Regia di Todd Field vedi scheda film
L’opera merita la visione, seppur ci si arrischia a trovarsi davanti non solo alla pesantezza della vita coniugale, ma pure dell’esistenza stessa, con la sua poi mica tanto spicciola analisi e velleità filosofica Buono il cast tutto in cui primeggia la solita intensa Winslet, a suo agio in questi ruoli, ma pure un tormentato J.E. Haley voto 7.5
Un film del genere meriterebbe una profonda analisi che però, porterebbe inevitabilmente ad uscir dal seminato... è un titolo di una certa serietà, e anche rilevanza, almeno per la qualità offerta messa in gioco... che meriterebbe una lunga discussione sui problemi della coppia moderna, sul matrimonio... sulla vita in generale... ma non ho tempo, vado di fretta...
Lasciatemi giusto dire due cose sui ruoli, e sottolineare una qualche pecca di sceneggiatura: risolta con troppa sufficienza la “distrazione giovanile” di Brad, inoccupato padre di famiglia, sopraffatto dall’avvenente e professionalmente molto emancipata moglie Kathy... interpretato forse con una certa genuina ingenuità, dal comunque bravo Patrick Wilson, attore che mi piace sempre più e che non scopriamo certo adesso.
Del resto, per tutto l’arco della vicenda, il suo personaggio, Brad, è alla ricerca di uno stimolo che lo faccia sentire vivo, o meglio, che gli conceda una pausa dalla realtà opprimente del suo matrimonio, con, Kathy, una sempre bellissima Jennifer Connelly, la quale, è lei a portare i pantaloni – ed un cospicuo stipendio – in famiglia; Brad la gonna ed anche il grembiule! Sorvegliato a vista dalla suocera chiamata a rinforzo dei sospetti di infedeltà covati – ed ampiamente giustificati – della figlia... nei riguardi dell’avvenente consorte, considerato un vero sex-symbol da tutte le mamme e mogli del vicinato nell’immacolato, altolocato quartiere residenziale... mentre passeggia spingendo fiero e senza fatica apparente, un tecnologico passeggino con il figlioletto a bordo.
Questo stimolo lo troverà in Sarah, interpretata dalla bella e brava Kate Winslet, ancor una volta impegnata in un ruolo di rivalsa femminil / femminista (vedi apologia su “Madame Bovary”) come spesso le capita, da prima ancora d’imbarcarsi su quello sfortunato transatlantico; lei stessa è alla presa con i medesimi annosi problemi: ma perlomeno il marito di lei lo tradisce con fantasie a portata di mouse, cercando quantomeno una maniera, se non scevra da giudizio e colpa, più onesta ed “obiettivamente” meno dannosa, meno caustica... per evadere, anche qui, dall’oppressione del quotidiano vivere: il loro matrimonio sbagliato.
Entrambe le coppie hanno un bimbo (tenerissima la bimba di Sarah) che pesa però come un macigno sull’intimità delle due coppie (io ne so qualcosa); vediamo più volte Kathy, la bella la moglie di Brad, insistere per far dormire il bimbo nel lettone con loro due... senza avvedersi affatto della cosa, ne mettendosi mai in discussione, suffragata com’è dall’assillante, incombente madre iperprotettiva che cerca invano di arginare... fin quando il marito (e capita a tanti mariti) si sente messo all’angolo. L’audacia di Sarah arriverà a liberarlo.
Quando prima alludevo a quella che a mio avviso potrebbe risultare una pecca nella sceneggiatura... alludevo alla scena del salto con lo skate da parte di Brad. Secondo me la scena andava resa meno “stupida”... con piglio meno risoluto e più curato invece... e d’ogni modo, risolta con qualche attenzione, qualche dettaglio in più: cioè, abbiamo quest’uomo, fedifrago, che ha appena salutato l’affezionato figlioletto, esce di soppiatto di casa nella tarda serata, eludendo moglie e suocera, sta correndo per il desolato quartiere, incontro all’amante che ha convinto – lui stesso! – a darsi alla fuga... ma s’imbatte in certi skaters eh... – stacco su Sara che, ansiosa e con la figlioletta stranita dall’inconsueta situazione, attende l’amante sola nel parchetto giochi, luogo convenuto per l’appuntamento dove invece, viene improvvisamente raggiunta dall’inquietante Ronnie – inquadratura che subitamente torna su Brad ormai preda dell’euforia adolescenziale e a quel richiamo di gioventù nostalgica... fino a provare un salto, alla sua età più folle che audace... salto quale salverà la “vita” matrimoniale – non solo sua (perché come dice Sara -:“Brad non è nella sua stessa situazione, Brad è ancora innamorato di sua moglie, a Brad pesano quei tradimenti pomeridiani sempre meno fugaci, a lei non hanno mai pesato”) – quando l’inquadratura, come detto “repentinamente”, ritorna su Brad, lo troviamo risvegliarsi sdraiato sull’asfalto come un beota! E chiede al poliziotto di avvisare sua moglie mentre uno degli skaters da lui galvanizzati per l’audace tentativo acrobatico, gli porge il biglietto scritto vigliaccamente da spedire alla moglie.
