy e infelicemente sposata con un professionista del marketing dipendente dalla pornografia online, è una casalinga rassegnata e trascurata; questo finché un giorno al parco conosce l'unico giovane padre della città che spende i suoi pomeriggi giocando col figlioletto Aaron (Ty Simpkins), “il bello del ballo” Brad (Patrick Wilson), a sua volta sposato con la bella documentarista Kathy (Jennifer Connelly).
Entrambi frustrati dalle loro carriere troncate (Sarah ha conseguito un master in Lettere, mentre Brad non riesce a superare l'esame per l'avvocatura dopo aver terminato gli studi di Giurisprudenza), i due avvertono subito un particolare feeling, che li porta inizialmente a frequentare gli stessi luoghi con i rispettivi bambini tutti i giorni, per poi instaurare una incerta relazione.
Intanto, un amico e compagno di squadra di football di Brad, l'ex-poliziotto Larry (Noah Emmerich), sta buttando all'aria la sua vita per guidare un comitato per la salvaguardia dei bimbi del quartiere: infatti, è stato da pochi giorni rilasciato ed è tornato a vivere nella casa dell'anziana madre (Phyllis Somerville) un uomo condannato a due anni di reclusione per esibizionismo di fronte a minori, lo psicosessualmente deviato Ronnie McGorvey (Jackie Earle Haley).
Le febbrili esistenze di questi personaggi sono destinate, dopo parallele traversie, ad incrociarsi quando ognuno di essi si trova, inconsapevole o meno che sia, al culmine della disperazione e del ridicolo...
“Quando l'ho letto all'università, Madame Bovary mi è sembrata una stupida. Ha sposato l'uomo sbagliato, ha cominciato a fare errori uno dietro l'altro...Ma quando l'ho riletto questa volta, davvero, mi sono innamorata di lei. Perché è in trappola ma ha una scelta: può cercare di vivere una vita d'infelicità o può lottare. E lei sceglie di lottare.”
Opera seconda e, al momento, ultima di Todd Field, “Little Children” dal 2006 ad oggi non ha trovato un distributore italiano per il cinema o per un DVD nonostante il successo di critica e le candidature all'Oscar, ma probabilmente c'entra qualcosa il flop al box office. Ed è un peccato.
Già, perché Todd Field dimostra di avere uno stile quantomeno ricco di peculiarità, figlio dell'apprendistato presso illustri maestri del cinema americano e lo riversa in un impianto narrativo eterodiegetico compassionevole e, di tanto in tanto, sarcastico.
Co-sceneggiato da Field e Tom Perrotta, autore dell'omonimo romanzo a cui il film è ispirato, “Little Children” ha un titolo che resta enigmatico per un po', quando alla fine risulta chiaro il riferimento non ai ragazzini in pericolo per la presenza di un uomo mentalmente disturbato, bensì all'indole immatura degli adulti, fra imprudenti immedesimazioni con Madame Bovary o incapacità varie di assumersi una responsabilità e di condurre una vita sessuale e coniugale sana.
La regia è asciutta e pacata e non mancano gli interpreti e i caratteristi di alto livello, dalla solita immensa Kate Winslet all'inatteso Jackie Earle Haley, tutti bravi a ritagliarsi un ruolo controverso, pieno di segreti, indegno della superficie limpida con cui si presenta una media borghesia che esce completamente demolita dal film. La voce narrante all'inizio risulta un po' invadente e fastidiosa ed è un espediente che tendo a detestare, poi col tempo si capisce come essa sia ironica e funzionale alla comprensione non tanto dei personaggi, quanto piuttosto della pessima opinione che il film ha dei suoi stessi protagonisti, che verso il clamoroso finale compiono un'inverosimiglianza dietro l'altra.
La possibilità di una scelta può essere devastante e fare venire a galla tutte le proprie insicurezze, i propri difetti e le proprie ossessioni. Intenso, a momenti pure grottesco tanto da lasciare perplessi, duro e originale.
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