Regia di Mamoru Oshii vedi scheda film
Il film giapponese con il miglior comparto tecnico della storia dell'animazione. L'opera più astrusa e grandiosa di Mamoru Oshii.
Mamoru Oshii, dopo nove anni dall'uscita di Ghost In the Shell, dirige il seguito del suo capolavoro dando luogo ad una delle produzioni più imponenti della storia dell'animazione orientale e mondiale. Per realizzare Ghost In the Shell 2: Innocence (2004), infatti, i vertici della Production I.G coinvolgono, grazie all'entusiasmo del fondatore e amministratore Mitsuhisa Ishikawa, uno dei due dipartimenti dello Studio Ghibli nelle fasi di sviluppo più intense dell'opera, ovvero quelle di animazione e di coordinamento degli elementi grafici tridimensionali.
Il risultato è il film d'animazione con il miglior comparto tecnico dell'animazione giapponese, secondo nella storia del medium soltanto a Wall•E dei Pixar Animation Studios. Innocence, infatti, rappresenta in ogni sua inquadratura l'avanguardia del cinema animato ibrido tra il 2D e il 3D, stile che nella metà degli anni Duemila raggiunge il suo vertice artistico grazie a questo lungometraggio e grazie a due capi d'opera firmati Madhouse Animation: Metropolis di Rintaro e Paprika di Satoshi Kon. La trama del film, come quella del primo, viene ripresa da uno dei capitoli del manga Ghost In the Shell di Masamune Shirow, ma questa volta Mamoru Oshii, sia regista che unico sceneggiatore, stravolge tutti gli elementi dell'opera cartacea, trasformando la distopia cibernetica di Shirow nell'universo più oscuro, corrotto e meschino della sua intera carriera. I personaggi di questo mondo postumo la scomparsa del maggiore Kusanagi si raccontano nel film e mettono in luce ogni propria sfaccettatura caratteriale e comportamentale, dalle angosce alle debolezze dell'animo, dai sogni alla gestione della loro vita privata.
Ciò che non era riuscito a mettere in scena il primo lungometraggio Ghost In the Shell per via della sua durata, risicata a un'ora e diciassette minuti di visione, ovvero una caratterizzazione avvincente dei personaggi secondari dell'opera, risulta invece uno dei punti focali e più riusciti di Ghost In the Shell 2, capolavoro che sviscera pensieri e sensazioni di ogni uomo, macchina o cyborg del racconto atipico di Oshii. La storia esprime in maniera ermetica e articolata la poetica più nascosta e indecifrabile del regista, un complesso intreccio pregno di citazioni filosofiche, aforismi, espliciti richiami alla letteratura di René Descartes e Isaac Asimov; una profonda rilettura del genere cyberpunk attraverso una trama che privilegia come mai prima d'ora le atmosfere thriller e noir rispetto all'azione e alla frenesia scenica. La regia visionaria di Mamoru Oshii e la fotografia crepuscolare di Miki Sakuma, infatti, rendono ogni sequenza un'opera d'arte a sé stante, un insieme di inquadrature che, seppur manchino in diversi momenti di integrità narrativa (gli stacchi di montaggio che uniscono le scene da "la sfilata dei carri" a "la casa delle bambole", e ancora da quest'ultima parte del film a "l'assalto alla fabbrica di automi"), godono sempre di un fascino onirico che sormonta alcune falle piuttosto evidenti e importanti della sceneggiatura.
Se, infatti, proprio il montaggio a cura di Sachiko Miki, Chihiro Nakano e Junichi Uematsu rappresenta l'unico punto debole di Innocence, la resa grafica ed estetica delle sue immagini invece raggiunge livelli di magnificenza visiva ancora oggi non superati da alcuno studio d'animazione orientale o occidentale. La sequenza della sfilata, per esempio, rimane tutt'ora la perfezione per antonomasia dell'implementazione della cgi nell'animazione in tecnica tradizionale.
Per tutta la durata di questa scena monumentale della storia del cinema, Oshii dà vita agli oggetti in scena, crea vere e proprie coreografie tra i piani d'immagine realizzando, come nell'incipit del film e nella casa delle bambole, brevi piani sequenza che rasentano un'eccellenza da manuale. I giganteschi stormi di gabbiani che circondano i grattacieli, gli enormi palazzi che ergendosi come montagne impediscono al sole di illuminare le strade, i contrasti fotografici che accentuano la definizione delle ambientazioni e di tutti i migliaia di particolari presenti nelle inquadrature creano una delle sequenze più maestose della storia dell'animazione.
Per realizzare "La sfilata dei carri", co-prodotta dalla Production I.G e dallo Studio Ghibli, lo staff coinvolto nella lavorazione di Innocence impiega un terzo dei quattro anni necessari a ultimare il lungometraggio più complesso del cinema animato giapponese. Le musiche che accompagnano l'opera vengono composte sempre da Kenji Kawai, artista che per questo sequel si affida ai propri studi jazz per creare sublimi e nostalgiche melodie dai temi lounge in compagnia dell'interprete Kimiko Itoh. Nelle altre tracce della colonna sonora, al dark jazz dei brani cantati, Kawai contrappone un vasto numero di generi musicali differenti per risaltare le atmosfere oniriche del film: dall'ambient alla musica tradizionale coreutica giapponese mynioh, dall'elettronica progressiva alla new age neoclassica. Ghost In the Shell 2, prodotto con oltre venti milioni di dollari, guadagna al box office meno della metà del budget investito nella sua realizzazione, risultando, nonostante la sua presenza a numerosi festival del cinema internazionali, uno dei peggiori disastri finanziari della Production I.G, studio di animazione che infatti dopo la timida risposta del pubblico e la controversa reazione della critica all'opera più costosa di Mamoru Oshii ridurrà drasticamente i fondi di tutte le sue produzioni, sia quelle in corso che quelle future.
daelaranimation.com
Film inserito nei capolavori del cinema animato.
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