Lo so che descritta qui pare lunga, ma immaginate la scena nei tempi filmici: ecco, come anticipato, avrei auspicato una maggiore cura della stessa.
O magari... questi repentini stacchi di scena, la risolutezza con cui viene espletato il tutto, sottolineano forse più marcatamente, con più enfasi... questo dicotomico e ricercato distacco dalla realtà da parte di Brad e soci, il titolo del film che, tradotto dovrebbe risultare come “piccoli figli”: presumo si riferisca all’inappagata sete di indipendenza, di libertà da vincoli e catene, ma soprattutto... da responsabilità che non stimolano più come dovrebbero ma, anzi, soffocano sempre più i protagonisti.
L’altro tema, se di tema si può parlare... ai fini della sceneggiatura come può esser considerato? C’è sicuramente un temine più ricercato, fine, dei vostri che ora non trovo... per indicare qualcosa che, nella sceneggiatura, spacca la storia in due, aprendo un ramo parallelo della vicenda che si stacca dal tema principale: prima parlavamo di quartiere signorile, immacolato... ma una pecca, una macchia enorme ed oscura, esiste eccome: un uomo di mezza età, tale Ronnie, dalle inquietanti fattezze di Jakie Earle Hale (noto per quel supereroe dark in Watchman, proprio in coppia con P.Wilson per altro, ed alcuni altri sempre legati al cinema dark e horror... con il volto che si ritrova del resto)... spetta a costui la versione moderna e poco fiabesca dell’orco di Pollicino, ovvero, il pedofilo! Ronnie è stato condannato, ha pagato il debito con la legge ed è stato rimesso in libertà, una libertà che lo confina come un cappio al collo, giusto entro le mura di casa, condivise con la dolcissima, affettuosa ma previdente, lucida, anziana madre... perché come Ronnie si allontana, prova a vivere, la sua condanna sociale lo inchioda ancora alla sbarra.
Nemico giurato di Ronnie è Larry, un ex poliziotto messo a riposo per un incidente in azione, un grave errore di valutazione che è costata la vita ad un ragazzino e che, proprio come il suo odiato obiettivo, Ronnie a cui da il tormento in tutte le maniere possibili, fino a provocare la morte della madre (unica persona al mondo su cui il tormentato figlio poteva contare), ormai esasperata dalle immotivate (se non dalla frustrazione) incursioni notturne dell’’ex poliziotto.
Ma se Ronnie è consapevole del suo male di vivere, del suo problema psicosessuale, se è conscio di rappresentare un pericolo per la vita del tranquillo quartiere, Larry non lo è del suo, e per questo si ritrova a perdere la moglie e a vagare di notte dando il tormento alla coppia madre e figlio “mostro”.
Larry è però amico di Brad, di cui va fiero dalla sua compagnia e non meno della sua prestanza, e pur del fatto di esser riuscito a convincerlo ad entrare nella sua squadra di football, non senza insistenza. Insistenza a cui Brad non ha faticato troppo a cedere, sempre teso com’è alla ricerca di una seconda gioventù, anzi, nel suo caso, adolescenza... mentre Sara, a sua volta, si lascia coinvolgere da un’amica intima, in un gruppo di lettura dove forse per la prima volta, avrà modo di rendersi conto della bigotta e quadrata mentalità degli abitanti del quartiere che la circondano...
Va bè... ho svelato anche troppo, dovrei forse segnalare lo “spoiler”? :D
ma insomma... ci tenevo a dire che il film merita la visione... che comunque, se non riflettere, richiama alla memoria quel certo mal di vivere che pure la redazione ha segnalato nel suo commento letterario e acculturato quanto educativo e scolastico che avevo scordato.
In ultimo, lasciatemi dire quella che magari potrebbe risultarvi solo una banalità o, peggio, giusto un vezzo speso per darsi un tono... ma al film – vorrei dire “un valore aggiunto” è conferito da – e per affermare questa mia osservazione che non reputo banale, sarei pronto a giocarmi, appunto, la reputazione di etero convinto – ma se di “valore aggiunto” non si tratta, non so quale costruzione impiegare per spiegare, sottolineare come in certe, tali opere cinematografiche, l’impiego del nudo “maschile”, conferisca a mio modo di vedere, non un rigore, ma un onesto quanto pedante canone intellettuale... non soltanto una leziosità estetica: va da se che il burroso nudo della Winslet avvinghiato al ben definito corpo sudato di Wilson, così ben ritratti dall’eccellente fotografia, rimandano una bella immagine, al di la dei gusti – non solo sessuali – di ognuno.
Apprezzata anche la voce narrante. mi son sempre piaciuti questi suggeriimenti forse tesi ad attivare la coscienza dello spettatore.
L’opera merita la visione, seppur si arrischia a trovarsi davanti non solo alla pesantezza della vita coniugale, ma pure dell’esistenza stessa, con la sua poi mica tanto spicciola analisi e velleità filosofica
Buono il cast tutto in cui primeggia la solita intensa Winslet, a suo agio in questi ruoli, ma pure un tormentato J.E. Haley
voto 7.5
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