Regia di Gil Kenan vedi scheda film
Gli Acchiappafantasmi, nuovi e vecchi, sono tornati in un film molto interessante nelle premesse e che prometteva bene dai trailer ma che soffre di problemi che ne inficiano la totale riuscita.
Il franchise di Ghostbusters è ormai giunto al suo quinto film dopo i due degli anni Ottanta, il reboot al femminile del 2016 ed il Legacy del 2021. Jason Reitman, che aveva diretto quest'ultimo, torna qui in veste di sceneggiatore, coadiuvato da Gil Kenan che si occupa della regia. La trama vede i membri della famiglia Spengler (ossia i nuovi Acchiappafantasmi) unire le forze con gli storici protagonisti della saga per fronteggiare, indovinate un po’, una minaccia glaciale. Abbandonate le lande semi-desolate dell'Oklahoma che caratterizzavano il precedente capitolo, i comuni spettatori e i fan della serie si ritrovano ora catapultati nella storica location del brand: New York City. L'idea di unire il cast originale con le nuove leve per salvare la città da cui tutto ha avuto origine sembrava sulla carta assai vincente. Ed effettivamente, il film ha dei punti di forza. Innanzitutto, la componente horror risulta gradevole, forse non spaventosa ma certamente d'effetto. La minaccia che il titolo preannuncia è ben costruita e l'attesa del suo arrivo si fa sentire per la durata di tutta la pellicola, garantendo una costante (anche se non eccessivamente incisiva) tensione. Gil Kenan non è un regista alle prime armi e sa dove mettere la telecamera viste le buone scene d'azione che Minaccia glaciale regala. John Van Der Pool, Geoffrey Baumann e Eric Brevig hanno fatto poi un buon lavoro con gli effetti speciali. I vari fantasmi che appaiono nel film sono infatti ben realizzati. Dopo aver dato a Cesare ciò che gli spettava, veniamo al vero problema di Minaccia glaciale: i personaggi e le relazioni tra loro. La verità è che in questo film ci sono troppi attori principali, troppi protagonisti che visibilmente Gil Kenan, e Reitman con lui, non hanno saputo gestire. Il celebre Peter Venkman, sempre interpretato da Bill Murray, è poco più che una comparsa e lo stesso si può dire dell'ex segretaria Janine (Annie Potts). Ma a dire il vero, quasi l'intero cast risulta poco sfruttato, marginalizzato. Paul Rudd, Finn Wolfhard, Carrie Coon, tutti sembrano avere poco da dire. Gli unici che fanno davvero eccezione sono Dan Aykroyd, la giovane Mckenna Grace e una new entry tutta da scoprire. Solamente loro tre danno un reale contributo. La decina di altri attori sono un contorno abbastanza amaro, dimenticabile. La cosa si fa seria se si considera che una delle tematiche intorno alle quali ruota la narrazione è il rapporto genitore-figlio, che qui risulta banale, mal costruito, inutile e che sembra risolversi solo perché c'è un mostro che terrorizza la città. I rapporti umani fallimentari, la pochezza di scrittura delle loro interazioni abbassano il pathos della storia. Una storia che soffre anche di scarsa originalità in certi punti. Perché Minaccia glaciale ci ha fatto nuovamente capire che Ghostbusters ormai sembra vivere più di ricordi che di innovazioni. Allusioni, citazioni, rimandi al capostipite potevano andar bene nel reboot ed anche in Legacy. Film che voleva riflettere proprio sul passato. Ma in un capitolo nuovo di zecca riproporre molti degli storici fantasmi o situazioni già viste crea solo una noiosa routine. Queste autocitazioni iniziano davvero a stancare e impediscono originali sviluppi. L'umorismo è poi presente ma le risate non sono poi così tante.
Nel complesso, Ghostbusters: Minaccia glaciale risulta una pellicola passabile ma che soffre di storture fastidiose che scoraggiano una seconda visione, almeno nel breve periodo. Il tempo saprà dirci se merita una rivalutazione o meno.
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